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Salvare le ossa Salvare le ossa

Salvare le ossa

Letteratura straniera

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Un uragano minaccia di colpire Bois Sauvage, Mississippi. In un avvallamento chiamato la Fossa, tra rottami, baracche e boschi, vivono Esch, i suoi fratelli e il padre. La famiglia cerca di prepararsi all’emergenza, ma tutti hanno altri pensieri: Skeetah deve assistere il suo pitbull da combattimento dopo il parto; Randall, quando non gioca a basket, si occupa del piccolo Junior; ed Esch, la protagonista, unica ragazzina in un mondo di uomini, legge la storia degli Argonauti, è innamorata di Manny, e scopre di essere incinta. Nei dodici giorni che scandiscono l’arrivo della tempesta, il legame tra i fratelli e la fiducia reciproca si rinsaldano, uniche luci nel buio della disgrazia incombente. Salvare le ossa racconta la vita di ogni giorno con la forza del mito, e celebra la lotta per l’amore a dispetto di qualunque destino, non importa quanto cieco e ostile. Con una lingua intensamente poetica, dove ogni parola brucia come una lacrima non versata, Jesmyn Ward ci trascina di pagina in pagina in un vortice di sole, vento, sangue e pioggia, lasciandoci, alla fine, commossi e senza respiro. Salvare le ossa ha vinto il National Book Award nel 2011, e il memoir Men We Reaped è stato finalista al National Book Critics Circle Award.



Recensione della Redazione QLibri

 
Salvare le ossa 2018-05-05 08:55:52 kafka62
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kafka62 Opinione inserita da kafka62    05 Mag, 2018
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KATRINA, MADRE ASSASSINA

“Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino nel buio e raccontino la storia di Katrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte. Il suo carro era una tempesta terribile e nera, e i greci avrebbero detto che era trainato dai draghi. La madre assassina che ci ha feriti a morte e tuttavia ci ha lascaiti vivi, nudi, stupefatti e raggrinziti come bimbi appena nati, come cuccioli ciechi, come serpentelli appena usciti dal guscio, affamati di sole. Ci ha lasciato un mare buio e una terra bruciata dal sale. Ci ha lasciati qui perchè impariamo a camminare da soli. A salvare ciò che possiamo. Katrina è la madre che ricorderemo finché non arriverà un'altra madre dalle grandi mani spietate, sanguinaria.”

