Revolutionary Road
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Comunque altrove
Un bel romanzo probabilmente, anche se mi ha lasciato un retrogusto sgradevole. La percezione soggettiva è un fattore comunque da considerare.
Questo libro senza eroi è ambientato in uno spazio temporale di alcuni mesi nella primavera-estate del 1955. Protagonista una giovane famiglia americana. "Gente un po' sopra la media, in termini di istruzione, impiego e benessere fisico" .
Personaggi carenti di valori, benché consapevoli dei grossi limiti della società e della mentalità in cui si trovano a vivere. Paradossalmente ne risultano perfino nauseati, tanto da volersi stabilire in Europa.
Sorprende che in questa ricerca dell'altrove non emerga la percezione che, ovunque si vada, portiamo pur sempre noi stessi con tutti i nostri nodi irrisolti.
Il protagonista ritiene che "è questo che sta uccidendo gli Stati Uniti. (...) Non è forse questo continuo, penetrante involgarimento di ogni idea e di ogni sentimento, la loro riduzione a una sorta di pappa intellettuale pre-digerita?" .
Una coppia che ha orrore di essere dei "piccoli borghesi". Ma che cosa sono se non quelli ?!
Qui da noi, negli anni '50, il completamento della ricostruzione post-bellica e l'avvio della moderna industrializzazione rendevano la società operosa e radicata alla concretezza della realtà.
In America, i miti sbandierati della felicità (anche nella Costituzione) e della libertà paiono invece come velleità diffuse. A latitare sembra però il senso di responsabilità, cardine dell'agire umano. Almeno in questo romanzo.
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letteratura americana contemporanea
Drammi silenziosi
(Contiene SPOILER)
Cosa si può chiedere di più da un libro come "Revolutionary Road"? Nulla, è semplicemente perfetto così. Avendo già visto anni fa il famoso film con Kate Winslet e Leonardo di Caprio - tra l'altro meravigliosa interpretazione - mi aveva lasciato l'erroneo pregiudizio di trovare il libro abbastanza confinato e schiacciato sotto la cupola della vita domestica soggiogata dal conformismo della società americana oltre che dai soliti problemi coniugali quali incomprensioni caratteriali e via dicendo. E invece no, perché mi sono ritrovata tra le mani una lettura di grande spessore e che va ad abbracciare molte più tematiche e lo fa attraverso numerosi frammenti descrittivi in cui fa dei veri e propri approfondimenti con una penna sapiente e chiara.
April e Frank, I Wheeler, sono i protagonisti di questo dramma ma anche le altre due coppie descritte, i Givings e i Chambell, che ruotano intorno hanno immancabilmente i loro problemi, e non ho trovato nessun personaggio positivo ma nemmeno negativo. Tutti hanno il proprio dramma interiore e che li schiaccia, ma tutti cercano il miglior modo per mascherarlo, per apparire perfetti e per convincere tutti, inclusi se stessi, che va tutto bene.
