Ragazzo da parete
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Noi siamo vivi. Noi possiamo scegliere
Pubblicato per la prima volta con il titolo "Ragazzo da parete" è un romanzo di formazione che tocca tutti gli aspetti dell'adolescenza, dal primo amore alla droga. Il libro è raccontato in prima persona dal protagonista, Charlie, che racconta la sua vita in delle lettere che giorno per giorno spedisce a un destinatario che non viene mai ben identificato.
Charlie scrive queste lettere per tutto il primo anno di superiori per trovare conforto dal senso costante di inadeguatezza e anomalia che prova nei suoi stessi confronti. Sente di essere diverso dagli altri e che c'è qualcosa di sbagliato in lui.
Un libro profondo, con un finale "colpo di scena" che merita di essere letto.
Una lettura leggera e scorrevole in cui si alternano tratti divertenti di pura follia e altri profondi e silenziosi che portano il lettore a riflettere.
Il libro vuole trasmettere SPERANZA. La speranza che anche se tutto sembra andare male alla fine si sistemerà in qualche modo. La speranza di credere in se stessi e sentirsi vivi e non degli spettatori.
Consiglio a tutti la lettura di questo bellissimo libro!
"Accettiamo l'amore che pensiamo di meritare"
"Perché ero in piedi, nel tunnel. Ed ero presente, davvero. E questo mi è bastato a farmi provare quella sensazione di infinito.”
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Sentirsi “sbagliato”
“Ragazzo da parete” di Stephen Chbosky (edito nel 2012 con il nuovo titolo "Noi siamo infinito") è un romanzo epistolare formato dalle lettere (“…meglio di un diario, perché creano una sorta di relazione, e perché il diario potrebbe sempre essere trovato”) che il quindicenne Charlie spedisce a un destinatario non ben identificato nell’arco temporale corrispondente al primo anno del liceo.
Charlie sperimenta sulla propria pelle un senso di anomalia (“Ho davvero qualcosa che non va. E non so di che cosa si tratti”) e di incongruenza (“Lo psichiatra, che mi spiega il significato dell’espressione passivo aggressivo”), mentre nella fase adolescenziale affiorano – combinate secondo le regole della complessità vitale dell’età – le pulsioni sociali, sentimentali e psicologiche tipiche di chi è alla ricerca (“Vorrei soltanto che Dio, i miei genitori, Sam, mia sorella o qualcun altro mi dicessero che cosa c’è che non va in me”): della propria identità personale, familiare, relazionale. Con un debito di consapevolezza nei confronti del passato che – nonostante non siano trascorsi troppi anni – giace sepolto, travolto dalle rimozioni infantili.
Charlie ha un rapporto preferenziale con un giovane insegnante (“Bill mi assegna dei libri speciali da leggere quando non sono a scuola”). E ha segreti che lo legano al padre (“Si è messo a piangere durante l’ultima puntata di M*A*S*H*, e mi ha confidato il suo segreto, e mi ha tenuto sulle ginocchia, e mi ha chiamato campione”), alla sorella incautamente incinta di un compagno con il quale ha instaurato un rapporto burrascoso e manesco, con Patrick, l’amico dell’ultimo anno che vive sulla propria pelle i pregiudizi scatenati dall’omosessualità.
Della sorella di Patrick, Sam è segretamente innamorato. Per lei non accetta la prima relazione con Mary Elizabeth (“Mary Elizabeth… credo sia iniziato tutto quando la stavo aiutando a graffettare l’ultimo numero di Punk Rock, venerdì, prima di andare a vedere il Rocky Horror Picture Show”), che sente non autentica (“Ho restituito il libro che mi aveva comprato Mary Elizabeth”) e trova un modo plateale per dichiararsi (“Patrick ha proposto di giocare a obbligo o verità: adora farlo, dopo essersi scolato una bottiglia”).
Il sentirsi eccentrico e inappropriato si combina all’anelito verso l’infinito e nel desiderio di appartenenza (“Fuori tutto tace. Lo so. E prima ho guidato fino al Big Boy. E ho visto Sam e Patrick. Ed erano con Brad e Craig. E la cosa mi ha reso triste, perché volevo restare da solo con loro”), che si manifesta nell’intensità di legami viscerali, Charlie sperimenta il dolore per il suicidio di un amico, le prime sigarette, le avventure lisergiche, le feste comandate, gli appuntamenti di una gioventù danzante, teatrale e immersa negli esperimenti culturali (“Quando sono andato al Rocky Horror Picture Show, quella sera, c’era molta tensione”), per approdare alla scoperta del proprio trauma e a una nuova consapevolezza di sé: “Perché ero in piedi, nel tunnel. Ed ero presente, davvero. E questo mi è bastato a farmi provare quella sensazione di infinito.”