Nel 2012 un film del regista esordiente Benh Zeitlin, “Re della terra selvaggia”, aveva fatto conoscere al grande pubblico una delle zone più povere e degradate degli Stati Uniti, il delta del Mississippi, raccontando la storia di una bambina di sei anni, Hushpuppy, che vive con il padre nella “Grande vasca”, una zona acquitrinosa perennemente flagellata da alluvioni e da uragani. Quella pellicola, vincitrice della Camera d'or al Festival di Cannes e candidata al premio Oscar per il miglior film, era stata un vero e proprio shock, dal momento che i luoghi e i personaggi che rappresentava apparivano incredibilmente lontani dagli Stati Uniti che cinema e TV normalmente ci propinano, immersi com'erano in una sorta di neo-medioevo pre-tecnologico. Con “Salvare le ossa”, scritto negli stessi anni ma pubblicato solo adesso in Italia da NN Editore (probabilmente grazie al fatto che nel frattempo l'autrice ha vinto ben due National Book Awards), Jesmyn Ward ci riporta negli stessi posti del film, quel bayou endemicamente sconvolto dalla miseria e dalle catastrofi naturali. Nella Fossa, una vasta depressione argillosa circondata da boschi di pini e di querce, vive, tra automobili abbandonate, pollai fatiscenti ed elettrodomestici arrugginiti abbandonati alla rinfusa, in una casa “tutta sbilenca” con “il colore della ruggine”, la famiglia afroamericana dei Batiste, un padre alcolizzato e dispotico e quattro figli ancora minorenni (la madre è morta di parto dando alla luce l'ultimo di essi). L'unica femmina è la quindicenne Esch, voce narrante del romanzo. Esch è una sorta di sognatrice in un mondo sporco, squallido e brutale, che non lascia spazio ai sogni e che non pare concedere alcuna prospettiva ad una adolescente come lei, men che meno il lusso dell'autocommiserazione. Perfino il sesso, che lei ha sempre praticato compulsivamente con tutti i ragazzi della compagnia (poiché fin dall'inizio è stato “come nuotare nell'acqua” ed “era più facile dargli quello che volevano che negarglielo”) è un modo per sentirsi come le dee, le eroine e le ninfe del libro di mitologia che sta leggendo durante l'estate, Euridice, Psiche o Dafne. E' però Medea il personaggio in cui Esch si riconosce di più, dal momento che Manny, il ragazzo di cui è innamorata e da cui sta aspettando un bambino, non la guarda nemmeno negli occhi e le preferisce vigliaccamente un'altra fanciulla, come il Giasone del mito. La Ward circonfonde Esch di uno sguardo tenero e affettuoso, al punto che non facciamo fatica a parteggiare per la sorte di questa figura esile, timida e goffa, che custodisce il segreto che porta in grembo interrogandosi sul significato misterioso di essere madre (quando assiste al raptus della cagna di Skeetah contro uno dei suoi cuccioli, Esch si domanda: “E' questo che significa essere madre?”). Accanto a lei c'è anzitutto il fratello Skeetah, la cui esistenza è dedicata alle cure per China, la femmina di pitbull dal pelo bianco che lui fa combattere in sanguinosi incontri clandestini e che all'inizio del libro vediamo impegnata a sfornare la sua prima cucciolata. Tra il ragazzo e la sua cagna c'è un rapporto speciale, che potrebbe derfinirsi quasi un rapporto d'amore (“Skeetah guarda China come se volesse immergersi in lei e annegare”), a cui Esch guarda con una sorta di trattenuta invidia. C'è poi il primogenito Randall, colui che dopo la morte della madre ha preso in mano le redini della famiglia e a cui il piccolo Junior è morbosamente attaccato, come se vedesse in lui una specie di surrogato materno. Vedendo Randall portare Junior aggrappato alla sua schiena, Esch non può fare a meno di pensare al rapporto tra Achille e Patroclo. Tra tutti i fratelli c'è da sempre un legame di mutua protezione, fatto di un affetto riservato, silenzioso ma profondo, che sembra creare uno scudo contro le prepotenze del padre, il quale però è paradossalmente l'unico a percepire la pericolosità dell'uragano in arrivo e a prodigarsi per mettere in sicurezza la casa ed accumulare viveri e scorte di emergenza, inascoltato dai suoi familiari come la profetessa Cassandra dai concittadini troiani nell'Iliade.
“Salvare le ossa” è apparentemente incentrato sull'uragano Katrina, che nel 2005 ha seminato terrore, morte e distruzione lungo le coste della Florida, della Louisiana e del Mississippi. In realtà a Katrina sono dedicati soltanto gli ultimi due capitoli del libro. Negli altri dieci capitoli l'attesa del ciclone rimane sullo sfondo, come un'eventualità incerta e improbabile a cui la famiglia Batiste (con l'esclusione, come detto, del padre) non ha il tempo di pensare, immersa com'è in preoccupazioni più urgenti e pressanti. Skeetah deve pensare a proteggere i cuccioli di China, e per procurar loro le medicine necessarie non esita a organizzare con i fratelli un furto presso l'abitazione di una famiglia bianca dei dintorni; Randall cerca di essere ammesso a un campus estivo di basket, nella speranza di intraprendere una carriera sportiva a livello universitario; e infine Esch si trova a fare i conti con la sconvolgente scoperta di essere incinta. Lungo giornate talmente calde che l'aria sembra “densa come acqua sul punto di bollire”, l'implacabile conto alla rovescia di quella che è una tragedia annunciata ci fa assistere a corse a perdifiato nei boschi, a cruenti combattimenti di cani, a risse tra clan rivali, a incidenti grandguignoleschi, a cui si alternano oziosi bighellonamenti, pigre bevute di birra sdraiati sui cofani di un'auto e rinfrescanti nuotate nelle limacciose acque dello stagno vicino a casa. La Ward sa organizzare con innegabile sapienza la sua scrittura: la comprime e poi la distende, la accelera e subito dopo la rallenta, condensandola