Ritorno a Pompei
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Ieri e oggi
Classe 1996 “Ritorno a Pompei” si apre con l’alter ego letterario di Amélie Nothomb che si ritrova nel XXVI secolo in compagnia di Celsius, dotto scienziato che le descriverà il funzionamento della società del futuro. Come sarà questa? Come apparirà e quale genere di premesse l’umanità sta ponendo nel presente per fondare e poi conoscere il mondo di domani? È da questa interrogazione che il lettore, dopo un serrato botta e risposta proprio della narratrice che sovente si avvale della forma dialogica per esporre le sue tematiche e dar voce ai suoi protagonisti, si ritrova a riflettere e a essere catapultato in una dimensione che potrebbe quasi essere paragonata al fantascientifico o al distopico. In particolare perché questo scambio tra scrittrice del nostro tempo e scienziato-filosofo di ventiseiesimo secolo porterà, in questo 2580, a riaffrontare la distruzione di Pompei. L’energia che ha portato alla sua distruzione sfocerà in una riflessione filosofica sul decadimento e in particolare si aprirà una diatriba su quello che è il progresso culturale. Verranno affrontate questioni quali il valore estetico, la morale, la giustizia, la libertà. Il tutto procedendo per paradossi, iperbole, e circostanze assurde agli occhi del conoscitore.
Un elaborato caratterizzato da molti elementi riconoscibili della penna della Nothomb, fuori dal comune, che non teme di affrontare la surrealità e che porta a una inevitabile riflessione sul nostro quotidiano e sull’attualità.
"Il Bene non lascia alcuna traccia materiale – e dunque nessuna traccia, perché lei sa quanto valga la gratitudine degli uomini. Nulla si dimentica in fretta quanto il Bene. C’è di peggio: nulla passa tanto inosservato quanto il Bene, perché il vero Bene non pronuncia mai il suo nome e, se lo pronuncia, cessa di essere il Bene per diventare propaganda. Il Bello invece può durare per sempre: in sé è la sua stessa traccia. Si parla di lui e di coloro che lo hanno servito. Il che dimostra che il Bello e il Bene sono retti da leggi opposte: più si parla del Bello, più diventa Bello; più si parla del Bene, meno esso lo è."