Bruno Elpis
P.S.: Le letture che l’insegnante Bill propone a Charlie ben potrebbero rappresentare un interessante percorso di lettura:
- Il buio oltre la siepe di Harper Lee
- Di qua dal paradiso di F.S.Fitzgerald
- Pace separata di John Knowles
- Peter e Wendy di J.M. Barrie
- Il grande Gatsby di F.S.Fitzgerald
- Il giovane Holden di J.D.Salinger
- Sulla strada di Jack Kerouac
- Il pasto nudo di William S. Burroughs
- Walden ovvero Vita nei boschi di Henry David Thoreau
- Amleto di William Shakespeare
- Lo straniero di Albert Camus
- La fonte meravigliosa di Ayn Rand
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I ragazzi da parete sono infiniti
Ho giocherellato un po' col titolo del romanzo e del corrispettivo film di questo lavoro che a mio avviso merita una standing ovation totale su entrambi i fronti. Chbosky non è il classico scrittore che vuole raccontare l'adolescenza nel consueto modo fastidioso che tanto piace ai Moccia o ad altri scribacchini poco onorevoli. Chbosky fa sì che il proprio protagonista annaspi le proprie problematiche nell'adolescenza stessa. Ho un parere personale abbastanza particolare: non si finisce mai fino in fondo di essere adolescenti, di essere fanciulli, di essere a disagio quando si fa l'amore per la prima volta con una persona nuova o quando si guarda negli occhi la persona alla quale tieni di più. Ma ora la trama:
Charlie è un ragazzo molto introverso che riesce a sfogarsi solo scrivendo ad un anonimo amico delle lettere immaginarie. Un giorno incontra Sam, ragazza anticonformista ma in realtà fragile, e il suo fratellastro Patrick, omosessuale on rhe road con una grande voglia di libertà. L'amicizia che li legherà ad entrambi farà scaturire una maturazione interiore del personaggio principale, che riuscirà anche a sconfiggere del tutto alcuni demoni del proprio passato.
Comincio col dire che io adoro quando l'adolescenza viene trattata in maniera impeccabile nei libri o nei film. Noi siamo infinito, Ragazzo da parete, chiamiamolo come vogliamo, ma fatto sta che sia film che libro sono opere da avere assolutamente. Parlando del libro, ci troviamo dinanzi ad un romanzo epistolare, una scelta coraggiosa dell'autore stesso che però francamente riesce a ribaltare le aspettative che si creano nelle prime pagine per arrivare ad un finale così carico da strappare - almeno a me lo ha fatto - qualche lacrima amara.
In questo libro vengono trattati molti temi che sposano l'adolescenza: l'omosessualità, la sessualità in genere, i sentimenti e le amicizie, ma anche i tormenti interiori di chi sa di essere solo all'inizio di un processo di maturazione che si preannuncia durissimo. Charlie piace perchè non è un ragazzo lamentoso, le lacrime ci sono e sono anche tante, ma non del tipo di chi si piange addosso, bensì di chi ha un valido motivo per piangere e per avere una spiccata sensibilità come la sua(non anticipo nulla, attenzione); non è assolutamente votato al vittimismo, anzi. Tramite i suoi scritti, la sua visione del mondo(il libro è scritto in prima persona, altro motivo per adorarlo) riusciamo a percepire sensazioni, emozioni, disagi e gioie di un'età che, voglio ripeterlo, è davvero infinita.
Lo stile è molto semplice, elementare, ma comunque efficace ai fini della trama e delle tematiche. Vi è un filo rosso che si potrebbe intuire circa a metà opera, ma al quale non ho voluto credere fino alle ultime, sconcertanti, commoventi pagine. Il libro è un capolavoro del romanzo di formazione, una vasca piena di acqua bollente nella quale ci si immerge e dalla quale, inevitabilmente, si rimane ustionati per un bel po' di settimane prima di riuscire a guardare i ragazzi di nuovo nello stesso modo. E' un libro che ho apprezzato molto perchè finalmente non è semplicistico nei confronti di un mondo che i quarantenni o cinquantenni credono di conoscere alla perfezione, cortesia di un'alimentata saccenza creata da pseudoscrittori alla Moccia che rappresentano gli adolescenti in tre punti: parolacce, nomignoli fastidiosi e trame da Beatiful.