in scene concitate e frenetiche (il combattimento tra China e Kilo) oppure al contrario concedendosi parentesi più rarefatte (la ricerca delle uova nascoste da parte di Esch). Nel suo stile c'è un grande senso del ritmo, come in una partitura jazz, che abbraccia il lettore con dolcezza e poi lo stringe e lo avvince implacabilmente, senza più lasciargli il tempo di respirare. Un esempio delle qualità compositive della Ward si può trovare nella sequenza a “montaggio alternato” in cui il sanguinoso infortunio alla mano del padre viene narrato contemporaneamente all'uccisione di uno dei cuccioli da parte di China: è talmente tesa ed emotivamente intensa da assurgere al livello di una tragedia classica, con in più gli stilemi di una narrazione estremamente moderna. Quello alla tragedia non è un riferimento azzardato: infatti tra i modelli della scrittrice statunitense ci sono proprio le tragedie greche, oltre che i miti delle antiche cosmogonie (come il Diluvio biblico). Già ho parlato in precedenza dell'attrazione di Esch per il personaggio di Medea, alla cui vicenda ella accosta costantemente le proprie personali disavventure. E' però con l'uragano Katrina, che i notiziari della TV annunciano ogni giorno sempre più vicino e potente, che l'ineludibile fato fa irruzione prepotentemente nella storia, dispensando con cieca inesorabilità sofferenze e distruzione e punendo come una nemesi celeste l'hybris degli uomini. L'apocalittico cataclisma, che coincide ovviamente con il climax del romanzo, è anche l'occasione per una catarsi purificatrice. “La tragedia per mezzo della pietà e del terrore – ha scritto Aristotele nella sua “Poetica” - finisce con l'effettuare la purificazione di così fatte passioni.” E' infatti in questa drammatica occasione, facendo fronte comune contro le avversità della sorte, che i Batiste si riscoprono una famiglia unita. Lo stesso capofamiglia, che fino ad allora era apparso prevaricatore e violento, si prodiga per tenere tutti i figli uniti, riscoprendo quell'istinto protettivo da troppo tempo dimenticato (c'è poi un piccolo grande gesto di umanità che mette in una luce diversa il padre, ed è subito prima della fuga nel solaio della casa invasa dall'acqua, quando egli si preoccupa di portare con sé, come unico, estremo ricordo della vita trascorsa, una busta contenente le foto della moglie morta). Nella lotta per la sopravvivenza si rinsaldano non solo i legami familiari, ma anche la solidarietà comunitaria, come ben sa chi ha avuto la sventura di essere vittima di un terremoto o di un'alluvione. Nello scenario da fine del mondo in cui si trovano catapultati Esch e i suoi fratelli il giorno dopo l'uragano, le porte delle case si aprono per accogliere coloro che sono rimasti senza un tetto, e le scorte previdentemente accumulate sono condivise per sfamare i vicini più sfortunati. Grazie a un finale aperto che non intende precludere la speranza, “Salvare le ossa” è un romanzo in qualche modo salvifico, cosa che lo accomuna ad altri grandi capolavori della letteratura americana del passato, come “Furore” di John Steinbeck.
“Sono i corpi a raccontare le storie”, scrive Jesmyn Ward. Fedele a questo assunto, “Salvare le ossa” ha una prosa materica, concreta, che riserva ai suoi personaggi la stessa cura, la stessa attenzione ai dettagli impiegata per la descrizione della natura. Così Manny ha “la pelle come il cuore di un tronco di pino appena tagliato” e il viso “come un fiore di magnolia che si agita nel vento”, Big Henry ha gli occhi con “il colore dell'asfalto scolorito” e Randall “sul campo da basket si muove come un coniglio”. La Ward è inoltre abilissima a contrappuntare il monologo di Esch con una serie di repentine e folgoranti metafore: la cagna che partorendo spalanca di scatto occhi e denti richiama alla mente i fedeli della chiesa metodista in preda allo Spirito Santo; il quarto cucciolo che esce dal ventre di China piange come gli indiani di New Orleans alla parata del Mardi Gras; le braccia di Skeetah che ricadono e si sollevano di lato sembrano i petardi del 4 luglio “che sprizzano scintille da tutti i lati, in un frizzare di luce acida”; la mano fasciata del papà sembra un nido di ifantria stretto intorno al ramo di un noce, e così via. Grazie all'uso insistito del procedimento metaforico, la scrittura della Ward, oltre ad essere profondamente originale, assurge a pregevolissimi preziosismi stilistici, conferendo una strabiliante qualità poetica alle proprie pagine. E' un piacere raro scoprire un tale lirismo nelle descrizioni più prosaiche, come quando si legge (e cito per brevità un solo esempio tra i tanti che si potrebbero proporre) che le galline che scappano nello spiazzo davanti alla casa “si sparpagliano qua e là come un turbinio di petali di mirto crespo sotto un acquazzone estivo”. Questo metodo rispecchia il carattere immaginifico di Esch, per la quale tutte le cose intorno a lei (alberi, animali, elementi naturali) si connettono le une con le altre in una sorta di primitivo panteismo, e prendono magicamente vita, assumendo connotazioni quasi umane (così la lingua d'acqua che invade la Fossa sembra un serpente che voglia giocare e l'uragano si mette improvvisamente a sghignazzare). Il bayou, grazie alla prosa ispirata della Ward, acquista così risonanze magiche, avvincendoci con il fascino paradossale di un mondo che ci ammalia proprio nel momento stesso in cui dovrebbe atterrirci (un po' come avveniva con il sertao di Guimaraes Rosa). Confesso di avere accolto con entusiasmo la notizia che “Salvare le ossa” è il primo libro di una trilogia di prossima pubblicazione, la quale spero faccia di Bois Sauvage una specie di Yoknapatawpha dei giorni nostri.

