Quando lei era buona
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Lucy senza più luce
Romanzo spiazzante, semplice e complesso al tempo stesso.
Semplice, perché la storia è lineare e incalzante, complesso perché la descrizione dei rapporti umani e delle variegate, sfuggenti sfumature della personalità di ognuno si presta a molteplici piani di lettura.
Non è un'esagerazione definirla una fra le opere migliori di Philip Roth, e non a caso lo scrittore sceglie di anticipare dalle prime pagine - gettando con un salto in avanti una malinconica luce invernale sui giorni futuri - la notizia della morte prematura di Lucy, personaggio principale, consapevole che svelare il finale acuirà l'interesse del lettore per un libro che ha ben altro da raccontare, al di là della trama.
“Oh, se la ricorda ancora la bambina minuscola, vivace, dai capelli dorati che era stata Lucy: briosa e dolce e intelligente”.
Si fa fatica a riconoscere questa bambina raggiante nella ragazza coriacea e diffidente di qualche anno dopo, schietta fino alla crudeltà, fragile fino alla nevrosi. Resterà sempre una bambina ferita a morte, Lucy, dolorante e rabbiosa, inadatta al mondo.
Eppure, non è a lei che vanno le simpatie del lettore, ma a quelli che cercheranno invano di trasmetterle amore, e persino, in ultima analisi, a coloro che le hanno funestato l'esistenza.
Grazie al sapiente tratteggio psicologico dei personaggi, i ruoli di vittima e carnefice in qualche modo si ribaltano ed emerge chiaro il fatto che chi non si piega almeno all'indulgenza, se non al perdono, è destinato a non trovare pace e a soccombere.
E' forse questo il prezzo da pagare quando si respingono i compromessi che il vivere sociale impone?
L'amore, in ogni caso, sembra essere l'ultima, estrema risposta in un finale drammatico, reso impeccabile dal tono distaccato della cronaca.
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Desiderio idealizzato e battaglia impossibile
Lucy Nelson è una giovane donna ossessionata dall' idea di ricostruire una vita di affetti mancati e certezze negate, plasmando a propria immagine un focolare domestico da sempre assente ma fortemente idealizzato.
Il suo è, sin dall' inizio, un percorso segnato da un padre alcolizzato, perdente, incapace di mantenere un qualsiasi lavoro, che entra ed esce continuamente di galera, e da una madre debole, insipida, che non ha il coraggio di lasciare il marito per come la tratta.
Sin da bambina si e' dedicata ad una vita di sottomissione, umiltà, silenzio e sofferenza, ma in verità "....odiava soffrire ed odiava le persone che la facevano soffrire..."
Cresciuta dai nonni materni ( negli anni '40 ) in una cittadina del middlewest è sentimentalmente vicina a Willard, con cui instaura un rapporto quasi figliale ma inizierà, ancora adolescente, una battaglia personale contro quell' altra parte di se' e della famiglia che non riconosce come propria, lei per cui.... " contava che tipo di essere umano eri, non quanti soldi avevi o dove abitavi.."
Un giorno, dopo l' ennesimo episodio di violenza nei confronti della madre, si rivolgerà alla polizia e farà arrestare il padre, troncando definitivamente presente e passato e sottoponendosi all' astio ed al dubbio parentale.
Negli anni Lucy si è fatta una ragazza forte, arcigna, con una sicurezza simulata espressione per contro di grande fragilità, quel radicato desiderio di ricostruzione personale e di redenzione famigliare che diverrà scopo ultimo ed aberrante di un reale ispido e difficoltoso e di una vita che inevitabilmente acquisirà le stigmate della solitudine e dell' abbandono con un' aria di tragedia annunciata.
Il passaggio dalla adolescenza all' età adulta segnera', di fatto, il prematuro matrimonio con Roy, reduce di guerra, un giovanotto romantico e sognatore, un po' ingenuo, affetto da un pantano di idee, così dipendente da lei, ma per Lucy, più che l' amore, conta la correzione del passato nebuloso, l' idea di famiglia, e fare di Roy un padre ed un marito migliore del suo.
Rimane, nel proprio essere, l' idea di un passato a cui non avrebbe più voluto pensare, che avrebbe indirizzato altrove e per questo fine ... "avrebbe anche potuto sposare un marito che in fondo disprezzava..." perché quello che contava era che suo figlio non avrebbe mai dovuto sapere come era vivere in una casa senza padre ne' lei avrebbe vissuto la vita di sua madre..."
Il proprio sommo desiderio era che un uomo severo, serio ed avveduto, facesse da marito a sua madre e da padre a lei. Ma..." in fondo aveva l' impressione che non avrebbe avuto la possibilità di essere non solo giusta, ma anche felice..."
Ad un certo punto il passato parrebbe dimenticato, dissolto, con l' impressione di vivere nel futuro e di avere compiuto la propria missione, trasformato Roy in un brav'uomo .
Ma fondamentalmente "...erano tutti parte di quel passato..." che inevitabilmente ritorna, riguardandoci ed avvolgendoci oltre misura e spietatamente, e la nostra ira funesta, indistinta, per quanto indotta da ragioni più che degne, finisce con il trascinarci in un deserto di solitudine, tra vendetta e perdono impossibile, ai confini della pazzia ( che gli altri vedono in noi ) , delineando tutti i connotati della tragedia classica.
Lucy è una semplice eroina che aspira ad un proprio senso di giustizia, lontano da quella pietas cattolica ( avrebbe voluto farsi suora ) alla quale inizialmente si era avvicinata, indurita da un' esistenza di sofferenze, e trasformatasi in guerriera della vita, ma ancora avvolta in un parallelismo ideale-reale.
