Piccoli suicidi tra amici
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Salvarsi insieme
«[…] Lasciate che il cuore faccia una pausa, fosse anche solo il tempo di cento battiti, tanto per riprendere fiato, e tutto è finito.»
Perché continuare a vivere? È questo che si chiede Onni Rellonen, direttore ormai plurifallito che decide di porre fine alla sua vita. È una bella giornata d’estate quando il proposito prende forma e sostanza. Ha anche trovato la location perfetta in un vecchio granaio nel bosco. Nessuno potrà sentire lo sparo della sua pistola, un clic e tutte le sue sofferenze avranno fine. Ma si sa, non sempre le cose vanno come vorremmo, sì, anche quando si parla di propositi di trapassi. Eh sì, perché entrando nel granaio Olli scopre di non essere stato l’unico ad avere questa idea; Hermanni Kemppainen, colonnello, ha avuto la stessa idea, seppur con una modalità diversa costituita da un bel cappio al collo. I due si salvano vicendevolmente e decidono di ritornare a casa di Onni per parlare, confrontarsi, conoscersi. Si interrogano su questa loro volontà comune e si chiedono anche se non sia cosa diffusa in Finlandia. Pongono un annuncio, si offrono come fautori per l’intento. Ben 600 missive sopraggiungono a seguito di ciò. Impossibile rispondere a tutti senza l’aiuto di qualcuno, tra questi stessi candidati suicida selezionano Helena Puusaari, vicepreside che a sua volta ha il desiderio di morire e a cui viene affidato il compito di gestione delle lettere e conseguente risposta. Indicono anche un seminario a tema in un ristorante ed è da qui che parte l’avventura del suicidio di gruppo nel luogo perfetto. Certo, tutto deve essere magistralmente organizzato, nulla può essere lasciato al caso. È da qui che i nostri eroi finiranno, tra mille peripezie, a girare mezza Europa e anche a sorprendersi del legame che nascerà da questa gita organizzata fuori dalle righe.
«[…] Solo chi si è spinto fino alla soglia della morte comprende che cosa vuol dire in pratica l’inizio di una nuova vita.»
“Piccoli suicidi tra amici” è un romanzo intriso di una profonda ironia ma anche genialità. È un libro attuale, moderno e arguto, un testo che si prefigge di parlare di un argomento delicato e che ancora oggi è capace di far parlare di sé. Con un linguaggio pungente l’autore riesce a mostrarci il volto più cupo di un paese che è preda di questo fenomeno. Paasilinna ci insegna a prendere la vita in modo diverso, ci sprona a darci una nuova possibilità e ancora ci invita a riflettere anche su quei piccoli cambiamenti che però cambiando la nostra routine possono cambiare la nostra vita in toto. Anche il consolidamento di nuovi legami può suscitare questo effetto, lo stare insieme può risollevarci e farci riscoprire nuove realtà.
Questo scritto non è solo capace di farci ridere per mezzo di una storia tragicomica ma è anche un invito a non scoraggiarci. A tutti è capitato di “sentirsi perso”, di non sapere cosa fare della propria vita ma con un piccolo aiuto, tutto può cambiare. Un libro che è un vero e proprio inno alla vita.
“Piccoli suicidi tra amici” è il libro che si cerca quando si ha bisogno di un amico e come ogni vero amico non abbandona. Buona lettura!
