Sabotaggio d'amore
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Le sabotage amoureux
Siamo nel pieno degli anni ’70 quando Amélie si risveglia in Cina. Siamo tra il 1972 e il 1975, a voler essere precisi, lo sfondo storico è quello dettato dal regime di Mao e voce narrante è una bambina che con l’innocenza della sua età narra i fatti che la circondano mixati in perfetta armonia con quegli aspetti più prettamente interiori del trauma dettato da un così impensabile e imprevisto spostamento.
Se da un lato per la Nothomb il Giappone è sinonimo di bellezza e perfezione, la Cina è al contrario sinonimo di bruttezza. Per la protagonista questa transizione rappresenta la fine della propria giovinezza ma anche una nuova prospettiva di osservazione perché le consente di vedere con occhi diversi uno scenario così differente a quello a cui era abituata.
Tutta l’opera risente di una particolare impronta autobiografica che permette al lettore di avere una prospettiva completa e stratificata di un periodo storico a sua volta estremamente complesso. L’autrice, con una sempre sorprendente penna sagace e ironica, risulta nuovamente essere magnetica ed eclettica. Offre ambientazioni e un dato storico che già per loro natura compongono un puzzle più grande e articolato ma di grande pregio e valore. Retorica, mai prolissa, pungente, profonda nel suo essere scarna, ecco un’altra grande qualità di Amélie.
Un titolo che va oltre la nostra società e realtà e che offre spunti di riflessione per mezzo di voci pure e innocenti, per mezzo di voci cristalline.
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ESSERE PRECOCI
Ho scoperto Amélie Nothomb da pochissimo tempo e per caso, ma ho deciso che avrei voluto conoscerla leggendo qualche suo romanzo.
Già il suo look vedendo qualche foto in internet mi aveva colpito e ,leggendo qualche trama dei suoi libri, ho deciso di iniziare da questo, perché parla della sua giovane età, un piccolo scorcio sulla sua vita.
La sua scrittura è perfettamente nelle mie corde: leggermente fredda e distaccata, un po’ pessimista, forse anche un po’ ironica.
La trama di questo breve romanzo invece mi ha lasciato un po’ perplessa.
Si parla di una giovane Amélie di sette anni, appena trasferita insieme ai genitori dal Giappone alla Cina, che non apprezza minimamente.
È una ragazzina molto consapevole di sé stessa e del mondo che la circonda, in “guerra” con bambini di altre etnie segregati in ghetti per separarli dai cinesi.
In tenera età scoprirà subito cosa vuol dire soffrire per amore con l’incontro con la bella Elena, una bambina italiana dai capelli lunghi e lucenti, innamorandosi a prima vista.
Elena si rivela una bimba crudele che gioca con i sentimenti delle persone e Amélie si ritroverà ad avere come nemico il suo stesso sentimento.
Un romanzo particolare che mi ha fatto venire voglia di leggere altro dell’autrice per scoprire di cos’altro è capace.
Piccola visione e versione del nemico
Sabotaggio d'amore non manca della scrittura sferzante dell'autrice. Filo conduttore é la guerra, anzi la Seconda Guerra Mondiale mai finita, senza pietà tra bande di monelli nel ghetto delle famiglie di diplomatici di tutte le nazioni in una Pechino all'inizio degli anni '70. La protagonista che si crede il centro del Mondo combatte attivamente e gloriosamente ma scopre un amore di origini italiane che la mette a tappeto per l' indifferenza. Scopre così la sofferenza. Un amore che al tempo stesso però trasmette molti insegnamenti che Amélie non mancherà di sfruttare nel futuro.
L'autrice a tratti fa immergere nella visione combattiva dei bambini sempre alla ricerca di nuove tattiche e astuzie, torture e scaramucce; a tratti invece delinea l'orrendo ghetto grigio senza verde, l'isolamento rispetto ai cinesi e la sua personale idea di comunismo. In tutto ciò la descrizione degli adulti guasta feste non lascia scampo e la piccola Nothomb non si smentisce! Tanti spunti e punti di vista. Un po' autobiografico, un po' irriverente, un piccolo "sabotatore" a "cavallo" nella città dei "ventilatori"!
