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Ragazze di campagna Ragazze di campagna

Ragazze di campagna

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La timida e romantica Caithleen sogna l'amore, mentre la sua amica Babà, sfrontata e disinibita, è ansiosa di vivere liberamente ogni esperienza che la vita può regalare a una giovane donna. Quando l'orizzonte del loro piccolo villaggio, nella cattolicissima campagna irlandese, si fa troppo angusto, decidono di lasciare il collegio di suore in cui vivono per scappare nella grande città, in cerca d'amore ed emozioni. Nonostante siano fermamente decise a sfidare insieme il mondo, le loro vite prenderanno però vie del tutto inaspettate e ciascuna dovrà imparare a scegliere da sola il proprio destino.



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Ragazze di campagna 2023-02-27 17:08:36 68
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68 Opinione inserita da 68    27 Febbraio, 2023
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Che sia vera gloria?

“ Ragazze di campagna “ ( 1960), celebre romanzo di Edna O’Brien, considerato un punto di rottura nel mondo letterario irlandese, sembra restituire voce e dignità a un universo femminile da sempre maltrattato e silente.
L’ opera, incentrata sulla educazione sentimentale e sessuale di due quattordicenni, Kate e Baba, paladine di un desiderio di libertà che cerca di evadere da una condizione deprecabile e marginale, al momento della pubblicazione fu aspramente condannata e censurata da Stato e Chiesa per i propri contenuti ritenuti scabrosi.

Kate e Baba sono due quattordicenni immerse in una simbiosi necessaria, ragazze di campagna di estrazione diversa, sociale, economica, culturale, famigliare, personale, con gli stessi sogni, il desiderio di fuga da un mondo rurale ingombrante e riduttivo per cedere alle infinite possibilità di una vita cittadina che prospetta esperienze, conoscenze, libertà sessuale, un futuro possibile.
Kate vive l’ incubo di perdere la madre e l’ amato Hickey, il tuttofare di casa, un ragazzo dal cuore d’oro, è sminuita e osteggiata dalla gelosia di Baba, i suoi successi scolastici stridono con la disinvoltura dell’ amica, il suo desiderio di amore con la spregiudicatezza sessuale dell’ altra.
Un’ educazione sentimentale parzialmente condivisa, osteggiata da divieti e perdite famigliari ( Kate sarà presto orfana di una madre che ama alla follia), invise a un’ opinione pubblica costruita su patriarcato e cattolicesimo, l’ indecenza e l’ immoralità di un padre violento e alcolista, la fragile e artefatta cultura borghese.
Un giorno Kate e Baba verranno educate in convento, un luogo soffocante assimilabile alla galera, assoggettate a regole e a insegnamenti contrari al proprio desiderio di esperire, Baba si circonderà di storielle fugaci, Kate vivrà una passione romantica per il signor Gentleman, un francese affascinante infelicemente sposato.
La fuga a Dublino per gustare la vita nella città dei balocchi, incontri, feste, luci al neon, visi, traffico, gin, un enorme quantità di gente che corre chissà dove ….”l’ amavo più di quanto avessi mai amato un giorno d’ estate in un campo di fieno”…., due ragazze adulte e carine pronte a fare esplodere la città,…” una confusa massa di capelli ramati”… la gente che osserva e distoglie lo sguardo …” come se avessero appena scoperto che eravamo nude o qualcosa del genere”… ma non importa.
Quale futuro oltre la libertà dei propri diciotto anni? Verrà il momento di rimuginare sui visi campagnoli, di pensare all’ unicità e alla dignità di un prato e della luna, di considerare la bellezza della vita nell’ incontro con belle persone, di ritenersi superficiali e sciocche, di chiedersi come una solida amicizia abbia potuto dissolversi, di smaniare per qualcuno che pare un’ ombra.

….” È l’ unico momento in cui ringrazio di essere donna, il momento della serata in cui chiudo le tende, tolgo i vecchi vestiti e mi preparo per uscire. Odio essere donna. Vanitosa, vacua, superficiale. Ma in quel momento della serata sono felice. Mi sento bendisposta verso il mondo”….

