Purgatorio
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How came I in? Was I not Thee and thee?
Purgatorio è un romanzo dalla doppia natura di narrazione d’invenzione e di documento denuncia così come l’autore entra nel romanzo come personaggio ma restandone ai margini (da spettatore-giornalista), con l’idea di mettere un punto fermo e di sondare i confini della realtà laddove la realtà ha perso i propri. Il romanzo parla di una giovane coppia, lei figlia di una mente del regime argentino e lui rapito dalla polizia e poi introvabile come successe a tanti altri in Argentina in quegli anni. Emilia, la donna, vive il doppio dramma di non sapere nulla con certezza del marito (nemmeno se è vivo o morto) e di essere figlia di uno dei responsabili, anzi delle menti, di quel regime. Il rapporto con il padre non arriva però mai a uno scontro. Emilia è piegata e domata dal padre fino a non rendersi conto pienamente della situazione che vive. La figura del dottor Depuy (il padre) è molto interessante: importantissimo collaboratore del regime, anzi uno dei cervelli, manipolatore, scaltro, dominatore, egocentrico, voltagabbana. Paradossale il motto da lui creato: Dio, Patria, Famiglia. Depuy infatti ha messo se stesso al posto di Dio e se ne infischia di Patria e Famiglia, fino a rovinare un genero e a causare (forse) o a coprire la sparizione dell'altro. Nemmeno si fa scrupolo di usare la figlia Emilia, distrutta dalla sparizione del marito, come accompagnatrice in vari eventi per un calcolo d'immagine. Depuy non ha la minima empatia con nessuno. Nemmeno ha una ideologia sbagliata, cioè un credo politico forte, dato che la sua ideologia è soprattutto affermare se stesso. Il romanzo rende l’idea di come sia facile manipolare gli altri, renderli parte di un regime maligno. Le guardie nei posti di blocco usano lo stesso linguaggio dei loro capi e hanno diritto di vita e di morte su chiunque, e ne usano e abusano non solo per mero senso del dovere.
Purgatorio vuole essere un atto di denuncia di un regime cannibale e spietato non solo nel perseguire i suoi oppositori ma soprattutto nel negare ai loro famigliari il diritto di sapere, arrogandosi il potere di decidere non solo sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male ma pure quello di ridisegnare il confine tra realtà e sogno. La situazione di Emilia è così difficile che sembra spinta a forza dentro il sogno, si lascia guidare da lettere anonime, telefonate di parenti (magari pilotate dal padre) per decidere cosa fare della sua vita, cerca il marito scomparso dentro carte geografiche da cui anche lì scompaiono luoghi e riferimenti, cerca segni, vive di questi segni illusori e risulta incapace di affrontare la realtà. A me sarebbe piaciuto che l'autore fosse entrato ancora di più nel sogno di Emilia o che il romanzo avesse preso una piega surreale. Però trattando un argomento così caldo e concreto per gli argentini capisco l'esigenza di dire prima di tutto: questo è successo davvero. Infatti, lo scrittore entra come personaggio che ancora la vicenda alla realtà, ricopre quasi il ruolo di medico-psicologo-giornalista e decide cosa è vero davvero.
Il testo è molto bello. Bellissimo anche il titolo Purgatorio (da Dante). Pure il titolo di ogni capitolo è una citazione del Purgatorio. Va sottolineato il fatto che la scelta del titolo sia sia stata Purgatorio e non Inferno. La separazione dalle persone amate scomparse è terribile, e dolorosissima ma nel Purgatorio provvisoria. Il Purgatorio è il tempo dell'attesa, della nostalgia che strappa il cuore, ma è un tempo con un inizio e una fine.
Il romanzo è pieno di elementi simbolici (l'orologio, le carte, lo specchio, la tomba nella piazza).
Nel romanzo sembra che ci siano alcuni richiami o citazioni di mistici: es la frase nel titolo o Emilia che nello specchio vede non più se stessa ma il marito scomparso. Come in Giovanni della Croce la nostalgia opera la trasformazione dell’amata nell’a/Amato che è nel cuore e quindi non è perso, ma sempre presente.