Conserva un conflitto aperto ma del tutto personale con l' universo maschile e la moralità puritana del tempo che diviene inverosimile rappresentazione di una realtà sopraffatta dalla cruda esperienza del quotidiano ( e dei personaggi a contorno ).
Il mondo rappresentato da Roth, in questo romanzo giovanile del 1967 con protagonista femminile ( anomalo nella propria produzione letteraria ), scava nei recessi delle relazioni e degli affetti famigliari, dove sovente tutto ha origine e fine, in quella provincia del middlewest che attraversa tre generazioni, sviscerata poi in " Pastorale Americana".
È una narrazione asciutta con un contorno ampiamente descrittivo, che utilizza pochi e secchi dialoghi, accompagnando il destino della protagonista, in un parallelismo ( se' e non se' ) con una malinconia e cupezza di fondo a scandire lo scorrere degli anni, accarezzando sin dall' inizio un epilogo ampiamente annunciato dalla lentezza delle pagine e delle parole, che finiscono per mostrarsi in tutta la propria cruda ed inappellabile verità.
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PER RIFLETTERE
Questo è un romanzo che difficilmente potrà essere dimenticato. L’autore ha la capacità di portare il lettore a riflettere intensamente sulla natura umana, pur raccontando una vicenda che non ha nulla di straordinario. Lucy, protagonista sconfitta di questo libro, è decritta nella maniera più minuziosa possibile: nessun aspetto di questo personaggio rimane taciuto. Il lettore ha tutti gli elementi per capire Lucy, a differenza degli altri personaggi della vicenda, che arriveranno addirittura a considerarla malata di mente. Comprensione e non compassione è quello che il lettore proverà nei confronti di questa ragazza, segnata da un destino spesso brutale. Lucy non si accorge che la felicità potrebbe essere a un palmo dal suo naso, troppo impegnata a giudicare ogni persona che le si presenti davanti come giusta o sbagliata, senza possibilità di stare nel mezzo. Anche lei nella sua infanzia ha provato il desiderio di essere semplicemente Lucy, una ragazza normale, non accompagnata dalla presenza di una famiglia in rovina, con un padre alcolizzato che non è mai riuscito ad assumersi le proprie responsabilità. Eppure anche i cosiddetti “normali” finiscono per deludere Lucy, che non riesce ad accettare la falsità che spesso sta dietro ad una vita ordinata. Solo suo figlio riuscirà a darle un po’ di speranza: un bambino perfetto sembra ricompensarla delle sofferenze provate, ma anche questa sarà solo un’illusione passeggera. Lucy è personaggio che non vuole scendere a compromessi e non troverà mai pace se non nella fine dell’esistenza.
Una storia dura, narrata con uno stile meraviglioso, che pone il lettore faccia a faccia con verità che in fondo fanno parte di ogni essere umano, nonostante sia doloroso ammetterlo.
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Quando lei era buona di Philip Roth
Hýbris e Nemesis, tracotanza e vendetta, sono concetti fondamentali presenti nella tragedia greca che ritroviamo in forme diverse nella letteratura moderna e contemporanea: il personaggio di Lucy nel romanzo “Quando lei era buona” di Philip Roth ne è un esempio significativo.
La vita della protagonista appare subito irrimediabilmente condizionata dalla famiglia di cui fa parte: un padre ubriacone, incostante e disorganizzato nel lavoro, una madre stolidamente sottomessa al marito prepotente, che continua ad amare oltre ogni ragionevole limite, paranoica e depressa, un nonno, incapace di mutare gli eventi, pur nella sua razionalità e concretezza, una nonna, il cui ruolo nell’ambito familiare è quasi insignificante. L’ambiente in cui Lucy vive la sua infanzia non è dunque dei più sereni, ma le consente, anzi la sprona a coltivare il sogno di frequentare il college. Cerca di conciliare il lavoro come cameriera in un bar e lo studio, proprio per riuscire nel suo intento. Le cose si complicano notevolmente nel momento in cui incontra Roy, un giovane da poco congedatosi dall’Esercito, anch’egli con dei sogni da realizzare. Lucy cede, apparentemente con una certa ritrosia, all’ insistente corteggiamento di lui e in breve scopre di essere incinta. Da questo momento il dramma assume toni sempre più foschi. Dopo numerosi e dolorosi momenti di incertezza, Lucy decide di portare a termine la gravidanza, respingendo l’idea dell’aborto propostole dal padre, il quale le appare in tutta la sua meschina e spregevole personalità. I rapporti con Roy, dopo un doveroso matrimonio, degenerano rapidamente. Lucy si aliena l’amicizia e l’affetto di chi la circonda, ma sarà proprio la rottura definitiva con il padre a scatenare il suo dramma interiore. In realtà Lucy ha il terrore di diventare come sua madre e pretende che il marito accetti e rispetti le rigide condizioni che lei gli impone adducendo spesso il pretesto della responsabilità verso il figlio.
Il rigore di Lucy, la sua intransigenza trasformano il suo orgoglio in tracotanza: di conseguenza il sentimento di empatia del lettore per il personaggio si muta in dispatia. Ecco dunque che Lucy diviene il simbolo del concetto di hýbris, che vede le originali qualità positive dell’uomo degenerare in esasperazioni eccessive che spesso determinano punizioni divine o umane.
Lucy è un personaggio moderno e umano pur nei suoi tragici errori: la società borghese, ipocrita e conformista in cui cresce e vive, la condiziona al punto da renderla vittima delle proprie scelte.