Narrativa straniera Romanzi San Giorgio guardava altrove
 

San Giorgio guardava altrove San Giorgio guardava altrove

San Giorgio guardava altrove

Letteratura straniera

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Di nuovo sulle sue montagne ma anche a Tripoli e a Beirut, Jabbour Douaihy narra in questo romanzo la storia di Nizam, nato in una famiglia sunnita di Tripoli, seconda città del Libano, e allevato in un paesino di villeggiatura montana, Haoura, da un’abbiente famiglia maronita che gli darà il proprio nome e la propria religione. Ventenne, a Beirut, frequenta la gioventù rivoluzionaria sessantottina. È qui che lo sorprende lo scoppio della guerra civile. Ed è qui che affronta la sua duplice appartenenza, musulmana e cristiana, di cui lui non si è mai crucciato ma che nessuno, nelle due comunità, ha mai accettato. Nell’epilogo, tragico e al contempo demenziale, Nizam diventa metafora di un paese diviso dalla follia identitaria dei suoi abitanti. Il tema dell’identità, delineato con originalità ed emozione, i personaggi, lo stile narrativo fluido e trasparente, ingentilito da descrizioni della natura molto poetiche, visionario nella follia e nella solitudine del protagonista, fanno di San Giorgio guardava altrove un romanzo davvero intenso e attuale che descrive il dramma di un uomo nato musulmano, cresciuto cristiano, e che da adulto non sa chi è, in un paese dove questa libertà non esiste.



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San Giorgio guardava altrove 2012-11-23 17:46:22 Sharma
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Sharma Opinione inserita da Sharma    23 Novembre, 2012
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Religione dispensatrice d'identità

Alcune volte risulta veramente strano del perché si acquistano dei libri anziché altri, siamo spinti da una forza quasi soprannaturale, e quello che mi è capitato con questo romanzo di Jabbour Douaihy, non avevo mai letto nulla di lui e ne tanto meno lo conoscevo. Leggendo le poche righe di biografia contenute nel libro vengo a conoscenza che è il secondo romanzo di un professore di francese all'università di Tripoli in Libano. Ma questo non è sufficiente per farmi acquistare il libro, il motore propulsore credo sia stato la religione. Libano fine anni sessanta. Ma soprattutto Beirut, chi non conosce almeno per sentito dire ciò che è accaduto in quegli anni e della guerra civile che devastò tutto e tutti. Musulmani contro cristiani, Nizam ,protagonista, un nome ne cristiano ne musulmano, ma lui nasce in una famiglia di musulmani sunniti, e cresce per vicissitudini familiari in una famiglia cristiana maronita. Nizam non ha nulla del musulmano, biondo con occhi azzurri, già da qui l'autore ci indirizza alla comprensione del personaggio quello di non appartenenza. Così lo considereranno tutti per tutta la vita, nessuno riuscirà mai a collocarlo religiosamente, forse perché è lui a non sentirsi realmente di nessuna fede religiosa in particolare. Questo in un paese come il Libano dove l'appartenenza religiosa deve essere riportata sui documenti di identità. Ma lui è un caro ragazzo dolce, gentile, affabile, nessuno riesce a volergli male, tutti prima o poi lo amano. Tutto viene descritto con una scrittura lineare e a volte quasi monotona e inespressiva, ma di fatto in seguito si capirà che così non è, perché prende fino alla fine, soprattutto alla fine. L'autore, a mio avviso, riesce benissimo nel suo progetto, quello di descriverci i problemi che hanno portato la religione in questo paese e non solo in questo. Una religione dispensatrice di identità al di fuori della quale non si è nulla ne uomini ne persone. Persone con diritti e doveri ma soprattutto con diritti umani e con libero arbitrio. Un romanzo che fa meditare alla luce di tutte le vicissitudini mondiali accadute. Accettare tutti per quelli sono non per la propria religione, o per il colore di pelle. Cosa dire del titolo, lo si capirà solo leggendo.

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A tutti coloro che amano spaziare con argomenti narrativi diversi che ci possono arricchire culturalmente e mentalmente.
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