Principalmente il dramma è di tipo esistenziale, l'insoddisfazione per ciò che si fa e per chi si è diventati e a questo problema April e Frank, intendono reagire con il trasferimento definitivo in Europa, a Parigi. Una nuova vita all'insegna dell'avventura, circondati da un mondo acculturato in cui possono dar sfoggio a discorsi intelligenti, frequentare teatri e arte, una vita bohémien insomma. April e Frank sono decisamente intelligenti e con aspirazioni alte e con il desiderio di sfuggire al conformismo piatto e assente di stimoli. Mi ha sorpresa molto la facilità con la quale sono disposti ad andarsene via dall'America, come se non avessero alcun legame affettivo o culturale e vedessero L'Europa come un Paradiso e la loro casa ideale. In effetti, lo è, il vecchio buon continente, pregno di storia e cultura e tutti gli europei che sono dovuti scappare in America sono appunto scappati perché magari inseguiti da guerre, rivoluzioni, carestie etc. ma tutti hanno sofferto il distacco dal proprio paese e dalla propria cultura. Qui Yates credo che ha voluto criticare aspramente L'America, come se fosse una coppia distratta di genitori, immersa nei propri interessi, e che ha cresciuto il suo popolo viziandolo materialmente, dandoli tutte le caramelle che ha voluto e lasciandolo fino tardi davanti alla tv, disinteressandosi del suo intimo bisogno e dei suoi valori interiori. Proprio come i figli dei personaggi del libro: vengono allevati in un ambiente protetto, una bella casa accogliente, pasti regolari, ma lasciati a sé stessi, ignorati, addirittura disprezzati dai propri genitori (vedi Sharp Chambell, la signora Givings e i Wheeler stessi - tant'è che il libro finisce con un procurato aborto di April, che paga con la propria vita). Che amore o attaccamento potranno mai avere dei figli cresciuti cosi? Semmai delle gravi mancanze che cercheranno di colmare alla cieca, magari con un'avventura a Parigi?! Mancanze che i personaggi non riescono a capire come effettivamente colmare e in che modo, perché l'importante non è "il dove" realizzarsi ma "il come", e finché non si riesce a conoscere i propri intimi bisogni, quelli autentici non si saprà mai "il come" e ancor di più sarà indifferente "il dove". Bellissimo il frammento verso la fine del libro in cui April fa marcia indietro e analizza con lucida introspezione chi è e come ci è arrivata lì, va a identificare il nocciolo del problema, il suono impercettibile che ha scatenato la valanga ormai incontenibile e prende la risoluzione finale, provvedendo da sola al suo autentico bisogno perché "se si vuol fare qualcosa di assolutamente onesto, qualcosa di vero, alla fine si scopre sempre che è una cosa che va fatta da soli."
Un'altro tema che mi è rimasto impresso è quella del tempo, analizzato in più occasioni e sotto diversi punti di vista: sia da come viene suddiviso che dal suo scorrere e della sua relatività, infatti mi ha ricordato due bei classici: "La montagna incantata" e "La Recherche", tematica molto difficile e delicata e trattata all'altezza dei due classici citati:
""Dunque, vediamo un po'", dice l'uomo anziano, spostando la testa canuta per strizzare e battere le palpebre ai raggi del sole mentre tenta di ricostruire un ricordo confuso, "la mia prima moglie se ne è andata nella primavera del...", e per un attimo è sfiorato dal terrore. La primavera di che anno? Passato? Futuro? Cosa è mai la primavera se non un'insensata ricomposizione di cellule sulla crosta della terra rotante che fluttua nell'infinito circuito del suo sole?E cosa è mai il sole se non una tra un miliardo di insensibili stelle che vagano senza meta per l'eternità, nel nulla? L'infinito! Ma subito le valvole e gli interruttori misericordiosi del suo cervello riprendono il loro stanco lavoro, e: "La primavera del millenovecentosei ", riesce a dire. "Oppure no, un momento..." e il sangue torna a gelarglisi mentre le galassie orbitano. "Un momento! Millenovecento e... quattro". Ora ne è certo, e un flusso di benessere ristoratore l'induce a battersi senza volerlo una mano sulla coscia in un gesto di soddisfazione. Può darsi che abbia dimenticato la forma del sorriso della prima moglie e il suono della sua voce quando piangeva, ma imponendo una serie di numeri alla sua morte egli ha imposto coerenza alla propria vita in assoluto. Ora tutti gli altri anni possono inserirsi docilmente al loro posto, ciascuno recando un suo ordinato contributo all'insieme."
La prosa è sublime, curata nei minimi dettagli e ben bilanciata tra i frammenti descrittivi e i dialoghi intelligenti e molto affiatati, carichi di intensità emotiva. Fa vedere tutto: l'ambientazione, la natura, i gesti nascosti, le esitazioni, i pensieri più intimi, l'ipocrisia e infine i suoni, che Yates spegne meravigliosamente nel finale. Decisamente il libro più bello che ho letto quest'anno e che ha monopolizzato la mia attenzione durante la lettura.
