Qualcosa di buono
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Kate e Rebecca
Bec è una studentessa universitaria iscritta al corso di marketing e pubblicità, ha appena 21 anni e convive con l’amica di sempre Jill. Per mantenersi agli studi si dedica a lavoretti part-time in generale come cameriera. Dopo mesi di ritmi notturni snervanti si presenta ad un colloquio per assistente sanitaria, annuncio scoperto così, un po’ per caso, ma che pensa possa essere una giusta pausa da quella quotidianità sfiancante nonché un ottimo espediente per riprendere in mano le redini della propria vita indirizzandosi su settori diversi che magari un domani avrebbero potuto fornirle la giusta esperienza per incanalarsi, in più differenziati ambiti lavorativi. Il fatto è che Rebecca non sa ancora cosa vuole, vive un po’ alla giornata, accontentandosi e non andando mai oltre, non ama l’università che ha intrapreso (la stessa organizzazione e scelta dei corsi ne è una riprova) ma ancora non ha il coraggio di ammetterlo, non ha la forza nemmeno di staccarsi da Liam, docente accademico felicemente coniugato con Allison, con il quale la giovane protagonista ha intrapreso una relazione. E’ in una fase di stallo.
Così quando incontra Kate, trentasettenne affetta da SLA, seppur da un lato sia assolutamente certa della propria incapacità, dall’altro vuole mettersi alla prova, imparare cose nuove. Dal momento in cui conosce la donna per la protagonista tutto cambia, impercettibilmente, un passo alla volta, i suoi modi di fare maturano, le attenzioni che le rivolge sono sempre più precise, non commette più quegli errori dettati dall’inesperienza lavorativa e dalla giovane età. Ma, soprattutto, standovi in contatto riesce a trovare quella molla, quella spinta a voler fare meglio, ad essere migliore.
Il rapporto tra le due diviene sempre più forte e sempre più ricco di insegnamenti, emozioni, condivisioni anche e soprattutto dopo che Evan, il marito di Kate, si separa da quest’ultima le cui condizioni stanno inesorabilmente peggiorando. E’ proprio per questo motivo che Bec decide di trasferirsi da lei, le crisi respiratorie della benestante sono tali da necessitare una presenza notturna in grado di dare l’allarme in tempi ragionevoli in caso di urgenza.
Quello che doveva essere solo un lavoro si tramuta in un rapporto di amicizia, lealtà e fedeltà tanto che quando l’inevitabile si manifesta, per Rebecca è un vero e proprio duro colpo. La vita le scorre accanto e lei resta li apatica, non riesce a farsene una ragione, tutto le sembra sbagliato, diverso, troppo semplice. Anche il solo prendere la macchina e recarsi da qualche parte senza dover far scendere una carrozzina le sembra vacuo, incompleto, inadeguato, come se mancasse qualcosa.
In realtà quel che è mutato è la sua prospettiva di vita. Nei mesi in cui ha lavorato per Kate oltre ad aver imparato a conoscerla, a prendersi cura di lei e a volerle sinceramente bene ha appreso impensati aspetti di un’esistenza di limitazioni, di privazioni, tanto da arrivare a chiedersi se il ritrovarsi in quello stato possa veramente considerarsi vivere dignitosamente.
Adesso Bec non si accontenta più di sopravvivere perché questa mera condizione di fatto non può più bastarle, cerca quella spinta, quella ragione per andare avanti, è alla ricerca della sua strada e vuole investire le sue energie per perseguirla.
Di fronte a questa lettura la sensazione iniziale che viene percepita dal lettore è quella di trovarsi dinanzi ad una nuova versione di “io prima di te” di Jojo Moyes, impressione che pagina dopo pagina viene accantonata per dar voce e forza a quel che è l’essenza dello scritto.
Stilisticamente il romanzo si presenta buono seppur i periodi talvolta non risultino essere ben collegati e nonostante siano ulteriormente riscontrabili degli errori di traduzione e di battitura; tali lacune sarebbero state facilmente evitabili con una più approfondita rilettura.
Contenutivamente il testo è forte e toccante, si presenta ricco di sfumature capaci di indurre il lettore a numerose riflessioni sul vivere, sull’eutanasia, sul libero arbitrio, sulla voglia di riscatto, sul crescere, sul prendere consapevolezza di sé e molto altro ancora.