Narrativa straniera Romanzi Principessa Casamassima
 

Principessa Casamassima Principessa Casamassima

Principessa Casamassima

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Protagonista della "Principessa Casamassima", che apparve a puntate tra il 1885 e il 1886 sull'Atlantic Monthly, è Hyacinth Robinson, bastardo di un lord inglese e una prostituta parigina, allevato a Londra da Amanda Pysent, una poverissima zitella. Diventa membro di una organizzazione rivoluzionaria e conosce non casualmente la principessa Casamassima. Questa ha incaricato il suo spasimante di metterla in contatto con il "popolo" londinese e vive con lui uno strano rapporto di reciproche seduzioni e permutazioni. La principessa si accende di passione rivoluzionaria e odio per le ricchezze, mentre Hyacint accede all'amore per tutto quanto è bello, prezioso e raffinato e perde progressivamente fede e interesse per il popolo.



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Principessa Casamassima 2017-01-08 10:44:46 viducoli
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viducoli Opinione inserita da viducoli    08 Gennaio, 2017
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Solo chi è sicuro di sé...

... può farsi accettare dagli altri

Alla fine della lettura di 'Principessa Casamassima', uno dei romanzi meno noti di Henry James, mi sono trovato a riflettere su come interpretare questo romanzo. Sicuramente sono in grado di dire cosa non è.
'Principessa Casamassima' non è un semplice feuilleton, un romanzo d’appendice, anche se la storia, con i suoi misteri, i suoi personaggi così tipizzati, le atmosfere cupe, l’elemento complottardo lo lascerebbe pensare.
La storia, infatti, potrebbe essere quella di un drammone ottocentesco uscito a puntate su qualche rivista londinese o parigina (ed effettivamente il romanzo uscì a puntate nel 1886 sull’Atlantic Monthly). Il protagonista è Hyacinth Robinson, allevato da una povera sarta ma figlio di un lord inglese e di una prostituta parigina, morta in carcere per avere ucciso il lord dopo essere da questo stata abbandonata.
Hyacinth lavora come rilegatore di libri e entra a far parte di un circolo rivoluzionario socialista. Diventa amico di Paul Muniment, chimico e uno dei leader del gruppo. Una sera, a teatro, dove ha portato la sua quasi fidanzata Millicent, viene inaspettatamente invitato nel palco di una gran dama di origini italiane, la Principessa Casamassima, che vuole "conoscere il popolo". Tra i due nasce un rapporto quasi amoroso (dalla lettura non si capisce bene se divengano amanti) e la principessa diviene una fervente socialista, tanto da donare i suoi beni alla causa e andare a vivere in un modesto appartamento. L’evoluzione del pensiero di Hyacinth è opposta: egli, entrato in contatto con il lusso e dopo un viaggio a Parigi, inizia a staccarsi dal movimento, a non credere più nella rivoluzione, a volersi rifugiare nel suo amore per la Principessa, che gli appare come un essere superiore, una specie di angelo. Purtroppo la Principessa, che invece ora vive soltanto per la causa rivoluzionaria, inizia a perdere interesse per il suo tormentato amico e a preferirgli Paul Muniment, sicuramente più tetragono e determinato.
Hyacinth però non può staccarsi dal suo passato rivoluzionario perché si è impegnato a compiere un attentato quando i capi decideranno che è il momento di agire. Vive quindi la contraddizione tra il dover adempiere alla parola data e il non credere più agli ideali per cui l’aveva data, ed il dramma di vedersi progressivamente isolato dalle persone in cui credeva. Non svelo il finale, ma già da questi scarni elementi (nel romanzo vi sono in realtà tutta una serie di personaggi e situazioni di contorno che lo rendono complesso e articolato) si può vedere come gli elementi del feuilleton ci siano tutti. Probabilmente era proprio questa anche l’intenzione di James, quella di scrivere un romanzo che incontrasse il favore del pubblico (che gli mancò) grazie ad una trama che mescolasse miseria e nobiltà, grandi ideali e meschinità umane. James era però scrittore troppo raffinato, troppo cesellatore per potersi limitare ad un romanzo d’appendice. La prosa Jamesiana si snoda così lungo le 500 pagine fitte fitte di questa edizione Garzanti con quel suo tipico andamento asimmetrico, fatto di dialoghi diretti e di lunghe pause di riflessione, nelle quali descrive i pensieri e gli stati d’animo dei protagonisti con un periodare lento, fatto di incisi e subordinate, che mal si accorda con le esigenze del pubblico, come anche alcune recensioni moderne reperibili sui social media letterari dimostrano.
