Narrativa straniera Romanzi Pulp. Una storia del XX secolo
 

Pulp. Una storia del XX secolo Pulp. Una storia del XX secolo

Pulp. Una storia del XX secolo

Letteratura straniera

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Depresso, appesantito da una pancia ingombrante, il conto in rosso, i creditori sempre alle porte, tre matrimoni alle spalle, Nick Belane è un detective, "il più dritto detective di Los Angeles". Bukowski gioca con un vecchio stereotipo e vi aggiunge la sua filosofia di lucido beone, il suo esistenzialismo da taverna e un pizzico di cupa, autentica disperazione. I bar, le episodiche considerazioni sul destino, il cinismo, l'ormai sbiadito demone del sesso, il fallimento professionale ed esistenziale, insieme alle mere invenzioni narrative, diventano il "pulp" del titolo.



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Pulp. Una storia del XX secolo 2017-10-25 05:25:07 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    25 Ottobre, 2017
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La cattiva scrittura

"A volte avevo la sensazione di non sapere nemmeno chi ero io. D'accordo, ero Nicky Balane. Ma un momento. Qualcuno potrebbe gridare: -Ehi, Harry! Harry Martel!- e molto probabilmente risponderei: -Sì, cosa c'è?- Voglio dire, potrei essere chiunque, che importanza ha? Che cosa c'è in un nome?" Dimenticate il classico stereotipo di detective americano. Lasciate da parte bravura, intuito, correttezza, bellezza, prestanza fisica. Non sperate di ritrovarvi tra pagine che raccontano indagini mozzafiato in cui il vostro compito di lettore è quello di riuscire a risolvere il giallo prima che l'autore vi sveli tutti i misteri del caso. Armatevi invece di ironia e fantasia, di un giornale che vi dia le dritte migliori sulle corse di cavalli, di una buona scorta di alcool e mettetevi al fianco di Nick Balane, l'investigatore più dritto (secondo lui) di Los Angeles. Grasso, politicamente scorretto, pasticcione, alcolizzato, solo come un cane, pieno di debiti, privo di qualsiasi talento se non quello di cacciarsi in qualche guaio. Seguitelo nelle sue indagini strampalate, senza capo né coda, all'inseguimento di scrittori morti da decenni, di inafferrabili volatili colorati, di mogli fedifraghe. Guardatelo combattere con lo stesso impegno contro alieni che vogliono conquistare la terra, creditori che battono cassa con le buone e con le cattive, baristi incapaci di servire un drink come si deve. Preparatevi alla "cattiva scrittura" di Bukowski, alle sue volgarità, alla sua visionarietà da habitué della bottiglia, alla sua pungente ironia, alle sue amare e malinconiche considerazioni. State certi che non vi troverete davanti ad un capolavoro letterario, né ad una lettura che vi renderà più ricchi dentro. Tuttavia passerete delle ore tutto sommato piacevoli, vi farete qualche risata e viaggerete con la fantasia, per poi precipitare mestamente davanti alla cruda e sporca verità che l'autore, con il cinismo, la disillusione e la mestizia di chi è prossimo alla fine del suo cammino, vi spiattellerà in faccia. "-Che cosa è troppo orribile, Jeannie?- -La Terra. Lo smog, gli assassinii, l'aria avvelenata, l'acqua avvelenata, il cibo avvelenato, l'odio, la mancanza di speranza, tutto. Sulla terra l'unica cosa bella sono gli animali, e stanno eliminando anche loro, presto scompariranno tutti, tranne i topi e i cavalli da corsa. È molto triste, non c'è da meravigliarsi se bevi tanto.- -Sì, Jeannie. E non dimenticare le nostre pile atomiche.- -Sì, siete andati troppo oltre a quanto pare.-"

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Pulp. Una storia del XX secolo 2015-05-21 09:39:49 Elisabetta.N
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Elisabetta.N Opinione inserita da Elisabetta.N    21 Mag, 2015
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Pulp!

Da dove iniziare per commentare questa lettura?
Pulp è letteralmente un miscuglio di cose: una base thriller, con un po’ di fantasy e un tocco noir e tanta ironia. Cosa risulta? Proprio un bel pasticcio!!!
Troviamo la signora Morte impersonata da una bella ragazza bionda, un tizio che dovrebbe essere morto da un po’ e non lo è, un’aliena (e un alieno), un passero rosso e poi c’è lui Nick Belane, l’investigatore più improbabile, ubriacone fino all’estremo, scommettitore sempre con il bicchiere mezzo pieno (non di acqua) e la sigaretta in mano…
Voi ci state capendo qualcosa? Io no, ma Bukowsky, almeno in questo libro, è così.

