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Sette luoghi

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Ad Assuan il Nilo è bello, docile e più pulito che altrove. In questa magnifica città vive un ragazzo di pure origini arabe. Abita dalla parte del lago, in una corte con due stanze annessa alla "zawiya", dove "hajj" Bilal, il muezzin che l'ha preso sotto la sua protezione, guida la preghiera per pochi oranti. Il ragazzo segue con cura i precetti del muezzin, soprattutto la tradizione del Profeta che recita: "Sette sono coloro che Iddio proteggerà nel giorno in cui non vi sarà altra protezione che la sua: fra cui un ragazzo cresciuto nell'obbedienza a Dio".



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Sette luoghi 2014-03-25 06:39:20 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    25 Marzo, 2014
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Sette luoghi

L'ultimo romanzo dell'autore egiziano Ziedan si scosta dall'ambientazione storica dei titoli precedenti, ossia “Azazel” e “Nabateo, lo scriba”, descrivendo uno spaccato di contemporaneità.

Il protagonista della storia è un ragazzo musulmano di oggi, sul cui nome e volto Ziedan non indugia mai, perchè di questo giovane vuole farne un simbolo, il simbolo di un giovane dei nostri tempi che appartiene alla società islamica.
Inizialmente scorrono immagini di vita quotidiana, la famiglia, gli studi, un lavoro come guida turistica tra i meravigliosi siti archeologici egizi, l'amore ed il desiderio di costruire un futuro con una splendida ragazza; eppoi le tinte rosa cedono la scena a colori foschi.
Il romanzo cambia marcia e cambia volto, gli avvenimenti si accavallano prendendo le oscure strade dell'estremismo, del terrorismo, del braccio di ferro tra Stati Uniti e mondo islamico.

Insomma ben presto il lettore comprende l'intento della penna di Ziedan; trattare il tema caldo del terrorismo islamico attraverso gli occhi disperati di un giovane incappato casualmente in certi ambienti, trascinato in vicoli senza uscita, seppure lontano da determinate ideologie.

La storia giunge ad assumere connotati forti, descrivendo situazioni balzate agli onori delle cronache, spaziando tra Egitto, Emirati Arabi, Uzbekistan ed Afghanistan e Pakistan.
La calma placida dell'attacco narrativo assume un ritmo rapido, il clima diviene rovente per le violenze ed i soprusi.

Sicuramente è un romanzo che desta riflessione ed è comprensibile il desiderio dello scrittore di alzare la voce per dire al mondo occidentale che non tutti i musulmani sono estremisti o terroristi in lotta contro l'occidente.
Il protagonista del romanzo è una vittima assoluta, un arabo che non ha scelto volontariamente di affiliarsi ai terroristi, un uomo che giocando a carte col destino ha perso.
Anche se taluni eventi sembrano un tantino forzati mettendone in discussione la reale possibilità, tuttavia resta il fatto che il tema del terrorismo di stampo islamico ha assunto connotati seri sul piano politico internazionale degli ultimi decenni, calamitando l'attenzione dei media, accendendo un focus sul mondo arabo e su determinati territori, rimarcando differenze socio-culturali e religiose.
Esiste una ferita aperta tra il mondo occidentale e quello medio-orientale che l'autore egiziano riconosce ed intorno alla quale imbastisce una storia di vita sui generis, un caso limite, per avvicinare i lembi di entrambe le carni straziate da oramai innumerevoli morti.

Nel complesso un romanzo discreto, di un autore votato più al contenuto che allo stile di scrittura, quest'ultimo senza tocchi di originalità, a tratti scarno e poco incisivo.

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