Sender Prager
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Recensione della Redazione QLibri
La capra crepa una volta sola
Sender, il protagonista del racconto, è un uomo di buon cuore ma dissoluto e come molto spesso accade ai dissoluti anela alla virtù. Avrebbe bisogno per intraprendere la via della virtù di un angelo al suo fianco, possibilmente una donna che con la sua purezza e la sua gentilezza lo accompagni e lo faccia credere nuovamente nell'essere umano. La sua vita lo ha portato a vedere che nessuna donna è pura e che dell'uomo c'è poco da fidarsi. In ogni caso il suo buon cuore e la fede religiosa gli fanno sentire l'influsso del rabbino, un santo. All'inizio è un po' riluttante ma poi decide di affidarsi al rabbino, di farsi scegliere una sposa, una ragazza molto più giovane di lui, di ottima famiglia anche se povera e molto religiosa.
Sembrerebbe l'inizio di un racconto alla J. Roth con tanto di finale edificante.
Invece... Invece è proprio vero che la capra crepa una volta sola, ma prima che crepi ne deve passare di guai! Il racconto colpisce per il finale terribile, una specie di redenzione al contrario. La conclusione è che non è possibile avere fiducia alcuna nella donna, tanto meno nell'uomo. Certo che il fratello di Irsrael, Isaac B. oltre che più geniale è anche molto, molto più ottimista. I suoi finali sono tendenzialmente tutti edificanti e anche se non ha grande fiducia nell'uomo ce l'ha almeno in Dio. Israel invece, non potendo avere una mano tesa dall'uomo si sente sbeffeggiato e deluso anche da Dio. Curioso il ringraziamento al rabbino per il suo matrimonio.
Il racconto è molto bello ma non geniale. Comunque è veramente bello, incipit alla J. Roth e conclusione all'opposto.
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Predicare bene, razzolare male
Un racconto molto breve e del tutto incentrato sul personaggio da cui prende il nome.
Sender Prager è un ebreo, proprietario di un ristorante a Varsavia conosciuto da tutti come un prolifico donnaiolo. Nella sua lunga vita da scapolo ha fatto strage di donne: pochissime erano infatti quelle che, sposate o meno, non s'erano fatte un giro sul divano del suo "studiolo". Tra le sue cameriere, addirittura, v'erano dei veri e propri bisticci riguardo a chi di loro fosse la sua favorita e avesse finito per sposarlo.
È proprio nel giorno dell’inatteso matrimonio di Sender Prager che il racconto ha inizio, ma non sarà nessuna delle devotissime cameriere a far la parte della consorte, con estrema disperazione di queste ultime; bensì un’ebrea di “buon partito” consigliata a Prager dal rabbino che lo ha sempre spinto con insistenza verso il matrimonio.
Israel J. Singer focalizza la sua attenzione sulla crisi di coscienza di quest’uomo dissoluto che a un certo punto della sua vita, spaventato dalla prospettiva di una morte da impenitente, decide di "mettere la testa a posto" e prender moglie. Per la prima volta rinnega sé stesso e dà ascolto a tutti gli ammonimenti fattigli da quegli uomini e quelle donne così integerrimi e cerca di porre rimedio sposando una ragazza immacolata e, nel giorno delle nozze, offrendo un pasto sostanzioso a tutti i poveri della zona.
Non passerà molto tempo, tuttavia, prima che Sender Prager scopra che quelle persone che lo ammonivano dall’alto della loro pura coscienza e che si reputavano in tutto e per tutto superiori a lui, erano in realtà impostori della peggior specie: santi nelle parole, ma dissoluti nei fatti. Nella testa del protagonista scatterà un meccanismo che lo porterà a mettere in dubbio tutte le sue certezze, a perdere la fiducia in ogni aspetto del mondo, fino a un rovinoso declino.
È proprio questo l'aspetto più interessante del racconto, quello più tragicamente reale e anche attuale: Sender Prager è vittima dell'ipocrisia e di un tradimento nei confronti di sé stesso, che ha perpetrato in nome di ideali che si sono insinuati nella sua psiche tanto da plagiarlo, ma che in realtà non venivano messi in pratica nemmeno dai loro più fervidi sostenitori. L’umiliazione, la disillusione e la sfiducia sfocerà in una condotta sregolata e priva di qualsiasi freno che lo porterà a schiantarsi.
Non un capolavoro, ma davvero un bel racconto.
“Non credeva più in niente. Né in questo mondo, né nell’altro. Non temeva più i cieli che si accendono di rosso, né gli uomini di Dio, quei giusti rivestiti di pelliccia setosa. Se della gente pia aveva potuto ingannarlo a quel modo, non restava più niente al mondo.”