Olive Kitteridge
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un personaggio scomodo
Non sono un'amante dei racconti in generale, però ho voluto dargli una possibilità. Purtroppo non mi sono ricreduta, alcuni racconti meglio, ma di altri ho fatto fatica a coglierne "la morale" o comunque il senso, in generale non mi è piaciuto. In tutti i racconti il filo conduttore è rappresentato da Olive Kitteridge, anche se in alcuni è più protagonista in altri è soltanto menzionata, è una ex insegnante, una figura ingombrante e scomoda, arrogante, arrabbiata col mondo. Sarà che non ho provato una grande simpatia per la protagonista, però ho durato fatica ad arrivare in fondo al libro, l'ho trovato un po' lento e noioso. Nonostante tutte le critiche positive ricevute, a me non ha entusiasmato, mi ha lasciato una grande malinconia e un senso di incompiuto.
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novembre
Henry Kitteridge compie con ritualità il suo lavoro nella farmacia su due piani. Immerso tra scaffali di flaconi, borse dell’acqua calda e bende accontenta clienti che conosce come il palmo della sua mano.
Accanto a lui Denise, la nuova aiutante efficiente ed intelligente, ventidue anni, una laurea, un marito e una roulotte come casa.
Olive la moglie del farmacista, un tempo rigida insegnante ancora ben impressa nei ricordi degli alunni ormai cresciuti, robusta, energica, caustica e polemica si occupa della casa e del figlio.
Olive si sbaglia ma non lo ammette mai.
Ambientato in un villaggio affacciato sull’Oceano Atlantico, il romanzo si dipana tra le molte personalità che lo popolano, mentre non di particolare rilevanza è la panoramica dei luoghi. Regna sovrana per tutta la narrazione una sorta di musica malinconica, sulle note di un irreversibile fallimento. A Crosby non ho incontrato un giorno felice o un episodio gioioso, pure il dolore mi è parso assopito, nulla ha spinto verso il cielo o il centro della terra le corde della mia altalena emozionale. Un lungo progetto infausto che lascia presagire l’imminente insuccesso.
Non ho avuto il piacere di conoscere l’indimenticabile personaggio di Olive Kitteridge tanto conclamato da critici e colleghi lettori, ma piuttosto una donna burbera, tetra ed insopportabile.
Dal ritmo piatto, lo ho terminato faticando, annoiandomi pagina dopo pagina.
Se questo libro fosse un mese lo chiamerei novembre. Un novembre grigio lungo un anno intero e una pioggia fine come la nebbia, mentre inutilmente mi riparo sotto ad un alberello spoglio.
I momenti della vita
Sarà la mia incompatibilità con la narrativa americana contemporanea, ma anche questo libro, seppure vincitore dell’ambìto Premio Pulitzer, non mi è piaciuto molto. Prima di tutto perché, seppure dedicato alla figura femminile di Olive, ho fatto fatica ad inquadrare il personaggio. Da una mia idea, me l’aspettavo come una figura femminile dimessa ed accogliente, invece l’ho trovata a tratti arrogante, invadente e decisamente antipatica. Olive osserva i segni del tempo moltiplicarsi attorno a lei. Forse il cuore della storia sta quindi più nei personaggi minori che le ruotano attorno che non nella sua persona. L’unica cosa buona che salvo è la morale di fondo del libro, che ci insegna che uno dei pregi dell’invecchiare è la consapevolezza che molti momenti non sono solo momenti, ma sono doni.
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Il vero respiro della storia e della coscienza
A Crosby, cittadina del Maine, tutti sanno tutto di tutti, e del resto che altro hanno da fare? Viaggiando nel tempo numerose voci accendono storie e capitoli in una alternanza passato-presente che ha una sola costante presenza, Olive Kitteridge.
Lei è una signora alta e corpulenta dai capelli grigi, l’ aria impenitente, schietta e leggiadra, conosciuta per le proprie opinioni taglienti suddivise tra tempeste di rabbia e risate profonde.