No. Non è così, non lo è mai stato, non lo sarà mai. Lasciatevelo dire da chi ha appena vent'anni. Questa è un'età difficile, difficile perchè nessuno a volte ti prende sul serio. Difficile perchè tutti chiedono da te il massimo possibile e perchè ogni persona che ti sta attorno si aspetta che tu compia il salto di qualità morale o caratteriale che sia in poche ore. L'adolescenza è un inferno, per certi versi. E ovviamente è un paradiso terrestre per altri. Ma non è assolutamente costituita da giornaletti porno, da parolacce, da continui atti effimeri, anzi. Persino un bicchiere di vodka ha senso per chi è in quest'età, nulla è lasciato al caso come molti credono.
E io queste caratteristiche, questa sensibilità, questa oculatezza l'ho trovata in Chbosky e nella sua storia malinconica e collegiale, ribelle e al tempo stesso comune a quasi tutti coloro che si trovano in questo (ancora) difficile periodo della vita. Perciò mi sento di dire che questo manoscritto costituisca un capolavoro non tanto per lo stile dell'autore, ma per ciò che i personaggi riescono a dare e per ciò che la trama comunica dopo centinaia di pagine lette col fiato sospeso in attesa del prossimo sbaglio, della prossima figuraccia, della prossima palpitazione.
Perchè davvero, a volte, essere infiniti è una manna dal cielo, ma a volte ci si sente piccoli piccoli nel tentativo di evadere da una mentalità ristretta e da una vita che forse non ci ha detto tutto fino in fondo.
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Chalia-Giurlie
Caro amico,
oggi è giovedì e come ogni giovedì sono andata all'università.
Normalemente è OK, ma la verità è che da dopo l'incidente le cose sono andate tutte storte.
Questa mattina ho deciso di prendere il treno delle 7.33 e anche oggi ho sperato di non incontrare nessuno, volevo solo godermi il silenzio.
Quando solo salita, ho cercato il mio solito posto e mi sono accoccolata, a quel punto è successa una cosa speciale. Ho deciso di finire "Ragazzo da parete". Era moltissimo tempo che lo volevo leggere, non te l'avevo detto?
Comunque, mi sono accocolata, come ho già scritto, e nonostante la stanchezza ho ripreso la mia lettura.
Mi piace molto Charlie (il protagonista!), mi ricorda un po' il ragazzo a cui faccio ripetizioni, un po' me.
Mi sono sempre fatta un sacco di domande nella vita. Come Charlie, sono corsa incontro al sole, ho sorriso di un buon odore e ho inseguito la felicità, fino a quando non ho capito che siamo sempre fuori tempo. Non sappiamo mai di essere felici, quando lo siamo! E' una condizione molto triste!
Immersa nelle lettere di Charlie, mi sono sentita compresa e terribilmente malinconica.
Non è poi così lontano il periodo in cui ho sentito il bisogno di essere parte di un qualcosa (mi capita ancora desso qualche volta, ma lo respingo!). La verità è che mi sono sentita anche io infinito. L'ho sentito sulla pelle, un istante, ma non l'ho più dimenticato. Mi manca quella sensazione e leggendo di Charlie mi sono sentita vecchia e cinica. Assurdo!
Il libro alla fine l'ho terminato e una volta chiuso mi sono sentita male. So che non avrei dovuto, perchè il messaggio di Charlie è positivo. Dal basso dei suoi quindici anni, lui sente che ce la farà, che nonostante tutti i suoi problemi, saprà superare ogni momento buio, sa di non essere solo e di essere molto amato, sa che sarà felice! E' lui l'artefice del su destino, e vuole viverlo!
Io però non ho più quindi anni, e forse così speranzosa non ci sono mai stata. Ho scoperto presto che non sono tutti come me e Charlie e questo mi ha fatto sentire sola.
Vorrei solo poter imparare dalla sua lucidità a giustificare gli altri, a comprenderli oltre che ascoltarli, e a perdonarli, per quando non hanno capito me! O forse vorrei solo tornare ai miei quindici anni, chi lo sa!