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"Furore" di John Steinbeck
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Salvare le ossa 2023-12-29 13:40:01 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    29 Dicembre, 2023
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Un romanzo al femminile

Primo capitolo della trilogia di “Bois Sauvage”, quest’opera di J. Ward (insignita meritatamente del prestigioso National Book Award per ben due volte) raggiunge picchi di elevata intensità narrativa. In particolare, per quanto possa risultare intuitivo, innanzitutto con la descrizione di Katrina, il temibile uragano che devastó la costa meridionale degli Stati Uniti lungo il golfo del Messico, colpendo Louisiana e Mississippi con il suo carico di distruzione (“Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino nel buio e raccontino la storia di Katrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte...Ci ha lasciato un mare buio ed una terra bruciata dal sole”) . Ma forse ancora di più tenuto conto dell’importanza che assumono all’interno del romanzo, per i legami che intercorrono tra i membri della famiglia Batiste protagonista della storia, come se tendessero a farsi reciprocamente scudo rispetto alle difficoltà provenienti dal mondo esterno, in primis lo stesso uragano. E tra tutti i legami che emergono si staglia prepotentemente quello tra skeetah, uno dei fratelli Batiste per l’appunto, ed il suo cane China, pitbull da combattimento, che diventa emblema di una purezza che va oltre ogni forma di violenza e prevaricazione, più forte ancora di Katrina.

“Salvare le ossa” è una storia viscerale, cruda, al tempo stesso dal forte sapore familiare e decisamente contraddistinta dall’impronta femminile.
A partire da Esch la protagonista e voce narrante, unica donna della famiglia Batiste assieme ad altri tre fratelli ed al padre, che trova consolazione nel nostalgico ricordo della madre morta (“chissà se papà sentirà le dita che gli mancano come noi sentiamo mamma, che è sempre presente anche se non c’è più”). Esch svolge il ruolo di trait d’union con i fratelli e il padre e porta dentro di sé il fardello di una gravidanza segreta quanto inattesa, espressione di una profonda solitudine che trova sfogo nella passione (non altrettanto ricambiata) verso Manny, amico del fratello maggiore. L’autrice inoltre riesce a dare un’ampia caratterizzazione alla figura di Esch grazie all’azzeccato parallelismo con la tragedia greca ed al mito di Medea e Giasone. Esch infatti appassionata di letteratura, rivede nella sua condizione la figura di Medea prova quella solidarietà nei suoi confronti figlia del medesimo dolore per un amore non ricambiato, riuscendo a capirne la rabbia ed il desiderio di vendetta.

Quindi China, il pitbull da combattimento, che assolve ad un’importante funzione di riscatto sociale, fresca di parto ma estremamente feroce con tutti (compresi i cuccioli in allattamento) ad eccezione di colui che riconosce come suo unico padrone al quale obbedisce ciecamente. Ed infine l'uragano Katrina ("È una donna, sono i peggiori"), devastante evento naturale che si abbatte inesorabile sulla regione seminando distruzione.

La Ward costruisce un meccanismo narrativo nel quale il lettore inevitabilmente si sente partecipe con la famiglia Batiste, gioendo e preoccupandosi a seconda dei momenti, respirando le atmosfere del profondo Sud degli Stati Uniti, ed in particolare dello Stato del Mississippi dove è ambientata l’intera vicenda.

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Salvare le ossa 2020-07-24 21:40:20 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    24 Luglio, 2020
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Bello

Questo romanzo è pieno di vita, anche se in parte può sembrare crudo e brutale, perchè viene descritta la dura lotta di una famiglia, padre e 4 figli più i cani, contro l'uragano Katrina e contro un mondo fatto di gente più dura, ricca o fortunata. Lotta che può ricordare il combattimento tra cani senza esclusione di colpi. L'uragano è anche immagine della lotta che avviene nel cuore della piccola Esch, ragazzina adolescente, tra le forze mortifere e cieche del desiderio e il ricco mondo degli affetti che alla fine avrà la meglio accogliendo e dando un nome e una famiglia al piccolo figlio di Giasone che si porta in grembo. E' come se la ragazzina si trasformasse nel corso della storia da Medea in una figura più materna, femminile, accogliente, più simile a sua madre morta. Una presenza dolce e piena di calore anche nel dolore della nostalgia che ha lasciato dietro di sè. Le scene dell'uragano sono proprio belle. Mi piace molto trovare un mondo di affetti così vivo in un romanzo.

