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La presentazione e le recensioni di Silenzi, opera di Karla Suarez edita da Guanda. Una famiglia numerosa dell'Avana osservata con una partecipazione mista a ironia. I suoi componenti sembrano fatti apposta per contraddire i valori esaltati dalla retorica di Fidel Castro: il padre, militare tutto d'un pezzo e ritenuto un eroe per le gesta compiute in Angola, è un codardo; lo zio, nonostante le apparenze di macho, è cultore di amori omosessuali; la zia, sposata, non solo ha una relazione clandestina, ma si è pure scelta un dissidente. I personaggi rappresentano il rovesciamento degli ideali castristi di unità familiare e patriottismo e compongono il ritratto di un paese lontano dalle pretese di felicità raggiunta dell'oleografia ufficiale, per nulla simile a quello decantato nelle esibizioni del "líder maximo".



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Silenzi 2014-10-07 10:28:18 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    07 Ottobre, 2014
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La flaca

Nel mezzo di un giorno qualunque in cui mi intestardii alla ricerca di narrativa su Cuba scritta da un autore cubano, stremata ed incredula per la scarsita' di tracce, mi imbattei in Karla Suàrez. 
Nata a L'Avana nel 1969, ingegnere e scrittrice, lascio' il suo Paese nel 1998 per trasferirsi in Europa, dove i suoi libri ottennero l'attenzione che l'editoria cubana gli negava.
SILENZI , ambientato nella capitale di Cuba tra la fine degli anni Settanta ed i primi Novanta, si concentra sulle vicende di una famiglia  attraverso l'io narrante della bimba di casa,  donna poi col passare degli anni. Protagonista dell'assenza e' l'aspetto prettamente paesaggistico di Cuba, L'Avana c'e' ma non si vede, sebbene il fascino della signora decadente avrebbe potuto catalizzare la narrazione. La valutazione del libro, inizialmente ricolma delle mie perplessita'  tra incursioni non propriamente eleganti e la scelta di privare dei nomi propri i protagonisti, ha subito nel corso della lettura un' evoluzione darwiniana .
Se il romanzo esordisce con le vicende tragiche -al limite del grottesco- di questo conglomerato umano e sembra mantenersi ben lontano dall'estetica di Cuba che il lettore smarrito cerca tra le pagine, piu' ci si addentra piu' si riconosce alla Suàrez di averci invece portato nell'isola ,  ma in silenzio.
Quello stesso silenzio che e' il suo titolo, silenzi che si fanno metafora dell'individualita' dell'uomo, della necessita' di trovare l'equilibrio del singolo, di sentirsi liberi di essere.
Ma anche un silenzio sornione, che rimbomba nella sua assenza e tagliente annoda le righe in una denuncia sociale che motiva il perche' i romanzi della Suarez non siano compatibili con gli schemi castristi.
Eccoci allora a L'Avana con le pareti dei palazzi crepati, i negozi vuoti, troppa vodka e troppo rum, la forte scolarizzazione contro l'impossibilita' di un tornaconto per le menti piu' brillanti. Il contrabbando, le zattere, il mercato nero, la pancia che brontola, la narrativa pilotata e senza fantasia.
Poi succede che il libro finisce e quello che avresti giurato fosse un pessimo incontro e' divenuto invece una compagnia appassionante.
La Flaca chiude i grandi occhi azzurri, rilassa il corpo magrolino, si sdraia nella casa buia con la vecchia gatta Frida sulla pancia ed insieme condividono la loro liberta': il silenzio.
Buona lettura.

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