Pan
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Il mio io è dentro me
“Perché io appartengo ai boschi e alla solitudine”, questo è il lascito della voce narrante che occupa la parte preponderante della narrazione e che coincide con il personaggio principale, il tenente Glahn, solitario abitante di una baita nel Nordland. Dedito alla caccia, immerso nella natura, temperamento irascibile, natura scontrosa, racconta, a distanza di due anni, la sua estate nel nord e la faticosa integrazione con gli abitanti del vicino centro abitato. Le sue brevi frequentazioni lo avvicinano a due giovani donne godendo solo di quella che meno gli preme; l'altra infatti pare essere il contraltare della sua natura irrequieta. La giovane Edvarda è infatti capricciosa, insolente e infantile e lui ne è vittima ammaliata. Nessun coinvolgimento emotivo suscita quest'anima tormentata, la sua natura esplode in comportamenti bizzarri e insoliti rendendolo inviso anche al lettore. Un' ultima parte affidata ad un'altra voce narrante ce ne consegna infine il destino ultimo. Nessuna presa in me il panismo rappresentato e il suo infrangersi a contatto con il complicato mondo sociale. I fatti narrati annullano ogni possibile riabilitazione.
Stesso destino all'autore?
Premio Nobel, molto amato da Thomas Mann sin dalla gioventù, leggerne la controversa biografia mi ha allontanata ancora di più da una piacevolezza di lettura purtroppo mancata suscitando in me invece un interesse morboso rispetto alla sua biografia: medaglia del Nobel in regalo a Goebbels, necrologio a Hitler, accuse di collaborazionismo, internamento in manicomio...Approfondirò...
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Attuale e piacevole
I personaggi che Hamsun presenta nei suoi romanzi sono sempre originali. Alcuni mesi fa ho passeggiato tra le vie di Oslo al fianco di un giovane scrittore sperando che un colpo di fortuna potesse strapparlo dalla totale indigenza nella quale era precipitato.
In Pan si è alle prese con la storia narrata dal tenente Glahn. Il suo amore per la natura lo spinge ad affittare un capanno ai margini di un bosco, poco sopra alla cittadina di Sirilund, nel Nordland. Vive serenamente di caccia e pesca fino al giorno in cui conosce Edvarda, la giovane figlia di un commerciante.
Fin qui si potrebbe pensare a una specie di romanzo d’appendice, se non fosse che la vicenda ha sviluppi inaspettati e l’animo del protagonista subisce continui scossoni dovuti alla sua infatuazione mal ricambiata dalla cinica e viziata ragazza, oggetto dei suoi desideri.
Egli stesso ci racconta la confusione che crea nella sua mente il continuo tira e molla cui è convinto di essere costretto.
La bellezza del luogo, il trascorrere dei giorni e i mutamenti climatici sono ben descritti. In questo paesaggio meraviglioso, consumando molte ore in solitudine, l’animo umano può essere influenzato in maniera profonda da piccoli accadimenti che scombussolano l’esistenza, generando lampi di follia.
Breve e piacevole lettura che ha molto di attuale sebbene il romanzo sia stato pubblicato più di un secolo fa.
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Un'estate nel Nordland
Hamsun, grandissimo scrittore norvegese Premio Nobel 1920, è un cantore della natura nordica come luogo idilliaco dove l'uomo potrebbe vivere in una condizione di totale armonia, in una dimensione di panismo e sensibilità ecologica.
Il romanzo è ambientato nell'estate del 1857, ma di fatto ciò che si coglie è al di fuori del tempo storico.
Le descrizioni e la rappresentazione della natura sono di nitida bellezza.
Il protagonista, un tenente trentenne, vive in una capanna su un terreno scosceso fra l'immenso bosco e il mare : un ruscello, "uno squarcio azzurro fra le nubi. Non serve di più". Destarsi all'alba significa partecipare a quella gioia che gli animali del bosco tributano al sorgere del giorno; "gli uccelli marini cominciano a svegliarsi giù agli scogli, i loro gridi entrano dalle finestre aperte. Un'ondata di gioia mi percorse", afferma il nostro personaggio.
Pur in una situazione così incantevole, che spesso lo cattura totalmente, egli presenta tratti oscuri, improvvise pulsioni del tutto irrazionali lesive per gli altri o se stesso. Una sua 'vittima' ne coglie vagamente le insondabili e profonde motivazioni : "Perché mai fate questo? (...) Voi avete qualcosa che non va", tanto che il nostro giovane viene sopraffatto "dalla vergogna e dalla disperazione"; pensa che l'amore possa renderlo "più buono".
