Scomparsa
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Bella o intelligente???
Vi faccio una domanda: se doveste scegliere se essere, tra due sorelle, quella bella o quella intelligente, cosa scegliereste?
Cosa è meglio?
Vivere all'ombra di chi possiede la bellezza, la dolcezza e l'empatia sentendosi sempre quella sfortunata e compatita, insomma quella che viene "dopo"?
O vivere dovendo sempre giustificare chi cerca di sopperire alla mancanza di bellezza con il sarcasmo, la derisione altrui e la diffidenza, e dovendo perdonare anche l'imperdonabile in nome di un disagio di cui non si ha nessuna colpa?
Juliet è bella, amorevole, benvoluta da tutti.
Cressida è brutta, schiva, chiusa in se stessa...difficile. Intelligente, ma di un'intelligenza ripiegata su se stessa. Astiosa.
Cressida una sera scompare.
Da qui un romanzo psicologico (non un thriller, assolutamente) ricco, ricchissimo di spunti di riflessione.
La Oates è molto brava a tratteggiare tutti gli aspetti psicologici dei vari rapporti all'interno della famiglia, soprattutto di un certo tipo di famiglia americana molto attenta alla facciata, alle apparenze, al "cosa deve pensare la gente se...".
I "Mayfield" di questa storia mi hanno ricordato fortissimamente i "Mulvaney" di "Una famiglia americana", altro (bel) romanzo della Oates.
Ma non c'è solo questo...non c'è soltanto la propagazione del dolore dei componenti di una famiglia di fronte alla "scomparsa" di uno di loro...troviamo anche il tema del coinvolgimento delle truppe americane in Iraq, con tutte le brutture che, chi riesce a tornare, si porta incise nel corpo e nella mente, la situazione dei penitenziari americani (sembrava di essere dentro "Il miglio verde" di King), il tema della pena di morte, e non ultimo quello della religione e del perdono.
Un romanzo ambizioso.
Da incorniciare, per me, l'ultimo capitolo, quello in cui parla la sorella Juliet (quella bella): tutto il senso del libro secondo me ruota intorno a quello che lei manifesta alla fine, senza più nascondersi dietro la facciata di colei che deve sempre "capire", giustificare, perdonare...come se essere più belli di qualcun altro, alla fine, sia una colpa o un dono da dover pagare a caro prezzo.
Non ho amato Cressida, tanto quanto invece ho amato il personaggio del caporale Kincaid e la sua personale guerra, che ha continuato a "portare nella testa" anche dopo essere rientrato dall'Iraq sfigurato, menomato nel corpo e nell'anima, irrimediabilmente.
Unica vera vittima del romanzo, in tutti i sensi.
La Oates è brava, questo è fuori discussione, ma c'è qualcosa che non me la fa amare quanto vorrei, qualcosa che mi infastidisce, che, in alcuni momenti, non mi fa vedere l'ora di finire di leggere i suoi romanzi.
Credo si tratti di prolissità, di insofferenza verso un eccesso di parole, di descrizioni, di divagazioni e ripetizioni, per me, evitabili.
La preferisco di gran lunga nei suoi romanzi più brevi, dove sa essere diretta e incisiva senza rischio di perdersi.