Quando le montagne cantano
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Recensione della Redazione QLibri
Vietnam
“Oh, Guava, un tempo pensavo che il nostro destino fosse nelle nostre mani, ma ho imparato che, quando c'è una guerra, le persone sono solo foglie che cadono a migliaia, a milioni, a causa dell'imperversare della tempesta”.
“Quando le montagne cantano” è il primo romanzo della poetessa vietnamita e in questa storia si sente l'amore e il dolore per il suo paese.
Siamo negli anni '70 e Diêu Lan e la nipote Huong devono correre sulle montagne, la guerra è arrivata anche ad Hà Nôi, nel Nord del Vietnam, per la piccola nipote è la prima volta che la guerra si avvicina così, anche se i suoi genitori sono partiti per combatterla, ma per la nonna questa non è la prima guerra e la prima separazione dai figli e per rendere la nipote più consapevole dell'importanza della famiglia gli racconta la sua storia.
“Comprendi perché ho deciso di raccontarti della nostra famiglia? Se le nostre storie sopravvivono, noi non moriremo, neanche quando i nostri corpi non saranno più su questa Terra”.
Fra passato e presente, fra ritorni e partenze, fra dolori e speranze viviamo gli anni che hanno distrutto una nazione, la sofferenza inflitta alla popolazione e le ingiustizie che in ogni guerra ci sono. Ma la scrittrice ci apre anche gli occhi sulle tradizioni del suo paese, sulla bellezza dei proverbi e l'importanza dei loro significati e anche se si perde la speranza bisogna sempre trovare la forza di andare avanti.
Un libro che ti tiene incollata alle pagine, pagine che provocheranno sdegno, tristezza e un senso di ingiustizia ma poi la forza che queste donne riescono a tirare fuori, di questo popolo che cerca sempre di rialzare la testa davanti a tutto, ti aprono il cuore e la voglia di andare in quei luoghi.
Grazie allo stile molto elegante e ricercato e mai violento ( la storia racconta cose dure e forti ma lo fa senza andare nel dettaglio), anche se in alcuni casi si sente che la “penna” è ancora da rodare, mi sono immersa in queste pagine e ne sono uscita arricchita. Ho approfondito l'aspetto storico e culturale di un paese che mi affascina molto e che troppo spesso ha dovuto subire le decisioni di altri.
Lasciatevi conquistare da queste pagine, non ne rimarrete delusi.
Buona lettura!!!
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Recensione Utenti
Opinioni inserite: 3
The Dark Side of the Moon
Inutile negarlo, questo romanzo di Nguyen Phan Que Mai è un autentico capolavoro. Difficile da recensire, quanto da raccontare senza rovinare il godimento che ne trae un lettore che sia il più possibile inconsapevole di cosa lo aspetta. Mi limiterò, pertanto, a qualche brevissima informazione che spero susciti la curiosità di chi non lo ha letto. Come già detto dai commenti precedenti, l'autrice racconta il Novecento in Vietnam attraverso la storia della famiglia di Dieu Lan, donna forte ed intraprendente che racconta alla nipotina Huong la storia della loro famiglia. Sullo sfondo, la città di Hanoi devastata dagli incendi causati dai bombardamenti americani.
Purtroppo però l'invasione americana non è stata che l'ultima delle disgrazie vissute dalla popolazione vietnamita nel '900: prima ci sono state l'occupazione francese, l'invasioni giapponesi, l'avvento dei comunisti e la deleteria riforma agraria che ne è seguita.
Un romanzo che quindi non è solo un romanzo, ma anche una testimonianza potente delle sofferenze di un popolo, che l'autrice però racconta lucidamente, senza abbandonarsi a facili pietismi. Lettura fondamentale per chi, come me, conosce la storia di questo Paese quasi esclusivamente grazie ai film americani, che però si limitano a raccontare l'invasione statunitense, peraltro non sempre con occhio critico ed imparziale. Chiuso il libro, tuttavia, non ho potuto fare a meno di correre a rivedere Apocalypse Now.
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Me oi
"Me oi"
Grida la bambina, quando quell’uomo colpisce la donna ripetutamente, mentre si accascia a terra ormai stremata dalla fame. Era solo una pannocchia, qualche chicco di grano per sua figlia, il puntino giallo di un sole per la sopravvivenza.
