Proprio come te
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Ricerca sentimentale
Un passato che mostra il proprio fallimento affettivo, un presente di rimpianti e solitudine autoimposti, il futuro un’ enigmatica assenza non preventivata.
I giorni di Lucy sono questi, noiosamente regolamentati, nessuna certezza, se non il proprio ruolo di insegnante di lettere e madre di due figlie, una quarantenne trascinatasi nella confusione postuma di un fallimento matrimoniale che continua a perseguitarla.
Oggi, da single, che cosa potrebbe desiderare se non stimoli intellettuali e attrazione sessuale, e se non può averli allora non ha bisogno di nessuno. Gli uomini l’hanno costantemente delusa, spingendola fuori strada, a cominciare dal marito Paul, un ex alcolista cocainomane, a lei non resta che un senso di colpa latente, domandandosi se l’alcol non sia stato una conseguenza matrimoniale e non un segno del destino e della genetica.
A Lucy non resta che un cambio di rotta, la ricerca di una stabilità affettiva e di un amore vero, con l’incertezza degli anni che passano e dell’ inaffidabilità della controparte.
Ecco la discutibile attrazione per Joseph, ventiduenne macellaio e babysitter a tempo perso, un nero cresciuto nella vivida concretezza del quotidiano, lontano da astruse teorie accademiche, una inclinazione inspiegabile e forse per questo più autentica, estranea al piccolo mondo ovattato di Lucy, un viaggio sensoriale senza l’obbligo di mantenere una recita poco gratificante.
Attorno a lei gravita Michael, uno scrittore snob e autoreferenziale, ma con lui è solo amicizia, anche se sembra non capirlo.
Il passato rivive in una ragazza che è stata la prima della classe, poi l’università, il matrimonio, i figli, le promozioni, tutti ostacoli superati con relativa facilità, il presente è una donna fuori strada per colpe altrui, prima Paul e ora Joseph, che non sa come rimettersi in pista ne’ dove possa finire.
I suoi sentimenti per Joseph sono così inaffidabili, che cosa se ne fa di un ventiduenne e dove la trascinerà? All’ inizio è felice, come in una bolla, una storia che esiste solo quando condividono la stessa stanza, ma persiste la propria fragilità e un mondo superficiale pronto a giudicare l’apparenza.
Per Joseph lei e’ davvero speciale, lo trascina dentro il presente, pur incerto sulle donne bianche con cultura universitaria.
La vita ripropone una circolarità che riporta Lucy al giorno delle sue nozze, alla felicità e infelicita’ del matrimonio e, nel nuovo presente, le pare assurdo avere trascorso tanti anni con qualcuno che l’ ha trascinata così in basso.
Attorno continua ad aleggiare l’ossessione per la Brexit, “ leave o remain “, in un paese anch’esso decisamente infelice.
L’ incertezza del presente e dell’ intero romanzo, l’ossessione di un passato ingombrante e di una possibile felicità negata da una forza autodistruttiva tuttora presente, sfociano in un percorso temporale di crescita sentimentale e personale, di accettazione dell’ ineluttabile, il mistero dei sentimenti, vivere in quel momento, con quelle persone, in quel posto.
Ed allora ....” Non c’erano più ostacoli, adesso dovevano camminare e vedere quanto sarebbero andati lontano” ....
L’ ultimo Hornby viaggia nella crisi del presente, tra forze separazioniste ed escludenti, incertezza sentimentale e frammentazione famigliare, un caos generalizzato che devia in una ricerca autogratificante che non sia semplice apparenza, vuoto esteriore, diseguaglianza sociale e razziale, ma accettazione, condivisione e accoglienza.
Il piano personale, come sempre, la fa da padrone, anche se non supportato da vivide presenze e dialoghi sferzanti, insufficiente per mostrare la complessità del presente, ingabbiato da un‘apparenza stereotipata.
Di certo non il miglior romanzo dell’autore, per temi e contenuti, ripetitivo nel proprio ossessivo mostrarsi, con il dubbio che sia una voluta rappresentazione di un presente fragile desolatamente narcisista, impaurito, dissolto, che trova rifugio nella speranza utopica dei buoni sentimenti.
Indicazioni utili
- sì
- no
Lucy & Joseph
«A volte certe domande fanno passare il tempo.»