Che cosa ha consegnato “ Ragazze di campagna “ a una fama postuma? Si è scritto e si è detto del messaggio sociale e politico dell’ opera, un’ idea di presente e di futuro per una generazione di donne in nome di una libertà espressiva a tutto tondo, una vita di costrizioni che prevedevano violenza, stupri, gravidanze forzate, parti pericolosi, schiavitu’ domestica, il rischio di essere internate perché contrarie a tradizioni conservatrici e obsolete, donne senza condizionamenti finalmente protagoniste del proprio destino.
Da un punto di vista letterario in realtà il romanzo non presenta particolari picchi di profondità, si dibatte in una vita di superficie che trasforma le protagoniste in due eroine del proprio tempo che sperimentano un’ educazione sentimentale e una sessualità piuttosto frivole, confuse, frammentarie, che non sanno bene come muoversi, cosa pensare e provare, irretite da un senso non senso che finisce con l’ essere stucchevole e poco inclusivo.
Quella famosa indipendenza per uscire da uno stato di dipendenza si annienta e si perde in una superficialità dilagante, un’ idea di libertà che esula da un profondo e meditato senso di appartenenza e di conoscenza di se’, la stessa Kate cavalca un doppio se’ auspicando e negando pensieri e desideri, il signor Gentleman, di cui è infatuata, è un personaggio distante e fumoso come Baba, che appare e scompare dalla sua vita inspiegabilmente.
La scrittura è colloquiale, scorrevole, frizzante, diretta, ma niente di stupefacente, di certo non percorre e percuote quel solco dell’ esistenza come ci si poteva attendere viste le premesse e la fama che hanno accompagnato e continuano ad accompagnare la famosa autrice irlandese .

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Ragazze di campagna 2016-08-06 12:55:47 Cordelia04
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Opinione inserita da Cordelia04    06 Agosto, 2016

Un tuffo in una vita

Ho scoperto questo libro qualche anno fa, in una piccola libreria poco distante dalla mia città. Mi colpì, di primo acchito, la copertina: Una ragazza dai capelli rossi, con l'aria triste ed una valigia stretta nelle mani. Ho pensato che in quella valigia ci fosse tutta la sua vita. E senza neppure sapere di cosa parlasse il libro, in quel momento, mi sono sentita incredibilmente vicina alla ragazza della copertina. In un secondo istante ho dato un'occhiata alla trama e ho deciso, immediatamente, di acquistarlo! Non mi sono mai pentita di questa scelta!
Ho trovato molto di me stessa in quelle pagine, mi sentivo sempre più simile alla protagonista! Nonostante non fosse "IL CAPOLAVORO" ne sono rimasta legata! Non ho provato lo stesso identico attaccamento per i seguiti, in particolare per l'ultimo, ma questo mi ha teso la sua mano di carta e mi ha trascinato al suo interno! Mi chiesi come avessero fatto a bruciarlo sul sagrato di una chiesa... Anche se comprendo che a quel tempo... Le donne... Non avevano molta libertà di atteggiamento. Comunque questo libro mi ha emozionato profondamente, nonostante non avesse nulla di speciale, nulla di eclatante, è un libro molto lineare senza particolari colpi di scena, eppure mi ha fatto sognare! Forse proprio per questa sua genuinità, questa sua naturalezza, tipica della vita reale, nella quale, spesso, ci si rispecchia. Scritto molto bene e in modo semplice. Edna O' Brien, a mio parere, è riuscita nel suo intento, e cioè: Rendere indimenticabile la propria vita, attraverso le sue parole, "Le parole, se vere, non hanno bisogno di alcuna coreografia" voto 5

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A tutti, in particolare gli amanti della O'Brien!
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Ragazze di campagna 2015-08-12 08:21:18 evakant
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evakant Opinione inserita da evakant    12 Agosto, 2015
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ASPETTATIVE DELUSE

“La più grande scrittrice vivente di lingua inglese”

“Philip Roth ha ragione. Edna O'Brien è la più grande e Ragazze di campagna è un libro bellissimo, bellissimo, bellissimo.”