La capanna in cui abita non è l'eremo di un monaco : due donne alternativamente vi si affacciano : una che si dà, l'altra che si nega. In questioni amorose di questo genere, il negarsi prevale, assume il potere maggiore.
Il libro, scritto a fine '800, non si pone 'scientificamente' sulla linea della psicologia dei comportamenti. Le pubblicazioni fondamentali di Freud verranno qualche anno dopo. Lo scrittore rappresenta, ma la sua acutezza e profondità d'intuizione fanno sì che questo costituisca un pregio a livello letterario : l'inaspettato epilogo (situato a distanza di alcuni anni) getta uno squarcio di luce sui fatti pregressi, che compongono retrospettivamente una parziale chiave di comprensione per ciò che avverrà, senza aggiuntive spiegazioni, dando così maggior respiro all'opera.
La scrittura di Hamsun è magnifica : essenziale, purissima e di grande modernità, come se le parole fossero contornate di silenzio, pertanto più nitide, atte a creare un linguaggio lontano da frastuono e convenzioni, 'ecologico' anch'esso ed in simbiosi con l'incanto della natura rappresentata.
Il libro si legge come se si ascoltasse una sinfonia : dapprima se ne gusta la grandiosa lentezza, poi progressivamente il ritmo degli avvenimenti si fa incalzante, per giungere con impeto agli accadimenti finali.
La natura è meravigliosa, ma qui l'uomo coi suoi abissi interiori non riesce ad armonizzarsi costantemente con essa. E' per lui un'occasione mancata. Ciò costituisce elemento rilevante del dramma. Poi c'è l'enigma dell'amore che a tali abissi non è affatto estraneo.
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letteratura nordica
il buon selvaggio
Hamsun ha uno stile molto piacevole e originale. Le descrizioni del clima e della natura sono più che belle, hanno un tocco interiore. Il romanzo è scritto in prima persona, come si trattasse di ricordi, ricordi particolari e originali di una sua storia d'amore. I verbi e le frasi sono usate in modo a volte insolito suggerendo una sensazione di grande freschezza. L'io narrante è quasi sempre il tenente Glahn, un uomo ingenuamente buono, un uomo impulsivo e infantile, che agisce in molte circostanze come un bambino, lunatico e ipersensibile; che in genere è incapace di fare calcoli e riflessioni di qualsiasi genere. Il personaggio è affascinante, così come i suoi cambiamenti d'umore, i suoi gesti improvvisi e imprevedibili, come quando sputa nell'orecchio di un rivale o lancia una scarpa della sua amata in acqua davanti a tutti, o si spara volutamente in un piede. E' un uomo che non sa stare in mezzo alla gente, che non sa come ci si comporta in società. Per questo ha successo con le donne perchè suscita tenerezza e istinto di protezione. La sua storia d'amore importante ha però dei risvolti insoliti, dato che anche l'amata ha un carattere forte e imprevedibile. Nel finale l'io narrante è un amico/nemico che ci racconta la fine della storia di Glahn dal suo punto di vista.
"Mi risvegliai che la notte se n'era andata. Ah, per tanto tempo ero vissuto in uno stato miserabile, febbricitante, in attesa di soccombere a questa o a quella malattia. Spesso le cose mi apparivano capovolte, vedevo tutto con occhi infiammati, una profonda malinconia era padrona di me.
Adesso era passato."
Certo nel romanzo non esistono riflessioni. Il tenente non sembra capace di farne. E' troppo fanciullo per poter riflettere su qualcosa. Forse anche l'autore era un tipo così, tanto è vero che aveva sposato le idee di Hitler (chissà per quale strano motivo, visto il tipo).
"Ritengo di essere capace di leggere un poco nell'animo delle persone che mi circondano. Forse non è così. Nelle mie giornate migliori ho l'impressione di scrutare in fondo all'animo altrui, anche se non sono poi una grande testa. Siamo seduti in una stanza, qualche uomo, qualche donna e io, e mi sembra di vedere quel che accade dentro queste persone, e cosa pensano di me. ...Per molti anni ho ritenuto di poter leggere nell'animo di qualsiasi persona. Forse non è così."
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Un viaggio nella natura nordica
Mi sono avvicinato a questo libro dopo aver letto Fame di Hamsun, un libro che reputo bellissimo. Pan mi attirava già per il titolo e per la Natura come protagonista del romanzo, e trovo che l'opera sia bella e scorrevole, tra momenti onirici e altri di viaggi introspettivi nell'io del protagonista del romanzo, un uomo che soffre per amore dando a tratti il peggio di sè. Il tutto in una cornice tra natura selvaggia e un mondo che non esiste più. Consigliatissimo a chi ama queste tematiche!