Persone normali
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Normali e non sentirsi tali
Se fosse una canzone, sarebbe "Everybody's gotta learn sometimes" (mi ronzava in testa durante tutta la lettura).
Se fosse una pianta, sarebbe una pianta rampicante.
Se fosse uno stato d'animo, sarebbe il male (e la difficoltà) di vivere.
Se fosse una sola parola, sarebbe "incomunicabilità".
Marianne e Connell.
Si riconoscono, si amano, si salvano, si distruggono, si fraintendono, si perdono, si spezzano, si ritrovano, si respingono, si attorcigliano, si riamano...ancora e ancora.
Crescono cercando sostegno e consolazione l'uno nell'altro, ma lo fanno facendosi del male, involontariamente e ferocemente.
Possono due persone essere inseparabili eppure non poter fare a meno di separarsi?
Possono, sí.
Soprattutto se di mezzo c'è l'accettazione sociale, la vergogna di essere giudicati, il timore di sentirsi sbagliati.
Essere normali e non sentirsi tali.
Non sapere chi sei e che cosa vuoi... o forse saperlo, ma non avere il coraggio di viverlo fino in fondo.
Nascere in una famiglia ricca e anaffettiva, subire abusi, essere considerata strana e "disturbata" dal gruppo dei pari, innamorarsi e doverlo nascondere al mondo.
Nascere da una donna povera, forte e sola, crescere senza padre, ma sostenuto dall'amore materno, essere popolare a scuola, innamorarsi e volerlo nascondere al mondo.
Tutto nasce, si evolve e ruota intorno a questi elementi.
Ancora una volta la Rooney affronta le relazioni fra ragazzi giovani, in particolare si concentra sul loro caos emotivo e il senso di inadeguatezza, sulle differenze di classe e le etichette sociali, sul bullismo... e lo fa con il suo stile analitico, lucido, apparentemente sottotono, ma capace di scavare a fondo e toccare corde sensibili.
La narrazione è fatta di non detti, di piccoli gesti, movimenti impercettibili che nascondono rivoluzioni interiori.
Un libro pieno di sfumature sorretto da una struttura narrativa fresca, dinamica, fatta di brevi capitoli e di salti temporali (sempre in avanti) contenenti piccoli flashback.
La Rooney riesce a fare di una storia di formazione apparentemente banale, un qualcosa di unico e originale.
Una voce che si è imposta, meritatamente, all'attenzione.
Due romanzi, due colpi ben assestati.
Attendo con trepidazione il terzo.
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Amori e passioni dell’adolescenza.
Sicuramente avrete già sentito parlare di Sally Rooney, la giovane (28 anni) scrittrice irlandese che nel 2017 con il suo romanzo d’esordio “Parlarne tra amici” ha vinto il Sunday Times Young Writer of the Year, ma forse non sapete che appena un anno dopo questo folgorante esordio ha già pubblicato il suo secondo romanzo, “Persone normali”. Premetto che ancora non ho letto il primo, ma sicuramente lo farò, c’è però da dire che la Rooney è senza dubbio una delle migliori scrittrici emergenti a livello mondiale.
Il romanzo ci racconta una storia molto semplice, a tratti banale, e che probabilmente in molti abbiamo provato nel corso della nostra vita. I protagonisti sono due adolescenti, Marianne ricca, schiva e a tratti antipatica e Connell, di un ceto sociale medio basso, bello, bravo e ottimo calciatore. Cosa accomuna questi due ragazzi così diversi? A parte il fatto che vanno alla stessa scuola li accomuna che la madre di Connell lavora come domestica per la famiglia di Marianne. Ed è proprio questo che fa si che i due si conoscano meglio e lentamente si innamorino l’uno dell’altra. Inizia così la più classica delle storie adolescenziali fatta di amore, passione struggente, lasciate e riprese, tradimenti, etc etc etc. Il finale però è alquanto originale (visto l’andamento del romanzo) e spiazzante. Lo stile della scrittrice irlandese non solo è rapido, moderno e avvolgente ma usa spesso termini attuali e gergali il che rende la storia molto più realistica (ricordo che stiamo appunto parlando di ragazzi). L’unico neo è che forse la storia è molto banale, comune e scontata e quindi a tratti si fa fatica a mantenere l’attenzione, anche se su questo aiuta molto lo stile della Rooney.
Insomma un libro senza dubbio da leggere anche solo per scoprire una scrittrice che è destinata ad entrare presto nel gotha degli scrittori.