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L'anticonformismo utopico
SPOILER
Lo sfondo della storia è il 1950, è l’America del boom; un paese che si sta arricchendo e dove l la vita borghese è piuttosto accentuata. I due protagonisti sono una coppia di giovani che spiccano per la loro diversità: I Wheeler. Essi sono (o credono di essere) degli anticonformisti, pieni di sogni e idee ancora da realizzare. Ma è il presente che conta e la coppia è sposata, ha due figli e vive un'esistenza piuttosto tranquilla, usuale, stereotipata nel complesso di “Revolutionary Hill”.
Esso è decisamente quel tipo di posto così perfetto, da cartolina, che incarna alla perfezione la realtà borghese di quell’epoca: villette a schiera dai colori vivaci, un vicinato apparentemente cordiale, ricchezza e benessere sono un lusso che si può sfoggiare, pare un luogo perfetto in cui trascorrere la propria esistenza. Infatti è impensabile immaginare che questo piccolo mondo di carta, sarà il palco per una tragedia.
Le giornate passano tutte uguali per i due giovani e a parte le visite dai vicini, gli aperitivi e le conseguenti serate a sparlare sul vicinato; si può percepire che le loro vite sono piuttosto tranquille e serene e vuote. Yates non fa altro che ricreare dei personaggi cliché. Frank considera il suo lavoro stupido ma non è in grado di separarsene, è un buon padre di famiglia e porta a casa lo stipendio per mantenere la famiglia e il loro tenore di vita. April è la classica casalinga frustrata che pur di sfuggire dalla monotonia decide di entrare a far parte di una compagnia teatrale scadente. Sin dalle prime pagine emerge che la loro esistenza così perfetta, nasconde in realtà solo veleno e nevrosi che, inevitabilmente porteranno a una graduale autodistruzione.
La routine e la noia fanno cadere Frank, l’uomo dai molti valori, nella classica relazione extraconiugale con una giovane collega. Proprio lo stesso giorno in cui April, dopo aver riflettuto sull’ultimo litigio, mostra di aver trovato la soluzione a tutti i loro problemi: partire. L’idea è quella di vivere per davvero, senza accontentarsi e di recarsi in Francia alla ricerca di un senso. Questa esistenza li sta uccidendo, dove sono finiti i giovani di un tempo? Perché lo spirito di ribellione si è spento lasciando spazio solo alle responsabilità? Il piano sembra perfetto: sarà lei a mantenere il marito mentre lui, finalmente, potrà cercare di capire la sua vera vocazione dopo così tanto tempo. La loro utopia ha inizio, i progetti iniziano a concretizzarsi, i vicini sono sconvolti anche se non sono in grado di ammetterlo davanti a loro. Questo è un gesto da irresponsabili, da bambini capricciosi, per lo più poi è una donna che deve mantenere un uomo e cosa dire dei figli…
Questo piano garantisce loro la salvezza da una società in cui non vogliono essere contagiati. La relazione pare migliorare qualitativamente parlando fino a che April non scopre di essere incinta e le carte sulla tavola del destino drasticamente cambiano. Questo imprevisto scombussola loro i piani, April prende in considerazione l’idea dell’aborto, Frank è sconvolto e cerca di farla ragionare, ma in cuor suo, sa che questo bambino non lo vuole nemmeno lui. Parallelamente, in azienda, lui viene notato per un lavoro che ha svolto e gli viene proposta una posizione più in alto nella scala gerarchica aziendale. Finalmente è stato premiato per qualcosa che ha realizzato e poi una promozione permetterebbe di avere abbastanza soldi per mantenere il futuro figlio. L’idilliaco breve tempo di tregua, svanisce e le tensioni aumentano come i litigi. Frank riprenderà la sua relazione extraconiugale e April inizia ad avere crisi di identità non sapendo più nemmeno “chi è davvero” finendo a letto con vicino Sheep.