Da sempre ha mal sopportato le chiacchiere pur continuando a vivere in un luogo di chiacchiere, una donna che non si è mai mostrata umanamente cordiale ed educata, a cui non piace stare sola ma ancora meno in mezzo alla gente.
Olive attraversa le strade, entra nelle case, osserva, si interroga, dialoga, spesso mantiene un cauto riserbo, scruta e conosce gli intimi segreti di tutti, conserva e custodisce gelosamente i propri.
È una ex insegnante di matematica che continua a considerare metà degli abitanti di Crosby come dei ragazzini, ma oggi, in un mondo strano ed incomprensibile, sembra essere semplicemente una donna sola e spaventata.
Mai un giorno si sarebbe immaginata immune dalla bellezza del mondo fisico, eppure la sua anima stanca è percossa da ondate di gratitudine e rimpianto non capendo quello che tutti noi dovremmo sapere, quanti giorni sprechiamo inconsciamente e di quanto amore avremmo bisogno.
Il presente rivela una neo dimensione se non accompagnato dai retaggi del tempo, vi sono momenti in cui Olive avverte la forza disperata e la lotta per ottenere ciò di cui si ha bisogno oltre che il bisogno di un senso di sicurezza nel mare di terrore dell’esistenza.
La sua storia si specchia nella storia di Crosby e dei propri abitanti a cui da sempre appartiene, ne è stata l’ insegnante, la incontrano per strada, nei caffè, nei luoghi di culto, spesso chiedendosi come abbia fatto il marito Henri a sopportarla per tutti questi anni.
Una cittadina, un angolo di mondo che ha assorbito innumerevoli presenze, c’è chi inevitabilmente ritorna alla ricerca di un’ origine remota, della dolcezza e della comodità di un tempo, chi invece partirà cercando di spezzare il cordone ombelicale della memoria.
Vite sfioratesi ed incrociatesi da sempre, delle quali ciascuno odora l’ essenza e vorrebbe illustrare i singoli momenti, respiri diversi ed una paura onnipresente, la possibilità di restare senza amore.
La quotidianità esprime conclusioni inderogabili, spezzando un filo di abitudine che tende ad ovattare il profondo, pensieri che inevitabilmente cambieranno il proprio vicendevole sguardo, un orientamento mutevole che si aggiusta nelle stagioni cangianti, così sarà anche per Olive, suo marito Henri e la loro storia.
Il figlio Christopher se ne è andato per sempre portando con se’ il desiderio svanito di essere nonni, il proprio matrimonio si spegnerà poco dopo il pensionamento.
D’ improvviso una solitudine fisica manifesta, un vuoto affettivo ed esistenziale accentuato dalla scarsa consapevolezza della propria vita mentre la si vive.
Non restano che i tulipani, rinnovati annualmente, nel mentre gli alberi si colorano di rosso, le foglie cadono, i rami si spogliano, la neve copre ogni dove e la forza e la presenza costante delle stagioni è la stessa della intramontabile Olive.
Un romanzo intenso con una scrittura lineare che alterna e subisce gli umori della protagonista, costruito su tanti piccoli momenti ed istantanee del presente e della memoria che sanno scendere nel profondo.
Paesaggi mutevoli, dialoghi intensi, silenzi protratti, attese, partenze, ritorni, la vita quotidiana ed il mostrarsi delle storie possiedono una certa delicatezza d’ insieme, armonia narrativa e vivida presenza.
Un bel racconto ed una protagonista di cui apprezziamo acume e personalità, irriguardosa ed indisponente, tenera e romanticamente devota ( prevalentemente a se stessa ), appassionata e testarda, una voce fuori dal coro ma con tratti intensamente umani e di vita vissuta.
