Racconto di un naufrago
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Alla deriva
Il Naufrago di Marquez ha un nome ben preciso : Luis Alejandro Velasco, marinaio sul cacciatorpediniere colombiano Caldas. La vicenda si riferisce ad un fatto realmente accaduto e anticipato dall’autore in premessa, ossia l’incidente occorso nel febbraio del 1955 ad otto uomini dell’equipaggio sbalzati in mare . Solo uno di questi , dopo dieci deliranti giorni in balìa delle acque, approdo’ su una spiaggia isolata e venne soccorso e tratto in salvo. Celebrato come un eroe, si presento’ tempo dopo al giornale dove lavorava Garcia Marquez vendendo un'intervista integrale sull’accaduto . Versione che la dittatura al potere non apprezzo’, costringendo alla chiusura la testata giornalistica e congedando il marinaio.
Il racconto, pubblicato a episodi e ripreso in un unico volume nel 1970, si concentra sui giorni del naufragio e sulla disperata, drammatica lotta alla sopravvivenza. Dagli albori, in cui il terrore si diffonde nella mente e nel corpo fino a risvegliare la lucidita’ perduta, nell’acqua gelida e tagliente la disperata rincorsa di una zattera cui aggrapparsi. E i minuti che diventano ore, rinfrancato dalla certezza dei soccorsi in arrivo. Ma i soccorsi tardano e la sete e’ insopportabile nelle infinite giornate dove il sole impietoso sgretola la carne.
Di notte il vento freddo flagella il corpo sempre inzuppato, la fame, la solitudine, le allucinazioni, .
Si susseguono le albe ed i tramonti e l’ambizione non e’ piu’ per la vita, ma per la morte.
Quando la gola non sembra piu’ ardere dalla sete, quando lo stomaco sembra non contrarsi piu’ nella morsa della fame, quando le piaghe paiono non pulsare il naufrago capisce che finalmente sta morendo.
O cosi’ dovrebbe essere se all’orizzonte l’ombra dei gabbiani sugli scogli non gridasse : Terra !
E allora eccola la voglia di vivere che ritorna e induce l’uomo a combattere ancora e ancora, per trarsi in salvo l'ennesima volta.
Breve e ben scritto, e’ una penna lucida e realistica ma lontana nello stile e nel ritmo da quel ribollir caraibico di surreale e fantasioso a cui Gabriel Garcia Marquez ci ha abituato nella maggior parte delle sue opere e cui io, francamente, associo il suo nome e vado inconsciamente cercando nei suoi libri.
Piacevole ma non indimenticabile. Buona lettura.
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racconto di un naufrago
E’ un romanzo breve e sicuramente non tra i più famosi di Marquez che tuttavia esprime tutta la capacità narrativa dell’autore che riesce a tenere il lettore aggrappato alla storia in modo sublime...
Si tratta del racconto di un naufrago, quindi sin dall’inizio il lettore sa come andrà a finire, ma non riesce di smettere di leggere.
I fatti sono praticamente pochissimi, ma Marquez riesce a trasformare quei pochi elementi narrativi in modo mirabile, tanto che il lettore ha la sensazione di essere lui stesso il naufrago che lotta per la sua sopravvivenza, che vive l’angoscia di essere sbranato dagli squali che ad una precisa del giorno si materializzano attorno alla sua zattera, che sente i morsi della fame...che avverte il calore inesorabile del sole che arroventa la pelle. Il racconto, è la parabola della vita e va a toccare le corde profonde dell’istinto di sopravvivenza che, contro ogni ragionevole speranza, spinge il naufrago a lottare, a non arrendersi, anche quando la prospettiva più probabile è la morte lenta sotto un sole infuocato, oppure essere inghiottito dal mare...oppure la morte per sfinimento...il naufrago sembra dire: la morte può attendere...almeno oggi non sarà accontentata!!...domani...forse!
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NAufrago con Velasaco
Un'altra storia narrata in modo sublime. Se sia vera o no, purtroppo, non è dato di saperlo. Ma voglio crederci, perché sono stati dieci giorni intensi, veri, oltre lo spazio oltre il tempo, dove i minuti diventao giorni e i giorni mesi. Da quando Velasco cade in mare, a quando approda sulle coste colombiane. Dieci giorni dove il celo blu, il sole rovente e il mare smeraldo diverranno i vostri peggiori nemici. Sentimenti e emozioni spesso contrastanti galleggiano con noi sulla penna virtuosa di un maestro di prosa.
Marquez si fa cronista di questa sventura avventura, dove un marinaio sarà costretto a sopravvivere, con un orologio, gli indumenti e qualche remo, su una zattera di sughero e la sola speranza di essere ritrovato, di continuare a vivere. Una speranza che prima sarà la scintilla del motore che lo spingere a vivere per poi diventare in seguito il falò delle sue ossessioni. Naufrago, della sua patria, naufrago del mare, e naufrago anche della vita e della morte, dove nemmeno quest’ultima lo vorrà. Lasciandolo in bilico sul confine della follia. Se la speranza è l’ultima a morire è forse perché è la prima a insorgere quando tutto sembra darci per spacciati, ma se ci abbandoniamo troppo a lei è anche quella che logorerà le nostre menti, conducendoci sul viale della disperazione.
Anche se sappiamo come va a finire sin dal principio è un racconto emozionante, tiene alta la tensione e la voglia di leggerlo. Ci pone così su questa zattera di sughero alla deriva. Un racconto dove lo stile e la capacità di trasposizione di Marquez si percepisce, nonostante i suoi capolavori siano lontani dall’essere partoriti emerge con forza la sua capcità narrativa.
Un romanzo che non risulta mai noioso e ci spinge alla lettura, come le correnti del golfo spingono sovrane le zattere alla deriva.