Sete d'amore
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Ai no kawaki
Da penna meno brillante rispetto ai suoi scritti piu' maturi, meno lirico seppur tenacemente metaforico, il romanzo comprime una carica seducente tipica di Mishima. Un racconto dai tratti somatici decisamente orientali e di parecchi decenni indietro nel tempo, nella forma come nel contenuto si avverte la tipica sensazione di turismo letterario intrinseca nella scrittura giapponese degli anni Cinquanta.
SETE D'AMORE di ambientazione agreste, essa prevale nei ruoli dei suoi protagonisti e nelle scene domestiche piu' che negli spazi esterni che appena accennati non rubano la scena.
Il racconto si dipana lentamente nella dimora della famiglia Sugimoto, dedita all'agricoltura nelle campagne ai margini della citta'.
Piccoli gesti quotidiani come la preparazione dei pasti, o la raccolta del riso, o la confezione dei kimono sono contorno del tragico personaggio di Etsuko, giovane vedova dilaniata prima dalla gelosia verso il marito infedele e poi dall'anelito all'infelicita' su cui pare imperniarsi la sua vita.
Piacevolmente intrigante il dischiudersi della personalita' della protagonista, lentamente Mishima ci offre l'analisi di un personaggio complesso, allucinogeno nella costante pratica di un masochistico incedere.
Per ovviare alla gelosia in fondo basta non amare. Se capita di amare di un amore non corrisposto, privarsi dell'oggetto dell'amore potrebbe essere un balsamo per il cuore.
Bello l'evolversi ritmico del testo, da passi lenti e scalzi sulle punte delicate a una corsa a perdifiato di piedi escoriati su zoccoli di legno.
Buona lettura.
Indicazioni utili
l'acqua dell'autocombustione
Nel mio frivolo immaginario ho sempre associato l’aurea giapponese all’immagine dei ciliegi in fiore,alla natura ricca di simboli e di codici inconsci e segreti,alle magie inviolabili di scatole chiuse concomitanti alla forte struttura tradizionale e non chiedetemi il perché o le radici di questo mio inconcreto sperperare di associazioni banalissime.
Questa “sete d’amore” è un’arsura crudele. Etsuko ,protagonista del simbolismo di un desiderio viscerale,incontrollabile ma manipolatore, è una donna che rimane vedova di un marito assettico,arido e privo d’amore nei suoi confronti ed è forse li che comincia a sedimentare il germe che poi porterà questa frustrazione ad essere la fonte delle sue successive azioni,al bisogno represso di fisicità che si intuisce velatamente durante tutta la narrazione.
Rimasta sola viene ospitata nella casa di famiglia del marito con a capo l’anziano suocero per cui silenziosamente si prostrerà nel ruolo di amante con pigra accondiscendenza ed è qui che si apre la vita di campagna giapponese,la sua struttura,i suoi silenzi e le sue contradizioni che faranno da sottofondo al desiserio sempre più palpabile che lei proverà invece per il giovane Saburo ,il servo della casa.
Questo ragazzo completamente all’oscuro di essere l’oggetto e il soggetto scatenante di tale sentimento e la cui struttura caratteriale frivola,semplice,contadina e per certi versi percepita come totalmente neutrale sembra essere terreno ancora più fertile per l'emozioni accecanti di Etsuko
Il sentimento di gelosia mista ad un sottile alleggiare di tensione sensuale per lui,chiuderanno la protagonista in un inferno vero e proprio,in un fuoco ermafrodita fino al totale soffocamento nel congeniare qualcosa per porre fine al proprio bruciante dolore di cui lei sarà immoralmente preda e carnefice.
La tensione verso il finale è davvero coinvolgente sfiorando a tratti il noir conducendoci al colpo di scena ,ci si aspetta davvero che accada di tutto e si rimane sempre nella non chiarezza di che cosa una mente melmosa come quella di Etsuko potrà fare o non fare da un momento all’altro ..ma non aggiungo ulteriori dettagli per non rovinarvi la lettura nel caso un giorno vogliate incontrare questo racconto
La scrittura di Mishima è chiara,scorrevole riuscendo nel contempo ad assumere picchi di liricità mista a sprazzi filosofici e indagatori mentre la sua creatura nera come l’abisso si autocombustiona nel cercare sempre nuovi fermenti di angoscia e dolore
“..non provava alcun rimorso,né nasceva in lei lo strenuo spirito di rivolta con cui l’animo si rinserra per concedere spazio al rimorso:si limitava a riscoprirsi seduta ineluttabilmente sulla catena delle angosce del passato,su un immobile cumulo di putridi sentimenti.Non è forse ciò che chiamiamo colpa a insegnare nuovi languori agli esseri umani?”