Orfeo
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Recensione della Redazione QLibri
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Un inno alla musica
Questo libro può avere tre scenari di lettori: chi ama o semplicemente gradisce la musica classica andrà in visibilio, chi è curioso verso la musica classica ma ha un approccio incostante sarà probabilmente avvicinato ancor di più verso di essa e la lettura di "Orfeo" sarà molto gradevole e infine chi la trova noiosa e incomprensibile troverà questo libro illeggibile e lo abbandonerà dopo non molte pagine. Ecco, questa premessa mi sembra d'obbligo davanti a un romanzo così di nicchia.
Il protagonista è Peter Els, compositore e grande amante della musica e la narrazione si sviluppa su due piani che si intrecciano, quello del suo passato che ripercorre la sua vita dall'infanzia a tarda età e quello presente, in cui l'ormai settantenne Peter Els finisce in non pochi guai per colpa di un esperimento batteriologico ed è costretto a sfuggire alla polizia. La trama in sé l'ho trovata davvero scarna se rapportata a quanto spazio occupa la musica in questo libro. Vengono descritte le emozioni che la musica suscita, come la musica prende forma cioè il processo di composizione, alcuni frammenti addirittura sono abbastanza tecnici che per chi non ha studi musicali rimangono un po' oscuri, i riferimenti ai grandi compositori classici ma anche moderni sono numerosissimi e contiene anche delle vere storie dei loro pezzi e dei compositori stessi come per esempio "Kindertotenlieder" di Mahler, e che dire delle pagine dedicate al "Quartetto per la fine del tempo" di Messian?! Pagine bellissime e interessantissime in cui riporta alla luce come questo quartetto fu composto nel campo di concentramento di Gorlitz e suonato per la prima volta nelle baracche piene di detenuti e guardie del campo, maestoso esempio di come la musica unisce.
"Le note aleggiano e crescono. Rendono le parole inutili quanto un ventriloquo alla radio. Luce e buio schizzano su Peter a ogni cambio di accordo, fremendo senza intermediari. Le note ruzzolano in avanti; ricadono battuta dopo battuta sulle successive, assecondando una logica interna, cupa e bellissima. Un altro accordo lattescente, inquieto, torce le viscere al bambino. Vari sentieri promettenti conducono a note sconosciute. Ma fra le tante diramazioni possibili, la melodia si fa strana. Un salto a sorpresa fa venire la pelle d'oca a Peter. Gli avambracci sono un fiorire d'increspature. Un abbozzo di desiderio gli inturgidisce la minuscola mascolinità. Il gruppo di angeli ubriachi passa a una canzone più difficile. i nuovi accordi sono come il bosco sulla collina vicino alla casa della nonna di Peter, dove il padre una volta l'ha portato a giocare con la slitta. Passo dopo passo i cantanti incespicano verso un fitto di armonie aggrovigliate. Qualcosa allunga il piede e fa lo sgambetto alla musica. Le dita della madre si perdono. Battono su vari tasti, tutti sbagliati. I cantanti agitano il bicchiere di gin e capitombolano ridendo dentro un fosso. Poi, dal suo nascondiglio, il bambino in pigiama intona a squarciagola le note dell'accordo perduto."
Il primo amore di Peter fu "La Jupiter" di Mozart, a essa ne seguì molti altri e tutti descritti in questo libro che personalmente trovo riduttivo chiamare romanzo perché trascende da esso. Ho avuto l'occasione di scoprire tante curiosità nonché molti pezzi che mi sono segnata e più di tutti il Quartetto di Messian, che è di una bellezza e tristezza impressionante ed ascoltarlo mentre leggevo la sua storia e anche la sua spiegazione in questo libro è stata davvero una esperienza artistica. Questo è un libro da leggere ascoltando anche i numerosi pezzi ai quali fa riferimento, per mia esperienza il valore cresce esponenzialmente, a meno che conoscete già quei brani musicali.
La prosa è molto armoniosa, elegante, a volte asciutta come nel caso della descrizione della gita al lago in cui il padre di Peter ha un fatale infarto, altre volte più dettagliata - e questo succede quando si descrive la musica perché la narrazione sembra prendere il volo e lasciarsi andare alle sensazioni.