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ON THE ROAD LAPPONE
Questa storia comincia in maniera molto coinvolgente per poi appiattirsi e anche se la scrittura indica staticità e sembra essere molto rotativa, (che gira su se stessa come un uroboro scandinavo), in realtà di avvenimenti ne avvengono e ci ritroviamo immersi in un On the road finnico che va di qua e va di là senza grossi picchi di emotività ma con un grigio umorismo particolare. C’è umorismo, molto umorismo, un umorismo finnico che non conosciamo ma che in alcuni momenti spiazza con personaggi e storie un po’ fuori dal romanzo che potrebbero fare storia a sè, sembrano storie di bar sport di Benni che ci fa provare quel surreale divertente, immersivo pieno di storie e personaggi fuori da tutto. Storie che spezzano ma che non prendono il volo lasciandoci con la bocca amara. La prima parte mi ha intrigato devo ammetterlo, nella seconda ho un po’ faticato sia perché ha lasciato personaggi un po’ per strada (addirittura un protagonista sparito nel nulla e poi riapparso) e dinamiche risolte un po’ alla svelta. Dico questo non perché il libro non mi sia piaciuto ma per analizzarlo negli elementi che me lo hanno reso un po’ ostico. In Finlandia ci sono stato anche se per un giorno, in Scandinavia ho girato un po’ e l’unica cosa che ho capito è che la Finlandia è un mondo a parte, sono diversi. Hanno sicuramente un modo di scrivere, e un modo di comicità tutto loro. Parlo in maniera superficiale ovviamente, nella mia breve esperienza e nella mia totale ignoranza dell’arte scandinava tranne che per Bergman, Trier, Refn (alcuni dei miei registi preferiti ma non sono finnici) e qualche dipinto. Già dai dipinti si nota tutta la sofferenza nel vivere in quelle lande: buie, senza sole (fondamentale per l’umore), senza speranza e molto dure. Quella sofferenza che li ha sempre contraddistinti e che forse è difficile da comprendere per noi europei del sud. Come un dipinto di Lars Hertervig che letteralmente fa collassare la natura su se stessa, che all’inizio ti dà una parvenza di stabilità ma che si intravede che tutto collasserà su stesso e che si ritornerà a quello stato di caos, depressione, follia. Lo scrittore finnico nel romanzo invece danza con la morte (una sorta di danza a non farsi prendere) e la schiva, non l’abbraccia, non ne fa percepire la presenza allontanandola sempre di più per dare speranza e per non darle importanza visto che il suo popolo tende spesso ad essere un tutto uno con essa. La natura è amica, tutto quello che ricorda il paesaggio finlandese è salvezza e sicurezza. La natura è importante. Ci mostra cosa è importante per lui, secondo le sue esperienze. Sono vari modi di approcciarsi al tutto. Il modo di scrivere è personale e nella traduzione si perderà ancora di più quindi chissà; non conoscendo altri autori non posso confrontare. Il libro in definitiva mi è piaciuto ed è sicuramente particolare. Molti episodi mi hanno divertito e molte scene di questi errabondi in giro per l’Europa mi hanno colpito, non posso negarlo. Affrontare questo problema in Finlandia penso sia della massima importanza con qualunque mezzo e qualsiasi espressione. IL modo è personale. Penso sia comunque un libro da leggere con una storia particolare e con storie di supporto notevoli. Non è molto scorrevole ed ha uno stile che non ti trascina ma ha comunque un valore e ha comunque molto da dire. Piaciuto ma con delle riserve.
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Umorismo scandinavo
A bordo della "Saetta della Morte", lussuoso e potente Pullman della ditta di autotrasporti Korpela, uno squinternato gruppo di aspiranti suicidi finlandesi, ribattezzatisi "Morituri Aninimi", gira in lungo e in largo per l'Europa in cerca di un dirupo adeguato dal quale lanciare il mezzo a tutta velocità e mettere fine a questa triste e dolorosa esistenza. Depressione, delusioni amorose, insuccessi professionali, manie di persecuzione, guai giudiziari e ogni sorta di mal di vivere possibile accomunano questa comitiva di simpatici disgraziati, decisi a risolvere i loro guai nel modo più drastico possibile. Durante il viaggio tra i membri del singolare sodalizio si creano legami forti, solide amicizie, inaspettati amori. E i problemi, si sa, si affrontano diversamente quando c'è qualcuno con cui condividerli, una spalla cui appoggiarsi, una mano da tenere nel difficile cammino della vita. Ma basterà questo barlume di speranza ad annullare la triste e irrevocabile decisione? Con un umorismo tutto scandinavo, Arto Paasilinna, partendo dalla Finlandia e valicando i confini nazionali, ci porta in viaggio per le tortuose strade dell'esistenza umana, facendosi beffa sia della vita che della morte. Il sarcasmo dell'autore si scaglia in ogni direzione, puntando la società, la storia, la politica, affrontando un tema delicato come quello del suicidio con originalità e simpatia. Impresa ancora più ardua se si pensa che, statisticamente, la Finlandia è lo Stato con la più alta percentuale di suicidi in Europa. Un popolo di professionisti, verrebbe da dire. Come verrebbe da pensare che la grottesca storia raccontata in queste pagine potrebbe non essere in fondo tanto inverosimile dalle parti di Helsinki. La simpatia e l'originalità tuttavia non bastano a fare un buon libro. Se la trama sembra promettere bene nei primi capitoli, man mano che si procede nella lettura viene meno l'entusiasmo iniziale e si finisce per girare in tondo sugli stessi argomenti. Anche la presentazione dei personaggi appare incompleta, frammentaria, disordinata, le loro storie sono appena accennate e i pochi indizi vengono ripetuti in una tediosa ridondanza. La prosa è inappuntabile ma piatta, asettica, fatica a trasmettere emozioni e a legare il lettore alle pagine. Tra le note positive spicca il ribaltamento dei ruoli tra l'essere umano e la morte. Il tristo mietitore, da sempre visto come un implacabile e onnipresente cacciatore, nelle pagine di Paasilinna diventa una preda inafferrabile che i Morituri Anonimi inseguono senza sosta per chilometri e chilometri, a volte vanamente, altre volte guardandola con la coda dell'occhio e facendo finta di non vedere, perché lo spirito di conservazione, per fortuna, ha spesso la meglio su qualsiasi difficoltà.