“Me oi”
Chiama la bambina, risvegliandosi esausta nella foresta, legata a un albero con corde strette ai polsi. Poi in un angolo la vede, i lunghi capelli neri adagiati sul corpo inerme.
Me oi è una parola bellissima in vietnamita, vuole dire Mamma.
Da generazioni di madri è avvinto questo libro, saga di donne coraggiose, coriacee, aggrappate alla vita per amore dei figli e della famiglia.
Una nonna racconta alla nipote le vicende che nei decenni colpirono i loro antenati, nel Vietnam martoriato dal nemico straniero e da guerre intestine.
Il Novecento, un secolo che mise a dura prova la popolazione con la grande carestia del 1945. Le succedette poi la riforma agraria, con le violenze e le ingiustizie perpetrate nei confronti dei proprietari terrieri e dei commercianti. La terribile guerra contro gli americani del napalm e dell’agente arancio, quindi il violento conflitto fratricida tra nord e sud.
La scrittura è semplice ed asciutta, priva di eleganza e virtuosismi. Di primo impatto valutata acerba poi, però, procedendo nella lettura che scorre fluidamente nonostante l’intreccio temporale, ho rivalutato il libro nella sua interezza. I contenuti sono talmente forti e toccanti che la penna spoglia da fragile diviene delicata e timidamente poetica. Frasi in lingua originale e proverbi della tradizione popolare animano le pagine. I luoghi emergono copiosi, raccontandoci di usi e costumi.
Non c’è volontà di stupire con le parole – nell’amore o nell’orrore – ma eloquenti sono il flusso storico degli eventi e le vicende delle genti vietnamite. Dal microcosmo di un nucleo familiare si dischiude la prospettiva ampissima di una nazione intera.
Un libro complessivamente potente, in cui anche le frasi più essenziali -su cui siamo soliti scorrere senza interesse- sanno essere evocative, se ci fermiamo ad ascoltare con attenzione il loro significato:
“Piangemmo e ridemmo. Poi ridemmo e piangemmo.”
Mentre, finalmente, potevo abbracciare di nuovo mia madre.
Me oi.
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Il canto di un uccellino
Il “son ca” è un truciolo di legno intagliato che trasforma il soffio umano in un delizioso canto d'uccellino, un canto di speranza e libertà che attraversa valli e boschi di un paese martoriato.
Un simbolo fragile che trasuda amore se è l'unico lascito di un padre alla figlia che non vedrà più.
Il Vietnam della terribile carestia del 1945, la bestia nera chiamata fame spazza via intere famiglie, le mani senza forza non riescono più a scavare nell'arido terreno alla ricerca di radici amare da suggere. Non sgorga goccia di latte dalle mammelle delle donne, i figlioletti sono destinati a soccombere in uno strazio senza fine.
Il Vietnam della riforma agraria degli anni Cinquanta, la disperazione trasforma l'essere umano in famelico predatore, uccidere a sangue freddo per un fazzoletto di terra, annientare gli altrui ricordi familiari, privare il prossimo delle radici con violenza prevaricatrice.
Il Vietnam della grande e sanguinosa guerra, mutilazioni fisiche e psichiche, ideologie e interessi contrapposti decidono delle sorti di un paese allo stremo.
Le foglie cadono dagli alberi per “l'agente arancio” contaminando terreni ed il sangue umano.
Le famiglie si sciolgono, il cuore parla di un arrivederci, la ragione mastica un addio.
Una nonna narra alla nipote il vissuto suo e della famiglia, decenni di sofferenze, ingiustizie e abusi scanditi da immagini di un realismo estremo e doloroso.
Una nutrita galleria di scatti fotografici da osservare in religioso silenzio.
Un racconto lacerante che mette in connessione il lettore alle voci delle donne protagoniste, esempi di forza e speranza.
Una scrittura asciutta non votata al lirismo e probabilmente neppure voluto, ma abile nel gestire i fili narrativi di più piani temporali che si intrecciano e dipanano in maniera ben congegnata.
Contenuti così pervasivi che si incollano alla memoria anche dopo aver sfogliato l'ultima pagina.