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Salvare le ossa 2019-11-04 16:50:07 BB70
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BB70 Opinione inserita da BB70    04 Novembre, 2019
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feroce

Premiato con il National book award e primo di una trilogia.
Anno 2005, a Bois Savage, nel Mississipi, dove ci sono ancora i quartieri neri e i negozi per i neri, vive questa povera famiglia, ovviamente nera; madre defunta nel dare alla luce l’ultimo figlio Junior, altri 3 figli, padre alcolista e violento con l’ossessione degli uragani, che passa tutto il suo tempo, tra una birra e un superalcolico, a sbarrare finestre e ad accumulare scatolette di cibo per le conseguenti carestie che non arrivano mai.
Esch, voce narrante, l’unica femmina, 14/15 anni o giù di lì, che ha cominciato a fare sesso a 12 praticamente con tutti, e mentre attende il ciclo che non arriva, si rende conto di essere incinta.
Randall, che pensa solo a giocare a basket e deve capire come fare a trovare i soldi per entrare nella squadra e comprare ciò che serve.
Sketaah con il suo piccolo dramma, ovvero China, pit pull bianco da combattimento che ha appena partorito cuccioli che non si sa se sopravviveranno in un ambientino a dir poco malsano come il cortile di casa, invaso da carcasse di elettrodomestici, fango, galline e via dicendo.
Gli adolescenti sono abbandonati a se stessi, manca del tutto la benché minima figura di riferimento, si arrabattano per arrivare a sera e cercare di risolvere i problemi, si prendono cura come possono gli uni degli altri e ovviamente non danno più alcun credito al padre, un macigno, più che un padre, neppure quando si mette ad urlare che si sta avvicinando un nuovo uragano, che si chiama Katrina.
Molto crudo, violento, non c’è pietà e nulla viene risparmiato, dalle umiliazioni al sesso spiccio sui furgoni ai combattimenti dei cani, un microcosmo privo di adulti che non sa come vivere e si limita a sopravvivere e dove, appunto, non si cerca nemmeno più di salvarsi la vita, ma solo le ossa.
Su tutto questo si abbatte l’uragano più feroce della storia.
Voto alto, ma ultime 100 pagine strappa-budella voto 10.

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La trilogia di Holt di Kent Haruf
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Salvare le ossa 2019-07-25 14:42:54 Antonella76
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Antonella76 Opinione inserita da Antonella76    25 Luglio, 2019
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Feroce e poetico



Pagine traboccanti di ferocia, miseria, violenza, natura, amore...poesia.
Tutto in questo libro è feroce.
Feroce la vita, che s'impone violenta con il suo carico di dolore e responsabilità...
Feroce la morte, che si prende una madre in cambio di un figlio...
Feroce la natura, madre e matrigna che non ha pietà di nessuno...
Feroce il mondo dei combattimenti dei cani...
Feroce la povertà, che fa crescere in fretta...
Feroce il caldo, che non dà tregua...
Feroce l'amore.
Amore carnale, amore fraterno, amore filiale, amore per gli animali, amore come legame amicale.
Personaggi che non sanno usare le parole per dirlo, ma che amano in modo bruciante.
Che sanno proteggersi, difendersi l'un l'altro come animali in branco, abituati a leccarsi le ferite senza piangere, a vivere di carne, pelle e muscoli.
E carnale è anche la scrittura della Ward, una scrittura piena, plastica, evocativa, che si ramifica come le foglie degli alberi che descrive, portatrice di una forza dirompente, crudele e poetica come la quiete dopo la tempesta.
Ti distrugge e poi ti accarezza.

Dodici capitoli, dodici giorni.
Quelli che precedono l'arrivo dell'uragano Katrina in Mississipi.(Agosto 2005)
Bois Sauvage, zona di boschi, paludi, fango, baracche, rifiuti, carcasse di vecchie auto...qui vive Esch (voce narrante), adolescente afroamericana, con i suoi tre fratelli (Randall appassionato di basket, Skeetah innamorato perso del suo pitbull da combattimento e Junior che non ha neanche conosciuto la donna che l'ha messo al mondo) e suo padre.
Esch ha solo 15 anni, ma è segretamente incinta, è cresciuta senza mamma (dopo averla vista morire di parto) e con un padre inadeguato, spezzato dal dolore e dedito più che altro alla bottiglia.
Unica femmina in una comunità di maschi inselvatichiti dalla vita, induriti dalle precoci responsabilità, desiderosa di amore, tanto da non saperlo gestire, selezionare, filtrare, riconoscere.
Esch come Medea, amante non ricambiata, ossessionata dal suo Giasone/Manny dalla pelle dorata, che però non l'ha mai guardata negli occhi.