Il personaggio più particolare è il figlio pazzo della signora Givings, loro vicina di casa. La pazzia, la nevrosi che tanto spaventa, pare essere la condizione più normale e veritiera della vita. John verrà invitato dalla coppia poiché la madre è disperata, la loro gentilezza è grande, non è da tutti invitare un instabile a casa propria per pranzo. Ma alla fine del racconto, la donna rivela di non averli mai visti di buon occhio e si rivela solo uno dei tanti personaggi fantoccio che si basano solo sulle apparenze. Jhon vede i due giovani come persone vere, che hanno deciso di fuggire da una vita tanto assurda e appoggia l’idea della Francia. Quando viene a sapere del cambio di programma parla con molta chiarezza su quali siano le vere ragioni dell’aver cambiato idea: è più comodo stare immobilizzati nel “vecchio vuoto e nascondersi dietro abiti pre-mamam” per Frank, piuttosto che scoprire di che pasta è fatto. Si meritano l’un l’altro in quanto due persone fallite, anche se April per lui era una donna forte. Prima di essere cacciato dice una frase che lascerà il segno nella donna: è grato per non essere quel futuro bambino.
Il declino ha inizio, i piani cambiano per davvero e dopo l’ultima lite, April fa l’ultima mossa sulla scacchiera che metterà fine alla partita. Prepara una bella colazione, non erano così teneri l’un l’altro da molto tempo. Non appena Frank se ne va, va in bagno a provocare un aborto spontaneo che la condurrà alla morte. Dopo questa tragedia, si vedrà l’ipocrisia dei vicini loro amici, soprattutto da parte delle figure femminili che pur di salvare le apparenze, denigrano i Wheeler per le loro folli azioni.
E’ una storia che parla di come l’anticonformismo spesso sia solo a parole ma non nei fatti, di come sempre si è schiavi di una società che impone le sue regole e noi siamo solo delle pedine. E di come, piuttosto che lasciarci andare al nuovo, alla libertà, ai sogni, preferiamo rimanere impantanati in una realtà che odiamo perchè è più comoda. Pur convincendosi di essere diversi, i Wheeler, non erano altro che una copia meglio riuscita degli altri, ma che alla fine si è arresa, senza combattere per il proprio sogno. La pazzia, pare l’unica lente che ha visto la realtà per quello che è davvero. E ovviamente Yates, dipinge i doppi sensi della società borghese con una grandissima maestria evidenziandone tutti gli aspetti più mostruosi.
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A PRIORI
Una scrittura fluida, punteggiata di dialoghi, con rari inserti descrittivi, fluida e asciutta al tempo stesso, quasi scarna, mimetica e pure prevedibile: ad ogni snodo della trama l’avvicinamento preparatorio abilmente intessuto da Yates porta il lettore alla facile previsione di quel che accadrà. Eppure un libro bello, ben scritto, una somma di pause e accelerazioni in una tensione emotiva che, anche quando raggiunge i picchi, non si esaurisce mai, neanche nel finale. Una storia semplice, tutto sommato e maledettamente complicata e scontata, una storia amara che incarna il sogno americano della cosiddetta middle class. Una storia borghese. Una storia deprecabile.
