Quando ti vedo andare via
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Opinioni inserite: 3
Un po' di tutto e molto di niente
Gli onori tributati a questo romanzo dalla stampa britannica sono decisamente eccessivi: anche nei suoi momenti migliori, si potrebbe definirlo un insieme di logorati cliché.
L'attacco, innanzitutto, con la protagonista molto incinta che riceve una chiamata in piena notte: manco a dirlo, è il passato che bussa alla sua porta, e lei dovrà affrontare un viaggio oltreoeano senza l'adorato marito bloccato dal lavoro.
Segue, qualche pagina dopo, il racconto della sua movimentata adolescenza, causa una madre eccentrica ed inquieta che la strappa all'affetto dei nonni, amandola di un amore intenso ed incompiuto. Il padre, mai incontrato e sposato con un'altra donna, resterà sempre una figura vagheggiata ed assente. C'è poi tutta una galleria di personaggi secondari blandamente tratteggiati che si fa presto a dimenticare e che appaiono e scompaiono, una volta adulti, un'altra bambini.
Kitty, virtuosa in cuor suo quanto la madre è corrotta, finisce per sfiorare il fondo tra party a base di coca e proposte sessuali di milionari a caccia di lolite. Assaggia la trasgressione, ma sopraffatta dagli eventi decide che la normalità è meglio.
E rieccola nel presente, mentre avverte “la piccola vita che pulsa dentro di lei” e promette a se stessa che sarà una buona madre. La sua di madre, in fondo incolpevole perché mentalmente labile, chiederà umilmente perdono, rinchiusa in un reparto “pieno di persone che hanno tentato di farsi del male in modo irrimediabile”.
L'autrice non riesce sempre a barcamenarsi tra presente e passato e inciampa spesso nel descrivere lo scorrere degli eventi. Il suo stile manca di fluidità, costringendo spesso il lettore a tornare su alcuni passaggi. Ne esce fuori un piatto insipido condito di buoni sentimenti, irrimedibilmente banale anche quando vorrebbe scandalizzare. Forse lo avrebbe salvato l'approfondimento di certe tematiche, o almeno una buona dose di ironia.
Invece resta fermo a metà strada, un po' di tutto e molto di niente.
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...NON CI POSSO PENSARE...
“Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti.
Oriana Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, 1975”
Ed aggiungo, un diritto che alcune donne non dovrebbero decidere di esercitare…..
Questa è la storia di Marina, donna tanto bella quanto psicologicamente fragile, volubile, egoista, superficiale… Donna a cui capita (non a caso ho deciso di usare questo termine) di affrontare tre gravidanze da uomini diversi.
Kitty è la primogenita, poi arrivano Sam e Violet.
Nel libro viene narrato il rapporto malato che Marina decide di stabilire con i propri figli, specialmente con la figlia più grande.
La donna,di professione pittrice, si abbandona alle più stravaganti azioni, che nell’infanzia i bambini trovano divertenti, ma crescendo, le domande cominciano a nascere, ed in Kitty ragazzina responsabile ed educata, lo stile di vita materno fa nascere grandi conflitti interiori.
Dal sentirsi non accettata a scuola in quanto figlia avuta in seguito ad un rapporto con un uomo sposato, al sentirsi un’ adolescente che deve competere niente di meno che con la madre stessa, per ottenere sguardi e simpatie dai coetanei, in quanto questa figura ingombrante si permette non solo di frequentare ed organizzare feste con gli amici della figlia, ma di iniziarla anche all’uso di droga.
Questa lettura a mio avviso rasenta l’inaccettabile. Come può un libro del genere essere definito “Tragicommedia molto divertente, spontanea e commovente.”
Non accetto che venga fatto passare per normale rivalità tra madre e figlia, un comportamento totalmente anormale, amorale, insulso ( anche se non ho una figlia femmina mi sento ugualmente offesa ed insudiciata). Come si può leggere che una donna proponga alla stessa figlia quindicenne di sniffare una pista di cocaina? Come si può leggere che una madre inviti in camera propria diversi uomini nel corso degli anni, anche adolescenti, e pure una donna per “farci cose da grandi” sotto lo stesso tetto di minori più o meno consapevoli?