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La vita nella ricerca della morte.
Arto Paasilinna è uno scrittore e poeta finlandese del 1942 tra i più famosi. Figlio di Väinö Paasilinna e di Hilda-Maria Paasilinna, era uno dei 7 figli della coppia, due delle quali femmine. La sua carriera è iniziata come giornalista ma, arrivato ai 33 anni e trovandola “superficiale e senza senso”, cercò di dare una svolta alla sua vita, vendette la sua barca e si finanziò il suo libro “L’anno della lepre”. Fu un successone e si affermò così come scrittore indipendente.
I suoi libri rispecchiano, generalmente, la vita del finlandese medio, generalmente di mezza età e proveniente dalla Finlandia rurale. A livello internazionale, è conosciuto per la sua vena comica e per la sua capacità di creare opere che facciano riflettere, ridere e piangere allo stesso tempo. Affascinata da questo aspetto, mi sono letta “Piccoli suicidi tra amici”.
Come tutti i libri (o quasi) che ho letto nella mia vita, mi sono imbattuta in questa opera per puro caso. Io non conoscevo affatto Paasilinna ed il titolo è stato sicuramente “coinvolgente” fin da subito.
La trama in breve: un direttore fallito di nome Onni Rellonen, decide di porre fine alla sua vita in una bella giornata d’estate, si inoltra nel bosco ed individua la location perfetta: un vecchio granaio. Nessuno potrà sentire lo sparo della sua pistola ed il suo corpo potrebbe anche esser ritrovato dopo un discreto lasso di tempo. “Purtroppo” i suoi piani vengono guastati dalla presenza di un altro suicidando, un colonnello di nome Hermanni Kemppainen, che alla vista improvvisa di Onni, scivola con il cappio al collo. I due si salvano a vicenda e decidono di ritornare a casa di Onni per parlare e confrontarsi. Capiscono subito che in tutta la Finlandia non sono solo loro ad avere dei problemi così gravi da averli portati su l’orlo del suicidio e decidono di mettersi in contatto con altri disperati bisognosi di aiuto. Scrivono quindi un annuncio sul giornale e le risposte che ricevono sono una enormità. Contattano una certa Helena Puusaari, vicepreside pronta a morire come molti altri, le assegnano il ruolo di gestione delle risposte alle lettere ed insieme decidono di indire un seminario a tema, in un ristorante di Helsinki. Da questo seminario parte l’avventura dei nostri protagonisti e di molti altri aspiranti suicidi che, in cerca di un luogo perfetto per un suicidio di massa ben organizzato, finiranno per girare mezza europa.
Trovo che questo romanzo non sia classificabile come gli altri, semplicemente perché è geniale e sempre moderno. Il suicidio è un argomento che continua a ricorrere nelle notizie di cronaca di tutti i paesi del mondo, chi più, chi meno. La Finlandia non ha la fama di essere un luogo particolarmente “felice” e Arto ci presenta quella fetta di popolazione che sceglie la via più breve per non affrontare i problemi. Non è solo un romanzo che ci racconta una storiella tragicomica, è anche una fonte di insegnamenti. Quando la vita sembra aver perso ogni lato positivo, quando pare che non valga più la pena di vivere, ecco che anche un piccolo cambio di routine può risollevarti la giornata. La condivisione del dolore alleggerisce gli animi e lo stare insieme permette di superare le più estreme avversità. Questo racconta questo libro, oltre a farci sorridere nelle scene più grottesche con descrizioni dettagliate ma mai statiche e noiose. Hanno tutti un ruolo in questa storia e anche il personaggio meno nominato si rivela, a suo modo, saggio. A tutti è capitato di sentirsi al perso, di non saper cosa fare della propria vita e sicuramente, quelli più disgraziati e pessimisti, hanno pensato anche al suicidio. Io farei leggere questo libro a tutti, perché fa aprire gli occhi piano piano, sul fatto che l’unica priorità nella vita deve essere la conservazione della vita stessa. Basta cambiare città, amicizie, non serve ricorrere ad atti estremi per risolvere gli scogli nella quale ci troviamo a sbattere contro. Questo è un libro su gente che vuole morire, un libro sulla morte, che parla della vita.