Polvere, fango, umidità, sudore, sangue, fanno da sfondo all'arrivo della furia cieca dell'uragano Katrina, che devasta e toglie tutto a chi già aveva troppo poco, lasciandoli nudi, inermi, senza un posto dove stare, ma ancora più uniti, più forti, sicuri che basti un fuoco, un secchio capovolto su cui sedersi e la certezza che chi deve tornare prima o poi tornerà, per poter ricominciare.

Pagine che mi hanno fatto soffrire, mi hanno emozionato, agitato e commosso come pochi altri libri.
Potrei parlarne ancora per ore...
Imperdibile.

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Salvare le ossa 2018-06-27 13:40:08 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    27 Giugno, 2018
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Sangue, sudore e lacrime

E' un romanzo denso di contrasti “Salvare le ossa” di Jesmyn Ward; duro e crudele come uno schiaffo preso in piena faccia.
Siamo lontanissimi dalla corrente minimalista che caratterizzava i vari libri che ultimamente ho letto provenienti dagli Stati Uniti. Qui emerge una ben definita umanità che non ha niente dell' “americano medio” descritto da una Strout o da un John E. Williams. A partire dall'ambientazione geografica: dimentichiamoci delle distese coltivate a mais e soia del Midwest. Ci troviamo a Bois Sauvage, nel delta del Mississippi, pochi giorni prima dell'arrivo dell'uragano Katrina.
La voce narrante e protagonista della storia è Esch,una ragazzina di circa 14 anni che vive e si muove in un mondo prevalentemente maschile.
Esch ha tre fratelli, due poco più grandi di lei, Randall e Skeetah, ed uno più piccolo, Junior, per dare alla luce il quale la mamma è purtroppo morta. Il padre è un alcolizzato, forse distrutto dal dolore per la perdita della moglie, che non sa prendersi cura dei propri figli.
Il romanzo si caratterizza per i forti contrasti che lo animano e che danno vita ad una narrazione straordinaria ma allo stesso tempo scioccante e violenta.
La ragazzina, Esch, vive in un contesto socio-economico di privazioni. A livello affettivo è ancora ben aperta la ferita per la morte della madre; Esch è molto legata ai fratelli ed ha un bellissimo rapporto con tutti e tre ma ha una concezione dell'amore fra un uomo e una donna del tutto distorta: fa sesso con chiunque glielo chieda e si invaghisce di un ragazzo che la usa a suo piacimento, che non la guarda mai negli occhi, che la considera solo una debole femmina da sfruttare. Lo sciocco ragazzo non riesce a comprendere che la sua è una visione miope ed ottusa, che invece sia Esch, sia le femmine in generale possono tirare fuori una forza devastante come un uragano.

“«Qualsiasi cane dopo un parto del genere è meno forte di prima. Anche se non te ne accorgi. A un animale toglie un bel po' di forze allattare e star dietro ai piccoli in quel modo. E' il prezzo di essere femmina». Finalmente mi lancia un'occhiata, che mi scivola addosso come se fossi di vetro.
Skeetah scoppia a ridere. Sembra che la risata gli squarci la gola.
«Scherzi? E' proprio quando diventano più forti. Hanno qualcuno da proteggere». Si gira a guardarmi anche lui, e continuo a sentirmi addosso il suo sguardo anche quando ormai ha distolto gli occhi. «E' quello che gli dà forza».

Dicevo, un romanzo che mi ha colpita per i forti contrasti che vi sono celati. Esch conosce la mitologia classica e si immedesima in Medea, però non è in grado di andare in un consultorio per farsi prescrivere un anticoncezionale. La voce narrante si esprime con un linguaggio aulico, denso di metafore e bellissime descrizioni che lasciano pieni di ammirazione. La realtà in cui la protagonista ed i suoi fratelli si ritrovano a vivere è caratterizzata invece dalla violenza, dalla sofferenza e dalla lotta per non soccombere. In questo contesto ciò che verrebbe più naturale è piangere, ma anche il pianto è un lusso che agli abitanti della Fossa non è concesso fino in fondo.