E’ un libro che davvero non si può leggere…..
Lasciando perdere un momento la trama, anche dal punto di vista stilistico, l’autrice ha diversi difetti. La storia non ha continuità, ogni capitolo salta in maniera sconclusionata da eventi del passato, al presente, al punto di vista di un personaggio diverso. Da lettrice mi ha molto disturbata questo modo di scrivere, ed ha reso difficoltoso il seguire il filo del racconto.
Non tutti i personaggi secondari sono ben tratteggiati, anche perché sono molti. Tra relazioni vecchie e nuove della madre, amiche intime dell’una e dell’altra che vengono tutte cambiate come cambiare il giorno sul calendario, e difficile raccapezzarsi.
E sì che sono stata attirata anche questa volta da una copertina che è l’innocenza fatta e finita. Un volto angelico di bambina, affiancato a disegni di piccole fatine su un pesco in fiore….
Cari amici/amiche, non vi perdete proprio nulla se anche evitate di leggere questo “libercolo”….
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"La vita è difettosa"
Una lettura spiazzante quella di “Quando ti vedo andare via”, romanzo di Sophie Dahl. Kitty, donna felicemente sposata e in attesa di una bambina, intraprende un viaggio che da New York la riporta, ancora una volta, in Inghilterra al capezzale della madre ricoverata in ospedale psichiatrico. Un viaggio psicologicamente difficile in quanto risveglia in lei i ricordi di un’adolescenza non certo serena. L’intero romanzo è costruito su continui flashback che ripercorrono la vita della protagonista tra gli undici e i quindici anni. La lettura non è sempre semplice, spesso appare piuttosto confusa in quanto vengono presentati tanti personaggi, importantissimi per qualche pagina, ma che improvvisamente spariscono; vengono toccati diversi temi (istruzione, amicizie, spiritualità, droga, sesso…)ma appena si pensa che la trama verta ad approfondirne uno… questo viene abbandonato e si passa velocemente ad altro. Quello proposto dall’autrice è, dunque, uno stile molto originale e, a mio avviso, un po’ irritante. Forse, però, questo modo di presentare diversi fatti è proprio quello più adatto a rendere bene l’idea della mancanza di punti di riferimento, della vita sregolata e dei continui e improvvisi cambiamenti che la protagonista e i suoi fratelli, Violet e Sam, devono subire per soddisfare l’eterna ricerca della felicità di Marina, la loro bellissima ma immatura madre. Durante i quattro anni raccontati vengono descritti diversi traslochi (dall’Inghilterra a New York e viceversa), più figure maschili (improbabili figure paterne) a cui Kitty, Violet e Sam si affezionano e si disaffezionano rapidamente, cambiamenti di umore improvvisi della madre, eccessi , amicizie stravaganti. La mancanza di figure adulte forti (oltre alla madre, anche i nonni e le zie rinunciano troppo facilmente, a mio parere, al loro ruolo di educatori) e di regole ben chiare, porta Kitty ad assumere atteggiamenti sbagliati e a fare scelte discutibili. Pagina dopo pagina, infatti, i ricordi diventano via via più amari e la situazione precipita… Il finale è brusco, avrei voluto che l’autrice raccontasse qualcosa di positivo dopo la spirale di negatività a cui ha reso partecipe il lettore…ma il riscatto della protagonista è solo accennato e lasciato all’immaginazione. Anche alla fine, dunque, prevale lo sgomento che accompagna, a mio parere, tutta la lettura. Questa sensazione, allora, può essere la chiave per dare il senso a tutto il libro,in quanto dovrebbe spronare a pensare quali grandi responsabilità ci si deve assumere nel momento in cui si decide di creare una famiglia.