Frank e April, sono due giovani, si conoscono, si amano e si sposano, complici del fatto che mai potranno accontentarsi del mediocre sogno americano: la famiglia perfetta in una villetta perfetta, lontani dal caos della città. Loro amano New York, sono due giovani anticonformisti, la loro unione di coppia è basata sul ripudio del falso mito del benessere borghese; due esseri superiori alla media, capaci di seguire i propri sogni e di nutrirsi di alte velleità artistiche e letterarie. Frank, più di tutti, si rappresenta in questo modo, anche quando la vita lo ha già piegato: l’arrivo del primo figlio, l’allargarsi della famiglia poi, la scelta di una villetta – come da copione- che lo allontana dalla città dove nel frattempo ha trovato lavoro come impiegato, costretto al più abominevole degli atti che possa essere richiesto a un essere umano: lavorare con il surplus del pendolarismo per recarsi quotidianamente in un luogo che odia anche se è la fonte dei suoi guadagni. In poco tempo, Frank, “la persona più interessante che abbia mai conosciuto” si trasforma in un agnello sacrificale nella sacra pira della famiglia, a coprire il ruolo del marito perfetto. Apparentemente è April, la mina vagante, mai contenta, tenta ancora di seguire il sogno da attrice, nonostante sia diventata la perfetta mamma-casalinga costantemente dedita alle pulizie e con una serie di giornate tutte uguali all’orizzonte. Frank è più equilibrato, lui sì che ci sa fare: convivere con questa nuova realtà borghesuccia è un gioco da ragazzi, l’importante è sapere chi non vuole diventare. E nel frattempo lo è già divenuto, solo che non lo ammette, è invischiato fino al collo e il suo pantano lentamente lo affoga: April però è l’unica mina vagante che non può imbrigliare …
Sono pochi gli eventi, è un libro di atmosfere, questo, lascio al lettore la scoperta del gusto e non anticipo altri elementi della trama, sperando che non abbia visto il film di Sam Mendes con Di Caprio nei panni di Frank. Panni scomodi , i suoi … Buona lettura.
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Yates, il Moravia americano
La prima edizione italiana di “Revolutionary Road”, uscì nel 1964 con il titolo “I non conformisti”. Questa scelta editoriale così evocativa, richiama in qualche modo alla memoria le opere di Moravia, che ha fatto del tema del conformismo borghese un suo cavallo di battaglia. Ora Yates sembra proprio ammiccare da certi punti di vista a Moravia, descrivendo una provincia americana suburbana abitata da una “middle class” borghese che Frank Wheeler, il protagonista maschile del romanzo, non esita a definire ipocrita: “E’ come se tutti si fossero tacitamente accordati per vivere in uno stato di perenne illusione. Al diavolo la realtà! Dateci un bel po’ di belle stradine serpeggianti e di casette dipinte di bianco, rosa e celeste; fateci essere tutti buoni consumatori…..e se mai la buona e vecchia realtà dovesse venire a galla e farci bu!, ci daremo un gran da fare per fingere che non sia accaduto affatto”.
I coniugi Wheeler si delineano, apparentemente, come i “non conformisti” del titolo: Frank, il marito, ha un lavoro noioso ma che gli garantisce un tenore di vita borghese ed ha una collega con la quale ha iniziato una relazione extra coniugale. April, la moglie, che Yates descrive come “una massaia piccolo borghese, piena di buon senso”, tenta di evadere dalla routine quotidiana iscrivendosi ad un corso teatrale di una compagnia filodrammatica. Entrambi quando non occupati dalle loro attività, trascorrono il tempo libero assieme ad un’altra coppia di amici, i Campbell, chiacchierando e spettegolando del più e del meno, ammazzando il tempo (s)parlando sul vicinato e provando quel sottile senso di piacere che deriva dal giudicare gli altri perché ci si sente migliori di loro. Ma la vita dei Wheeler non è poi così differente da quella degli altri vicini e sotto la facciata felice si nascondono le tensioni e le lacerazioni di una coppia in crisi in cui, proprio come ne “Il Disprezzo” di Moravia, ad un certo punto la moglie April confesserà al marito di non amarlo: “Ma io non ti amo..la verità è che mi fa schifo solo vederti. La verità è che se mi vieni vicino, se soltanto mi tocchi, credo che mi metterò a urlare”.