“Cosa piangete a fare? Smettetela di piangere. Piangere non cambia niente. Ma noi non avevamo mai smesso di piangere. Solo, lo facevamo in silenzio. Ci andavamo a nascondere. Avevo imparato a piangere senza quasi versare lacrime, ingoiando l'acqua calda e salata e sentendola scorrere giù per la gola. Non potevamo fare altro. E così ingoio, aguzzo gli occhi tra le lacrime e mi metto a correre.”

Anche il legame fortissimo tra Skeetah e il proprio cane non ha niente di ordinario e comune: infatti China, il cane di Skeetah, è un cane da combattimento, che con il sangue e la violenza ha un rapporto di familiarità.
Infine, come non notare il contrasto tra la natura benigna che offre riparo e protezione attraverso i boschi e l'acqua della Fossa e la natura distruttrice e devastante incarnata nella furia dell'uragano Katrina. Anche lei, guarda caso, una femmina.

In conclusione, un romanzo che lascia il segno; una di quelle letture che, pur non propriamente piacevoli, si ricordano per anni per la loro potenza.
In particolare, rimarranno impresse le tre entità femminili: Esch, il cane China e l'uragano Katrina, apparentemente deboli e sottovalutate da un mondo dominato da maschi, che invece riusciranno ad imporre la loro forza, a volte una forza devastante e distruttiva, a volte invece una forza in grado di portare vita, e salvezza.

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Salvare le ossa 2018-06-20 09:11:55 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    20 Giugno, 2018
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Katrina e la famiglia Batiste

«Non gli lascerò più la possibilità di vedermi. Non gli lascerò vedere niente finché nessuno di noi avrà più scelta, e allora nessuno potrà fingere di non vedere, nessuno potrà ignorare, e forse ciò che vedremo ci tramuterà in pietra» p. 109

Mississippi. Bois Sauvage, un bayou caratterizzato da fame, miseria, catastrofi naturali, povertà. Nella fossa, una depressione argillosa attorniata da boschi, querce, rifiuti, pollai fatiscenti, tir, elettrodomestici abbandonati, si erge una casa dal colore della ruggine che sin dal primo sguardo fa dubitare della sua stabilità. In questa fatiscente struttura vive la famiglia Batiste composta da un padre vedovo, alcolizzato, dispotico che sopravvive con un sussidio statale, e quattro figli tutti minorenni. Di questi quattro, tre sono di sesso maschile e una, soltanto una, la quindicenne Esch, è una donna. Ella è una sognatrice che vive quel mondo reale fatto di violenze e privazioni con gli occhi della mente e con gli occhi dei miti che legge sui libri. Con tutti i suoi fratelli ha un rapporto molto stretto, con Randall, giocatore di basket, è quasi genitoresco essendo lui colui che si sostituisce al padre quando questo non è in grado di provvedere alla famiglia perché ubriaco o assente, con Skeetah, che ha un legame strettissimo con la cagna China, è quasi in simbiosi, con Junior, il più piccolo e per cui la madre è morta di parto, di protezione. Sono stati loro a crescere il bambino, a insegnargli tutto quello che sa.
Esch è ancora la voce narrante del romanzo, ha conosciuto il sesso all’età di dodici anni e lo ha anche praticato compulsivamente non negandosi mai perché concedersi è più semplice che negarsi, perché sin dal principio è stato come “nuotare nell’acqua” e anche sotto questo aspetto si rivede interamente nelle Dee di cui è appassionata. In particolare si sente molto vicina a Medea essendo innamorata di Manny, giovane fidanzato con un’altra da cui però la nostra protagonista scopre di star aspettando un bambino. Questo è il suo segreto, un segreto di cui lei per prima non si è resa conto sino al sopraggiungere delle nausee. La ragazza non ha idea di cosa significhi essere madre: è cresciuta in un mondo maschile, ha perso la sua in una età in cui fatica quasi a ricordarla, non ha alcuno con cui potersi confidare e da cui poter imparare, con cui confrontarsi e ponderare le proprie scelte. Ecco perché osserva China, ecco perché si chiede se quello che lei ha con i cuccioli che ha appena partorito è e significa essere madre. Ancora si interroga sul gesto estremo che la cagna compie verso uno dei suoi stessi figli, un gesto agli occhi di noi umani che leggiamo quasi incomprensibile. Al contempo, non riusciamo a sottrarci all’empatia, ci sentiamo vicini a questa poco più che bambina timida e silenziosa, a questa bambina che non sa di poter dire di no, a questa bambina che non conosce l’amore e che non sa che cosa sia. Lo stesso atto sessuale per lei non è un momento di piacere, una condivisione con l’altro bensì è un gesto meccanico con cui gli uomini si soddisfano. Soltanto con Manny, forse, comprende di poter a sua volta provare qualcosa ma essendo ancora acerba, giovane e inetta al sentimento, non focalizza quel che in realtà lui vuole da lei.
Fra tutti i fratelli c’è un legame di mutua protezione, un rapporto riservato fatto di silenzi e sguardi ma che mira a far da scudo dalle prepotenze del padre che paradossalmente è l’unico che percepisce il pericolo dell’uragano imminente tanto da far di tutto per preparare le casa, per procurarsi più provviste possibili, per salvare i suoi figli che sono tutto quel che gli resta. Un uragano, il “Katrina” che si mantiene di fatto sullo sfondo delle vicende. Si sa che c’è, è percepito come un pericolo imminente, eppure soltanto gli ultimi due capitoli sono dedicati al suo arrivo e alla sua capacità di devastazione. Il resto dell’opera si focalizza sull’attesa di questo e in particolare sulle vicende che vedono coinvolti i vari protagonisti. Perché le giornate sono scandite ad eventi più importanti, pregnanti, da necessità e urgenze più impellenti. Assisteremo così a risse, corse per i boschi, scontri tra cani, riflessioni e pensieri ma anche a ricordi dei tempi che furono. In tutto ciò colpisce nuovamente la figura del padre che nonostante il suo dispotismo e i suoi innumerevoli difetti, rimane legato alla defunta moglie con tutto sé stesso. È impensabile per lui allontanarsi da lei anche quando un incidente lo ferisce brutalmente, anche quando la vita della famiglia Batiste è seriamente in pericolo a causa di un ciclone molto più forte e violento delle aspettative. A dimostrazione di ciò, la fede. Un oggetto simbolico che sancisce un legame profondo e intramontabile che nemmeno la morte può separare. E lo stesso cataclisma, ancora, è lo strumento con cui l’autrice ci dimostra quanto questa famiglia apparentemente disarcionata e sfaldata sia in realtà unita e compatta nel suo essere. Non solo, al suo termine, è anche il mezzo con cui la solidarietà umana si offre al mondo aprendosi le porte dei più fortunati in aiuto a coloro che al contrario, nonostante le precauzioni, si sono visti privare di tutto.

