Perché tu non ti perda nel quartiere
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Recensione della Redazione QLibri
La magia delle cose semplici
Non ci siamo persi neanche questa volta, siamo rimasti nel quartiere, accanto a tutti i personaggi di questo delizioso racconto. Un uomo, Deragane, distaccato dalla società, isolato, sicuramente solo e nostalgico, altri personaggi che in qualche modo riescono a ridestarlo.
La memoria e il tempo sono ancora una volta le chiavi di questa storia, sono chiaramente un simbolo distintivo di questo eccezionale scrittore francese, Modiano scrive ancora con estrema semplicità, un tratto pulito, essenziale, diretto e conciso. La grandezza delle sue opere non risiede in leziosi trucchi strabilianti, si rimane a bocca aperta grazie alla semplicità delle sue parole, che una dopo l’altra compongono un concentrato di immagini, sensazioni, ricordi e sentimenti.
Modiano ci stupisce ancora una volta giocando con il tempo, ci fa vedere Parigi in diversi periodi storici, e lo fa come se fosse possibile una contemporaneità cronologica. Le sue fotografie sono lampi di luce colorata che imprimono la nostra immaginazione, non è necessario che ci descriva nulla, ha la magia di trasmetterci tutto con pochissime parole.
Un giocoliere che si destreggia con birilli fatti d’aria, il tempo scorre avanti e indietro, sprazzi di memoria si affacciano qua e là nel tentativo di ricostruire una storia o parte di essa, o una nuova interpretazione di quello che è realmente accaduto. L’amore, il ricordo spesso difficoltoso, doloroso, la nostalgia e l’abbandono, tutti temi presenti in questo brevissimo romanzo, gli stessi temi presenti in molte altre opere di questo straordinario autore.
E’ importante sottolineare il fantastico connubio tra tempo e memoria, due aspetti correlati, tanto importanti per la nostra esistenza quanto difficili da miscelare insieme in una storia. Facilissimo sarebbe perdersi tra gli infiniti corridoi di Kronos e Mnemosine, se non fosse per la guida e l’estrema maestria di questo grandissimo scrittore, ci tiene per mano e ci accompagna fino alla fine, non ci racconta tutto, vuole che parte di noi entri nella storia e per quanto mi riguarda ci riesce.
Si può avere la sensazione di non aver capito tutto, ma si rimane affascinati quando si capisce che in realtà Modiano ci ha invitato nella sua storia, ci ha lasciato libertà di interpretazione e ci ha spinto a riflettere, fornendoci semplicemente una chiave.
Adoro leggere Modiano perché ogni volta instilla in me una molteplicità di immagini, senza descrivermi praticamente nulla, mi stimola la fantasia e l’immaginazione, mi suggerisce domande, mi fa pensare, non mi regala un quadro già dipinto, mi fornisce tutte le istruzioni per farlo come piace a me.
Straordinario.
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Memoria e sogno
Al centro di questo romanzo non c’è una storia, ma un’atmosfera, soffusa ed enigmatica. È la nebbia fuligginosa del passato di ciascuno di noi, quel tempo che non c’è più, dimenticato per caso o cancellato con ostinazione, per proteggerci dall’imbarazzo o dal dolore del nostro vissuto. Ma a volte quello stesso passato, sepolto per sopravvivenza, può tornare a noi, seguendo uno strano percorso, senza linee e senza certezze. I ricordi affiorano come bagliori, riflessi di luce inafferrabili che passano veloci sul muro, lasciandoci il bisogno di inseguirli, senza opporre resistenza, per far luce sul nostro viaggio.
Una telefonata inattesa, una voce ambigua, rompono la calma solitudine dell’anziano scrittore Jean Deragane, rianimando all’improvviso frammenti di memoria oramai sopiti. Un taccuino di indirizzi perduto. Un dossier ingiallito, fitto di parole sbiadite dal tempo. Una fototessera scolorita che ha rubato l’incertezza di un bambino. Nomi e luoghi della propria infanzia.
Guy Torstel. Jacques Perrin de Lara. Annie Astrand.
Il caffè al 73 di boulevard Haussman. Una casa di Saint-Leu-la-Foret. Un garage in rue Coustou.
Proprio quei nomi e quelle strade, così esatti e precisi, divengono allora le lanterne che illuminano uno scorcio di passato sfocato e fumoso. A quel nome familiare senza volto, a quel profumo avvertito per caso, a quell’indirizzo senza contorno devi aggrapparti per ritrovare momenti di vita vissuta, confusi ormai tra quelli solo sognati o immaginati.
Inutile attendersi risposte o verità definitive da questo racconto. Pagina dopo pagina, ci accorgiamo che il fulcro non è la storia personale dello scrittore, qualunque essa sia, ma il processo della ricerca, il fascino della memoria, l’illusione dell’oblio.
Con la sua scrittura lieve ed elegante, Modiano crea per noi un incantesimo, accompagnandoci per mano lungo uno strano percorso, lento e meditativo, dove i ricordi sono “frammenti di un sogno che evaporano al risveglio” ma il mattino non rischiara mai tutte le ombre della notte.