Per lungo tempo i coniugi si crogiolano nell’illusione di evadere dalla noia del mondo borghese nel quale sono immersi e che detestano, ben idealizzato in quel quartiere suburbano di Revolutionary Road in cui abitano con i due figli, sognando di attuare una sorta di riscatto sociale che si concretizza nella volontà di emigrare in Francia, facendo tabula rasa delle loro attuali vite e ricominciando da zero in Europa. La progressiva caduta verso il baratro, provocata dalla dura realtà dei fatti e degli imprevisti di cui sono vittime, li porterà a confrontarsi con sé stessi ed i propri scheletri nell’armadio. Yates descrive un piccolo mondo borghese cieco, senza via d’uscita in cui tutti i personaggi sembrano avere smarrito il lume della ragione ed in cui, paradossalmente, l’unico personaggio savio, che dispensa parole di verità, sembra essere John, il figlio affetto da disagio mentale di un’altra coppia di conoscenti dei Wheeler.
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I non conformisti
Connecticut, anni '50.
Cosa succede ad una giovane coppia che non riesce a comunicare?
Oggi come allora...
Un libro disperato e struggente, che urla in ogni sua frase, in ogni dialogo, in ogni descrizione, la voglia di un cambiamento, la voglia di strapparsi di dosso i comodi vestiti del conformismo e cercare una strada che sia in linea con i propri desideri, il proprio sentire, il proprio temperamento.
April e Frank sono giovani, ma hanno alle spalle una serie di fallimenti: carriere mancate, ambizioni represse, belle speranze che si sono perse per strada, nei sobborghi della periferia di New York.
Sono alla ricerca di un futuro che forse neanche loro riescono ad immaginare, ma sanno bene cosa non vogliono più.
Si scontrano, si respingono, si urlano in faccia tutta la loro frustrazione, ma continuano a cercare un equilibrio, una posizione che, per quanto scomoda, permetta loro di "sembrare" perfetti, perfettamente integrati nei ruoli che la società ha stabilito per loro.
Anticonformisti solo in apparenza.
Pronti a criticare, accusare e deridere un certo tipo di middle class di cui loro stessi fanno parte.
La soluzione sembra essere solo una: andare via, lasciare Revolutionary Road, l'America e tutti i loro sogni infranti, e ricominciare altrove, in Europa, a Parigi, per ritrovare l'entusiasmo perduto, rivedere i propri ruoli, recuperare un rapporto ormai soffocato dall'insoddisfazione.
April è decisa, combattente, pronta a tutto pur di sentirsi nuovamente viva...Frank vorrebbe essere come lei, ci prova, ma in fondo è un vile.
Poi le cose si complicano...i sogni rientrano nel cassetto e ricomincia la recita.
Fino a quando le parole apparentemente folli di un folle non rompono il muro dell'ipocrisia e tutta la facciata crolla, miserevolmente.
Quasi 500 pagine che non contengono neanche una sbavatura, un minimo cedimento, una parola fuori posto.
Dialoghi che tolgono il fiato, tra i più belli, veri e appassionati che io abbia mai letto.
Yates è spietato con i suoi personaggi, non li salva dalle difficoltà e nemmeno da loro stessi, non li consola e non consola il lettore.
Un libro che mi ha toccato e scosso profondamente.
Un libro che, da brava lettrice, avrei dovuto leggere già da tempo, ma che, come tutti i buoni libri, arriva sempre al momento giusto.
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Tra irrequietezza e nevrosi
Il romanzo esplora le esistenze di giovani coppie scavando nelle loro debolezze, fragilità, ansie, insicurezze e mettendo a nudo il fragile confine tra patologia e normalità. Là dove le esistenze hanno subito ferite profonde, il marcio viene fuori, il riscatto è un'illusione provvisoria, nata dal desiderio di simulare una tranquillità, una serenità impossibile. Il romanzo inizia con lo spettacolo teatrale mal riuscito e finisce con lo spettacolo malriuscito di quelle esistenze apparentemente perfette che altro non sono che esibizione e recita. L'esistenza di qualsiasi persona che nella sua vita ha accumulato profonde e incolmabili carenze affettive riflette la stessa incapacità d'amare di cui è stata vittima. Un romanzo impietoso scritto da una persona con evidenti difficoltà nei rapporti umani, che immagino facilmente nei panni di John, il matto- saggio, una specie di Cassandra moderna, una voce impietosamente sincera. La voce di un pazzo, persona dunque incapace d'amore, che non ha problemi a ferire il prossimo. Purtroppo l'incapacità d'amore sembra un male sociale.
