Seme di strega
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Recensione della Redazione QLibri
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Asino lunare
Il mondo è un palcoscenico, un palcoscenico può contenere il mondo. “Noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni”, la vita stessa non è che sogno. La narrativa è vita ed è in grado di riscrivere e rimettere in gioco tutto quanto, mondo e palcoscenico, sogno e realtà, fantasmi e personaggi.
Margaret Artwood rielabora su carta La Tempesta, commedia dal doppio fondo, che rispecchia il teatro in teatro e inserisce il contenitore nel contenuto. L’autore non si limita ad aggiornare il capolavoro ai giorni nostri, adornandolo con le nuove tecnologie e rinnovando le miserie dei giochi di potere: lo mette in scena, estende le dimensioni del testo classico e moltiplica i livelli narrativi, riflettendo specchi su specchi e tessendo un complesso gioco di riflessi.
Il romanzo che esce fuori da questo gioco ardito è un capolavoro moderno di ingegneria, che non tradisce il capolavoro classico a cui si ispira. Un testo da assaporare e centellinare, scritto con una semplicità cesellata con passione, da una mano esperta che sa maltrattare con amore le sue materie prime. L’autore si destreggia con eleganza tra ambienti e orpelli, adorna di lustrini e costumi elaborati i suoi personaggi, li tratteggia con grazia efficace e illustra magistralmente la loro recitazione, conferendo al sogno i contorni nitidi della realtà, e alla realtà l’evanescenza del sogno.
Ne esce fuori una narrazione spumeggiante, trainata da una forza allegra e al tempo stesso, inevitabilmente, tempestosa, che invita il lettore a danzare tra passato e presente, seguendo un ritmo leggero ma non fatuo, veloce ma arioso. E non perde l’occasione di scoperchiare mondi nuovi: fascino e trappole del teatro e dei teatranti, profilo e citazioni di Shakespeare, la natura aliena e ultraterrena di Ariel, folletto specializzato in nuove tecnologie.
Apriamo il libro e godiamoci lo spettacolo.
“Benvenuti nella nostra nave che si chiama La Tempesta. Io sono il nostromo e questi sono i miei marinai. Ora vi condurremo fino a un’isola deserta in mezzo al mare. Non preoccupatevi se sentirete rumori strani, fanno parte del dramma. Il nostro è uno spettacolo teatrale interattivo, di natura sperimentale; vogliamo avvisarvi in anticipo.”
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IL DRAMMA DENTRO AL DRAMMA NEL ROMANZO
Un applauso alla Atwood per il lavoro che ha saputo fare in questo romanzo Seme di Strega , una rielaborazione de "La tempesta" di Shakespeare adattattato ai tempi moderni.
Margaret Atwood che apprezzo e leggo da anni si è presa l'incarico, insieme ad altri autori conosciuti, di riscrivere alcune opere di Shakespeare e rielaborarle per renderle più attuali.
La sua tempesta rivela un lavoro studiato nei dettagli e un racconto su più livelli e dimostra la sua profonda conoscenza per l'opera.
Il dramma della tempesta lo ritroviamo più volte e sembra quasi una storia dentro la storia dentro un 'altra storia. La bravura della scrittrice sta nel farci arrivare l'opera pura originaria illesa e nell'averci costruito intorno altri drammi.
Non approfondirò la trama del romanzo, dirò solo che il protagonista,Felix, vive le vicende che a sua volta subisce anche il personaggio principale della tempesta, Prospero, e i vari buoni e cattivi si possono facilmente trovare bella vita di Felix e paragonarli a quelli dell'opera Shakespeariana.
La stessa trama la ritroviamo poi nella vendetta di Felix contro coloro che gli hanno fatto dei torti e troviamo per la terza volta la tempesta nella rappresentazione teatrale "manomessa".
Ci sono delle piccole perle che fanno parte dell'autrice (che in questo romanzo ho trovato un po' meno provocatoria del solito) e che fanno sentire tutta l'attualità del riadattamento, come i detenuti che usano esclusivamente parolacce inerenti all'opera o espressioni come "Che il diavolo ti porti via le dita, peste infetta!" e la giovane Miranda non così tanto candida e innocua.
È un romanzo difficile da recensire senza entrare nei dettagli ma voglio lasciare a voi la scoperta leggendolo!
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Altri adattamenti di grandi classici
Teatro nel teatro, vendetta o perdono?
Arte e vita, da sempre connubio intrigante, sovente cadono in balia della propria fragile essenza.
Felix, brillante regista teatrale, ne assapora grandezza e decadenza, imprevedibilmente rigettato nell’ ombra dalla perfidia e dalla arroganza di chi aveva creduto fidato e vicino ( il suo impresario Tony ).
La sua era stata una vita sofferta, prima per la scomparsa della moglie, poi della piccola ed amata figlia Miranda.
Si era buttato nel lavoro con un’ idea nella testa, la realizzazione e la rappresentazione de “ La Tempesta “ shakespeariana per ottenere dalla sua arte ciò che non aveva potuto avere dalla vita.
Miranda sarebbe tornata per essere la figlia non perduta, il proprio angelo custode, d’ altronde…” il meglio dell’ arte scaturiva dalla disperazione “… e da …” una sfida lanciata alla morte “...
Poi il tradimento di Tony e la scoperta che si poteva facilmente sparire, essere dimenticati e dimenticarsi di quello che si è stati e si è fatto, dando voce ad un’ altra “ Tempesta “, vissuta nella propria testa e nella volontà di isolarsi, andando incontro a quel che della vita gli restava.
Dopo un periodo di lutto e riflessione sente il bisogno di avere un alter ego ( il signor Duke ), qualcuno esente dal suo triste passato, ed il progressivo desiderio di un clima domestico, in un sonno che resta agitato e può facilmente confondersi con la follia.
