Narrativa straniera Romanzi Palazzo Yacoubian
 

Palazzo Yacoubian Palazzo Yacoubian

Palazzo Yacoubian

Letteratura straniera

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Palazzo Yacoubian è la saga non di una famiglia, ma degli abitanti di un palazzo costruito al Cairo negli anni Trenta. Storie parallele, vite che scorrono una accanto all'altra senza mai incrociarsi. L'autore racconta le piccole storie private, le tragedie e le gioie dell'Egitto che meno conosciamo, un Egitto fatto di persone che si divertono, che vivono e che vanno ben al di là dell'immagine stereotipata che abbiamo dell'altra sponda del Mediterraneo.



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Palazzo Yacoubian 2014-11-20 17:27:58 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    20 Novembre, 2014
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Oggi in Egitto

Il Cairo ed i suoi vicoli dove la vita scorre ininterrottamente su ventiquattro ore.
Il Cairo ed i suoi palazzi incompiuti dove ogni anno viene sopraelevato un piano.
Il Cairo abbagliata da una luce accecante di giorno e rischiarata da mille luci di notte.

Addentrarsi tra le strade de Il Cairo è un'esperienza unica, visiva, olfattiva e socio-antropologica.
Aspettando la venuta di tempi migliori per visitare il paese, può essere interessante ed illuminante leggere il romanzo di Ala Al Aswani, dentista di professione, con buone doti letterarie tra le mani.
Il racconto di Aswani è il ritratto senza veli di una città complessa e divisa da contrasti sociali evidenti.
Vuole essere racconto di tante storie di vita ma soprattutto voce di denuncia; denuncia di corruzione, di abusi, di violenze più o meno taciute, di focolai di estremismo religioso e politico.
Alle zone in cui dilaga la povertà si contrappongono i quartieri residenziali esclusivi, alle piccole botteghe artigiane i caffè alla moda, alla correttezza e all'umiltà la tracotanza del potente sia esso politico, uomo d'affari, militare o militante estremo.

Le storie narrate si intrecciano e finiscono per dare colore ad un mosaico umano e sociale grandioso.
La prova di scrittura è di pregio, sia per i contenuti sia per la capacità dimostrata di destreggiarsi tra tante voci protagoniste, delineandone uno spessore umano completo e di forte impatto per il pubblico.
Aswani dipinge dei volti che graffiano e parlano ciascuno di un Egitto, confluendo in una galleria di immagini indelebili.
All'ombra delle piramidi c'è una terra traboccante di storia ma c'è anche un paese diviso tra tradizione e modernità, tra lotte e veleni, tra sorrisi carichi di speranza e lacrime amare.

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Palazzo Yacoubian 2014-05-31 09:40:21 C.U.B.
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C.U.B. Opinione inserita da C.U.B.    31 Mag, 2014
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Non solo piramidi

Il Cairo e' una citta' caotica, rumorosa, colma di contraddizioni che chissa' come convivono. 
E' la gente che affolla i mercati gremiti, urlanti e polverosi, tra la tecnologia di un telefonino di ultima generazione, lo smog di automobili deformi ed il rassegnato zompettare di un asinello col carretto.
Dove  i blue jeans e i capelli al vento delle ragazze si alternano al vezzo di un velo in tinta con trucco e maglietta e al silenzioso, nero incedere di una donna in abito integrale. 
Il Cairo destabilizza per l'immortalita' dell'antico Egitto cosi' in contrasto con l'alone di decadenza che si avverte tutt'intorno. 
Al Cairo Palazzo Yacoubian svetta nella piazza con le sue contraddizioni, non solo architettoniche ma soprattutto sociali, dagli appartamenti lussuosi e dagli alloggi abusivi le voci si innescano in un microcosmo che amplifica la veduta. Palazzo Yacoubian e' una finestra sulla cima d'un grattacielo, che guarda giu' , sull'intero Egitto.

Il romanzo e' un ritratto corale, dalle tinte forti e molteplici che esordisce con le pinze dell'ironia per poi evolversi senza remore, a capofitto in una narrazione di denuncia delle grandi lacune ed ingiustizie che colpiscono il popolo egiziano. Siano esse la corruzione dilagante, la diseguaglianza sociale, la poverta', la repressione violenta, l'estremismo religioso, l'autore e' esule dall'autocensura.
Dalla scrittura fluida e coinvolgente, il racconto sembra traboccare di grottesco, eppure si rabbrividisce quando si constata che la narrativa non e' solo intrattenimento - come e' solito avvelenarla chi la disprezza- e' spesso un modo pittoresco di esporre la realta'.

Se fossimo in Brasile si chiamerebbe Jorge Amado ; se fossimo in India si chiamerebbe Vikas Swarup. Siamo in Egitto e si chiama 'Ala Al-Aswani.
Buona lettura.

