Ragazza
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Maryam
«Mio padre non è riuscito a guardarmi. Lui diceva sempre che quando te ne vai è l’anima a restare. Diceva che l’anima non pesa niente, essendo di origine divina.»
È stato un attimo. Come un tuono che rompe la quiete portando tempesta, che spacca in due il cielo destando e lasciando ansia nel cuore. Le ragazze erano tutte insieme nel campo e non si aspettavano una irruzione di questo genere da parte di un gruppo di jidhaisti. Obiettivo principale di questi è rastrellare ogni villaggio nigeriano, siamo infatti in Nigeria, per reclutare ragazzi con la giusta età da impiegare in combattimento in cambio della promessa di grosse somme di denaro e, laddove questi non fossero stati trovati, sequestrando le ragazze, prelevate dalle loro famiglie e i loro affetti per essere confinate nella foresta Sambisa e qui istruite e convertite alla religione. Violentate nel corpo e nell’animo, private di quel che ancora di umano poteva esistere al mondo.
È qui infatti che le ragazze vengono schiavizzate, che vengono costrette ad appagare i militari vogliosi che le considerano meri oggetti privi di valore alcune e atti semplicemente a soddisfare i loro bisogni fisici, a svuotarsi, che vengono costrette a cucinare, pulire, a pregare quel Dio del quale non conoscono il verbo, a subire ogni forma di ingiuria e di vessazione.
Maryam non è immune da questa sorte. È tra queste giovani che vengono rapite e schiavizzate, è tra queste giovani che vengono violate per la prima volta e poi ancora e ancora fino a che non raggiungono l’età per essere mandate in moglie e procreare eredi da convertire al credo o uccise perché inutili al loro scopo. Ella finisce in moglie proprio a un militare, Mahmoud, dal quale darà alla luce Babby.
«Saprò mai il linguaggio dell’amore? Saprò mai di nuovo cos’è un focolare?»
Maryam riesce a fuggire dalla sua prigionia con la figlia e un’amica proprio quando la situazione sembra mettersi nel peggiore dei modi. Attraversando e vincendo le insidie della foresta raggiunge il villaggio natio dove tante cose sono cambiate nel lungo periodo della sua assenza.
Per Maryam sarà un percorso in salita, un ricominciare, un cercare di ricordarsi di vivere e non solo sopravvivere ma sarà anche un viaggio fatto di quella speranza di una vita libera da barbarie e torture. La sua famiglia la ritroverà spezzata, per molti sarà soltanto una moglie jihadi con quel lerciume della foresta ancora appiccicato sulla pelle, sarà semplicemente una reietta o ancor peggio una traditrice. Riuscirà a trovare il suo nuovo inizio? Riuscirà a far del male subito uno strumento con cui ripartire per il futuro?
«Mi avrebbero usato quella gentilezza? Avrebbero evitato d’inondarmi di domande perché, nonostante il sangue freddo e il bel vestito, ero fragile. In parole povere, disse, dovevano considerarmi una che torna alla vita con i passetti di una bambina.»
Con “Ragazza” Edna O’Brien dona al suo pubblico un libro forte, intenso, ricco di spunti di riflessione, mai banale e sempre intriso di profonde emozioni.
Lo stile narrativo è rapido, fluido, privo di fronzoli. È schietto e diretto, arriva diretto al lettore come coltellate e nulla risparmia di quel dolore provato, vissuto, inciso nella pelle e nell’anima. “Ragazza” è un libro che al contempo sa essere anche una testimonianza di uno spaccato di mondo ancora oggi esistente e brutale che nulla risparmia e che nulla consente a quelle vittime preda della legge del più forte.
Uno scritto che conferma le grandi capacità di una scrittrice prolifica negli anni e sempre attenta ai temi che più ci sono vicini.