«Legherò i pezzi di vetro e mattone con lo spago e appenderò i frammenti sopra il letto, in modo che brillino nel buio e raccontino la storia di Katrina, la madre che è entrata nel golfo come una regina per portare la morte. Il suo carro era una tempesta terribile e nera, e i greci avrebbero detto che era trainato da draghi. La madre assassina che ci ha feriti a morte e tuttavia ci ha lasciati vivi, nudi, stupefatti e raggrinziti come bimbi appena nati, come cuccioli ciechi, come serpentelli appena usciti dal guscio, affamati di sole. Ci ha lasciato un mare buio e una terra bruciata di sale. Ci ha lasciati qui perché impariamo a camminare da soli. A salvare ciò che possiamo. Katrina è la madre che ricorderemo finché non arriverà un’altra madre dalle grandi mani spietate, sanguinaria.» p. 304

La Ward con “Salvare le ossa” riesce in una impresa tutt’altro che semplice e mediante una scrittura densa e morbida al contempo, una scrittura che si rilassa, accelera e poi nuovamente si distende, crea un ritmo sincopato che stringe implacabilmente il lettore. Il risultato finale è quello di un romanzo a più strati, un romanzo duro, complesso e articolato che disturba per la crudeltà e la crudezza che rappresenta ma che tocca anche le più intime corde di riflessione. L’autrice crea ancora, oltre che alle circostanze, dei personaggi che si fanno amare, tutti indistintamente seppure per motivi diversi e ricrea altresì ambientazioni che sono tangibili con mano. Il conoscitore sente gli odori, vede i colori, percepisce i suoni della fossa.
Primo capitolo della trilogia di Bois Sauvage “Salvage the bones” è un elaborato che lascia il segno e che merita a pieni voti di essere letto.

«Lei tornerà, e si ergerà, diritta e maestosa, senza più una goccia di latte. Abbasserà lo sguardo sul cerchio di luce che abbiamo acceso dentro la Fossa, e allora saprà che sono stata attenta, che ho lottato. China abbaierà e mi chiamerà sorella. Nel cielo soffocato di stelle, c’è un grande silenzio di attesa. Lei lo saprà che sono madre» p. 308

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