Come al solito proverò a imparare qualcosa, ad accontentarmi ad esempio, sarebbe già abbastanza.
Ti lascio un pezzetto che ho sentito molto mio, so che capirai:
"Quindi, immagino siano tanti i fattori che ci fanno essere come siamo. Molti, forse, non li conosceremo mai. Ma, anche se non possiamo essere noi a decidere da dove veniamo, possiamo scegliere la nostra meta. Ci sono altre cose che possiamo fare. Cercando di sentirci a posto."
Sono stata confusionaria come sempre vero?Spero mi perdonerai!
Sempre con affetto,
Giulia
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Charlie
Voglio partire subito da lui, Charlie, il protagonista.
Quando ho letto che doveva intraprendere il primo anno delle scuole superiori sono rimasta a dir poco scioccata.
Charlie è troppo ingenuo e immaturo per un ragazzo di quella età. Non sa come va il mondo, tutto gli deve essere spiegato e mostrato. E anche con tutte le esperienze che “subisce” non si può dire che alla fine ci sia stata una vera e propria evoluzione, una comprensione sì, ma un evoluzione del personaggio? Non credo proprio.
“Ragazzo da parete”, o “Noi siamo infinito”, è un romanzo di crescita e forse tocca troppi argomenti per trattarne anche solo uno in maniera chiara ed esauriente. Allo stesso modo, tutte queste esperienza fanno parte del bagaglio psicologico di Charlie e tutte servono per comprenderlo o per scusarlo dei suoi comportamenti spesso troppo infantili (non si può piangere per ogni cosa a quell’età!!!)
Lo stile invece mi è piaciuto.
Il romanzo è in forma epistolare e tutta la storia viene raccontata attraverso lettere cha manda a una persona che non conosciamo e che in fondo anche Charlie non sa bene chi è… questo mi ha lasciata un po’ sorpresa perché come si può scegliere di designare come proprio unico confidente una persona di cui si ha solamente vaghe informazioni?
In tutte queste lettere Charlie racconta la sua vita, fatta di momenti di tutti i giorni, ma spesso rappresentano solamente un flusso di pensieri… nonostante questo le ho trovate un po’ fredde. Le lettere infatti vengono scritte in un secondo momento, quando gli eventi sono stati già elaborati da Charlie e le emozioni risultano fortemente attenuate.
Ho apprezzato però le citazioni dei libri, ma soprattutto delle canzoni che costituiscono un’ottima colonna sonora per la lettura del libro. Non si può non avere la curiosità di ascoltare “Asleep” e di capire perché è cos’ importante per Charlie.
Tutto sommato è un libro che offre ottimi spunti di riflessione.
Forse lo scrittore si sarebbe potuto limitare, come già detto, nelle situazioni che ha inserito (A volte mi veniva da esclamare “Ma dai, gli succede anche questo! Non è possibile!!”) e negli argomenti che tocca (anche perché alcuni sicuramente meritavano un approfondimento), ma rimane comunque un buon libro
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L'infinito siamo noi.
Il romanzo epistolare che è diventato un cult negli Stati Uniti vendendo oltre un milione di copie, Stephen Chobosky presenta "Ragazzo Da Parete".
Primi anni novanta, periferia di Pittsburgh. La trama è narrata da un adolescente noto sotto lo pseudonimo di "Charlie". In apparenza un ragazzo come tanti. E' terrorizzato dal fatto che a settembre frequenterà una nuova scuola per la prima superiore. Così, da un giorno di fine agosto ( precisamente il venticinque), decide di scrivere una serie di lettere dove racconta della sua vita, delle sue esperienze, dei suoi amici ed il primo amore, ad una persona anonima che non conosce personalmente senza mai rivelargli il mittente. Si confiderà con lui per tutto l'anno scolastico.
La narrazione è scorrevole ed è molto discreta nel raccontare i momenti "fragili", nel senso che ti lascia intuire quello che è successo senza metterlo per iscritto. Non ha alcun bisogno di sottintendere
i vari contesti particolari, come se non ci fossero parole (e non ci sono) per descrivere l'amarezza, la gioia, la tristezza o l'euforia. Ed è qua, che entra il bello. A volte lo stile narrativo, raccontati questi momenti con discrezione e noncuranza, chiude le lettere in modo brutale, andando poi a sottintendere quello che era effettivamente successo. Cioè, prima ti rende l'idea in modo "soft", e poi con l'ultima frase della lettera te la distrugge come una coltellata in pancia mentre non stai guardando, con quel puntino che chiude la conversazione e ti rimanda alla prossima lettera.