Per quanto riguarda lo stile, Bukowsky non è esattamente “il mio tipo”. Molto spesso volgare anche quando non ce ne sarebbe bisogno, lo stile mi ha lasciato sorpresa come, immagino, tutti quelli che per la prima volta si sono avvicinati a Bukowsky.
La sua ironia è pesante ma si colloca bene nelle improbabili disavventure di Nick Belane. Nick stesso lascia il lettore basito! E chi mai vorrebbe come protagonista un 55enne beone, con il vizio delle scommesse e, come se tutto ciò non bastasse, anche in sovrappeso? Beh Bukowsky sì! E, anche solo per questo, merita tutto il mio rispetto.

Ammetto che il primo incontro con questo scrittore è stato piuttosto shoccante, ma questo non mi ferma dallo scommettere (ah, l’influenza di Nick!) che in futuro lo incontrerò di nuovo.

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Pulp. Una storia del XX secolo 2015-03-23 18:06:33 aislinoreilly
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    23 Marzo, 2015
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Nick Belane, l'investigatore più dritto di L.A.

Il signor Bukowski è stato un poeta e scrittore statunitense di origine tedesca, morto nel 1994 dopo 74 anni di vita. Ha prodotto un bel numero di opere: tra romanzi, racconti e poesie, ha raggiunto la quota 60 libri e tutto questo per contenere la sua vita tempestosa. Problemi con l’alcol, rapporti problematici con le persone e frequenti rapporti sessuali (trattati senza troppi filtri), questo ci dice della sua vita, anche nel romanzo che sto per commentare.
Pulp è stata l’ultimissima opera scritta da Charles prima della sua morte, causata da una leucemia fulminante.

Il titolo completo è “Pulp. Una storia del XX secolo” e trae il titolo dal genere letterario “pulp”, proprio dei Pulp magazine degli anni ’20. Essi erano riviste di prezzo economico e scarsa qualità di fattura [Pulp è la polpa dell’albero dalla quale ottenevano la carta di qualità scadente con la quale erano stampati], contenenti storie violente e copertine sexy o raccapriccianti.
La trama è molto intrecciata: il protagonista è il 55enne Nick Belane, l’ investigatore più “dritto” di L.A., sbalzato tra un caso e l’altro senza sosta e senza senso apparente. Non conduce uno stile di vita invidiabile, giocatore d’azzardo sfortunato, amante dell’alcol, in sovrappeso e solo come un cane. Più o meno come il suo creatore Charles. I personaggi che intervengono a complicare la sua vita, sono tutti particolari e simbolici. Abbiamo la Signora Morte, un’aliena di nome Jeannie e altri loschi figuri che cercano di mettergli i bastoni tra le ruote nella sua ricerca di un misterioso “Passero Rosso”. Pur essendo un investigatore ormai in “decadenza” fisica e psicologica, riesce sempre a tirarsi fuori con successo da situazioni pericolose, usando la forza e l’ingegno di un vero detective e stupendo anche il lettore con qualche uscita brillante e inaspettata. Schietto e diretto, usa un linguaggio piuttosto crudo e ricco di parolacce. Nell’intricata rete dei vari casi che si intrecciano, lui si barcamena tra un bar, motel e locali vari, nel vano tentativo di sfuggire agli impegni presi, confuso e deciso sul da farsi allo stesso tempo. Nel frattempo c’è anche spazio per fraintendimenti, supposizioni errate, pedinamenti malriusciti e risse, segni di una ricerca di risposte fatta allo sbaraglio sulla base di intuizioni random che fluttuano nella mente di Nick, talvolta senza connessione. Un’avventura con una conclusione a sorpresa ma non troppo: avvicinandosi verso la fine del romanzo, tutte le vicende iniziano ad avere un senso ed ogni personaggio assume la sua posizione definitiva anche all’interno della vita di Nick stesso. Altro non posso aggiungere. :)

Intanto, ho adorato questo romanzo. Mi piacciono le conversazioni schiette dei personaggi, senza giri di parole e con il linguaggio vero della realtà. Mi piace la sincerità con la quale è stato scritto e mi piace sapere che quello che ho letto è un pezzo di personalità dello scrittore stesso. Nick Belane è Charles Bukowski che si avvicina alla fine della sua vita e ne è consapevole. Appare un vincitore ed un vinto allo stesso tempo, risucchiato dallo scorrere della vita e delle vicende che lui cerca di evitare senza successo. Però alla fine tutti i nodi vengono al pettine e non si può fare altro che guardare in faccia la realtà, inesorabile, come nella vita reale.
Scorrevole, piacevole, dissacrante, rude e accattivante, questo è, secondo me.
Per concludere, leggetelo e assaporate l’ultimo romanzo di uno scrittore senza peli sulla lingua, l’ultima opera di una lunga serie alla quale presto mi interesserò anche io.