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Palazzo Yacoubian 2013-11-14 20:53:36 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    14 Novembre, 2013
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Camere con vista sull’Egitto

Il Cairo, capitale d’Egitto e importantissimo centro politico e culturale del mondo arabo, come ogni metropoli che si rispetti di storie da raccontare ne ha davvero tante con quella smisurata varietà di gente di ogni risma che ne caratterizza la popolazione e che si potrebbe definire un vero e proprio miscuglio antropologico. Al-Aswani ce la presenta attraverso gli inquilini di uno degli edifici più prestigiosi della città, palazzo Yacoubian. I suoi dieci piani dominano un’arteria vitale come via Suleyman pasha, al suo interno troviamo rappresentanti di ogni ceto sociale, di ogni condizione economica, conosciamo le più disparate esperienze e i più svariati modi di affrontare la vita. Lussuosi appartamenti, studi prestigiosi, sedi di importanti società mentre sul terrazzo la gente povera vive in miseri stanzini trasformati in abitazioni di fortuna. Spiando dietro ogni porta si entra in una storia diversa, guardando fuori da ogni finestra sia ha la stessa visione panoramica su un Egitto diviso tra la voglia di occidentalizzazione e il naturale attaccamento alla mentalità tradizionale. Una lotta tra due diverse culture che non trova però un vero vincitore e nella quale a prevalere sono per lo più i lati negativi di entrambe: corruzione, sete di denaro, prevaricazioni e ingiusti privilegi, servilismo e abusi, sessismo, sciovinismo, assenza di valori morali da una parte e fanatismo religioso dall’altra. Un ritratto a tinte forti con un palese scopo di denuncia nei confronti del trentennale governo Mubarak, da cui si evincono chiaramente le ragioni che hanno portato alla rivoluzione del 2011. Storie amare che si intrecciano e si incrociano con un ritmo incalzante, raccontate con stile e capaci di emozionare e coinvolgere. Dal giornalista libertino invaghito di un giovane soldato al sarto con mire espansionistiche sul terrazzo, dal dongiovanni senza età in lite con la sorella all’umile portiere che ripone le sue speranze sul figlio, dal pecoresco domestico che arrotonda le entrate con le creste all’imprenditore senza scrupoli che tenta la carriera politica. Ma le storie più emblematiche sono forse quelle di Taha e Buthayna, due giovani fidanzati costretti a subire in maniera diversa e per ragioni differenti la violenza fisica e morale di una società corrotta e malata. La loro rabbia si incanalerà in maniera diversa, le loro vite si separeranno, ma almeno per uno di loro ci sarà una sorta di lieto fine. “Taha la fissò a lungo poi riabbassò la testa e lei proseguì dicendo: Dai, Taha, smettila. È vero che sono di un anno più giovane, ma ho lavorato e il lavoro mi ha insegnato a vivere. Taha, questo paese non fa per noi. L'Egitto è per quelli che hanno i soldi. Se tu avessi avuto le ventimila lire per la bustarella, ti avrebbero chiesto cosa faceva tuo padre? Se fai i soldi ti spetta tutto, se invece resti povero ti calpestano".

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Palazzo Yacoubian 2011-02-09 18:18:32 eleonora.
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eleonora. Opinione inserita da eleonora.    09 Febbraio, 2011
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Vite che si sfiorano

Il libro non mi ha entusiasmato molto, anche se la scrittura è fluida e il racconto è ben fatto.
Siamo in Egitto, al Cairo, più precisamente la storia ruota attorno agli abitanti del Palazzo Yacoubian, costruito negli anni trenta da un miliardario armeno.
È un racconto corale di personaggi che vivono le contraddizioni di una società moderna legata fortemente alla religione e alle tradizioni, ma anche una società corrotta e violenta.
Le vite dei vari personaggi il più delle volte non si toccano, ma si sfiorano nell'evolversi delle vicende.
Il giovane Taha e il giornalista Hatim sono i due personaggi che più mi hanno catturato. Le loro vite sono così diverse tra di loro, in qualche modo sono agli antipodi, ma sono gli unici due che mi hanno trasmesso qualche emozione.
Taha è un giovane idealista che dopo aver subito la bocciatura all’esame per entrare in polizia, perché non ritenuto idoneo per le sue origini familiari, e dopo aver visto lentamente finire la sua storia d’amore con la bella Buthayana, entrerà a far parte di un gruppo di estremisti islamici.
Hatim, giornalista gay, è invece il simbolo della trasgressione del diverso, vive amori clandestini con uomini che sfruttano per lo più la sua posizione sociale per avere in cambio denaro.
Un racconto amaro, cupo grigio. Forse mi aspettavo qualche nozione in più per capire meglio alcune dinamiche politiche del paese (e non mi riferisco ai recenti scontri, anche perchè il libro è stato pubblicato nel 2005).

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