"Per arrivare da te, che strano percorso ho dovuto fare"
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Frammenti di memoria
Libro delicato, che inizia con un senso di solitudine diffusa, perché racconta la storia di un uomo solitario, che riceve un’inaspettata telefonata che, in qualche modo, lo costringe a rovistare nel suo passato. Emergono frammenti di memoria, che, in un’atmosfera rarefatta, visivamente molto ben rappresentata anche dalla copertina in tinta seppia, permettono a questo uomo, reso estremamente diffidente ed ombroso da una solitudine troppo prolungata, di ricordare a sprazzi eventi importanti del proprio passato, ricostruendone il filo. Emergono delicatamente il senso della protezione, tipicamente femminile, il dramma dell’abbandono e la forza dell’oblio che ci protegge intimamente per smettere di soffrire. Romanzo breve, ma denso di emozioni e denso di vita.
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Una puntura d’insetto che sembra molto lieve
“Perché tu non ti perda nel quartiere”, l’ultimo romanzo di Patrick Modiano, ricorda potentemente un’opera precedente, “L’erba delle notti”.
Nella Parigi ove vie e luoghi sono circuiti esistenziali e gli edifici custodiscono segreti di permanenze, ricostruzioni e trasformazioni, il protagonista – uno scrittore scontroso (“E poi il telefono non suonava più da mesi”) e dalla memoria labile (“Ma con il tempo tutto quel passato era diventato così traslucido”) – si aggira pungolato dal desiderio di ricostruire un passato indefinito che prende forma nelle pagine del romanzo come una scultura che viene via via sgrossata dall’artista, una scultura che – a opera ultimata – mantiene i tratti grezzi e abbozzati della materia.
L’occasione per avviare questo percorso viene fornita da una telefonata: Gilles Ottolini, un individuo ambiguo e strano, ha ritrovato il taccuino che Daragane ha smarrito (“In caso di smarrimento restituire questo taccuino a”). Ottolini chiede d’incontrare lo scrittore e, nell’occasione, si dichiara interessato ad approfondire le vicende che riguardano uno dei nominativi inclusi nell’agenda (“Guy Torsel non gli diceva niente”).
Daragane, insospettito dal fare equivoco di Ottolini, che ben presto si rivela un impostore, oppone resistenza alle richieste (“Fra quei numeri di telefono non ce n’era nemmeno uno che avrebbe avuto voglia di comporre. E poi, i due o tre numeri mancanti, quelli che avevano contato per lui e che ricordava ancora a memoria, non avrebbero più risposto”), ma nel frattempo riattiva gli ingranaggi inceppati della memoria, individuando in una sua opera (“Torstel… lo ha usato in Le noir de l’été”) lo snodo per riavvolgere i fili di una trama vitale che si è sfilacciata nel tempo (“Ti interessa sapere perché ti ho portato a fare le fototessere?”). Intanto le telefonate si fanno sempre più insistenti e minacciose…
Tempi (“Ma in estate tutto resta in sospeso – una stagione metafisica…”), spazi e persone (“Ho anche cambiato il nome proprio… Agnès Vincent”) sono intarsi da connettere nella poetica di Modiano, che affida all’arte una funzione segnaletica e ausiliaria (“Per lui scrivere un libro voleva anche dire lanciare segnali luminosi o Morse all’indirizzo di persone di cui non sapeva più niente. Bastava seminarne a caso i nomi tra le pagine e aspettare che loro dessero notizie”) rispetto alla complessità delle vicende umane, dei meccanismi mnestici e sentimentali. Anche questo romanzo è sospeso in un’indeterminatezza che affascina e sospinge, tra le incongruenze esplicative che fanno da contrappeso alla puntigliosità e alla concatenazione degli indizi…
Bruno Elpis
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SE AVESSI DAVANTI MODIANO....
Che affronto quello di Modiano al lettore contemporaneo avvezzo a una letteratura di puro intrattenimento che pur nell’estrema varietà di stili e storie, incasella l’esistenza, ignorandone il lato più in ombra, l’irrisolto che ciascuno di noi si porta dentro! In questo suo ultimo e brevissimo romanzo in effetti quando arrivi alla fine sono più le cose che non sia di quelle che ti sono state dette. Se avessi davanti il premio Nobel lo subisseresti di domande sui personaggi, sul loro passato, sul perché qualcuno all’improvviso compare e qualcuno altro scompare nel nulla. Modiano però probabilmente scuoterebbe la testa sconsolato: le cose che voleva dirti non le hai capite o lui non è riuscito a esprimerle. Le cose importanti nella vita non sono quelle che tieni in mente, bensì proprio quelle che hai rimosso, ti tieni ben sepolte giù giù in fondo all’anima, non avendole mai chiarite a te stesso. L’anziano scrittore parigino Daragane viene strappato al suo totale isolamento da una carnet di indirizzi che ha perduto e che una strana coppia trova e gli riporta. E’ l’occasione per ripercorre il proprio passato: in particolare vorrebbe ritrovare una misteriosa Anne che gli è vissuta accanto nell’infanzia, finita in carcere perché coinvolta in un omicidio. Il tema dunque è quello classico della memoria. In “Perché tu non ti perda nel quartiere” il recupero memoriale risveglia la coscienza individuale, impone un viaggio all’interno di una città metamorfica a seconda dei momenti, fra volti e figure affioranti a metà dall’ombra. Tuttavia al contrario di ciò che il titolo suggerisce il risultato del cammino a ritroso nel passato è un’acuirsi della sensazione di smarrimento e di perdita. Ciò che si ricorda, è appena un frammento di tempo, un’immagine ingannevole, un quadro sbiadito. Volevi sapere, come il protagonista, chi sei o chi eri, ma niente e nessuno è più in grado di dirtelo.