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"Non abbiate paura della vostra fame"
Ho da poco finito di leggere “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout e adesso mi appresto a scriverne la recensione: attività non semplice in realtà, visto che è già stato scritto molto su quest'opera, che ha vinto il premio Pulitzer nel 2009.
Personalmente sono rimasta affascinata dal libro e dallo stile della Strout: una prosa limpida, quasi poetica a tratti, che riesce a raccontare sentimenti ed emozioni in maniera profonda ed allo stesso tempo evocativa.
Il libro è una raccolta di racconti che ha per collegamento Olive Kitteridge, un'insegnante di matematica ormai in pensione, che vive in una piccola cittadina del Maine, Crosby. Olive è tutto il contrario di un'eroina: estremamente scorbutica, ha un marito dolce e gentile, Henry e un figlio, Christopher, che appena ha potuto è andato a vivere lontano da lei. I racconti si snodano con Olive come filo conduttore ma non tutti hanno lei come protagonista. In alcuni capitoli la donna compare di sfuggita, sullo sfondo della narrazione, come ricordo, come semplice allusione; in altri invece è descritta molto in profondità, dall'interno. La struttura dell'opera è originale e funziona benissimo, i racconti non fanno perdere la coesione narrativa di un romanzo ma aggiungono vivacità ad una narrazione che altrimenti sarebbe potuta risultare un po' monotona.
La capacità della Strout di metterci di fronte alle relazioni umane è sorprendente: non cerca di spiegare o giudicare, ma riesce veramente a raccontare: il rapporto genitori-figli, i legami fra coniugi, le amicizie...
Diventa così superfluo che Olive ci rimanga simpatica o antipatica, e come lei molti altri personaggi che popolano il libro: sono semplicemente esseri umani, con ciascuno le proprie illusioni, speranze, le proprie vittorie o sconfitte, il proprio modo di vivere e concepire il mondo. Tutti però ricercano un contatto con i propri simili e quello che li fa maggiormente soffrire è la solitudine. Non c'è un'età in cui si sta bene da soli, non c'è una persona, per quanto difficile e scontrosa, che è felice completamente sola. Ed entrare in relazione con gli altri è faticoso ma inevitabile ed essenziale.
Per concludere: un libro profondissimo, scritto in modo straordinario: un capolavoro.
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Un delicato mosaico
Di solito non leggo raccolte di racconti perché una volta terminato uno, poi passano giorni, a volte anche settimane, prima che riprenda in mano il libro. Questo libro ne contiene quattordici e mi ha accompagnato per quindici giorni; ho più o meno mantenuto il mio obiettivo di leggerne almeno uno al giorno.
Olive Kitteridge è un libro un po' malinconico fatto di tanti racconti riguardanti ciascuno un abitante o una famiglia della città . Olive vive a Crosby, un'anonima cittadina del Maine, è un'insegnate di matematica dal carattere piuttosto brusco ma non cattivo.
Il libro ha una vera e propria struttura cronologica da cui si ricava la vita e il modo di ragionare di Olive Kitteridge. A volte di un racconto è la protagonista, a volte coprotagonista o comparsa, a volte semplicemente viene ricordata o menzionata dal protagonista. E' stato proprio questo mostrare la protagonista in frammenti, come se stessi ricostruendo un puzzle, ad affascinarmi del libro, oltre alla scrittura netta e asciutta che, nelle poche pagine di ciascun racconto, è stata capace di tratteggiare storie di grande impatto emotivo.
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Non è mai troppo tardi
Mentre scriveva “Emma”, si narra che Jane Austen abbia affermato di aver creato un’eroina che nessuno avrebbe amato eccetto lei. Lo stesso si può dire di Olive Kitteridge, una protagonista di gran lunga più avversa ai lettore rispetto all’ereditiera austeniana. Il più grosso difetto di Olive è l’eccessiva leggerezza con cui si esprime, spesso di temi reputati dai più inadatti: questo la rende sgradita alla maggior parte dei suoi conoscenti, specie se messa a confronto con il marito Henry, che tutti reputano invece una persona gentile ed affabile.
