Philadelphia

Sono gli anni Novanta a scandire i giorni nella citta' di Filadelfia, nella geografia del business statunitense prestigio e potere si sprigionano ai piani alti di rinomati studi legali. 
Solo un decennio e' passato da che venne scoperta una delle piu' disastrose malattie della nostra epoca , l'aids; l'omosessualita' spaventava nel buio della disinformazione come una deviazione pericolosa.
In questo contesto si sviluppa la vicenda di Andrew Beckett, un talentuoso associato allo studio  Wyant - Wheeler, malato di aids che verra' ingiustamente allontanato dal lavoro a causa della sua affezione. Philadelphia si sviluppa così tra le aule di un tribunale, in un dibattimento accanito e straziante per tutelare i diritti  di Andrew contro la discriminazione subita.
Ma non solo, il romanzo e' anche una storia d'amore tenera ed intensa tra due uomini, e' anche una vicenda che tinge di stima ed amicizia l'emarginazione di due colleghi : l'avvocato dalla pelle nera e l'avvocato afflitto dal sarcoma di Kaposi.

Mentre nel loft dal parquet cerato in caldi colori Maria Callas satura l'aria sulle note di Andrè Chènier , un uomo abbassa le palpebre ed assuefatto alla musica si ripete - Voglio vivere, voglio vivere, voglio vivere - , preparandosi  a morire.

Non particolarmente degna di nota la penna di Davis, esiste una narrativa di cui possiamo contemplare la forma e una di cui possiamo ascoltare il contenuto, il secondo punto fa al caso nostro. La scrittura e' comunque scorrevole e la vicenda talmente intensa che inevitabili sono coinvolgimento e commozione. 
Libro scelto credendo fosse il manoscritto da cui si ricavo' il medesimo film, mi par invece di capire che Davis lo scrisse successivamente, ispirandosi al motivo cinematografico. Avrei preferito il contrario, cio' non toglie che resti una lettura appagante.