Narrativa straniera Romanzi Riccardin dal ciuffo
 

Riccardin dal ciuffo Riccardin dal ciuffo

Riccardin dal ciuffo

Letteratura straniera

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Amélie Nothomb rivisita in chiave contemporanea la popolare fiaba francese resa celebre dalla versione di Charles Perrault. Il giovane principe Déodat è incommensurabilmente brutto ma possiede un’intelligenza e uno spirito fuori del comune, mentre la bellezza divina dell’incantevole Trémière si accompagna a un ingegno limitato. Il destino farà incrociare le loro strade… Selezionato per il Prix Jean-Freustié, Riccardin dal ciuffo è un romanzo acuto e divertente sull’inafferrabilità dell’amore e sui molti misteri della natura umana.



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Riccardin dal ciuffo 2017-12-04 10:26:00 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    04 Dicembre, 2017
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Deodato e Altea

«La sofferenza e l’ingiustizia sono sempre esistite. Con le migliori intenzioni, quelle di cui è lastricato l’Inferno, l’età moderna ha prodotto atroci pomate verbali che, al posto di curare, estendono la superficie del male e creano un’irritazione permanente sulla pelle dell’infortunato. E al suo dolore si aggiunge anche una nuvola di mosche» p. 22

Con “Riccardin dal ciuffo” Amélie Nothom ripropone la fiaba di Perrault per affrontare quello che è un po’ un vecchio cliché, ovvero, il tema dell’amore che insorge nel brutto ma intelligente e nella bellissima ma mediocre sino ad arrivare a trasformare ciò che esteticamente non piace in un qualcosa di irresistibile e viceversa.
Protagonisti dell’opera sono Deodato, figlio di Enide e del cuoco Onorato e sin dalla nascita sgraziato, orribile ma dall’intelligenza senza fine, e Altea, figlia di Rosa e Gelsomino, dai caratteri bellissimi ma da tutti considerata poco acuta, da tutti tranne che dalla nonna Malvarosa la quale vede nella piccola molteplici possibilità.
Nel rispettivo percorso di vita il duo è messo a dura prova dal crescere, ciascuno è sottoposto a scherzi brutali e atroci di quei coetanei che giudicano in base alle apparenze e/o si fanno divorare dall’invidia. Perché se il brutto suscita compassione, il bello irrita, disturba, incattivisce. Col passare degli anni, lui diventa ornitologo e lei modella di gioielli e d’alto borgo. La chiave della salvezza è quella via di mezzo dove una piacevolezza vaga non infastidisce nessuno. Il tutto conduce ad un epilogo caratterizzato dal lieto fine e dall’ottimismo, dalla speranza.
Magistralmente scritta e in perfetto stile francese, il componimento è una favola piacevole che si fa concludere in nemmeno una giornata. Non credo possa definirsi la testimonianza migliore con cui conoscere questa autrice ma sicuramente è un testo che favorisce la riflessione.
In conclusione; gradevole, non indimenticabile, poetico, novellato.

«Non ne sentiva un particolare bisogno. In questo, la sua condotta era estremamente nobile: l’amicizia non serve a colmare un vuoto. Nasce quando si incontra l’essere che rende possibile una relazione sublime. […] Se Deodato fosse stato un aspirante messia, avrebbe tradotto questo segno in termini di simbolo divino. Ma aveva la tendenza rara di vedere le cose per ciò che sono e di trovarle formidabili per questo.» p. 40-41

«Le persone intelligenti che non sviluppano questo accesso all’altro diventano, nel senso etimologico del termine, degli idioti: esseri centrati su sé stessi. L’epoca in cui viviamo rigurgita di questi idioti intelligenti, il loro simpatico club fa rimpiangere i bravi imbecilli di una volta. » p. 12

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Riccardin dal ciuffo 2017-03-08 05:19:54 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    08 Marzo, 2017
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È un superdotato! Un precoce! Un genio!

Amélie Nothomb ripropone Riccardin dal ciuffo, la fiaba di Perrault che tratta il tema della metamorfosi che l’amore può produrre, trasformando il brutto in bello e il mediocre in intelligente.

Deodato è figlio di Enide e Onorato e fin dalla nascita è brutto da far paura (“Sembrerebbe che la natura abbia deciso di rifornirmi di ogni orrore”). Brutto e sgraziato sì, ma intelligente (“È un superdotato! Un precoce! Un genio!”), e di un’intelligenza particolare (“L’intelligenza è anche una capacità di adattamento”)…

Altea, ha il nome di una rosa!; nasce da Rosa e Gelsomino (Amélie sembra attribuire ai nomi un significato che disegna storie nella storia): è bellissima, ma non propriamente acuta.

I due – per motivi opposti – patiscono gli scherzi spesso atroci dei coetanei e, tra mille sofferenze e malversazioni, nonostante la crudele regola sociale per la quale “Il molto brutto a volte suscita un po’ di compassione; il molto bello irrita senza pietà. La chiave del successo sembra essere in una vaga piacevolezza che non possa dare fastidio a nessuno”, individuano il loro percorso professionale: lui nella scienza ornitologica, lei nella moda di alto bordo.
Riuscite a immaginare il finale? Il lietofine, nella post-fazione, la stessa Amélie in versione di allibratore-lettore di Balzac lo dà 6 a 100…

Dopo la sonora stroncatura di Michela Murgia (http://www.raiplay.it/video/2017/02/quotRiccardin-dal-ciuffoquot-di-Am233lie-Nothomb-2ab231de-4d77-401d-b32e-dd216faa89b1.html), cosa possiamo dire noi seguaci della Nothomb? Che la amiamo di quell’amore incondizionato e “a prescindere” del quale si parla nel suo ultimo racconto? Ma così daremmo ragione a Michela Murgia!

Bruno Elpis

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... i romanzi di Michela Murgia??? O i precedenti di Amélie?
Buona giornata delle donne
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