Possiamo salvare il mondo, prima di cena
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Recensione della Redazione QLibri
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Le cose più semplici sono quelle più difficili da
"I cambiamenti climatici non sono un puzzle sul tavolino del salotto cui dedicarci quando siamo liberi e ci sentiamo ispirati. E' una casa in fiamme. Più tardiamo ad occuparcene più diventerà difficile occuparcene (...) ben presto raggiungeremo un livello critico di cambiamenti climatici fuori controllo che renderà impossibile salvarci a prescindere dai nostri sforzi."
Messaggio duro, apocalittico, che tutti noi sappiamo essere vero eppure non ci crediamo e individualmente non facciamo nulla che possa contribuire a un miglioramento dell'ambiente. Nella miglior ipotesi ne parliamo con falso pathos, come se fosse un problema di Marte e non nostro e sono sempre gli altri che devono fare qualcosa: le industrie, lo stato, le scoperte tecnologiche, cosa potremmo mai fare noi, 1 contro miliardi di persone e milioni di industrie? Rinunciare alla macchina e preferire i mezzi pubblici, viaggiare meno in aereo e ridurre il consumo di carne e derivati animali?! In primis la nostra rinuncia individuale avrà impatto zero, quindi perché farla? Inoltre, cosa non meno importante, verremo visti come fanatici, strani, incompresi e magari persino derisi dagli altri, quindi a maggior ragione non ha senso farlo - "non penserai mica di poter salvare il mondo?!" -? Siamo di fronte al paradosso del Comma 22 dell'omonimo libro di Heller: chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo.». Nella nostra attualità il paradosso è: per salvare il pianeta tutti noi dobbiamo cambiare stile di vita, ma se gli altri non lo fanno allora non lo faccio nemmeno io! Un circolo vizioso che include tutti noi e il non agire è una trappola mortale per l'umanità. La soluzione c'è e nel caso dell'emergenza ambientale, l'autore ci invita a tutti a creare la ola, l'onda che travolge anche gli altri a reagire. Però questa ola deve avere un punto di partenza, un personaggio forte o un contesto forte che la scateni e gli dia inizio. Questo stesso libro può essere considerato il tentativo di creare una ola perché Jonathan Safran Foer è uno scrittore incredibilmente capace a suscitare emozioni, a smuovere l'animo con semplicità, non ha scorciatoie e va direttamente al cuore e alla coscienza del lettore che anche in questo caso non rimarrà indifferente.
Questo libro è a metà tra il saggio e il romanzo. Contiene il giusto numero di dati scientifici e tesi scientifiche senza mai annoiare il lettore perché essi sono intrecciati sia con esempi comportamentali realmente accaduti in caso di grandi disastri (esempio la seconda guerra mondiale, l'Olocausto e anche alcuni esempi biblici del vecchio testamento) sia con racconti autobiografici. Crea molti parallelismi e a costo di sembrare ripetitivo va a toccare spesso lo stesso punto ma lo fa sempre in un modo diverso, come se volesse essere capito da tutti e rafforzare bene il concetto in chi lo ha già colto, usando esempi dai più disparati: dai risultati degli sportivi alle Olimpiadi alla creazione dell'ola tra le api. Un libro che non è retorico, non incolpa nessuno e non da le solite indicazioni del tipo "comprate le auto ibride o elettriche" (sulle quali lancia un grande dubbio tra l'altro) o "chiedete ai vostri figli di rispettare il pianeta" o ancora "votate i partiti che ci tengono all'impatto ambientale". Lui prende una lente d'ingrandimento e la pone sulle soluzioni più semplici e alla portata di tutti e soprattutto su quelle che hanno maggior impatto in questa battaglia e che noi non vogliamo prendere in considerazione. Auguro al destino di questo libro di poter essere l'inizio di una ola, perché rappresenta un forte grido all'arresto di questo incontrollabile e inutile consumismo. Bel colpo anche questa volta, caro Foer.