Se i gatti scomparissero dal mondo
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Un vero capolavoro
La prima volta che mi è capitato fra le mani questo libro ho esitato a comprarlo. La storia mi intrigava ma avevo paura che potesse essere un po’ ingenua e superflua. Poi ho trovato in giro varie ottime recensioni e mi sono decisa a prenderlo e a leggerlo subito. Non mi sono affatto pentita. È un vero gioiello, un capolavoro, un inno alla vita e alla morte. Un libro che pagina dopo pagina ci fa riflettere su cosa davvero è inutile nella vita e cosa invece conta veramente. Nella nostra vita non cambierà mai nulla, siamo così frenetici, pensierosi, ormai succubi di tutto ciò che ci circonda di negativo e soprattutto della tecnologia, schiavi di ciò che ci hanno fatto diventare. Però, leggendolo, ho trovato una verità che non è poi così scontata, non sempre ci si pensa. Se cercate una fiaba magica, una storia che vi faccia pensare e un libro che affonda nella cruda e dura realtà allora questo è il libro che fa per voi!
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Un giorno in più
Cosa si farebbe per avere un giorno in più di vita, sapendo che domani potrebbe essere l’ultimo?
Il diavoletto surreale mette il protagonista di questa storia di fronte ad una scelta, far scomparire qualcosa dal mondo in cambio di un giorno in più di vita, come non accettare di volta in volta questa proposta? Cose della quale si può fare a meno, o forse no perché anche quello che riteniamo inutile a dire il vero ha un suo scopo, così far sparire gli orologi significa far sparire il tempo, ma per un giorno di vita in più non si può rifiutare. I film cosa contano per un giorno di vita in più?
Oggetti spesso ritenuti superflui se paragonati alle cose importanti, ma che nel bene o nel male fanno parte di noi e raccontano la nostra vita, le nostre azioni, le nostre gioie, le nostre tragedie, liberarsene spesso significa abbandonare un pezzo di noi e della nostra vita.
E poi i nostri amici, lo sfondo di questa storia è caratterizzato da gatti che entrano e restano nella vita del protagonista, animali magici alla quale non si può rimanere indifferenti, si amano o si odiano, ma da sempre trasmettono quel senso di mistero e magia che rendono una vita piena di senso. Cavolo è la memoria, la storia del protagonista che ha poco da vivere ma si domanda se ha senso privarsi di tutto per “vivere” un giorno in più.
Il duello tra sopravvivere e vivere, o accettare la morte e lasciare che le cose care sopravvivano a noi stessi, perché forse è giusto così, forse è il senso della vita, il disegno, se esiste alla quale volente o nolente dobbiamo adeguarci.
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Cavolo
«Mi trasmetteva il calore del suo corpo e mi dava la pace di cui avevo bisogno. I gatti sono qualcos di fantastico. Ti ignorano per la maggior parte del tempo, ma quando percepiscono che stai davvero male si avvicinano senza fiatare.»
Cosa decidere di fare di fronte alla consapevolezza che oggi, l’oggi che stiamo vivendo, è l’ultimo oggi che vivremo? Che dopo questa giornata alcun altro giorno si alzerà per noi? Che non abbiamo più possibilità alcuna di vivere e convivere con i nostri affetti ma anche con i nostri scheletri nell’armadio? E cosa decidere di fare se innanzi a noi si palesasse il signore oscuro degli inferi assicurandoci ogni giorno un nuovo giorno di vita semplicemente facendo scomparire qualcosa? Un giorno di vita per un qualcosa di scomparso, un baratto conveniente, a suo dire.
Questo è ciò che accade al nostro protagonista, giovane uomo a cui è stato diagnosticato un male incurabile al cervello, di professione postino e che vive in simbiosi con Cavolo, il gatto ereditato a seguito della morte della madre. Di fronte alla tristezza in cui viene catapultato inizia a scrivere una sorta di diario-testamento che racchiude la propria esistenza e il proprio vissuto. Un buon modo, se così vogliamo dire, per esorcizzare quel che sta accadendo e assicurarsi una seppur minima via di fuga dall’inevitabile.
Ed ecco che comincia a immaginare cosa accadrebbe se iniziassero a scomparire telefoni, film, orologi (come scandire il tempo se il tempo non esiste più essendo diventato un qualcosa di indeterminato e indeterminabile?), il cioccolato (ok, il cioccolato no!), e via dicendo. Man mano che analizzerà la scomparsa di ciascuno di questi elementi arriverà alla consapevolezza di quell’ultimo e doloroso numero da chiamare.
Ma si può davvero rinunciare a qualche oggetto perché “meno prezioso”? Esistono davvero oggetti meno preziosi? Se esistono hanno una loro ragione d’essere, delineano un loro perché. Il bisogno egoistico del singolo che decide per l’eliminazione dell’uno o dell’altro si ripercuote inevitabilmente su tutta quella collettività che attorno a quell’oggetto ha costruito il proprio vivere. E questo vale anche per gli animali quali Cavolo che, nel suo piccolo, rievoca l’idea materna e porta a interrogare su questo significato più recondito.
«Ci rendiamo conto che qualcosa era importante solo dopo averla perduta.»