Ed allora, privato dei due grandi amori della sua vita ( la propria opera e Miranda ), da tempo calato in un silenzio pesante, ritrova la voglia, tremendamente umana, di darsi uno scopo nella riproposizione della sua “ Tempesta “ ( dopo dodici anni di esilio, come nel dramma ) e nel compimento della propria vendetta.
Entrambi si possono raggiungere con una grande messinscena ed un’ opera ardita, totalmente diversa, una realtà non reale, nella concreta possibilità offertagli di inscenare Shakespeare attraverso la propria arte e magia all’ interno di una prigione ( nella casa circondariale Fletcher ) e servendosi di galeotti per raggiungere l’ obiettivo primario.
Felix costruirà meticolosamente uno spettacolo nello spettacolo seguendo un doppio filo, sulla scena e nella vita, l’ isola della “Tempesta “ sarà un teatro ( la prigione ) e Felix-Prospero ( protagonista de “ La Tempesta “ ) il suo regista.
Tessera’ lentamente la propria tela perché la vendetta è un piatto che va servito freddo.
Come Prospero Felix e’ un uomo pieno di contraddizioni, ma chi è realmente? Saggio, umile, irritabile, sospettoso, compassionevole, gentile, attento? È accarezzato dai sogni, della cui sostanza tutti noi siamo fatti. Ma i sogni di cosa sono fatti?
Ecco crescere il contraddittorio, dalla vita del teatro al teatro della vita, una irrealtà reale in cui dei galeotti si fingono attori e recitano una parte nella parte per soddisfare l’idea di un’ altra “ Tempesta “ e gli stessi spettatori finiscono con il recitare, ignari protagonisti di uno spettacolo che è messinscena per fare espiare una colpa pregressa.
Arte e vita, un filo sottile ripreso e riproposto, una compenetrazione di ruoli ed inganni dove … “ più raramente ci si risolve al perdono che non alla vendetta “…. e … “ l’ illusorio è reale “…
Felix-Prospero ne tesse le fila, Ariel ( bellissimo personaggio de “ La Tempesta “ ) è uno spirito guida e ribelle, forse una sorta di musa, Miranda ( fin qui da lui tenuta in vita ) si scioglie negli eventi e finalmente è libera.
La sua “Tempesta “ si è fatta la loro “Tempesta “ e, come nel dramma shakespeariano, la messinscena della vendetta vale più di qualsiasi vendetta ( scongiurata nel finale ) ed il teatro nel teatro ne è un tema dominante.
Questo è il caos scatenatosi in “ Seme di strega “, un testo bellissimo per inventiva e spunti narrativi, conoscenza ed approfondimenti shakespeariani. Più storie, indirizzi ed interpretazioni sbocciati dal dramma primigenio ( “ La Tempesta “ ), emozioni e desideri originati dallo stesso desiderio, più tempeste figlie della stessa tempesta, attori inconsapevoli con copioni cangianti e vari protagonisti a rappresentare lo stesso protagonista, la messinscena di quella … “ vita breve circondata dal sonno “...
Ciascuno ha interpretato e vissuto un personaggio del dramma e la fine della rappresentazione è segnata da un giudizio personale di senso ed essenza ( per gli attori ) e da una riconciliazione con la vita ( per Felix ), perché il teatro rimane un grande strumento espressivo ed educativo.
Margaret Atwood reinterpreta Shakespeare con la delicatezza ed il rispetto dovuto ad un grande maestro riscrivendo a modo suo una storia unica attraverso una melodiosa, briosa, profonda e caleidoscopica prova d’ autore, con il giusto piglio ed il respiro profondo che tutte le bellissime storie dovrebbero possedere.
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La tempesta nella tempesta nella tempesta
Seme di strega, figlio di malafemmina, che bella favola!
Il romanzo è, inutile dirlo, un omaggio alla Tempesta di Shakespeare che viene amplificata e riprodotta nella vita del regista teatrale della tempesta, Felix ovvero il signor Duke. Come Prospero, Felix (pure i nomi sono simili) è un mago dell'artificio teatrale. Come Prospero, Felix è stato tradito dal suo Antonio.Come Prospero Felix medita vendetta e per ottenerla si avvale della "magia" dando alla parola magia un senso più ampio. L'idea di ambientare il romanzo in una prigione, che poi sarebbe l'isola della tempesta nella tempesta, è molto bella anche perchè il romanzo è sì incentrato sulla vendetta ma soprattutto sulle prigioni. Nell'isola della Tempesta di Shakespeare ci sono infatti 9 prigioni. Le 9 porte delle prigioni vengono aperte una a una durante lo svolgimento del dramma fino alla nona porta, quella che tocca allo spettatore aprire. Nella realtà del romanzo l'ultima prigione è quella della mente e delle sue fantasie che intrappolano ricordi e ricordati. Il romanzo scorre come una favola. Ha una trama banale nella sua complessità. Cioè il livello di conoscenza di Shakespeare è altissimo, la descrizione del dramma e della scenografia interessantissima, la storia è però semplice e scorre come una favola a lieto fine con tutte le semplificazioni delle favole. E' molto liberatorio che il fulcro del romanzo che sembrerebbe essere la vendetta si sposti e diventi il perdono. Un perdono globale che coinvolge persino il pubblico nell'apertura della nona porta. Il romanzo non è realista, le situazioni non sono verosimili ma sono accattivanti.
E poi è molto bello vendicarsi e perdonare a pancia piena, cioè a vendetta riuscita, specie in periodo pre-natalizio.
Il mio personaggio preferito è certamente Ariel, lo spiritello compassionevole e misterioso che confonde realtà e sogni, schiavo ma desideroso della libertà e mai del tutto cattivo, anzi.