Posizioni opposte
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Gwendoline Riley, nata a Londra nel 1979, è considerata la scrittrice più raffinata della nuova letteratura inglese. Posizioni opposte, suo quarto romanzo e il primo dopo cinque anni, segue il successo internazionale di Carmel e Sick Notes.
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Esistenziale e nichilista
La Riley non è un'autrice convenzionale, questo suo ultimo romanzo lo conferma. "Posizioni opposte" è un romanzo esistenziale, realistico, che vuole fare da portavoce di una generazione della periferia inglese, quella più rassegnata, disillusa e nichilista. L'autrice nel raccontare la storia sembra unificarsi in un tutt'uno con la protagonista, dando la sensazione che questo romanzo non sia un semplice romanzo, ma sia quasi un'autobiografia. Non se ne ha la certezza, perché l'autrice non racconta mai di sé sul web, ma nel leggere queste pagine scatta questo presentimento. Aislinn, la protagonista trentenne del libro, è una donna problematica, alla ricerca del proprio io, in fuga continua dal suo passato e anche dal suo presente. Ha alle spalle un'infanzia mediocre, tipica dei figli di genitori separati, quelli che devono passare tutti i weekend con il padre anche se non ne hanno voglia, in un turbine di tristi pomeriggi grigi, a fare la spola tra viaggi in macchina e appartamenti vari. Aislinn cresce con la voglia di evadere, con una rabbia repressa, sempre sull'orlo della depressione, tentando di dare la colpa ai genitori, tentando di giustificare la sua mancanza di obiettivi e i suoi continui tentativi di rompere i ponti con tutte le persone che conosce. Non è un piangersi addosso il suo, ma è solo un tentativo di vivere, cercando di farlo nell'unico modo che conosce.
"Posizioni opposte" è un romanzo che, per quanto fuori dagli schemi e non facile da inquadrare, mi è piaciuto. Incredibilmente mi sono riconosciuta in molte, moltissime, delle caratteristiche della protagonista, i suoi comportamenti li ho trovati logici, per quanto invece nel pensiero comune saranno considerati assurdi. Vi è un però un po' di difficoltà a seguire il filo dei suoi ragionamenti, perché partendo dalla sua infanzia va poi a raccontare del presente e ancora torna indietro, e avanti, varie volte, in un fermento di ricordi e aneddoti che si fondono l'uno dentro l'altro. Non è una storia che ha un inizio e una fine ben definita, non è una storia che allieta il lettore e lo rende soddisfatto, per questo credo che non sia un romanzo adatto a tutti, ma solo alle personalità un po' ombrose, solitarie e riflessive. Questo è il primo libro che leggo di Gwendoline Riley, ma adesso che ho capito che l'indole dei suoi personaggi si riflette molto sulla mia, andrò a leggere anche le sue pubblicazioni passate.