“Era in quel momento che capivi di essere diventato vecchio, quando te ne stavi seduto a chiederti dove era finito tutto.”

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Pulp. Una storia del XX secolo 2015-02-19 20:32:17 Riccardo76
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Riccardo76 Opinione inserita da Riccardo76    19 Febbraio, 2015
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Chinasky e Belane due facce della stessa persona.

Scriverò esclusivamente di questo libro di Bukowski, non avendo ancora letto altro dello stesso autore. La lettura della prefazione mi ha sicuramente condizionato. Il libro, pubblicato solo pochi mesi dopo la sua scomparsa, acquista un valore emotivo particolare, il continuo riferimento alla morte fa riflettere su quali terremoti emotivi possano stravolgere un uomo consapevole della propria fine. Nonostante tutto questo la lettura di questo romanzo mi è parsa divertente e piacevole, certo lo stile può risentire di questo sconvolgimento, ma il contenuto di questa storia mi ha particolarmente colpito, non saprei dirne il perché, tuttavia è un libro che mi è piaciuto molto.
La storia è surreale e spesso paradossale, molto diretto e senza filtri. Un detective alcolizzato, il perfetto contrario di quello che un detective dovrebbe essere nell'immaginario collettivo, ma grazie a questo sicuramente divertente. Le indagini in cui viene coinvolto sono palesemente strampalate, volutamente assurde. Morte, alcool e sesso sono disseminati ovunque, ma trattate con una capacità ed una bravura fuori dal comune, in maniera quasi canzonatoria per quasi tutto il racconto.
Un romanzo nato dalla necessità di esorcizzare, metabolizzare e accettare la fine imminente, l’addio ad un mondo ed una civiltà che forse l’autore ha amato a tal punto da non accettarne le infinite storpiature. Toccante a mio avviso questa chiave di lettura, profondo il significato che ho personalmente elaborato, una sorta di testamento, un lascito.
Henry Chinasky ha ceduto il testimone a Nick Belane. L’alter ego di quasi tutta la sua produzione letteraria ha lasciato spazio ad un nuovo alter ego, forse il più intimo e definitivo di sempre. Chinasky vive e sopravvive al suo scrittore, che ahimè non è più tra noi.

Grazie Charles, non conosco ancora Chinasky, ma se ho apprezzato questo Belane, apprezzerò sicuramente anche Henry, che presto entrerà a far parte della mia cerchia di personaggi letterari preferiti.

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Pulp. Una storia del XX secolo 2014-10-19 05:16:08 Bruno Elpis
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Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    19 Ottobre, 2014
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Viaggio in nessun posto, sotto la luna

L’incarico iniziale: “Voglio Céline, disse, devo averlo”.
Una committente d’eccezione: la Signora Morte.
La tariffa richiesta: “6 dollari l’ora”
L’incaricato (“Assolutamente, grassone”): “Ero Nicky Belane, investigatore privato”, “L’investigatore più dritto di L.A.”
Stato civile: “Sposato tre volte, tre volte divorziato”.
Età: “Eccomi lì, a 55 anni, ancora a brancolare nel buio”.
Profilo psicologico del protagonista: “Quindi eccomi lì. Seduto ad ascoltare la pioggia. Se fossi morto in quel momento nel mondo intero non si sarebbe versata neppure una lacrima”.

“Pulp”, l’ultima opera di Charles Bukowski, è una storia che interpreta il genere del quale porta il nome: “un pasticcio” sia sul piano narrativo, sia dal punto di vista del risultato estetico.
La narrazione celebra il trionfo di situazioni assurde (“Céline è morto. Era nato nel 1891”), perché gli incarichi improbabili si moltiplicano (“Sto cercando di rintracciare un certo Passero Rosso. Lei ha qualche idea di dove posso trovarlo?”) e si intersecano (“Qualcuno ha visto Cindy, Céline o il Passero Rosso?”), producendo situazioni paradossali (“Il Passero Rosso. Era come la ricerca del Santo Graal”) e surreali (“La persona stesa nella bara ero io”) tra identità impossibili (“Louis Ferdinand Destouches, 1894”), metafisiche (“La signora morte era in estasi… Aveva un aspetto magnifico, raggiante”) ed extragalattiche (“Ti arruolo per la nostra causa, la causa di Zaros.. Stiamo ancora rivedendo il piano per occupare la Terra”).