“Ragazze di campagna ha un fascino senza trucchi, un'originalità spontanea”

“Un manuale di anatomia dell'anima. Ogni parola, ogni aggettivo, ogni frase sono così essenziali che non riesci mai a distrarti neanche per due righe”
“O'Brien è stata la grande innovatrice dell'immaginario irlandese”

“Uno scandaloso puzzle di desideri femminili”

“Un tesoro di potenza, intelligenza e ironia”

“Tra i maggiori geni della nostra generazione”

Normalmente non mi accingo a leggere un libro “lusingata” dai commenti sul retro della copertina.
Lo faccio per non crearmi aspettative esagerate, perchè diciamocelo, sulle copertine vengono, ovviamente, messi solo i commenti più entusiastici.
Addirittura questa Edna O'Brien è definita niente meno che la più grande scrittrice vivente di lingua inglese e un genio.
Ovviamente le aspettative che si sono create nella mia mente erano altissime.
E sono puntualmente andate deluse.

Questo libro non mi ha lasciato nulla. Nulla.
Non ha aggiunto niente alla mia vita, non mi ha lasciato passi o tratti da ricordare.
Prima di parlarvi della trama, che è molto semplice e lineare devo fare alcune premesse.
Non si può capire questo libro senza conoscere un minimo il background di questa signora irlandese.

Questo libro è stato scritto nel 1960 ed è ambientato nelle campagne irlandesi, pregne di fanatismo religioso, di povertà, di ignoranza come di paesaggi meravigliosi.
Essere donna in un periodo del genere non deve essere stato facile e forse la distanza tra la vita di oggi e quella di allora non mi ha fatto comprendere questo “capolavoro”.
Forse...anche se nelle descrizioni le situazioni e la cultura di quel tempo non mi sembrano poi così diverse dalla vita di campagna che sento raccontare dai miei genitori.

Caitleen nel 1960 è una ragazzina molto povera, con una padre alcolizzato e violento, una madre rassegnata alla sua vita di negazione, ha un'amica Baba, che poi tanto amica non mi è mai sembrata visto che la trattava malissimo, la umiliava in tutti i modi non solo alla scuola di paese, ma per tutto lo svolgersi del libro, che copre un arco di alcuni anni.
La famiglia di Cait ha una fattoria che ormai è in rovina, portata avanti da un ragazzone che è praticamente l'unico (oltre alla madre) che si prende cura di lei.
Un pomeriggio, dopo svariati giorni di pellegrinaggio alle varie osterie dei dintorni, il padre di Cait torna a casa ubriaco e nuovamente picchia la moglie, che decide così di andarsene e tornare per un po' dalla sua famiglia di origine, senza portare la figlia (che forse avrebbe dovuto raggiungerla più tardi... ma non è dato a sapersi...) senonché ha un incidente e muore.
Cait viene a sapere il tutto la sera a casa dell'amica Baba (che ha anche lei una famiglia piuttosto disastrata, una madre del tutto indifferente che le fa fare tutto quello che vuole e vive solo rimpiangendo la sua bellezza ormai sfiorita, e bevendo, e un padre talmente indaffarato da non esserci mai).
Nel frattempo è venuta a sapere che ha vinto una borsa di studio per un prestigioso collegio di religiose e dopo un'estate passata in una sorta di apatia parte insieme a Baba per il collegio.
Nel frattempo il padre di Cait smette di bere e cerca di riprendere in mano la fattoria, ma è troppo tardi e deve venderla al proprietario dell'emporio di paese, caro amico di famiglia (e probabilmente pure l'amante della defunta madre di Cait).
Cait ha una sorta di repulsione verso suo padre, chiaramente lo incolpa della morte della madre, ma ogni tentativo dell'uomo di riavvicinarsi alla figlia è da lei rifiutato, tanto da praticamente dimenticarsi dell'uomo per tutto il tempo che starà via, disinteressandosene proprio.

