Rosa candida
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Dolce e delicato, da leggere di notte, prima di do
Partire, allontanarsi da tutto ciò che sta troppo stretto ad un ragazzo di vent'anni o poco più. Lasciarsi alle spalle la perdita della madre, la nascita di una bambina venuta al poco dopo una brevissima notte d'amore, un fratello autistico ed un padre anziano.
Lobbi, il protagonista del romanzo, decide di ricominciare, di far germogliare la varietà di rosa a cui è affezionato, eredità della madre, in un altro luogo, un monastero lontano da casa.
Qui, prenderanno vita non solo le rose ma anche numerose riflessioni sulla sua esistenza, sul legame con il suo corpo e le attrazioni, fisiche e non, con l'altro sesso, impacciate e alle prime armi.
Lobbi scoprirà che i sentimenti, come le rose, necessitano di cura e attenzione costante: scoprirà che per diventare padre bastano pochi attimi, ma per esserlo bisogna intessere un legame, dar nutrimento e sostegno.
Ne sarà consapevole passando del tempo con la sua piccola Flora Sol, dalla quale si è allontanato per cercare se stesso, per sciogliere quei nodi in cui si è ritrovato, immerso in quell'intricato groviglio si situazioni e circostanze ben più grandi di lui.
Indubbiamente è un romanzo che fa riflettere, sulla paternità (interessante la scelta dell'autrice di soffermarsi sulla figura maschile), sulla ricerca di sè, su ciò che nella vita è essenziale e da cui spesso sembra più facile scappare che affrontare a muso duro, per paura di non esserne all'altezza, per incertezza o per inesperienza, per una serie di costrutti mentali che poi si scoprono essere superflui e che crollano come un castello di carte di fronte all'autenticità dei sentimenti, quelli veri, quando si ha la fortuna di incontrarli sul proprio cammino.
Un romanzo dolce, delicato, da leggere e assaporare nella sua disarmante limpidezza, merito anche della scrittura dell'autrice, asciutta, essenziale, senza tanti fronzoli. Aspetto da apprezzare quando poi in realtà sono le esperienze a raccontare più che le parole arzigogolate e fin troppo ricercate.
Personalmente, chissà perchè poi, forse per la grande e profonda intimità che ho provato per questa narrazione, ho letto l'intero libro soltanto la sera, alla luce soffusa della lampada sul comodino, prima di andare a dormire. Consiglio di fare lo stesso, risulterà una piacevole compagnia.
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Rosa Candida
Una fuga dal proprio mondo, isolato e sperduto, dai legami e dai ricordi; voglia di indipendenza e di rivalsa. Questi sono i temi fondamentali presenti in questo romanzo. Il soggetto è interessante e gravido di promesse del tutto non mantenute nella stesura dello stesso.
Il difetto maggiore, forse complice la traduzione di Stefano Rosatti, è nello stile e nella scelta dell'io narrante utilizzato per raccontare e non trasmettere le emozioni del protagonista.
Tutto il romanzo è una serie di eventi, di binomi causa-effetto che lasciano poco spazio all'interiorizzazione di eventi tragici, non viene trasmessa la drammaticità delle vicende, non si riesce ad empatizzare con nessuno dei personaggi, perchè questi non sono caratterizzati, ma solo abbozzati; nessuno dei comprimari è davvero necessario o ha un peso nella vicenda del protagonista; eppure l'ambientazione si presterebbe bene alla creazione di figure di spessore. Senza citare capisaldi della letteratura che vantano tale scenario, basta immaginare quanto i monaci di un monastero possano essere sfruttati per descrivere vizi e virtù del nostro mondo; invece sono solo ombre che si spostano su un muro senza lasciare un segno.
Come sabbia tra le mani, le pagine scorrono senza alcun guizzo stilistico, senza alcun colpo di scena; forse, ma non credo fosse l'intenzione dell'autrice, con una riflessione sull' illusione del libero arbitrio. L'acqua non potrà mai cambiare la bottiglia, potrà solo plasmarsi ad essa.
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UN RAGAZZO CHE DIVENTA UOMO
Ragazzi, ho letto proprio un bel romanzo…. Esordio letterario per questa autrice islandese,bella donna con una fluente chioma di capelli mogano e un paio di occhioni verdi, diretti e risoluti. Mi è da subito simpatica, e comprendo anche come mai, la lettura ha catturato da subito la mia attenzione.
Il libro narra una parte di vita del ventiduenne Lobbi, islandese, che decide di lasciare la terra natia per recarsi in un Monastero antico del Nord Europa, ad occuparsi di far rifiorire (nel vero senso della parola), un altrettanto antichissimo roseto con una varietà e quantità ingente di fiori rari, nella fattispecie rose; portando con sé delle talee di una rosa ad otto petali non comune.
Questa passione l’ha coltivata fin da bambino, trasmessa ed incentivata dalla madre deceduta da poco in seguito ad un incidente automobilistico.
Lobbi è anche diventato padre da poco, la bimba, Flora Sol, è nata dopo una serata particolare, nella quale Lobbi si ritrova ad avere un rapporto sessuale con l’amica di un amico….., i due non si frequentano più da quella sera, e Lobbi ha visto la bimba nascere e pochi incontri fuggevoli fino al saluto definitivo, avvenuto in occasione del viaggio che il giovane decide di percorrere.
La scrittura è fluida, semplice, ammantata di spiritualità e simbolismo. L’autrice vuole scardinare il modello maschile corrente che ci viene propinato dal cinema o dalla pubblicità e oserei dire anche il modello femminile; la Olafsottir sostiene che il suo romanzo sia un inno alla sensibilità maschile; caratterizzando un personaggio con sentimenti complessi ed articolati, che si pone domande sulla vita e sulla morte, che condurrà un percorso di maturazione e conoscenza di sé, presentato in maniera dolce e lieve. Sempre l’autrice sostiene che il compito di uno scrittore sia anche quello di rovesciare i clichè, ed in questo libro ci riesce alla perfezione, dando credibilità al contesto e alla vicenda.
Il libro è tutto da scoprire;la fine può essere intuibile, anche se non si compie esattamente come la si immagina, l’atmosfera che l’autrice è in grado di creare è magica ed anche i personaggi secondari sono molto ben caratterizzati ed originali.
Un respiro puro, uno sguardo ad una vita semplice che "sa di buono".
Davanti agli occhi mi si è materializzato un acquerello che mi ha lasciata soddisfatta.