Principessa Casamassima non è neppure un romanzo volto ad analizzare e a denunciare la condizione materiale della classe operaia nella Londra di fine ‘800 o volto a descrivere l’azione del movimento rivoluzionario a cui una buona parte di tale classe aderiva. Troppo lontano da James, ricco americano anche se trapiantato in Europa, era il sentire di quella classe, troppo distanti dal suo mondo i sentimenti e le sofferenze di quella fetta d’umanità, sfiorati probabilmente solo dal finestrino di una carrozza mentre andava dal club ad un ricevimento. Nella letteratura di James, del resto, non è in generale presente alcun intento di critica sociale. Viene in mente 'L’agente segreto', scritto più di vent’anni dopo dall’amico Joseph Conrad, romanzo diversissimo ma che ha in comune con Principessa Casamassima l’ambientazione in quelli che i due autori ritenevano essere i gruppi rivoluzionari. In James per la verità c’è un po’ più di analisi delle condizioni oggettive di vita, dell’ingiustizia sociale, e non prevale in assoluto, come in Conrad, una visione complottistica del movimento. Tuttavia il quadro che ne esce è sicuramente artefatto, e l’ambientazione è a mio avviso per James solo un pretesto, un brodo di coltura perfetto, ancorché non percepito nella sua essenza, per far emergere ciò che lui vuole davvero raccontare, cioè la storia di Hyacinth, il suo essere diverso da chi lo circonda, il suo essere fondamentalmente alieno rispetto ai meccanismi sociali ed alle pulsioni che regolano le relazioni tra le persone.
'Principessa Casamassima' è quindi a mio avviso il romanzo in cui James, attraverso il personaggio di Hyacinth, mette in campo la sua diversità e le sue contraddizioni, il suo essere un americano europeizzato, il suo essere animale sociale ma al contempo isolato e incapace di una relazione stabile, il suo essere (forse) omosessuale senza (forse) confessarlo neppure a sé stesso.
Analogamente Hyacinth ha una personalità mezza inglese e mezza francese, mezza nobile e mezza plebea, non è certo delle sue idee, subisce il fascino della nobiltà della Principessa ma al contempo coltiva la relazione con la splendida piccolo-borghese (per come è tratteggiato il personaggio) Millicent, cerca insomma di farsi accettare dalle persone con le quali stabilisce una relazione. In un mondo in cui però ognuno agisce solo per raggiungere i propri obiettivi personali, in cui ognuno è certo di dove vuole arrivare, in cui viene apprezzata la capacità di agire, egli è visto come un incerto, un debole, un uomo insignificante (James ce lo descrive infatti come piccolo di statura), e per questo si troverà escluso, abbandonato da tutti.
La marginalizzazione del protagonista è in qualche modo avallata dallo stesso James, che sceglie di non intitolargli il romanzo, e questo è singolare se si pensa a quanto strumentale e 'fumettistica' sia la figura della Principessa rispetto alla potenza psicologica di quella di Hyacinth: mi pare di scorgere in questa scelta la volontà di attirare attenzione da parte del pubblico – quell’attenzione che gli mancherà costantemente – con un titolo altisonante ed evocativo, proprio nel romanzo che sembra metaforicamente certificare la sua marginalità letteraria.
Anche se Principessa Casamassima non è tra i romanzi più riusciti di James (molti critici lo hanno nel corso del tempo stroncato) credo che valga la pena leggerlo, per approfondire la conoscenza di questo solitario sociale, di questo ricco signore americano che ha contribuito a traghettare la letteratura europea verso le temperie novecentesche. L’edizione Garzanti, che pure non facilita la lettura con i suoi piccoli caratteri, ha il pregio di contenere l’usuale introduzione, affidata a Franco Cordelli, che ho molto apprezzato quanto a chiarezza e contenuto.

