Narrativa straniera Romanzi Quel tipo di ragazza
 

Quel tipo di ragazza Quel tipo di ragazza

Quel tipo di ragazza

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Anne e Edmund Cornhill, entrambi sulla quarantina, sono una coppia felice, appagata e ben assortita. Vivono in un’idilliaca dimora di campagna non lontana da Londra, dove lui si reca ogni giorno per lavoro, mentre lei si dedica alla casa, al giardino, alla gatta incinta e alla cucina, preparando deliziose cene per il marito. Edmund ha una matrigna illustre, la ricchissima Clara, che conduce una vita mondana ed errante e un giorno chiede ai due di ospitare la figlia Arabella, ventenne bellissima e smarrita, che si presenta così alla loro soglia con un ingombrante carico di abiti splendidi e di carenze affettive. La comparsa della ragazza nella vita della coppia è fin da subito destabilizzante: Anne e Edmund, che non hanno figli, si sentono inizialmente chiamati a farle da genitori. Ma Arabella è una seduttrice nata e anche dietro le relazioni più solide si celano delle crepe. Ben presto, infatti, gli equilibri iniziano a traballare e la situazione degenera completamente... Scritto durante i primi anni di matrimonio con Kingsley Amis, "Quel tipo di ragazza" è l’analisi precisa di un’unione indistruttibile solo in apparenza, ma anche un’esplorazione magistrale dei tenui legami che costituiscono il tessuto delle nostre vite: una storia toccante sull’amore, la solitudine e il desiderio.



Recensione della Redazione QLibri

 
Quel tipo di ragazza 2022-12-02 15:10:55 68
Voto medio 
 
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68 Opinione inserita da 68    02 Dicembre, 2022
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Quale amore?

“Quel tipo di ragazza “ sfoglia la complessità e l’ imprevedibile ovvietà di un matrimonio agiato ritenuto “ perfetto “ servendosi di una prosa accurata ed elegante, misto di forma e contenuto, grazie alla
dosata rappresentazione oggettiva e relazionale della Howard. L’ esito è un romanzo equilibrato, thriller sentimentale e commedia ficcante che si svela oltre l’ apparenza, una ridda di eventi in una riflessione acuta su amore e destino.
Tra le pagine di una vita coniugale con cadenze consolidate, la bella villa in campagna, l’ ottimo lavoro in città, la routine domestica, una passione con approcci standardizzati, dove tutto è sedimentato in un ciclo di appartenenza, Edmund e Anne, coniugi quarantenni, vivono da dieci anni una magnanimità cementata dalle diversità, da parole dette e non dette, desideri inespressi, tralasciato un passato di sofferenza, un ménage che non prevede intrusioni moleste, una linea retta piacevolmente assorta, paghi della propria mediocrità.
Anne assapora un menu costituito dall’ esercizio di semplici doveri quotidiani, nessuna dose di piacere, sottratta da Edmund a una vita di angoscia e di miseria per elevarla a benessere e stabilità, fiera di rimandargli la propria gratitudine con una massiccia dose di devozione e operosità.
Edmund è un agente immobiliare piuttosto prevedibile, ama i compromessi ed evita le decisioni, la loro vita matrimoniale è un’ isola …” con qualche sporadica incursione su quella o questa terraferma per esigenze sociali e domestiche”….
Come riuscirà la giovane Arabella, figlia di Carla, matrigna di Edmund, ad approdare su quest’ isola, come si accaserà nella loro famiglia, destabilizzando una dimensione siffatta, così sola e fragile, bisognosa di affetto e di accudimento, con una madre onnivora, egocentrica e disinibita, una giramondo incurante degli altrui sentimenti?
Al primo sguardo Arabella parrebbe una ragazza senza meta, un ingombro noioso, un’ intrusa da sopportare, una povera ricca con un’ educazione grossolana, che scantona la sincerità e rigetta incontri matrimoniali precostituiti, un’ apolide sormontata dall’ onda del momento.
Eppure la propria fragile essenza scalfisce l’ ovvio e restituisce una figlia da preservare, una amica da frequentare, una confidente da custodire, con un passato di sofferenza, un solo grande affetto negato, in grado di rimuovere la superficie e il senso di perfezione autoimposto per generare emozioni e sussulti erotico-sentimentali, corrodendo l’equilibrio famigliare, restituendo sprazzi di felicità insperata, insinuando dubbi e generando certezze.
Una fragilità forte destinata a scardinare l’ ovvio, a scoperchiare silenzi, bugie, inganni, inconsapevolezza, sogni, desideri, amore, l’ ambiguità di un linguaggio e di un comportamento impregnati di dolcezza e di sensualità, dotata di un fascino misterioso, di sinuose cadenze, di una bellezza inarrivabile, il tocco dell’ unicità.
E allora, in un rimescolio sentimentale e in un giuoco all’ eccesso, si penserà a un ideale di coppia, a un’ altra possibile coppia, a una famiglia allargata, ma come sottrarsi all’ egoismo e alla paura di esporsi alla menzogna, così come il frutto della propria vergogna sarebbe impossibile da accudire.
Quale destino? Un cammino diverso, più consapevole, un ritorno al passato, o semplicemente la difesa della propria indole, il riconoscimento di un inganno, la confessione e l’ espiazione, una bugia eretta ad arte, un’ aria fetida da ripulire.
Ci sono, oltre il triangolo suddetto, frammenti di storie parallele e contrastanti, personaggi di contorno mirabilmente esposti, la vita amorosa di un amico omosessuale di Arabella destinata a perdersi al tramonto della propria bellezza, il rimugino ininterrotto di un uomo solo che non sa superare il dolore della vedovanza, le lunghe giornate affamate e spoglie di una donna, madre di due bambini, vittima consapevole di un marito degenere, oggetto di una vita di stenti, fino all’ inevitabile completamento di un destino già scritto.
“ Quel tipo di ragazza “, a mio avviso, ci restituisce una Elisabeth Jane Howard matura e all’ apice della propria creatività letteraria, che riesce a rappresentare magistralmente un mondo di relazioni e di sentimenti al femminile con una visione allargata e originale, laddove ogni personaggio restituisce una precisa idea di se stesso e di un genere, e la profonda interiorità soverchia una vita precostruita, irrealizzabile o semplicemente modesta.
Ma c’ è di più, quella vivida rappresentazione di un reale e dei suoi oggetti sa dosare, nella minuziosa descrizione degli stessi, un equilibrio perfetto tra forma e contenuto.
La sensazione restituita, nel crogiolo degli accadimenti e nella loro progressiva dissolvenza, è un dolce gusto di imprevedibile sofferenza e di amabile consapevolezza, laddove vita e destino sembrano cozzare definitivamente e ogni traccia… di lei… pare dissolta.

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