Primavera
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Cambiamento obbligato
“ Primavera “, terzo capitolo di una tetralogia dedicata alle stagioni, è un viaggio nel difficile, turbolento e indifferente reale con uno sguardo ( spesso nostalgico ) al passato privilegiando la dimensione umana.
Il romanzo parla di migrazione, razzismo, cambiamento politico e ascesa delle destre, di arte, musica e letteratura ( con riferimenti a Dickens e alla vita e produzione letteraria di Katherine Mansfield e Reiner Maria Rilke ), della forza indifferente della natura, di un sistema relazionale fondato sul potere delle parole e sull’ invenzione di storie.
I protagonisti divergono per età, origine, vissuto, Richard è un vecchio regista televisivo, Britt una giovane guardia impiegata in un centro di accoglienza, Florence una bambina di etnia mista, un destino personale in parte condiviso, il bisogno di occuparsi di un pezzo della storia altrui.
Tre parti ciascuna introdotta da un preambolo, un flusso di slogan eterogenei tratti dal linguaggio della contemporaneità ( mentre l’ incipit “ Ora, quello che non vogliamo sono i fatti “ è un omaggio a “ Tempi difficili “ di Charles Dickens con l’aggiunta della negazione ).
Nel presente Richard si trova in una stazione ferroviaria nel nord della Scozia, nutre idee suicidali dopo una vita piuttosto turbolenta e continua a dialogare con una figlia immaginaria ( quella reale lo ha lasciato da molti anni ).
Dovrebbe lavorare all’ adattamento cinematografico di uno scialbo bestseller ( “ Aprile “ ) che narra l’ incontro tra Katherine Mansfield e Reiner Maria Rilke sulle Alpi svizzere, ma è troppo affranto dalla morte di una cara amica, la geniale sceneggiatrice televisiva Patricia Heal ( Paddy ), uno spirito libero, dotato di vena artistica e intelligenza dissacrante, scomparsa dopo una lunga malattia e ancora vivida nella memoria di un’ epoca condivisa.
Britt e’ una giovane che vive una routine collosa ed estenuante, che saluta le piante all’ ingresso e all’ uscita dal lavoro, pagata per maltrattare, ignorare, guardare la superficialità dell’ evidenza, tenendo a bada dei disperati in fuga da una morte certa.
Florence è un soffio di giovinezza, una bambina perspicace che sa trattare con gli adulti, che nasconde una storia di violenza, dolore e segregazione ma pare uscita da una fiaba, che conosce il senso delle parole e non comprende alcuni atteggiamenti dei grandi, che vorrebbe si facesse qualcosa per depurare il pianeta da una fine certa, che cerca di salvare delle vite.
I tre si ritrovano seduti fianco a fianco su un pulmino diretto a nord, nel freddo paesaggio scozzese, ciascuno immerso nella propria storia, incespicato in quella degli altri, cercando delle spiegazioni in un mondo indifferente che si nutre di sola fattualita’.
“ Primavera “ è un romanzo complesso e dissacrante, con molteplici tracce, vissute, abbandonate, riprese, capovolte, un rimescolio di voci che accrescono il senso di smarrimento, inducendoci a riflessioni protratte. Anime pensanti, voci fuori dal coro, i personaggi della Smith che già conosciamo.
Scene spezzate, sovrapposte, sbalzi temporali, dialoghi monchi, umorismo, sarcasmo, lunghe digressioni sui mali della contemporaneità, e la Brexit non è il peggiore, si pensi al razzismo, legittimato, alle divisioni, legittimate, a tutti i demagoghi narcisisti che veleggiano nel presente, ...” ispirati dal Dio degli infiniti nuovi inizi che chiamiamo internet “...
Ma c’è la possibilità di dire basta, recuperando la speranza, di negare l’evidenza e guardare altrove, esistono confini in grado di unire e non di dividere.
Richard si chiede come sia finito in questa parte sconosciuta del paese, respirando un momento di felicità subito sopraffatto dal pensiero dell’amica morta, di una famiglia sfasciata, di un lavoro a pezzi, una vita che è un deserto d’ inverno, salvato e rinfrancato da una ragazzina che porta addosso il peso della sua storia.
Britt, rimossa la propria corazza anestetizzante, bloccata da un livello primario di osservazione e comprensione, si ritrova in un viaggio senza meta a dialogare con un’ estranea, quasi fosse in una favola, e si sente rinata, ascoltata, capita, di nuovo intelligente, spiritosa, simpatica.
Florence sembra ...” qualcuno o qualcosa uscito da una leggenda o da un racconto, quel tipo di storia che non parla della vita vera ma che è l’ unico modo possibile per capire la vita vera “...
Il senso profondo del racconto consiste nel recupero, possibile, di una dimensione umana oggi assente, attraverso la storia, la speranza, il potere delle parole, la comunicazione, il sogno, il cambiamento, le fiabe.
Perche’ ... “ le fiabe sono storie profonde e molto serie, parlano di trasformazione, di come certe cose ci cambiano o ci costringono a cambiare, a imparare come si cambia. Ed e’ proprio su questo che stiamo lavorando, sul cambiamento “....
Eccoci alla fine del viaggio, e’ aprile, il mese dell’ instabilità, del sacrificio e della giocosità, ma anche della rigenerazione e della fertilità, il mese del ritorno all’ origine, al seme, al germe di tutte le cose, il mese anarchico, finale, il grande tessuto connettivo della primavera.
È qui che ...” se passi vicino a un cespuglio o a un albero in fiore non puoi non sentirlo, il ronzio del motore, la nuova vita gia’ all’ opera, la fabbrica del tempo “...