Il collegio si rivela un vero carcere, un posto pessimo dove le ragazze sono malnutrite, umiliate e represse (mi ricorda Ludlow di Jane Eyre, peccato che la Bronte come stile di narrazione è proprio su un altro pianeta) ma non mi dilungherò troppo in questo.
Cait e Baba sono stufe e si fanno espellere dopo 3 anni e si trasferiscono da sole a Dublino.
Cait farà la commessa e Baba non si è capito bene cosa (credo nulla, se non la mantenuta).
Le ragazze in città sono entusiaste della vita piena e varia, cercano incontri con ragazzi del posto per divertirsi (per poi fini squallidamente con due ricchi cinquantenni) e Cait alla fine instaura una relazione clandestina con un uomo del suo paese che già prima che partisse per il collegio delle monache l'aveva “insidiata” pur in modo piuttosto discreto: tale Mr Gentleman, oriundo francese facoltoso, danaroso e con moglie esaurita “corteggia” già la ragazzina quando lei ha 14 anni (e lui sembra sui 50) e va avanti fino a quando lei è in città e ne ha circa 18.

Il lieto fine? Non c'è perchè non c'è nemmeno una fine.
Non esiste finale, la narrazione si interrompe e basta.
Più che per un espediente letterario per lasciare lo spazio aperto agli altri due volumi della “trilogia”.

Lo stile narrativo è asciutto, essenziale e questa cosa la trovo apprezzabile. Non molto invece tutta la storia che ho trovato molto reale, molto umana, molto cruda (e probabilmente molto autobiografica) ma che non mi ha lasciato nulla.
Questa Cait (e questa Baba) pur essendo diverse si dibattono in un mondo tutto maschile, corrono dietro ad un'emancipazione che si riduce nello scappare da un collegio, fumare, avere una vita dissoluta e cercare la compagnia di uomini ricchi...anche se nel caso di Cait il tutto è mascherato sotto una vena di romanticismo dipingendo Gentleman così come lo si identifica (un gentleman appunto) quando in realtà è un vecchio triste infatuato di una minorenne, che pone fine a tutto in modo molto vigliacco appena viene scoperto dal padre di lei e dalla moglie.

La letteratura è piena di giovani sfortunatissime, di giovani che vivono in periodi storici in cui le donne non contano nulla, ma questa davvero è la meno emancipata e la meno coraggiosa che abbia mai visto, una Jane Eyre o una Elisabeth Bennet sono, pur calate in un periodo storico ancora più buio per le donne, mille volte più emancipate, sagaci e intelligenti di questa ragazzetta che negli anni 60 vuole giustamente vivere la sua vita come vuole, ma è anche così ingenua da farsi sballottare dall'amica, dall'amante, da tutto.
Forse è voluto, ma questo libro non ha una morale, a me non ha fatto riflettere su nulla, se non sul fatto che questi scritti definiti “femministi” descrivono in realtà situazioni che non fanno trasparire nulla di edificante su queste fantomatiche “femministe”. Cait non si è emancipata in nulla se non nel vivere e lavorare mantenendosi da sola, per il resto subisce le decisioni altrui.

Gli stati d'animo della ragazza non sono nemmeno descritti così bene...a parte il frangente in cui la madre muore, la narrazione è un susseguirsi di fatti presentati cronologicamente, le descrizioni non sono per nulla scandalose, ma nemmeno lontanamente, nemmeno per il periodo in cui è stato scritto il libro (anni 60)...
Insomma, se questa signora è la più grande scrittrice di lingua inglese vivente, non immagino le altre.

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Ragazze di campagna 2014-04-09 06:56:00 MATIK
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MATIK Opinione inserita da MATIK    09 Aprile, 2014
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Ragazze di campagna.