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La rivoluzione
Due ragazzi desiderosi di “vita”, quella vera, il cui simbolo diventa la romantica Parigi, ma che poi vengono calpestati dalla realtà…
Questo libro si potrebbe riassumere in questo modo..
Siamo in America negli anni ’50 e quella che viene descritta è la vita dei Wheeler, Frank e April, una coppia comune ma che non vuole rientrare nel termine “mediocre”, vuole vivere e circondarsi di persone interessanti.
“La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o che creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità”
Lo stesso Frank accetta un lavoro monotono e noioso solo per potersi organizzare… è davvero così Frank?
“Se non provi, non puoi fallire… ci vuole spina dorsale per vivere la vita che si vuole”
La stessa strada “Revolutionary road” rappresenta un’ideologia, quello a cui i wheeler aspirano, ma rimane appunto solo questo, un simbolo perché nella realtà nulla cambia se non si agisce per modificarla.
Lo stile di Yates mi è piaciuto molto. Ho trovato interessante che spesso le frasi indicassero un dialogo interiore del personaggio che ci consente di capire meglio le azioni e i comportamenti di Frank e April.
Sicuramente un libro interessante, ma i personaggi mi hanno fortemente irritato. Li ho trovati mediocri (sì, nonostante la loro fuga da questa parola, rientrano pienamente nella definizione), ma soprattutto solamente capaci di piangersi addosso, cosa che non sopporto minimamente nella realtà figuriamoci in un libro! Sì, lo so, la vita non è per niente facile e ci sono degli avvenimenti che ti deviano irrimediabilmente ed è impossibile ritornare sulla strada che si aveva pianificato all’inizio, ma piangersi addosso o tenere il muso a un nemico invisibile non serve a nulla, non è facile ma bisogna reagire!!
Questo libro mi ha fatto pensare a tutto questo e mi ha fatto riflettere molto, perciò ritengo che sia un libro assolutamente da leggere anche se, per quanto riguarda la piacevolezza lascia alquanto a desiderare, almeno per quanto riguarda il mio punto di vista.
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Meraviglioso
Questo libro mi ha catturato immediatamente, non solo per la trama ma soprattutto per come è scritto.
Era tanto tempo che non m'imbattevo in una narrazione così precisa, coinvolgente e abile. Era come se fossi incollata alle pagine, un pò la sensazione di quando sei piccolo e ti raccontano una storia e all'improvviso sembra che il tempo si fermi.
L'ho letto in tre giorni, e devo dire che è raro trovare un autore capace di esprimere in modo così puntuale la caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi.
Magnifico, lo consiglio sicuramente!
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libro toccante
revolutionary road è un testo destinato ad entrare nella collezione dei testi classici contemporanei , ci mostra uno spaccato della classe borghese americana del primo dopoguerra , un uomo distrutto da un lavoro inappagante, meccanico, da una relazione di coppia che è solo apparente e , soprattutto, da una moglie molto particolare. april è una donna insoddisfatta, non sa quello che vuole, è insicura, è inappagata, è piena di voglia di vivere , ma anche di voglia di morte, april contiene in se tutta l' insofferenza e l' indecisione umana. analizzare al meglio la sua figura è difficile anche per un buono psichiatra.
un epilogo drammatico che ti lascia senza fiato .
tutti viviamo con queste ansie e con queste paure, molti vivono in un mondo finto e costruito come quello qui descritto , l' autore non fa altro che riprodurlo in modo efficace