Un racconto fluido, vivido, cristallino e vivace che tocca tematiche importanti che vanno dalla malattia, alla fatalità, al sopravvivere, ai rapporti umani, ai legami umani e con la famiglia, al rimorso, al rimpianto, alla possibilità di porre rimedio a quanto è stato a favore di quello che potrebbe essere. Un titolo da leggere un poco alla volta per assimilare ogni perdita, per non essere stancati dall’impostazione narrativa che può risultare quasi un elenco e dunque rischiare di sfiancare e per riflettere su ogni importanza, un titolo da gustare e intriso di tanta tanta filosofia e magnetismo.
«Grazie a lui ho capito che le emozioni nascono nel momento in cui le persone parlano di qualcosa che amano veramente e con tutto il cuore, a prescindere da quale sia l’oggetto del loro amore.»
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Speranza di vita
Cosa accadrebbe se d’ improvviso non vi fosse un domani, sopraffatti dalla certezza di un epilogo imminente ( la propria fine ) e dalla necessità di scendere a patti con il diavolo secondo le regole di questo mondo, sacrificare una cosa per ottenerne un’ altra?
Niente di più facile, basterebbe far scomparire un oggetto tra i tanti, rimandando la dipartita di un giorno e potendo per un’ultima volta usufruire dell’ oggetto designato.
Questo accade al protagonista, che vive in simbiosi con un gatto ( Cavolo ), un postino a cui è stato diagnosticato un male incurabile all’ ultimo stadio, ancora giovane, tante cose da fare e nessuna voglia di morire, una vita ed un futuro davanti.
Sopraffatto da tristezza, malinconia, giorni infernali, decide di scrivere un diario-testamento che sveli la propria storia a cominciare dalla sola via di fuga apparente, elencare e rimuovere una serie di oggetti insignificanti.
Ed allora, uno dopo l’ altro, telefoni, film, orologi spariscono dal mondo, niente di più facile, tutte cose a cui potere rinunciare, semplici oggetti di intrattenimento e regolatori del tempo, ma scoprirà, malinconicamente, di non avere un ultimo numero da chiamare, un film preferito da guardare, un tempo reale in cui vivere e che ogni cosa, apparentemente insignificante, possiede e dona senso all’ esistere.
Tutti gli oggetti sono preziosi e con una ragione d’ essere, plasmano i contorni della figura umana e ne ricostruiscono la storia, tutti noi siamo fatti di cose superflue tra coincidenze della vita che costituiscono una sola grande inevitabilità.
Ed allora non gli restano che rimpianti, rimorsi ed una riflessione sul senso del proprio esistere, un enorme schermo bianco e vuoto, assorbito dalle insignificanti vicende quotidiane e trascurando le persone veramente importanti. Ma allora come ha vissuto finora?
L’ evidenza mostra una famiglia scambiata per un dato di fatto, un semplice legame di sangue non coltivato ne’ plasmato che assume un senso nel modo in cui è vissuto.
È allora che il tempo riporta ad un senso attuale, qui e non altrove, circondato dalla superficialità di tante cose con una precisa ragione d’ essere e che narrano la propria storia.
Rimane ( per ora ) Cavolo, una piccola essenza che si avvicina e si accuccia tra le sue gambe, trasmettendo il calore del proprio corpo e donando la pace di cui ha bisogno. Per gran parte del tempo lo ignora ma quando percepisce il suo malessere si avvicina senza fiatare, privo del senso del tempo e senza un reale bisogno di lui, ignaro della solitudine, uno di quei sentimenti profondamente umani alla base di altri quali l’ amore.
Forse gli uomini cominciarono ad allevare i gatti per arrivare a comprendere tutto quello che non sapevano di loro stessi, forma, futuro, morte.
Ed allora il protagonista riconsidera l’ idea materna che vivere nella consapevolezza di avere sottratto qualcosa a qualcuno sarebbe stato ancora più difficile e doloroso di morire e riscopre l’ affetto per un padre allontanato da troppo tempo e incomprensibilmente dimenticato.
A questa stregua ogni cosa o creatura esistono per una ragione precisa e non dovrebbero scomparire, accompagnati da un senso di felicità ed infelicita’ strettamente personale mentre il diavolo restituisce l’ immagine dei propri desideri inevasi, innumerevoli rimpianti seminati lungo il cammino, ciò che è più vicino e lontano da se’, restituendoci una risposta definitiva, la riconsiderazione del proprio valore di esseri umani.
Un racconto lucido, vivace, essenziale, verità che dovrebbero essere acclarate ma perse nell’ abitudine, spunti malinconicamente satirici, un giuoco di specchi che rimanda ad una riflessione sul senso del vivere.
La malattia incurabile, invero, nel testo non è trattata dal punto di vista della sofferenza ( fisica e psicologica ) ma come fatalità assodata, quella stessa malattia che accompagna il quotidiano ( del malato e dei suoi cari ) e che nella sua accettazione obbligata ha eluso ogni idea di futuro e reso essenziale e vitale ogni soffio di presente, a maggior ragione per chi avrebbe una vita intera da spendere.
Tra le pagine del romanzo il protagonista, condannato ad una morte imminente, ripercorre il passato, riverso nel rimpianto, riflettendo sul tempo e su di se’, su sentimenti ovattati, priorità dimenticate, in una ricerca che legittimi il proprio vissuto.
Tutto ciò parrebbe vero ma scontato per qualsiasi vita degnamente vissuta anche in condizioni di salute, il resto ( la malattia ) è altro, un percorso assai intricato e doloroso, una alternanza costante di speranza e sconforto da vivere ed affrontare intimamente secondo una personale percezione e relazione con la stessa.