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Sono tre le donne che camminano lungo le strade di questo libro. Tre voci piane e intense a raccontare la solitudine e il silenzio, la paura, la violenza, l'abbandono. A ricordare quell'attimo preciso della giovinezza in cui la vita per la prima volta s'inceppa.



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Sconosciute 2021-08-22 06:45:32 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    22 Agosto, 2021
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Senza nome

Tre racconti. Tre donne. Senza nome. E’ un po’ spiazzante leggere le loro storie e non sapere i loro nomi. Con uno stile dolcemente lento questo narratore francese ci fa camminare lungo le strade di città francesi, per seguire le sue protagoniste, in cerca di una direzione, e cercare di capire se imboccano o meno la retta via. Il libro ci invita a riflettere sugli incontri che facciamo nel corso della nostra vita, che possono cambiarne la direzione, sul curioso modo che hanno le persone di scomparire. Forse le sue tre donne sono senza nome, perché magari in una di loro ognuna di noi può riconoscere un pezzetto di sé. Personalmente il secondo racconto è quello che mi è piaciuto di più, con un finale a sorpresa repentino ed imprevisto.

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Sconosciute 2015-02-03 10:47:26 Cristina72
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Cristina72 Opinione inserita da Cristina72    03 Febbraio, 2015
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René, me e il cane

Grigio, solitudine, squallore, sono le prime parole che vengono in mente dopo la lettura di queste pagine. Pagine in bianco e nero dove tutto appare asettico e anaffettivo mentre si dipanano le storie di tre giovani ragazze in cerca di un posto nel mondo dove sentirsi al sicuro, un posto che dia loro un senso di appartenenza.
Sono storie piatte e monocordi in apparenza, come può esserlo la superficie infida di un lago che sotto nasconde insidie pericolose.
Camminano, le ragazze, camminano per chilometri attraverso vie interminabili tra la folla estranea, inconsapevoli di trovarsi spesso sull'orlo di un baratro, col bisogno crescente di parlare con qualcuno, con chiunque sia disposto a concedere loro un sorriso o una parola.
La solitudine, l'isolamento sociale in cui si ritrovano a vivere diventa quasi un dolore fisico ed è espressa con toni pacati ma perentori:
“E ora il filo era spezzato, in quei luoghi io ero di troppo, quasi che ci ritornassi dopo la mia morte”.
Lo stile di Modiano, il suo modo di esporre i fatti con apparente noncuranza ricorda un po' quello di Pavese, ma l'elemento femminile, l'io narrante che sembra continuamente ricacciare in gola un urlo di disperazione fa pensare a Sylvia Plath.
Una frase sgarbata, un gesto insofferente può aprire a volte negli altri ferite inimmaginabili, perché la natura umana può essere vulnerabile, e sottile il suo equilibrio mentale.
Succede, per esempio, nell'ultimo episodio della triade - il migliore - quando il commesso di un negozio di fotografie per pigrizia o indifferenza non si prende la briga di cercare una foto che immortala un attimo importante nella vita di una ragazza - gli ultimi scampoli di una felicità perduta:
“Qualcuno aveva voluto annullare la sola traccia della nostra esistenza, di René, di me, del cane, la sola immagine in cui fossimo uniti”.
E in una foto negata si concentra ossessivamente un dolore che finisce per girare su se stesso:
“...ci aveva gettati a mare, René, me e il cane”.
E' un romanzo amaro che lascia più di qualcosa su cui riflettere, anche per quel pizzico di enigma che lo caratterizza.

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"La campana di vetro" di Sylvia Plath.
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Sconosciute 2015-01-15 22:52:18 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    16 Gennaio, 2015
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Solo tre ragazze sole

Tre ragazze giovanissime, tre ragazze sole, tre ragazze sconosciute, senza nome a comporre i tre racconti distinti e pur uniti dallo stesso sottofondo, da simili ambientazioni. La solitudine e l’abbandono sono i temi principali di questo libro di Modiano, la ricerca di una strada, la conquista della libertà o l’illusione di libertà.
Parigi con le sue strade, i suoi locali, la sua vita e la sua inimitabile atmosfera, come simbolo di indipendenza. Vite turbate da infanzie e adolescenze disturbate, private dagli affetti fondamentali, la ricerca della sostanza che può colmare il vuoto esistenziale.
Le ragazze sconosciute di questo libro non hanno un nome, e forse non hanno un futuro, raccontano la loro storia, la loro vita, raccontano gli incontri e i lavori fatti per cercare di crescere, per cercare di evadere dalla “prigionia” di giorni uguali e imposti.
Modiano ci racconta queste storie di solitudine, storie alla quale è complesso fuggire, le descrive con la sua inimitabile maestria, calandosi coerentemente nell'animo femminile, scrivendo come fosse egli stesso protagonista di queste storie.
Il solito stile pulito, pieno di grazia, con un ritmo piacevolmente lento, un lessico semplicemente comprensibile eppure ricercato, armonioso equilibrato. Scrive a bassa voce senza urlare, senza inutili orpelli, senza fronzoli. La penna di Modiano, anche in questo libro, è piacevole, essenziale e completa, non serve altro c’è tutto quello che serve in poco più di cento pagine, la sua classe è proprio questa dire tutto e dirlo subito.

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