L'autrice o la si ama o la si odia, ho letto molto di lei e preferisco altri libri ma questo scorre e rende bene l'idea di una Amélie maschiaccio e piena di carattere, che impara le lezioni di amore e sofferenza! "prendete una banda di ragazzini di tutte le nazionalità: rinchiudeteli insieme in uno spazio ristretto e cementificato. Lasciateli liberi e senza sorveglianza. Chi suppone che i ragazzini si daranno la mano con amicizia é davvero ingenuo"
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Sabotaggio d'amore di Amélie Nothomb
Un altro imperdibile romanzo di questa dissacrante scrittrice belga-giapponese (belga di origine, giapponese di nascita). È il terzo che leggo e non li sto leggendo in ordine di scrittura e in questo, che precede gli altri due, noto una leggera immaturità creativa (anche se, a mio avviso, è un altro piccolo capolavoro). La cultura giapponese, che le ha dato i natali, ha permeato la sua personalità, essendo quasi un fantasma che giace dentro di lei e fuoriesce all'occorrenza, arricchendola e donandole uno stile scarno e asciutto, ma efficace. Anche questo, come molti romanzi dell'autrice, é autobiografico e, nello specifico, parla della Nothomb settenne, che a differenza di ciò che pensavo, è un un piccolo maschiaccio scapestrato e indisciplinato. Immaginavo fosse stata una bambina pungente e fuori dalle regole, ma la credevo più borghese e "in". Invece era perfettamente integrata con il gruppo degli scapestrati del ghetto di Pechino dove viveva durante il triennio del padre ambasciatore in Cina (dai quattro ai sette anni della bambina), giocando alla guerra con i figli degli altri ambasciatori viventi nel ghetto. Una vita completamente diversa da quella che la bambina aveva vissuto in Giappone in precedenza e da quella che avrebbe vissuto subito dopo a New York: più rude, più povera, senza fronzoli. Una bambina lasciata un po' a sé stessa e alla cattiveria presente in quasi tutti i bambini, se lasciati liberi di agire come gli pare ("la libertà non si misurava in metri quadrati a disposizione. La libertà era trovarci finalmente abbandonati a noi stessi. Gli adulti non possono fare ai bambini regalo più bello che dimenticarli"). Infatti Amélie amava giocare alla guerra, picchiando e punendo i "nemici", non solo con le parole, ma anche con i gesti e le azioni ("la guerra era il più nobile dei giochi" e ancora "senza nemico l'essere umano è poca cosa. La sua vita è un tormento, un'oppressione di vuoto e di noia"). Una bambina che "odia i nemici", ma ama disperatamente Elena, la bambina italiana più bella del ghetto. Un angelo di cui Amélie si innamora al primo sguardo e per la quale fa pazzie, pericolose anche per la propria salute. Un piccolo diavolo che le insegna cos'è il vero amore, cosa significhi soffrire per amore e che, indirettamente, la istruisce sui modi per fare innamorare perdutamente di sé le persone (insegnamenti che saranno per lei preziosi da adolescente, quando al liceo americano farà innamorare decine di ragazzi e ragazze e li farà soffrire). Bello, lo consiglio a tutti gli amanti della scrittrice.
Io, di mio, continuerò a leggere libri della Nothomb, perché sono come le ciliegie.
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Umiliazione d'amore
Libro intriso di un pessimismo di fondo, che sconvolge. Racconta l'amore di una bambina per un'altra bambina, perfida, cattiva. Leggendo si prova un senso di collera nel vedere le umiliazioni che questa bambina sente e quanta disperazione c'è nel suo volersi far accettare, nel suo volersi sentire amata. Il solo modo per smettere di soffrire è avere la testa completamente vuota ed il solo modo di svuotarsi completamente la testa è andare il più veloce possibile. A volte questo è il senso del tanto correre. A questo mondo inoltre nessuno è indispensabile quanto lo è il nemico, perchè è grazie al nemico che la vita si trasforma in epopea. Ed è terribile, ma reale, che il nemico diventi proprio colui che si ama.
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Little Amèlie ed il ghetto cinese.
Se dico Amèlie Nothomb, chi vi viene in mente ? A qualcuno il nulla. A chi la conosce non potra' che apparire l'immagine di quella quarantenne , capelli neri, rossetto rosso. Io credo a nessuno verra' mai in mente una bambina. Ebbene, state bene attenti. Anche Amèlie Nothomb e' stata una bambina.
E qui viene il bello perche' in SABOTAGGIO D'AMORE scopriamo una piccola Nothomb.
Come e' ? Sette anni. Trecce nere. Per il resto ? Un piccolo lupo con l'aspetto di cappuccetto rosso, Canini affilati, mente acuta.
Cina, ghetto di San Li Tun. Qui vengono sistemate, isolate dalla popolazione locale, le famiglie dei diplomatici stranieri. Mura di cemento, guardie lungo il perimetro, puzza di urina sulle scale. Non e' esattamente il paese dei balocchi, ma di necessita' virtu, i bambini si adeguano sempre e se nel mondo reale la guerra mondiale e' terminata, i bambini di San Li Tun decidono che avere un nemico e' fonte di vita e si inventano questo gioco. I piccoli della Germania dell'est, contro gli Alleati - ossia africani ed europei.
Piatto ricco mi ci ficco per la Nothomb adulta, che ci racconta della piccola Amèlie terribilmente compiaciuta nel ruolo di esploratore a cavallo del suo destriero nei cuniculi cementificati del ghetto.
E poi arriva l'amore. Poteva essere un dolce, piccolo amore convezionale di graziosi bimbetti?
No . Non poteva, ovviamente.
Con un linguaggio molto ricercato, l'ostentatamente colta Nothomb ci proietta in uno dei suoi mondi psichedelici, turbati, sfrontati, al limite del concepibile e talvolta dell'accettabile. Irriverente a parlarci della guerra, vista con gli occhi dei bambini, con quella cattiveria inconsapevole tipica dell'infanzia.
Pungente, provocatrice arguta e dissacrante nella sua visione dell'amore, che del resto poi cosi' inverosimile non e'.
Quante volte siamo disposti a sabotarci per amore ?
C'e' sempre qualcuno che chiede ad un asmatico di correre. C'e' sempre un asmatico che rischia il collasso pur di correre, per amore.
Consiglio il libro agli amanti dell'autrice, ai neofiti dico magari di iniziare con qualcosa d'altro. Con questo romanzo rischierebbero la fuga a gambe levate.
Buona lettura !