Parole sulla sabbia
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Parole sulla sabbia racconta uno dei più grandi misteri della vita: la forza che nasce per farci superare una perdita devastante, attraverso il potere delle parole e la loro capacità di guarire, di trasformare, di toccare il cuore. Pubblicato negli Stati Uniti, grazie al solo passaparola è diventato in breve tempo uno dei romanzi più consigliati e amati dai blog, dai circoli dei librai e dai lettori, che hanno addirittura chiesto all’autrice di scriverne il seguito.
Ellen Block ha studiato Letteratura all’University of Michigan negli Stati Uniti, dove ha ottenuto due premi per la narrativa, l’Hopwood Prize e l’Haugh Prize. Ha seguito lo Iowa Writers’ Workshop e si è specializzata poi in Inghilterra presso l’University of East Anglia’s Fiction Writing Program. Ha debuttato con una raccolta di racconti inediti in Italia, Destination Known, con cui ha vinto il Drue Heinz Literary Prize, e ha al suo attivo altri due romanzi, The Grave of God’s Daughter e The Lightning Rule. Vive a Los Angeles.
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Il dolore o la vita?
Dimmi che libro leggi e ti dirò chi sei....
Perché vengo attratta da libri dove si narra di dolore e perdita? Forse per cercare delle risposte a ciò che si agita dentro, nel più profondo? O forse perché una certa forma di masochismo mi spinge verso una qualche forma di consolazione? Qualunque "vocina" mi abbia spinto questa volta, sono contenta di averla ascoltata perché ho letto un bel libro, carico di sensazioni e stati d'animo forti e costru-distruttivi. Se ci dovessimo soffermare sulle trame dei libri scritte sulle copertine, molti rimarrebbero ingiustificatamente nelle librerie.... questo è uno di quei casi. L'ho letto in meno di ventiquattr'ore, perché già dai primi capitoli ho intuito che c'era di più. Intanto l'ambientazione è irresistibilmente struggente. Un'isola in mezzo all'oceano, un faro con il suo cottage in pessime condizioni e gli abitanti che costituiscono una sfida per la protagonista. Ciò che la porta sull'isola, è la fuga dal dolore e dalla triste realtà di aver perso le persone che ama, quindi tutto. Ma una donna giovane, con ancora tutta la vita davanti, può gettare la spugna e far trascorrere il tempo senza reagire in qualche modo? NO! Siamo nate per reagire, per dare un colpo di reni e risollevarci da sotto il peso del dolore.... solo che a volte non ci rendiamo conto che, per quel sano colpo di reni, ci vuole in realtà una leva che noi non riusciamo a vedere, ma c'é. E' dentro di noi. E' necessario un evento perché quella leva si attivi e ci dia la forza di risollevarci. E come tutte le donne geneticamente plasmate "combattenti" anche Abighail troverà su questo pezzetto di mondo, il suo nuovo posto. Non senza pochi ostacoli terapeutici! Ostacoli costituiti dagli abitanti del posto, che al suo arrivo sembrano più statue monolitiche che persone civilizzate. E' normale che una "straniera" venga trattata come un'aliena da chi vive in una comunità così ristretta. Ma molti come lei, hanno perso una parte importante di loro, e in qualche modo sono riusciti ad andare avanti. Guardandosi intorno, Abby si renderà conto che non è la sola a dover cercare di non essere soppraffata dal dolore; imparando a non commiserarsi, imparerà ad andare avanti e a trovare il suo posto a Chapel Isle.
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Ci sono cose che la gente ha il diritto di NON dimenticare, ma ha il dovere di superare.
E' come servire due padroni.
Hai il dolore e hai la tua vita. Tocca a te scegliere chi servire.
L'autrice è riuscita magistralmente a farmi percepire il tormento della protagonista, la sua battaglia interiore e anche l'ambientazione è descritta talmente bene da darti quel senso di malinconia e inquietudine. Quel faro sarà la leva che le permetterà di dare il colpo di reni e ricominciare.
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LA GUARDIANA DEL FARO
Lettura non impegnativa, tutto sommato piacevole, Abigail di professione lessicografa,è rimasta sola a causa di un incendio divampato per colpa di un forno difettato all’interno della sua abitazione, che ne è rimasta completamente distrutta, come distrutta è ora la sua vita, in quanto in questo disastro hanno perso la vita il marito ed il figlio di pochi anni.
Decide così di trasferirsi sulla costa del North Carolina, a Chaple Isle, posto nel quale il marito da piccolo trascorreva le estati, prendendo in affitto il faro dello stesso isolotto, pensando di trascorrere lunghi momenti di solitudine in compagnia dei suoi libri e del suo dolore.
Dal momento stesso in cui giunge a destinazione, nulla è come credeva di trovare…..
E forse impara che definirsi con la parola MAI( “il marito con cui non sarebbe MAI invecchiata, il figlio che non sarebbe MAI diventato un uomo, la vita che non avrebbe MAI più riavuto..), non avrebbe portato nulla di buono alla sua vita,non avrebbe fatto tornare i suoi cari e non sarebbe stato punendosi che avrebbe “pagato” la colpa di essere sopravvissuta. Impara che la parola MAI in definitiva è solo un avverbio.
Libro non scontato, pulito, lineare, scritto in modo semplice, carino anche il fatto che all’inizio di ogni capitolo, venga inserita la definizione estrapolata dal vocabolario di un termine che dovrebbe in qualche modo richiamare lo scritto successivo.
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Orgoglio isolano
Abigail è una donna che, per superare il trauma della morte del marito e del figlio, cerca, nel silenzio e nella solitudine di Chapel Isle, di ritornare alla vita, metabolizzando il sentimento della mancanza che sente così forte. Si sente come un corpo, momentaneamente sprovvisto di anima e in questa isola e nella sua gente cerca, e trova, una nuova definizione di sè. L'isola è come le reti dei pescatori: uno stretto reticolo di gente legata da esistenze vissute vicino, annodate insieme dall'amicizia. Ed è nel negozio di ferramenta, nella lavanderia del paese, nelle serate del Bingo che Abigail si avvicina ai personaggi di questo paese, imparando a inserirsi e a superare questo salto nel vuoto che sente di dover fare e che ha paura di fare. L'amore per le parole e l'essere capace di ascoltare il suono delle parole la aiutano. Perchè se è vero che milioni di granelli formano una spiaggia, è vero che milioni di combinazioni di parole formano una lingua. E l'insieme cesserebbe di esistere senza le sue parti. E capire questo fa accettare, e, col tempo, superare, anche un grande dolore.