Narrativa straniera Romanzi Quel che resta della vita
 

Quel che resta della vita Quel che resta della vita

Quel che resta della vita

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Tutto parte da un'anziana in un letto d'ospedale di Gerusalemme. Hemda Horowitz giace inerte nel suo letto, circondata dai due figli a cui ha dato un amore diseguale. Ripercorre i ricordi della propria vita: il severo padre pioniere, la sua infanzia vissuta in kibbutz e un difficile matrimonio con un marito sopravvissuto alla Shoah. Ma è il rapporto dell'anziana madre con i due figli il vero cuore del romanzo: se con la figlia Dina ha un legame faticoso e conflittuale, per il figlio Avner prova una sorta di adorazione. Avner è un avvocato che combatte per i diritti delle minoranze, un uomo pesante e angosciato, frustrato sul lavoro, tormentato dalla propria inettitudine sentimentale. Dina cerca di essere una madre opposta a quella che ha avuto. Zeruya Shalev esplora la vecchiaia e le complesse dinamiche del rapporto tra genitori e figli.



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Quel che resta della vita 2015-10-06 16:25:47 ombraluce
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ombraluce Opinione inserita da ombraluce    06 Ottobre, 2015
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Grande avventura psicologica

Dico subito che questo è un libro triste, ma non di quella tristezza che incupisce e stanca, bensì di quella melanconia che riempie di nobiltà d'animo e di dolcissimi tepori nostalgici. Quel che resta della vita è qui inteso in due modi: con uno si intende cosa resta da fare per gli anni che ancora ci attendono, quelli che dobbiamo ancora trascorrere prima di arrivare alla fine della nostra vita; l'altro si riferisce invece a cosa resta delle cose e delle emozioni che abbiamo vissuto, quando più nessuno ne parla e pare che il mondo intero le abbia cancellate, dimenticate.
Il lettore viene immerso nel lento fiume dei ricordi dei protagonisti, delle loro incomprensioni, dei conflitti, dei fraintendimenti che in una vita si creano e si cristallizzano. E poi,piano piano, viene riportato sull'onda del dissiparsi di tali manchevolezze, sul loro lento ma beato superamento, nell'accettazione di ciò che è stato e nella determinazione sicura e gioiosa di ciò che dovrà essere. Perché questo bellissimo romanzo è soprattutto un potente racconto sul potere della riconciliazione, sulla grande forza dell'amore che supera ogni fragilità e ogni avversità. Lo stile incalzante e perennemente al presente, con dialoghi sempre indiretti e contemporanea descrizione di sensazioni ed emozioni, rende questo romanzo simile a una lunghissima sceneggiatura, in cui però il lettore è avvantaggiato, perché ha già saputo cosa ha provato un certo personaggio precedentemente. Può pertanto accorgersi delle coincidenze emotive che ci uniscono anche quando non ne siamo consapevoli. E la Shalev è veramente unica nelle indagini psicologiche, dettagliate, impietose, trasparenti come specchi sui vari personaggi e le varie età della vita. Mirabile e bellissimo il messaggio che ci rimanda, questa ovazione alla potenza dell'amore su tutto il resto e l'invito, delicato e solenne, all'indulgenza e all'empatia verso le persone che ci sono accanto ,delle quali pensiamo di sapere tanto ma che, in realtà, conosciamo soltanto attraverso la nostra lente, che non è l'unica nella visione globale delle cose. Una lettura buona, utile e necessaria. Un libro triste, non un triste libro.

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