Un romanzo che quando uscì nel lontano 1960, nell'Irlanda bigotta e cattolicissima, creò molto scalpore, oggi non è niente di rivoluzionario, sono due ragazze che vogliono vivere semplicemente libere da tabù e costrizioni la loro adolescenza, i loro primi amori e la loro sessualità.
Sono due ragazze completamente diverse: una Baba, scaltra, esuberante e sfrontata che spesso ridicolizza e offende Caithleen, intelligente e dolce che soffre per la morte improvvisa della madre, l'unica che le ha dato amore, odia profondamente il padre violento e gran bevitore, sempre pieno di debiti, che si è fatto portar via tutto (casa, terreni e bestiame) dalle banche, innamorata di un uomo molto molto più vecchio di lei e sposato.
Un giorno vincono una borsa di studio in un convento di suore, dove vigono regole rigidissime alle quali non riescono ad adattarsi, fuggono, vanno a Dublino a cercare fortuna e convinte di conquistare il mondo.
Amaro e triste, incisivo come solo alcune giovani opere sanno essere, “Ragazze di campagna” è un romanzo toccante e ironico, il ritratto di un'epoca in fermento, di grandi cambiamenti e tragiche contraddizioni.
"Credo che fu in quel momento che iniziò quella fase della nostra vita che potremmo intitolare -due sciocche ragazze di campagna alla conquista della grande città-. La gente ci fissava e poi guardava subito dall'altra parte, come se fossimo state nude o qualcosa del genere. Ma a noi non importava. Eravamo giovani e belle, o almeno eravamo convinte di esserlo."

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Ragazze di campagna 2014-01-20 18:10:29 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    20 Gennaio, 2014
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Ragazze di campagna di Edna O'Brien

La bellezza di questo romanzo è nella sua semplicità, nella capacità della scrittrice di descrivere con realismo e naturalezza quella che gli inglesi definiscono, con un’espressione ineguagliabile, la “ordinary life” di una comunità irlandese residente in campagna, che trascina la vita tra sogni irrealizzati, amori falliti e lavoro duro.
Caithleen e Baba sono due adolescenti, legate da un’amicizia profonda al di là dei dispettucci, delle piccole e grandi prevaricazioni, delle gelosie. Le due ragazze sognano una vita che offra loro opportunità e agi impensabili nel loro piccolo paese d’origine. Dopo la morte tragica della mamma, Caithleen desidera sempre di più allontanarsi dalla casa paterna anche per sfuggire alla convivenza con il genitore alcolizzato e violento. L’occasione le si presenta con la vincita d’una borsa di studio che la condurrà insieme con Baba in un collegio di monache. Allontanarsi dai luoghi in cui la presenza della madre è ancora così viva è doloroso, ma necessario: le due ragazze cominciano in questo modo il loro viaggio verso l’età adulta. La fuga dal collegio e l’approdo a Dublino sono una tappa successiva. L’amore per un ambiguo uomo sposato coglie Caithleen del tutto impreparata, mentre Baba sembra agire con maggiore spregiudicatezza.
Una storia comune, dunque, come quella di tante adolescenti: il merito dell’opera della O’Brien è consistito nel raccontare i sentimenti, le impressioni, le aspirazioni, le pulsioni sessuali di due giovani donne, con un realismo e una semplicità che, negli anni sessanta, quando fu pubblicato il libro, fecero inorridire e gridare allo scandalo la cattolicissima Irlanda. Il tema del sesso, infatti, considerato ancora scabroso e scottante in quel periodo storico, viene affrontato con grande naturalezza dalla O’Brien, che fa luce sui desideri più reconditi dell’essere umano.
La campagna di cui pure si descrivono i profumi, i suoni melodiosi, i paesaggi verdi e i fiori multicolori, non è quel luogo ideale , quel luogo dell’anima così spesso evocato in letteratura. Essa è anche trascuratezza e sporcizia, noia e insofferenza che spesso sfociano in violenza e prevaricazione.
Un romanzo interessante, un ritratto di una società non molto lontana dai nostri giorni eppure ancora segnata da grandi pregiudizi: la prosa scorrevole e il ritmo serrato ne fanno una lettura piacevole e veloce.

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