Capita di trovare delle storie dalle quali si ha il desiderio di non separarsi e che per questo centelliniamo e che per questo cerchiamo di trattenere il più possibile a noi sino a che non giunge quell’inevitabile distacco a cui segue la consapevolezza che quel titolo si è in verità cristallizzato nel nostro intimo. Ecco, “Proprio come te” di Nick Hornby è una di queste storie.
Lucy e Joseph sono di quanto più diverso ci possa essere. Lei, bianca, quarantaduenne, insegnante di lettere, con due figli e un divorzio alle spalle da un marito alcolizzato e cocainomane, lui, ventiduenne di colore, un po’ deejay, un po’ macellaio, un po’ allenatore di calcio. Lui, a favore forse dell’uscita dall’Ue, anche se molto confuso dalla propaganda, lei, certa di dover restare. Due figure tra loro lontanissime ma che eppure trovano un punto in comune dal quale inizia una storia fatta di amore e crescita, di condivisione e di riflessione sullo ieri e sul domani. Ben presto, infatti, la relazione li porterà a dover prendere consapevolezza di quelli che sono i rispettivi punti in comune e quelli di distanza ma li porterà anche a interrogarsi sugli stereotipi, sui luoghi comuni, sul senso o meno di appartenenza a una comunità e al gruppo, al pregiudizio e al preconcetto, al vivere in un’era dove i valori sono stati capovolti. Il tutto al tempo della Brexit.
«Ora conosceva la risposta: andare a letto con Lucy, mangiare con Lucy, guardare la tv con Lucy. E forse in questo non c’era un futuro, ma c’era il presente, e proprio in questo consiste la vita.»
Hornby, per voce di questi due personaggi che entrano immediatamente in simbiosi con il lettore, crea una dimensione magnetica che ricrea le perfette ambientazioni dei suoi titoli tanto che a questi si confà, ma al tempo stesso se ne distacca. Il conoscitore, infatti, per quanto si senta a casa e si senta coccolato dallo scrivere e da quei denominatori comuni che sono costanti nelle sue fatiche, ne evince una non indifferente maturazione soprattutto per quanto concerne l’aspetto sociale e delle dinamiche relative. Egli riesce a far soffermare l’attenzione del lettore su peculiarità mai scontate, lo trasporta negli anni della Londra del referendum, offre una perfetta fotografia di quella che era la vita del luogo icona del riscatto e della possibilità rispetto alla nostra cara Italia, offre una perfetta prospettiva del punto di vista di chi l’abitava e di quel che doveva affrontare e di quel che al contrario pensava di non dover più affrontare dal momento dell’uscita dall’Unione Europea. Ancora, evidenzia il razzismo nel razzismo, la discriminazione nella discriminazione, non solo dal bianco verso l’uomo di colore quanto anche dallo straniero di prima generazione integrato e parte della società verso lo straniero di seconda generazione percepito quale di troppo e quale non “necessario” nel vivere quotidiano. Questa riflessione mi ha riportato alla mente un saggio di Donatella Di Cesare intitolato “Stranieri residenti” che ho letto qualche anno fa e che, con caratteri filosofici e non, si interrogava su questi aspetti.
«Nessuno aveva pronunciato le parole “Ti amo”, notò Lucy, eppure ognuno dei due aveva trovato un modo di dire all’altro che era amato. Sembrava il momento giusto per finire.»
Hornby riesce nella sua impresa e offre al suo pubblico un titolo concreto. Per taluni potrà risultare strano, particolare, ma è proprio in questa sua eterogeneità e voluta diversità che egli realizza un testo capace di far sognare e trasportare con due protagonisti e una serie di coprotagonisti vividi e capaci di far meditare su circostanze del vivere quotidiano e anche del relazionarsi nonché su quel contesto sociale così attuale e a noi prossimo. Un libro che coccola e che resta, da leggere.
«Ma la cosa strana alla sua età è che si passa metà del tempo a sognare quello che potrebbe succedere, e l’altra metà a tentare di non pensarci, e in entrambi i casi ci si trova bloccati a vivere una vita che non sembra avere grande importanza, a metà strada tra l’infanzia e qualcosa di più stabile portato dalla maturità, qualunque cosa sia.»