Nella narrazione troviamo disseminati aforismi sulla vita (“E’ quando capisci che sei vecchio, che stai lì seduto a chiederti dove va a finire”) e sul suo senso (“C’era la luna e la mia vita stava andando lentamente in nessun posto”). Ma è a un’aliena che Bukowski affida il messaggio più inquietante:
“Che cosa è troppo orribile, Jeannie? La Terra. Lo smog, gli assassini, l’aria avvelenata, l’acqua avvelenata, il cibo avvelenato, l’odio, la mancanza di speranza, tutto. Sulla Terra l’unica cosa bella sono gli animali, e stanno eliminando anche loro, presto scompariranno tutti, tranne i topi e i cavalli da corsa. E’ molto triste, non c’è da meravigliarsi, se bevi tanto”.

Bruno Elpis

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Pulp. Una storia del XX secolo 2012-06-18 17:43:40 Giovannino
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Giovannino Opinione inserita da Giovannino    18 Giugno, 2012
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Bukowski o non Bukowski?

Due venerdì fà mi sveglio e vado a tentare un esame all'università. Con un po' di fortuna lo passo e così mentre torno a casa decido di fermarmi in libreria per vedere se trovo qualcosa di buono da leggere nel weekend. Ero partito per John Fante, ma come passo davanti alla lettera B noto con piacere che finalmente, dopo mesi che lo cercavo, è tornato Pulp del vecchio Buk. Era l'unico libro, escluse le poesie, che mi mancava da leggere di questo autore. L'avevo cercato ovunque a Roma quest'inverno ma senza risultati. Ora finalmente è tornato, è li davanti a me, lo posso prendere e chiudere il cerchio con Bukowski. Caro Fante, poche chiacchiere, sarà per la prossima, lo prendo e vado in cassa. Iniziamo col dire che questo libro è stato pubblicato dopo la sua morte (1994), ed è il più "recente" dei pubblicati se escludiamo "Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze" che è uscito proprio quest'anno. Il protagonista del romanzo è Nick Belane, l'investigatore più dritto di L.A., come lui si definisce. In realtà è un investigatore squattrinato che a malapena riesce a pagare l'affitto del suo ufficio, perso sempre tra una bottiglia di vodka ed una scommessa alle corse dei cavalli. Già qui, se siete un amante del grande Henry Chinaski, come lo è il sottoscritto, storcerete il naso, ma siamo solo all'inizio. Il romanzo si svolge in un intreccio di storie assurde, come incontri con alieni, la Signora Morte e l'immaginario Passero Rosso. Personaggi improbabili ed irreali si susseguono nello studio di Belane commissionandogli di volta in volta casi al limite dell'assurdo, come quello di trovare lo scrittore Cèline e vedere se è ancora in vita (quando in teoria dovrebbe essere morto circa 50 anni prima) oppure trovare il Passero Rosso senza sapere nè cosa sia nè dove cercarlo. In alcuni casi queste storie si intrecciano, in altre restano assestanti. Belane lentamente ma con intuito ed ingegno li risolve tutti e alla fine, proprio quando sembra esserne venuto a capo, ecco il colpo di scena che vi spiega la presenza nel romanzo della Signora Morte. Ora diró una cosa, in “Hollywood Hollywood!!!” Bukowski dice che spesso, al termine della loro carriera, alcuni scrittori famosi commissionavano romanzi a scrittori emergenti mettendo solo la firma alla fine del romanzo e facendolo poi passare per proprio. Ok, questo romanzo sospetto non sia di Bukowski. E se è il suo è uno dei peggiori. Vanno bene i collegamenti superficiali all'alcool, al sesso e ai cavalli, ma se avete letto solo un paio di romanzo con Chinaski protagonista, beh capirete subito che tra quei romanzo e questo ci sono differenze abissali, e non parlo di stile ma di contenuti. Questo romanzo è vuoto, una storiella piacevole da leggere ma fine a se stessa. In "Donne" e "Panino al Prosciutto" (ne prendo solo due ma potrei citarne altri) la storia non è fine a se stessa, da qualcosa al lettore che lo fà riflettere, parla di vita reale, di esperienze reali. Bukowski è più diretto, più passionale...più profondo. E se proprio dovessi fare un paragone con il Buk degli ultimi anni, quello che pensa alla morte imminente, sappiate che "Il Capitano è fuori a pranzo" è mille volte meglio di questo. Se vi capita leggetelo, ma sappiate che Bukowski è ben altro.

