Ripley Bogle
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Odisseadel profondo
Una tempesta lessicale accompagna l’ incedere lento di Ripley Bogle, ventunenne ridotto all’ accattonaggio, affamato ed infreddolito che attraversoa una Londra felicemente impossibile ed impegnata in tutt’altro, immersa nel tremolio elettrico e fluorescente del secolo, terra di ricchi distratti e poveri ostinati.
Per essere un barbone Ripley è piuttosto bello, ha dei magnifici occhi verdi da buono e non sembrerebbe un malato ne’ un vagabondo se non fosse anoressico, giallognolo, febbricitante.
Come si è ridotto così? Che cosa gli e’ successo?
Semplicemente la sua genialità, sin dalla più tenera età, si è scontrata con una realtà storpia e nauseabonda, una famiglia violenta ed assente, una madre patologica, un padre senza nome, sangue mezzo gallese e mezzo irlandese, ( …” e che cosa è meno peggio “…?), la violenta questione religiosa, due amori fallimentari, l’ abbandono della scuola, l’ atroce perdita dell’ amico più caro.
Una vita che sembra essere già al capolinea e Ripley è capitolato di fronte al mondo, ritirandosi dalla rissa del moderno e del mondano.
È molto più di un semplice barbone, un eremita, un profeta, un nonnulla, un tempo era saggio, danaroso, ricercato, celebrato, oggi nessuno lo conosce e a malapena esiste. Eppure dice di ricercare verità, amore, saggezza, bellezza.
L’ adolescenza negatagli è stata stravolta dopo i 14 anni dalla cosiddetta giovinezza degli Dei, allora tutto pareva possibile, un periodo meraviglioso accompagnato dalla cecità dell’ ottimismo, giorni trascorsi troppo in fretta e spentisi precocemente, ostracizzato dalla propria famiglia, i Bogle, depositari di tradizionali caratteristiche di soprannaturale stupidità e piccola delinquenza.
Per lui sono iniziati guai, difficoltà, depressione ed una parte di esistenza piuttosto compressa;
oggi non c’ è più nulla del ragazzo che è stato ed i fantasmi di una vita gli sfilano nella mente in un saltellio ripetuto e sarcastico.
Ancora diciottenne, l’ ubriachezza come gradita compagna e la bottiglia unico rimedio, era assai confuso dalla vita. Poi decise di iscriversi all’ università, di sovvertire il proprio mondo, accettato dal prestigio di Cambridge, conquistato dalla divina Laura, una parte bella e spensierata della sua esistenza presto divenuta delusione cocente, terribilmente annoiato da un luogo che è una semplice scatola di cioccolatini in mezzo ad inglesi distanti, impersonali, disimpegnati.
Oggi ci guida in un mondo ignorato ed invisibile pur essendo sotto gli occhi di tutti, uno spazio ed un tempo in cui le ore diurne consegnano il conforto di sonno, sostegno e socievolezza e la notte solo solitudine e sofferenza.
Domanda: perché sono i migliori di noi, ancora molto giovani, a commettere gli errori più imbarazzanti? Ripley ritiene che molti dei suoi problemi nascano dal fatto che non ha mai conosciuto suo padre e che la vita presenti un conto terribilmente salato con il passato ed il proprio se’, accatastando delusioni e rimpianti, ma in fondo il disprezzo degli altri mette davvero in moto i tentennamenti dell’ orrore di se’.
Siamo certi che conosca veramente se stesso e cosa ci racconta e vuole rappresentare? Realtà, finzione, inganno o recita protratta, verità agghiacciante o semplice turbinio canzonatorio?
La propria arte affabulatoria, il fascino misterioso della menzogna, un certo edonismo narcisista e nichilista inscenano il turpiloquio dell’ esistenza di questo maestro del travestimento riversatosi in un racconto con tratti esilaranti e paradossali, sorprendente per ricchezza espressiva e costrutto sintattico ma piuttosto fragile per trama e contenuti.
Un giuoco enigmatico ed autoreferenziale, un pugno bene assestato, uno stordimento assordante al risveglio dal quale ci chiediamo dove ci troviamo e dove siamo diretti, chi realmente ci accompagna e che cosa ci circonda, sballottati da una tempesta violenta, in un drammatico percorso esistenziale che possiede origini oscure, in una storia con diversi punti insoluti e ripetuti sbandamenti, senza che il nostro sguardo si possa posare su qualche approdo sicuro ne’ focalizzi un’ idea definente.