Paasilinna è stato una bella scoperta per me e non mancherò di approfondire la conoscenza di questo autore sorprendente. Leggere un libro così è un piacere, scorre bene, è interessante e non è mai noioso.
Decisamente consigliabile a tutti, non è da lunghe pause perché è facile perdere il segno, però so legge da solo.
Buona lettura. :)
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Piccoli suicidi tra amici
Un colonnello vedovo e un imprenditore in crisi decidono di suicidarsi casualmente nello stesso luogo e nello stesso momento. Colti dall'imbarazzo e dallo sgomento, mettono da parte il loro proposito e progettano di riunire quanti più aspiranti suicidi possibile, cosa non difficile in Finlandia, per confrontare le reciproche esperienze e frustrazioni.
Alla prima assemblea indetta dai fondatori del gruppo si presentano in centinaia, una trentina dei quali rimane ferma nel proprio proposito. Ecco allora in viaggio per il Paese la corriera dei Morituri Anonimi, alla ricerca del luogo migliore per mettere in atto uno spettacolare suicidio collettivo. Lungo il percorso si uniscono al gruppo altri disperati, depressi o semplicemente stanchi della loro esistenza monotona. L'esperienza della condivisione scatena però una reazione inaspettata nella maggior parte dei viaggiatori, che ritrovano entusiasmo per la vita - quasi dispiacendosene! - e nuovi amori.
Da leggere sempre con un sorriso sulle labbra, Paasilinna ritrae senza turbamento alcuno la radicata tendenza al suicidio dei suoi connazionali, creando una storiella tanto improbabile quanto esilarante, da cui si evincono la sua tagliente ironia e profonda empatia con il popolo finlandese.
E' tipica di Paasilinna, e qui portata all'estremo, l'assoluta naturalezza che caratterizza ogni azione umana (o divina), la non-necessità di giustificare nemmeno l'atto più inconsulto. Impregnato di un forte humour, questo libro non manca di toccare anche seriamente l'argomento della morte e delle difficoltà quotidiane che possono gettare chiunque nella più nera disperazione. In circostanze inaspettate si può però ritrovare il gusto delle piccole cose: la compagnia di nuovi amici, un pasto attorno al fuoco, una sauna ristoratrice.
La splendida cornice del paesaggio finlandese non manca mai nei romanzi di Paasilinna (con l'eccezione di Prigionieri del paradiso, in cui forse è proprio questa assenza a dare un tono minore all'opera) anzi è parte integrante e fondamentale delle storie che vi si sviluppano e risolvono. Forse è grazie alla sua precedente professione di guardaboschi che l'autore riesce a delineare apparentemente senza forzo una natura così viva e meravigliosa. Ed è sempre grazie al suo rapporto con essa che spesso (soprattutto ne Il miglior amico dell'orso e L'anno della lepre) fa assumere ad animali selvatici atteggiamenti umani, o meglio qualità e doti umane, illuminati dalle quali i protagonisti che hanno smarrito la retta via riescono a redimersi.
Sulla scia dell'enorme successo riscosso da L'anno della lepre, vincitore del premio letterario Giuseppe Acerbi nel 1994, si è continuato a tradurre anche in Italia l'opera di Paasilinna. In Piccoli suicidi tra amici (1990, uscito nel 2006 per Iperborea) rispetto a tanti altri romanzi figura un numero maggiore di personaggi, alcuni dei quali fanno brevissime apparizioni, o quasi scompaiono dopo essere stati introdotti come apparenti protagonisti. Il ritmo della storia non ne risente affatto, anzi proietta con maggior efficacia il lettore nella vita quotidiana dei Morituri Anonimi, quasi si trovasse tra loro e voltandosi ora da una parte ora dall'altra potesse cogliere uno scampolo dell'esistenza di ciascuno. Sono ritratti fulminei: un aggettivo, una battuta, un'azione bastano a caratterizzare perfettamente un individuo.
Un romanzo scorrevole e divertente, lucido nella sua follia.
Arto Paasilinna è nato a Kittila nel 1942. E' un ex guardaboschi, ex poeta, ex giornalista. Le sue opere vengono tradotte in tutto il mondo e in Finlandia è uno degli autori più amati. in Italia è edito da Iperborea.