Quello che manca
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Recensione della Redazione QLibri
Famiglia genetica, legale, economica, filosofica,
“Costanza decise di tuffarsi. Come aveva fatto con la proposta di Henry. Avrebbe cavalcato l’onda fin dove l’onda l’avrebbe portata prima di infrangersi, o prima che lei stessa finisse contro uno scoglio.”
Dopo “I formidabili Frank” è ancora una volta la famiglia il fulcro della narrazione del nuovo libro di Michael Frank. Stavolta non siamo di fronte ad un memoir ma ad un classico romanzo.
Tutto inizia in Italia, a Firenze, dove Costanza, una donna di circa quarant’anni che fa la traduttrice, incontra Henry e suo figlio Andrew in una piccola pensione dove tutti e tre stanno trascorrendo un periodo di vacanza. Costanza ha per metà origini italiane, sua madre è ligure, mentre il padre, morto quando lei era adolescente, era statunitense. Sia Costanza che Henry ed Andrew vivono a New York, ma è nella pensioncina di Firenze che scatta l’inaspettata ed intensa attrazione fra i tre. Prima si conoscono Costanza ed Andrew. Lui è un ragazzo che deve frequentare l’ultimo anno delle superiori, è introverso e tormentato. Si è appena lasciato dalla sua ragazza, non ha un buon rapporto con il padre che considera troppo egocentrico e narcisista e dal quale non si sente amato fino in fondo. Poco dopo si conoscono anche Costanza e il padre di Andrew, Henry. Lui è un famoso medico specializzato nella fecondazione assistita, sicuro di sé, volitivo ed intraprendente in apparenza, in realtà ancora sofferente ed insoddisfatto dopo la separazione dalla moglie avvenuta ormai sei anni prima. Anche Costanza è un personaggio particolare, una donna molto bella ma non più giovane, è rimasta vedova da circa un anno di un famoso scrittore di cui stanno per essere pubblicati i diari postumi. Costanza ed Andrew diventano amici, anche se uno dei due è coinvolto sentimentalmente. Poco dopo Henry e Costanza iniziano una relazione molto intensa e promettente. Entrambi hanno un fortissimo desiderio di superare le loro solitudini e ritrovare la felicità che solo l’amore condiviso può offrire. Così, quando pochi mesi dopo si rivedono a New York, decidono immediatamente di andare a vivere insieme. Costanza vorrebbe avere un figlio e stranamente Henry subito la appoggia e anzi, quasi la spinge a perseguire questo obiettivo, nonostante si conoscano da pochissimo tempo. Quali motivazioni spingono veramente Henry a comportarsi così? Perché è quasi più ossessionato di Costanza nella ricerca di quel futuro figlio? Forse soltanto a causa della sua professione? Oppure c’è qualcosa che viene tenuto nascosto?
Michael Frank scrive un romanzo apparentemente molto lineare e leggero, in realtà abbastanza sofisticato e complesso. I temi trattati, la famiglia, la genitorialità intesa come fatto biologico, sociale o culturale, le relazioni fra le persone, che si portano dietro quasi sempre degli spazi misteriosi, sicuramente sono stati trattati e dibattuti in molti luoghi culturali diversi e vari. Tuttavia questo romanzo ha il pregio di riproporli con originalità e freschezza. In particolare, sono i personaggi ad essere tratteggiati in modo inedito perché, pur non suscitando grande simpatia e di conseguenza nemmeno molta empatia nel lettore (eccetto il tormentato, giovane e puro Andrew), riescono lo stesso a catturare l’attenzione e a suscitare l’interesse verso la storia narrata, anche e malgrado, la loro antipatia, la loro insincerità, la loro codardia.
Un buon romanzo, in grado di portare il lettore in luoghi conosciuti ma anche inaspettati.
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Volontà e destino
L’ incrocio casuale nella romantica Firenze di tre anime diverse accomunate da un’attesa mascherata di altro, figlie della complessità, tra devianze e percezioni distorte, rapite dall’ attrazione reciproca e proiettate in un futuro condiviso ( a New York ) che ne condizionerà l’essenza.
Costanza è una fascinosa Italo-americana, traduttrice di professione, una vita di affetti svaniti, tradita dal proprio grande amore giovanile, il suicidio del padre tuttora avvolto nel mistero, sposata con uno scrittore divorato dalla malattia e con una madre terribilmente egocentrica.
Henry è un medico esperto di fecondazione assistita, figlio del proprio successo professionale, divorziato, con due figli maschi affettivamente lontani che, a modo suo, ama profondamente.
Andrew, figlio minore di Henry, e’ un giovane ancora innamorato e non più corrisposto con un padre che ignora, geloso delle attenzioni rivolte al fratello maggiore, affezionato alla saggezza e simpatia del nonno paterno, talmente rapito da Costanza da sembrarne innamorato.
Le vite dei tre si attraggono e si intrecciano, si cercano e si rigettano, costruendo e annullando un’idea di famiglia allargata che prevederà un nascituro, tra l’eco del passato e le gelosie di un presente assai ondivago.
Esistono segreti ovattati nella sofferenza e verità calate nella paura, un senso di inadeguatezza, seduti scomodamente in un presente apparecchiato da altri, misteri irrisolti e un’ anestetica routine che distoglie da un pressante senso di lontananza e da un vuoto famigliare onnipresente.
Assenza e menomazione accomunano i personaggi e svelano la trama, una logica comunicativa monca e distorta, assorti in una dialogica con sprazzi di soliloquio.
L’ impossibilità di essere genitori per cause fisiologiche e desiderio personale scuote e percuote buona parte del romanzo, una trama che vira in una serie di colpi di scena che riportano alle radici del male.
A un certo punto parrebbe una narrazione votata ai buoni sentimenti, ma così non è, trattasi di una riflessione dialogata e silente con un finale a sorpresa dove tutto si capovolge, introducendo una dimensione poco ortodossa ma necessaria alla contestualizzazione e alla riconversione del proprio microcosmo sentimentale, ridiscutendo i termini di un’ idea di vita e genitorialita’.
La famiglia e le proprie radici riportano come sempre al cuore dell’esistenza, che sia programmata, finta, smembrata, dissolta, di sangue o di relazione, quesiti irrisolti e irrisolvibili, maturati all’ interno del proprio io e delle esperienze, oltre la realtà tangibile.
Ecco l’ intreccio relazionale, sempre più complicato e determinante, che supera gli sconfinati orizzonti della medicina e della scienza, in grado di donare la vita a chi non può concepirla per recuperare la dimensione umana necessaria ad accettare l’ inaccettabile.
Un romanzo non banale anche se con una prima parte poco coinvolgente, una costruzione all’ eccesso in grado di riscattarsi in una seconda parte più credibile, un universo di relazione e sentimenti ben descritto e rappresentato.
Fecondazione assistita, genitorialita’, ebraismo, la complessità famigliare, generazioni a confronto, la ridefinizione di se’ tra pubblico e privato, tradizione e sentimenti, non sempre paiono convincenti nell’esposizione di fatti e luoghi ( tra Stati Uniti e Italia ) piuttosto romanzati, quello che resta è una crescente vivacità narrativa che induce a una riflessione sui temi fondanti.