I personaggi sono fantastici. Li ho adorati. Rendono quel significato speciale sull'amicizia che ormai penso stia svanendo nel mondo. Sono davvero dei personaggi bellissimi, puliti e infiniti, e rendono il contenuto ancora più "infinito".
Di solito non do mai il massimo dei voti perché non credo nella perfezione. In questo ho caso ho dovuto fare uno strappo alla regola. L'ho dovuto fare perché raramente un libro mi ha coinvolto così tanto. Raramente un libro mi ha trasmesso quel senso di "infinito" che lo stesso Charlie cerca di interpretare e trasmetterlo al destinatario delle sue lettere. Questo romanzo ci ricorda di rimanere giovani e vivere la vita al meglio delle nostre possibilità, perché l'infinito siamo noi. E' l'ultimo libro che ho letto, e come direbbe Charlie, è il più bello.
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Ragazzo da parete
Ho letto questo libro pensando che fosse una storia d'amore,visto il titolo del film Noi siamo infinito che mi aveva incuriosito.Niente di più sbagliato.
Questa è una storia raccontata da un ragazzo all'apparenza come tanti.Un ragazzo alle prese con le prime esperienze,con le prime amicizie e i primi amori che ti cambiano la vita.
La cosa bella di questo libro è il modo in cui viene raccontato e attraverso quale realtà.Ci sono parole semplici dietro alle quali si nascondono la saggezza del protagonista che riesce a cogliere l'essenza delle cose quasi senza rendersene conto.L'autore mostra un mondo semplice,che non significa facile.Un mondo che molti ricordano con gioia e altri,come me,scoprono.
è il 1991,anno in cui non trovavi tutto le risposte su internet,ma dovevi vivere,buttarti nelle cose,spesso inconsciamente.
Questo ragazzo in realtà ha qualcosa dentro di sè,qualcosa che non sa di avere e l'unico modo per capire cosa sia è arrivare fino all'ultima pagina.Questo libro mi ha lasciato qualcosa ed era da tempo che non succedeva,quella sensazione che si prova quando finisci un Libro,con la L maiouscola,e non riesci a spiegare,ecco proprio quella...
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Da una lacrima sul viso...
Grazie Chbosky
per aver scritto un bel libro che riporta sicuramente la mente lontana negli anni, quando tutto sembrava un mondo da osservare, da scoprire, da odiare, da amare, dove tutto era infinito.
Mi hai fatto ricordare le incertezze e le debolezze dell’adolescenza, i pensieri e i percorsi che accomunano un po’ tutti quanti, tutti siamo stati giovani e intraprendenti. Chi più e chi meno ha avuto un rapporto difficile tra coetanei, tra i fratelli e i genitori, dove le personalità con le esperienze si sono formate e hanno trasformato i giovani in adulti.
Mi hai ricordato tante cose che anch’io facevo da adolescente e che magari osservavo fare agli altri, vale tra tutti quel bel riferimento della voce dal telefono cordless della madre di Sam che ricordava le mamme dei Peanuts…Wah Wah ….Wuh.
Grazie per aver dato voce a Charlie, che ha scritto tutto il libro sotto forma di diario, un ragazzo geniale, quasi perfetto nella sua diversità, così etereo e intelligente da riuscire a cogliere tutti gli aspetti e le situazioni e a dare vita a una sorta di raziocinio pacato, discreto e mai urlato, attraverso un atteggiamento compatibile con i mezzi a disposizione di un adolescente che vive il suo tempo in balia di forti sentimenti ed emozioni.
Grazie per aver reso godibile e piacevole questa lettura fresca e scenografica, che mi ha ricordato per certi aspetti “Jack” della A.M.Homes che però devo dire mi ha colpito e impresso di più per i contenuti e lo stile.
In confronto Jack vince su Charlie…ma è solo il mio parere per come vanno narrate e vissute le storie dei giovani.
E’ stato un piacere Chbosky averti letto…quando potrò vedrò il film.
A presto.
