Rose e cenere Rose e cenere

Rose e cenere

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Nella Chicago degli anni trenta, in pieno New Deal, quattro uomini inseguiti da un destino di esemplare tragicità si incontrano, si amano, si lasciano, in balia di una passione che diventa via via più ossessiva. Amos, decadente cultore della poesia greca, legato alla madre da un rapporto morboso; Rueben, miliardario alcolizzato sottomesso dalla personalità di una nonna invadente; e Daniel, rude ex minatore di origine pellerossa, ruotano intorno al sordido appartamento di Eustace Chilshom, come eroi senza qualità in preda a un senso di attesa che mai si realizza. E' uno squarcio su un mondo pervaso di orrore e di esplosioni violente.



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Rose e cenere 2014-08-18 23:15:22 gigi
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Opinione inserita da gigi    19 Agosto, 2014

eros e thanatos

Prepotentemente al di sopra dell'immaginazione in quanto a crudezza (un aborto riportato sin troppo dettagliatamente), il racconto ci proietta in un mondo di omosessualità irreale, tra personaggi che, velatamente, rimandano a divinità e mitologia greche, avvinghiati ad amori improbabili fortemente passionali e romantici: tutto avviene, si compie, si consuma per amore. Amore divino, etereo che inquieta, disturba e, a volte, impaurisce (quando, per esempio, si alimenta di masochismo). Un libro, in bilico tra eros e Thanatos, che fa riflettere, attraverso la passione dell'amore, sul significato dell'esistenza in funzione della vera passione che scavalca la morte. I protagonisti muoiono tutti ma, come divinità, si immolano per fare luce sulle passioni degli uomini (il poema di Eustace). Daniel e Amos (la bellezza dell'innocenza) incarnano l'amore impossibile: che angoscia e ci fa paura. La passione e la morte finiscono per coincidere.

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Rose e cenere 2013-06-27 16:47:37 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    27 Giugno, 2013
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La discarica dei cuori infranti

Il libro è molto duro per gli argomenti che tratta e non vuole essere minimamente piacevole. L'inizio, cioè le prime 40 pagine, sono addirittura respingenti. Il lettore viene scaraventato in un mondo strano e poco plausibile in cui tutti gli uomini, a dispetto delle statistiche, sposati e non, sono gay o bisessuali ma soprattutto hanno comportamenti fuori le righe anche per gay o bisessuali. La tentazione in queste prime pagine è di buttare il libro dopo aver preso a sberle tutti i personaggi (uomini o donne) dal primo all'ultimo. Poi, invece ci si appassiona al romanzo che è una storia d'amore tra l'affittacamere Daniel e un ragazzino bellissimo, Amos. Il fatto che il ragazzino sia proprio un ragazzino mi ha fatto storcere il naso a inizio lettura. Credo che il personaggio possa essere simbolico sia per il suo nome (Amos), sia per il fatto che viene presentato come una divinità, un cupido bellissimo e di eccezionale intelligenza cui nessuno (madre compresa) riesce a resistere, con riferimento alla mitologia greca di cui il ragazzino è esperto. L'essere una divinità al di sopra delle convezioni sociali è anche nello stile del personaggio, che non si tira indietro e non si vergogna di niente in nessuna occasione e circostanza, a dispetto dell'età. Non ha paura di quello che è nè tanto meno del giudizio altrui.
La storia, passata la soglia delle prime 40 pagine, si fa appassionante, con parti e dialoghi molto interessanti. Alcune scene sono di un realismo atroce, ad esempio la descrizione per filo e per segno di un aborto. Dell'autore mi piace il fatto che cerchi, comunque, con onestà di guardare le cose in faccia, qualunque cosa. Per esempio la descrizione dell'aborto presenta sia la situazione terribile della donna che si sottopone a questa pratica allora clandestina, senza nessuna certezza di uscirne viva, ma d'altra parte descrive lo smembramento del bambino, chiamandolo appunto il bambino, il figlio di Daniel, senza chiamarlo feto o qualcosa del genere perchè esattamente di un bambino si tratta e l'autore non vuole nascondere nessun dato di fatto. Con lo stesso spirito viene vivisezionato l'amore tra Amos e Daniel, senza risparmiare nulla al lettore. Io credo che lo scrittore sia diviso in due personaggi in questo romanzo, Eustace Chrisolm, il poeta che raccoglie le confidenze di tutti, e Daniel stesso, l'omosessuale che fatica ad accettare la sua condizione e la confida solo al poeta (cioè a tutti, visto che il poeta non tiene nulla per sè). Il libro ha un valore di romanzo di formazione, di confessione fatta al mondo da Purdy uomo (tramite Purdy scrittore) per quel disperato desiderio di onestà e verità che tanto contrasta con l'indole schiva, taciturna e riservata sia di Purdy-uomo che di Daniel. La figura di Daniel poi è molto, molto interessante: il rude minatore, con sangue indiano (come Purdy) a un certo punto si descrive come un perseguitato, uno che in tutta la sua vita, in qualunque luogo e situazione ha sempre trovato da qualche parte il suo persecutore iniziando da sua madre. Il rapporto con il capitano dell'esercito è di una crudeltà, di un realismo coinvolgente. Pur narrando quasi solo di rapporti gay per tutto il libro, l'erotismo è quasi assente. C'è soprattutto questo senso di solitudine, di rabbia, di sfida e un'idea molto romantica di amore, coinvolgente e terribile.
La materia di cui tratta il libro è a tratti respingente ma non si può fare a meno di ammirare il grande scrittore e di lasciarsi coinvolgere dalla sincerità con cui affronta le ardue tematiche. Certo, non è la torbidezza del best seller, la sua. Sembra che a volte non riesca a fare a meno di dire quello che nessuno vorrebbe sentire. Ha davvero la vocazione del perseguitato, della pecora nera. Per tutto il romanzo torna ricorrente il concetto di essere o non essere uomo. L'uomo è chi riesce a guardare allo specchio la sua faccia senza nascondersi a se stesso. Ed è quello che Purdy cerca di fare nel suo romanzo.

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