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Principessa Casamassima 2017-01-08 00:35:47 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    08 Gennaio, 2017
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Giochiamo alla questione sociale

Decisamente non il miglior James.
Lo stile è il suo: pulito, tagliente, ironico, sarcastico, cinico al cianuro nella frase finale che mi ha fatto cadere dalla sedia dal ridere. Non me la aspettavo nemmeno da uno come James in quel contesto.
E' la storia che non mi è piaciuta molto. L'inizio è carino e molto dickensiano anche se James non ha l'ingenuità candida di Dickens, tutt'altro. Però il tipo di personaggi (la buona sartina, il figlio del nobile e della prostituta) e la situazione iniziale me lo hanno ricordato.
La storia è questa: un bambino (figlio di un nobile e di una prostituta) viene preso in affidamento da una buona sarta e cresciuto con tutte le premure da lei con l'aiuto di un amico violinista. Il ragazzo è intelligente e abbastanza idealista e viene in contatto con persone che si interessano alla questione sociale, primo tra tutti Paul. I due amici diventano amanti della stessa donna, la Principessa Casamassima del titolo, che li avvicina perchè interessata a sua volta alla questione sociale.
Ora la questione sociale è affrontata nel romanzo in modo fastidioso. C'è un vasto complotto di cui chi ne fa parte ha solo una vaga idea. Nessuno conosce le idee che ci sono dietro per non parlare dei piani. Si giura fedeltà e si promette di mettere in ballo la propria vita senza sapere cosa si dovrà fare, con chi e perchè. Quando la principessa si mette in testa di saperne qualcosa di più e di contribuire alla causa, la cosa si fa caricaturale perchè gli interessi della donna sono discutibili, la sua più grande abilità è quella di essere una intelligente conversatrice, e le cose che vorrebbe sapere non le sa nemmeno James. Piano piano si scopre che della questione non importa poi molto a nessuno. La Principessa è una donna intelligente che vivendo in ozio la maggior parte del tempo deve pur procurarsi delle emozioni. Il personaggio più interessante è lei, speculare al personaggio maschile di Paul: mi sembra di riconoscerci l'autore. Credo che l'autore come Paul sia in grado di capire le debolezze dei suoi simili e di ricavare dai suoi simili quello che possono dare. Nel caso di Paul quello che cerca è un tornaconto materiale mentre la Principessa pretende di essere sorpresa e divertita o interessata, quindi cerca un tornaconto intellettuale. Non per niente quando la Principessa invita Paul ad andarla a trovare, Paul come prima cosa le chiede cosa gliene verrebbe e rifiuta di andarci, lasciandole capire che l'aspetto intellettuale non è sufficiente. Sono due personaggi attrezzati a vivere perchè sono riusciti ad escludere il cuore e i sentimenti dalle loro relazioni. Questo li rende poco vulnerabili, sicuri di sè e affascinanti. D'altra parte c'è una contropartita che è probabilmente la noia. La principessa lo ammette chiaramente di avere bisogno e di ricercare nelle sue frequentazioni degli stimoli intellettuali. Il suo interesse ai poveri e la sua intenzione di frequentare i luoghi malfamati è nello stesso spirito di chi va a caccia della sua adrenalina in qualche modo. D'altra parte le relazioni che non contengono una componente affettiva si consumano e vanno cambiate. Il fascino della Principessa è che prova un interesse autentico per la persona che ha davanti, quasi una fascinazione, e questo a sua volta avvince l'interlocutore. Ma altrettanto sinceramente se ne stanca. Paul è simile a lei solo che non gli interessano gli esseri umani ma le idee e il suo approccio alla questione sociale o alla ideologia è simile a quello di lei con gli esseri umani. Non c'è nessuna fede o passione in Paul. Paul nella relazione con la Principessa non si lascia consumare, non le dà tutto se stesso ma prende quello che gli fa comodo. Mantiene la sua mente per sè e quindi continua ad avere la fonte del suo fascino. Gli altri invece svelano se stessi senza riserve. In un certo senso è come se James dicesse che nelle relazioni il più forte deve essere cinico, tenere il cuore in cassaforte, restare lucido in modo da giudicare l'altro sforzandosi di smascherarlo e guardandolo per come è. Ma Paul è migliore, più forte della Principessa perchè conosce anche meglio se stesso. Questo lo rende più calcolatore ma come personaggio lo preferisco a lei. Immagino che James ci si rispecchi. Credo che avesse anche lui una sorella malata cui era molto legato. Hyacinth invece non mi è piaciuto particolarmente come personaggio. Dovrebbe essere il più idealista anzi lo è, ma mi pare che sia soprattutto un individuo con poca personalità. Corre troppo dietro alla Principessa e depone all'istante la sua passione per la causa ai suoi piedi. Non mi pare probabile che appena una donna, fosse pure la più bella del mondo, vuole sapere i nomi dei congiurati, uno che fino alla riga prima giurava fedeltà assoluta alla causa, vuoti subito il sacco. Il romanzo ha qualcosa che non va nella costruzione, troppe pagine e poi quella Principessa sempre al centro di tutto. In questo romanzo James riesce a essere esasperante soprattutto nella seconda metà e con quella questione sociale in cui i congiurati sembrano essere del numero giusto per una partita a briscola.
E comunque James è troppo riservato. Per capire che i due amici sono stati amanti della Principessa bisogna arrivare alle ultime pagine e intuirlo perchè chiaramente non è mai detto. Eppure è un elemento utile a inquadrare le relazioni.
In ogni caso non credo che la questione sociale sia mai rientrata tra gli interessi di James.
La conclusione non mi sembra legata al maggiore idealismo di Hyacinth ma al fatto che le sue illusioni (tra cui rientra l'idealismo) si scontrano con la realtà e che il suo mondo affettivo vacilla.
Il romanzo nel complesso sembrerebbe un invito a deporre gli ideali davanti alla cruda realtà del proprio tornaconto.

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