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Una travagliata adolescenza
E' un libro molto particolare. Ti ci accosti nella convinzione di incontrare un romanzo di formazione e il titolo accattivante e un po' retorico te lo fa subito pensare: sbagliato!
Fin dall'inizio, l'entusiasmo si smorza. Ogni pagina è attraversata da una tristezza strisciante e limacciosa e la caratterizzazione dei personaggi, non ritratti nella dinamicità di un magico periodo dell' esistenza, in cui tutto è ancora possibile, ma ingessati e statici nel loro modo di presentarsi, raffredda subito l'interesse del lettore che prosegue per dovere e per la curiosità suscitata, a questo punto, dal cercare di capire come si sia potuto tirar fuori una sceneggiatura per un film di successo, da tale deludente racconto.
Il romanzo è in forma epistolare e incontriamo il protagonista Charlie, quattordicenne americano anni novanta, che scrive ad un ignoto amico, il quale non conosce (e non deve conoscere) l'identità del mittente delle lettere. La vita di Charlie non sembra per niente invitante, anche perchè ha da subito a che fare con il suicidio di un suo amico e con altri episodi inquietanti, di una quotidianità non proprio ordinaria. Quello che colpisce è che Charlie registra ogni fatto e racconta al suo inconsapevole amico di penna quanto gli accade giorno per giorno, con distacco e freddezza, quasi non parlasse di cose personali e intime che lo riguardano così da vicino . Manca il cuore! Manca la convinzione granitica di ogni adolescente nella risoluzione di ogni conflitto, nel superamento di ogni ostacolo! Manca la fiducia incosciente e determinata in un radioso futuro, che anche l'adolescente più pessimista segretamente coltiva! Manca anche la rabbia incontenibile, che un giovane può provare a quell'età per le ingiustizie della vita e che è tanto più violenta e assoluta quanto più si è immaturi e inesperti della vita! Charlie appare, al contrario, come un tranquillo pensionato che lancia le briciole ai piccioni nel parco, raccontando ad un passante la sua storia con tiepida tranquillità! Ma insomma, i colori sgargianti dell'alba della vita dove sono?!
A questo punto l'autore si sente obbligato ad inserire nel percorso l'immancabile professore-guida, Bill (citazione scontatissima e insopportabile dell' "Attimo fuggente"), con tutto il suo bagaglio di libri-guida- per- la vita, che ho davvero sopportato male.
Ho faticato a seguire questo giovane ragazzo nel suo percorso attraverso gli imprevisti di questa vita di provincia americana. Per un lettore italiano, inoltre, l'identificazione con questo adolescente d'oltreoceano è abbastanza difficile, soprattutto per la diversità abissale dei college americani da uno qualsiasi dei nostri licei e per la vita completamente diversa e difficile da decifrare che vi si svolge, con i suoi riti, i suoi luoghi e le sue figure di riferimento.
Verso Charlie nasce comunque, immediata, una certa diffidenza. Non si riesce a fare il tifo per lui: la sua figura lascia interdetti e al massimo si prova, per questo ragazzo, una certa pena. Si finisce con l'osservarne le vicende in un modo abbastanza distaccato, come se si muovesse in uno strano acquario, nel quale i sentimenti dei personaggi sono rappresentati, ma non coinvolgono. Tutto accade in un'atmosfera sospesa e vischiosa, in cui viene spontaneo immaginare questi ragazzi nel loro futuro già scritto, di adulti sofferenti, irrisolti, che si porteranno dietro, faticosamente, un passato appesantito da vicende gravi e irreparabili (una gravidanza interrotta, la violenza nei rapporti d'amore, l'omosessualità nascosta e condannata).
Le frasi tipiche dell'adolescenza, che scaturiscono da esperienze, tutto sommato banali, ma che ad ognuno di noi sono sembrate, ovviamente uniche e irripetibili e che oggi, da adulti, ci fanno tenerezza e ci appaiono anche un po' comiche nella loro roboante assolutezza, risultano quasi posticce e fuori luogo, disseminate nel testo tanto per portare il lettore sul terreno desiderato, con l'unico risultato di farlo sentire "imbrogliato"!
Mi dispiace, ma l'autore non mi ha convinto. Ho percepito subito la mano pesante di un adulto che scrive di adolescenza, non con l'incanto del ragazzo che si affaccia alla vita e per cui anche le vicende più tragiche trovano spiegazione in quel girotondo di colori, sensazioni, sentimenti esasperati e assoluti che quell'età porta con sè, ma con il disincanto di un uomo che forse, di quell'età, ha davvero dimenticato tutto ...