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Anormale normalità
“....Lei chiude gli occhi. Probabilmente non tornerà, pensa. Oppure sì, in un altro modo. Quello che hanno adesso non potranno mai riaverlo. Ma per lei il dolore della solitudine non sarà niente in confronto al dolore che sentiva un tempo, il dolore di essere indegna. Lui le ha portato in regalo la bonta’ ed adesso le appartiene. Nel frattempo a lui la vita si spalanca davanti in tutte le direzioni insieme. Si sono fatti del bene. Davvero, pensa, davvero. Le persone possono davvero cambiarsi a vicenda. Dovresti andare, dice. Io ci sarò sempre. Lo sai...”
La grandezza di un amore, o l’epilogo di un lungo percorso amoroso, si definisce in ciò che resterà per sempre, una parte dell’ altro e di noi, una metamorfosi accertata anche dove non c’è via di mezzo, attesa protratta, un’ altra possibilità.
Marianne e Connell sono stati da sempre attratti l’ uno dall’ altra, un percorso amoroso a tempo costruito e spezzato nell’ oggi, improvvisamente assente, reinventato, indirizzato dal proprio passato, da una disparità sociale con un reale poco comprensivo ed includente, dalla mancanza di un senso di se’, dalla semplice impossibilità di dare e ricevere amore.
Due anime sole e diverse ( all’ apparenza ), lei ricca, impopolare, defilata, senza amici, piuttosto sensibile, sempre la prima della classe, lui povero, bello, appetibile, studioso, normale, centravanti della locale squadra di calcio.
Un’ intesa immediata, riservatezza e ricettività condivise, sguardi solidali, un linguaggio privato, silenzi protratti, insieme quella strana sensazione dissociativa di annegare e di totale assenza temporale.
Il flusso degli anni ed una amicizia, o ritenuta tale, vissuta sulla necessità inconscia della presenza dell’ altro e sulla sua assenza fattuale, vite parallele che continuano un percorso già scritto mentre l’ università accomuna naturale talento per lo studio ad ingegno non comune.
Il cambiamento, o presunto tale, per Marianne, riguarda la propria socialità, la sicurezza di se’, una certa sfrontatezza, ma sono solo circostanze di un microcosmo relazionale che continua ad essere esclusivamente duale, tutto il resto è pura sperimentazione e teatralità.
Ed allora ogni evento parrebbe insignificante e plasmato sul proprio io, ogni attesa speranza, ogni delusione certezza di un ritorno in quel mondo parallelo, profondo, silente, un sistema relazionale dove è così semplice essere veri.
La via che conduce alla “ normalità “, il sentirsi completamente in balia di un’ altra persona sarebbe assai strana ma molto normale. Marianne non sa che cosa in lei non funzioni realmente, perché non riesce a farsi amare, odia la persona che è diventata ma non riesce a cambiare, ha trascorso gran parte dell’ infanzia e dell’ adolescenza ad architettare piani complicati per uscire dal conflitto famigliare ( con la madre ed il fratello), la risposta risiede in una vita condotta da sempre in solitudine che scompare nei momenti condivisi ( con Connell ).
Connell ha qualcosa che a lei manca, una vita interiore, si è adattato al cambiamento, ha sempre saputo dell’ ascendente che aveva su di lei e l’ha coltivato nel tempo, non gli importa realmente di quello che sarà e la sola cosa di se’ che vuole salvare e’ la parte che esiste dentro di lei.
In fondo sono due persone sole cresciute nella reciprocità e che non sono riuscite a stare lontane, il loro rapporto si rivela assai “ normale “ perché fondato su una condivisione di fondo, sovente a distanza, su crescita e dipendenza reciproche, su un bene comune. Tutto il resto non conta, è banale e nauseabondo, falso ed irreale nel proprio ripetuto mostrarsi ( ai loro occhi ).
Ed allora la loro diviene una anormale normalità che abbraccia i sentimenti, non la socialità, il semplice desiderio di amare ed essere amati, nel farsi del bene, nell’ esserci, anche a distanza, in una assenza-presenza che è espressione di se’ e della propria rinnovata essenza ( la certezza di potere amare ed esserne degni ).
Il secondo romanzo di Sally Rooney, giovane autrice irlandese, depone una certa frenesia intellettuale con tratti melensi ed eccessivamente cerebrali ( in “ Parlarne tra amici “ romanzo d’ esordio ) per assumere toni diretti e mai banali, allargando i confini di un io irrisolto e di un sistema relazionale autoreferenziale.
L’ indagine psicologica e sentimentale abbraccia temi comunque cari all’ autrice, la scrittura si conferma solida e fluente, con una definizione più vera, il respiro del romanzo ne acquista in forma e sostanza.
Alla fine potremmo considerarla una moderna storia d’ amore, un ritratto psicologico e relazionale, una critica ad un sistema famigliare e ad una socialità poco includenti, l’espressione ed il desiderio di altro, unica pecca la scarsa definizione ambientale, una provincia irlandese ed una capitale, Dublino quasi irreali, poco vive e realmente vissute.