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Pulp. Una storia del XX secolo 2012-04-16 11:57:08 darkala92
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darkala92 Opinione inserita da darkala92    16 Aprile, 2012
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Narrativa balorda!

“Pulp” ultimo romanzo del vecchio Hank, scritto nel 1994 dopo la morte di quello che lui definisce il "cattivo ragazzo della letteratura”. Un romanzo tutto a sé stante, differente dalla consueta tradizione letteraria di Bukowski, poiché si colora di un tocco soprannaturale e surrealista. Una sfumatura che, però, Bukowski non ha saputo trattare, o meglio il suo stile è rimasto, il modo di stendere i concetti pure, ma non mi ha assolutamente entusiasmata. Se con gli altri scritti dello zio Hank ho provato una sorta di dubbioso piacere, adesso sono categoricamente convinta del flop di questa pubblicazione. Forse perché sono stanca dei suoi capricci, della sua scostumatezza, della sua inutile e banalissima vita. Ammiro l’evolversi di uno scrittore, dei suoi pensieri, dei suoi romanzi. Con Bukowski ci troviamo di fronte ad un mondo piatto, immutabile e sfacciatamente maldestro che dopo un po’ diventa talmente tanto scontato e ripetitivo da poter completamente far a meno di scoprirlo. Mi dispiace essere così drastica, ma purtroppo Bukowski non mi da più le stesse sensazioni.

Ovviamente un Bukowski non può non creare che personaggi inconsueti per la nostra società, ma allo stesso tempo prototipi fissi per la sua produzione. La seduzione rappresentata contemporaneamente con la morte; l’uomo-spazzatura che si dimena tra alcool, corse dei cavalli e sfacelo, il quale finge di lavorare come investigatore – esattamente il “più dritto di L.A., che va avanti soltanto grazie a “botte di culo” poiché l’intraprendenza e la consapevolezza del lavoro sono distanti anni-luce da Bukowski.
Altri personaggi “paranormali” sono presentati in maniera stupida ed irrazionale, come Bukowski credo che fosse.

Investigazioni balorde, trovate scadenti e vita precaria. Questo è ciò che riassume l’esistenza di Nick Belane – l’investigatore più dritto di L.A.

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Produzione bukowskiana
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Pulp. Una storia del XX secolo 2011-03-02 19:46:59 Frax90
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Frax90 Opinione inserita da Frax90    02 Marzo, 2011
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La cattiva scrittura

Finalmente,ma non senza un pizzico di amarezza ed una punta di cinismo,Bukowski si distacca dal suo celeberrimo alter-ego letterario,Herny Chinaski, per raccontarci la storia di Nick Belane,l'investigatore privato più dritto di Los Angeles. Per alcuni, il nostro detective, è un fallito, reietto della società,oppresso da anni di sregolatezze ed inattività;per altri è semplicemente un idolo, icona dell'"uomo con le palle"...quadrate aggiungerei io!"Pulp", non è altro(come si può evincere chiaramente dal titolo) che un "pasticcio letterario" di grande fattura,ove ordinaria follia, spettri del sesso che fu, fallimenti vitalizi e delusioni annegate nell'amaro, torbido ma dannatamente piacevole sapore dell'alcol si fondono insieme alle invenzioni letterarie(anche un po’ fantasy), che la mente di un genio(o forse un barbone dipende dai punti di vista) ha saputo imprimere sulla pagina.
Alcuni critici lo definiscono un testamento spirituale dell'autore, che si è immerso a pieno nel degrado societario del ventesimo secolo;io piuttosto lo definirei un "capolavoro di distacco", con il quale Charles si allontana dalle consuetudinarie e tenebrose follie.
Qualcosa di nuovo è nato, indubbiamente,ma è una novità particolare, diversa, che non a tutti può garbare(anzi...); l'osceno è sbiadito, messo in ombra dal surreale, e la realtà in bianco e nero si fonde con i colori della sfrenata e lussureggiante fantasia. Chi è Nick Belane veramente?Chi è quest'uomo che riesce profeticamente a prevedere la sua morte?Chi è costui che vive nelle stalle ma con lo sguardo perennemente rivolto alle stelle più lontane?Ho sentito parlare della "filosofia del beone",guida esistenzialistica e traccia della cosmogonia di Belane(nonché dello stesso Bukowski)...ma non so se sia filosofia da ubriachi o solo il modo di vedere la realtà che molti sobri non possono scorgere...Sta a voi lettori capire ciò...d'altronde è un bel pasticcio in cui districarsi!!!

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