Per puro caso
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La casualità più bieca
Dall’autrice di “Turista per caso”, già Premio Pulitzer nel 1989 con “Lezioni di respiro”, un romanzo che è un inno alla casualità più sfrenata.
Delia Grinstead è una quarantenne sposata e con tre figli ormai grandi. Di punto in bianco si allontana dalla spiaggia, accetta un passaggio in macchina e decide di lasciarsi alle spalle matrimonio e famiglia. Così: detto, fatto. Per puro caso.
La nuova vita di Delia si svolge in una cittadina non lontana da Baltimora.
Gli eventi, piuttosto scialbi per la verità, si succedono in maniera anonima, in una variante della scelta già esplorata da Pirandello con “Il fu Mattia Pascal”. In una sequenza che è: sparire, far perdere la propria identità, ricostituirsi una vita, decidere cosa fare del futuro.
La dialettica caso-fatalità-determinismo scorre sotterranea e incredibilmente aliena rispetto a una vicenda consumata – quasi a livello epidermico - nell’anonimato e nella normalità. Nel tentativo di definire quali siano le motivazioni dell’agire di Delia: forse una tentazione momentanea, forse il senso dell’inutilità o dell’insoddisfazione, forse una rivincita. La vera curiosità è quella di verificare se la protagonista riuscirà a sfuggire fino in fondo a responsabilità e vincoli. O se tornerà sui propri passi.
Il romanzo sembra, esso stesso, soggiacere alla casualità: non ha impennate, scorre lungo una normalità apparente e quasi maniacale, non ha guizzi. Le pagine si susseguono secondo una logica che è una delle mille possibili.
Niente di paragonabile alla genialità sociologica del nostrano “Mattia Pascal”.
Bruno Elpis
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