Narrativa straniera Romanzi Per questa notte
 

Per questa notte Per questa notte

Per questa notte

Letteratura straniera

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Lo scrittore Juan Carlos Onetti nacque a Montevideo nel 1909, si trasferì a vent'anni a Buenos Aires dove cominciò a pubblicare racconti e a lavorare come giornalista. Ammiratore di Faulkner e Céline, contribuì alla nascita della moderna letteratura latinoamericana e fu il maggiore scrittore uruguayano. Negli anni Cinquanta comparve il ciclo di storie di Santa Maria, negli anni Sessanta cominciò a essere considerato come scrittore anche all'estero. Nel 1974 fu imprigionato dalla giunta militare, si trasferì quindi in Spagna nel 1975 e prese la cittadinanza spagnola. È morto a Madrid nel 1994. Da "Per questa notte", scritto nel 1942, è stato anche tratto il film omonimo di Carlo di Carlo (1977).



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Per questa notte 2018-05-11 18:30:54 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    11 Mag, 2018
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Notte dell'anima

Per questa notte racconta una notte particolare. Anche se Onetti è stato giornalista e se si capisce che la notte in questione ha enorme importanza per i rivolgimenti politici e le vite di tutti i personaggi del testo, la notte non è descritta in modo chiaro e oggettivo ma resta quasi una notte dell’anima, una notte che separa l’uomo dalla bestia, una notte in cui si può perdere la vita ma in cui soprattutto è in gioco la dignità, l’umanità, la purezza, la fede, la solidarietà, la lealtà e così via.
La descrizione della notte inizia nel modo oggettivo di una narrazione in terza persona, per sfociare sempre più verso il flusso di coscienza. All’inizio sembra di riconoscere nel racconto il persecutore, il poliziotto Morasan, crudele e spietato, e il perseguitato, anzi i perseguitati.
Un uomo si suicida in un locale per sfuggire a Morasan e le due donne che lo intrattenevano si capisce che erano incaricate dalla polizia di sorvegliarlo. Il poliziotto insegue come un segugio l’unica mente pensante di tutto il paese. Cerca anche Ossorio, protagonista di molte pagine, spettatore del suicidio e anche lui in pericolo e alla disperata ricerca di sfuggire alla persecuzione imminente imbarcandosi su una nave.
Andando avanti nel romanzo però i ruoli si confondono: i perseguitati si tradiscono, il persecutore sembra cercare nella vittima calore umano come dice in un flusso di pensieri bellissimo che dà il titolo al romanzo.
In tutto questo marasma di coscienze che sono risucchiate una a una dalla palude di terrore, violenza, morte, distruzione si affaccia come l’unicorno una bambina che ha un ruolo più simbolico che narrativo: rappresenta la purezza, la fiducia, l’innocenza. Il finale pur terribile è molto bello e io ci ho voluto vedere un seme di speranza proprio perché Ossorio, così simile a Morasan sul finale, però non va verso la nave ma verso la città con la bambina in braccio e i suoi pensieri vanno alle preghiere dell’infanzia, a una purezza rimasta in qualche parte della sua anima e riportata alla luce dalla presenza della bambina.
“E io non allungherò il braccio per afferrarla, non coprirò né i toni acuti della cestanè le esse della sua bocca, per dire che voglio non essere solo, semplicemente, questa notte, che aspetto un cenno, un movimento, un piccolo grido, una calma e un silenzio delle sue labbra per andarmene, sapendo che c’è stato quel veloce movimento dentro la notte nel quale io non sono stato solo, nel quale siamo stati, nient’altro, sapendo, io e lei, che c’era anche l’altro, un segnale soffocato e significativo che possa tamponare in lei e in me, che chiuda per un momento l’apertura di paura da dove sto colando, il foro in lei da dove lei si disgrega nella preghiera, una semplice cosa di pelle sua o i suoi occhi o la sua bocca per me, mia per lei, e ricordare-anche se di nuovo dovesse tornare la paura- il minuto, il secondo in cui non sono stato solo questa notte.”

Come si può capire la scrittura è bellissima.

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