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In quel momento, ti giuro, ci siamo sentiti infini
«Anche se non possiamo essere noi a decidere da dove veniamo, possiamo scegliere la nostra meta»
Amo tante frasi di questo splendido libro, e questa è una. Perché tutto il romanzo è la ricerca della meta del protagonista.
Forse io sono un po' di parte per recensire questo libro, avendolo letto in un periodo particolare della mia adolescenza, l'estate scorsa, mentre mi arrovellavo tra le prime esperienze e i primi dubbi, proprio come Charlie, che è diventato mio amico durante la lettura (durata solo tre ore in quanto non staccavo gli occhi dalle pagine molto scorrevoli) e tutt'ora pensando a quelle pagine mi emoziono.
Charlie ha appena finito le medie, e deve superare come tutti il passaggio tra l'ultima tappa dell'infanzia a quella dell'adolescenza: le superiori. Tutti si sono sentiti più o meno sperduti, ma lui lo è ancor di più grazie al recente suicidio del suo unico amico, Michael e le sue "stranezze" che lo rendono escluso.
Nel suo animo però vive ancora il ricordo della zia morta quando lui aveva sette anni. Per sua fortuna ha una famiglia unita, in cui si sente capito e amato. Ma ciò non basta.
Per Charlie c'è ancora molto da scoprire, un intero mondo che lo attende e la sua anima da scoprire. E' un poeta e adora leggere, cosa che verrà notata dal suo professore Bill, figura fondamentale, che gli fornisce le letture ed instaura con il ragazzo un rapporto di amicizia.
Un giorno Charlie incontra Patrick e Sam, una bellissima e disinibita ragazza dell'ultimo anno con verdi occhi ipnotici.
Charlie se ne innamora ed entra a far parte del loro gruppo, facendo nuove amicizie e provando nuove cose, come le sigarette, droghe ed il sesso.
Charlie si apre con i due, e loro lo fanno con lui, rivelando i loro retroscena ed i problemi.
Ma il ragazzo ha qualcosa che non va, c'è un segreto che la sua mente ha celato e che alla fine del libro vi farà venire la pelle d'oca.
Ragazzo da parete è la storia di un adolescente sensibile, e ciò lo porta a notare ogni dettaglio intorno a sé, percepisce il disagio in modo diverso dagli altri. Lui lo analizza e si scava dentro per provare a dare una spiegazione a tutto, per essere sincero.
Attraverso le lettere che egli scrive ad uno sconosciuto di cui ha sentito parlare, scopriamo anche qualcosa su noi stessi. Io ho trovato numerosi insegnamenti tra quelle pagine, e penso che chiunque ne trarrebbe qualcosa di positivo, anche un adulto che comincia a dimenticare com'è essere adolescenti.
Vi ritroverete in quelle pagine, noterete dettagli che vi ricorderanno qualcosa di voi e del vostro passato (o presente).
Riscoprirete l'importanza di una giornata di pioggia, di una canzone che vi rappresenta o di una poesia, la bellezza di un cielo stellato, dell'aria tra i capelli che vi fa sentire liberi e il sentirsi incompleti, tipico di quel periodo. O la fantastica sensazione che si ha dopo aver riso fino alle lacrime insieme ai propri amici. Quell'attimo in cui pensi che fermeresti il tempo, per non farti sfuggire quel momento. L'attimo in cui ti senti infinito su questo pianeta.
Ma anche Charlie lo dice, la vita è fatta di momenti, l'importante è non dimenticarli.
Rileggendo ciò che ho scritto noto che non sono riuscita davvero a rendere ciò che per me significa questo libro, a volte le parole non bastano. So solo che è uno di quelli che quando si leggono non si dimenticano più, perché per pura coincidenza, capita nel momento giusto della tua vita ed esprime ciò che provi in modo eccelso, come se fossero le tue parole.
Lo consiglio vivamente, pur essendo fuori ristampa e quasi impossibile da trovare. Mantenete il passaparola che ha reso questo libro famoso nel mondo.
Sono sicura che lo adorerete per la sua semplicità.
«Le cose cambiano e gli amici se ne vanno. Ma la vita non si ferma per nessuno»