Parto con il dire che questo non è un romanzo nel senso canonico del termine: ci troviamo di fronte ad una serie di racconti che come fossero le tessere di un puzzle vanno a comporre la storia di Olivve. Molti di questi racconti non la vedono però protagonista, anzi in alcuni non compare affatto ed è solo il suo ricordo ad influenzare la vita e le scelte degli altri personaggi.
Prima di affrontare questa lettura bisogna avere bene in mente che questo è un romanzo realista, dove non c’è spazio per finali buonisti e il classico vissero felici e contenti. Sia la storia principale sia buona parte dei racconti secondari termina in modo ben poco lieto: ci sono delle rotture impossibili da sanare oppure dei rapporti destinati a non raggiungere mai una riconciliazione. La semplicità con cui la Strout pone il lettore di fronte alla vita reale si riscontra anche nel destino riservato ai due personaggi principali: Henry il “buono” termina la vita anzitempo ed in modo indegno, mentre Olive la “cattiva” ha la possibilità di comprendere i propri sbagli e di avere una nuova occasione di felicità.
Ovviamente Olive non è malvagia, ma così è vista nella cittadina di Crosby dove, chi per invidia chi per ricordi spiacevoli, pochi si dimostrano gentili con lei, specie quando rimane sola. In effetti è abbastanza frequente conservare dei ricordi negativi legati ai propri insegnati, ed Olive è stata appunto la professoressa di matematica per molti dei suoi concittadini; solo al lettore è concesso scoprire che in realtà molti conservano della donna dei ricordi importanti per la loro crescita e vedono in lei una vera maestra di vita.
Per quanto riguarda il personaggio di Olive in sé, non è certo priva di difetti, ne intende liberarsene. Con il proseguire del romanzo però c’è una progressiva presa di coscienza da parte sua per gli errori commessi, specialmente nei confronti del figlio. Un esempio lampante si nota nella sua capacità di amare, di provare affetto: se nei primi capitoli, il lettore quasi si chiedere perché mail Olive abbia sposato Henry o procreato Christopher per poi maltrattarli continuamente, si giunge poi a capire che la protagonista è perfettamente in grado di amare, ma lo fa solo alle sue condizioni.
La favolosa prosa della Strout è assolutamente capace di sviluppare un personaggio tanto sfaccettato e nel contempo creare un cosmo di altre figure non meno interessanti, sebbene alcune rimangano impresse ben più di altre.
Magistrali anche i collegamenti tra le varie storie, con dettagli ed indizi che vengono svelati in modo inatteso o anche personaggi che compaiono in più racconto, per dare qualche informazione in più sul proprio conto.
Alcuni quesiti vengono poi lasciati volutamente in sospeso, così che sia il lettore stesso ad interpretarne la soluzione.
Altra peculiarità di questi racconti è infine il presentare degli eventi rilevanti senza alcuna premessa per il lettore; e la bravura dell’autrice ci permette comunque di assaporare tutte le emozioni, al fianco di Olive.
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Ritratto delicato
Una velata tristezza percorre tutto il libro, appena ho iniziato a leggere mi è apparso in mente immediatamente un colore non colore di pareti sbiadite di motel di periferiche cittadine americane che siamo abituati a vedere nei film. Questa malinconia non ci abbandona mai nello scorrere delle pagine che volano fluide perché lo stile di scrittura della Strout è incredibile, la capacita di utilizzare le metafore coinvolgente. Si riesce perfettamente a vedere i personaggi che descrive, a vedere anche le emozioni che esprimono, prendono forma e vita.
Olive, che è la protagonista del libro ma viene affiancata da tanti altri protagonisti nelle varie storie raccontate in capitoli separati che creano racconti nel racconto, ne esce un po sconfitta a mio parere, viene sopraffatta dal suo cinismo a volte anche simpatico da cui però non riesce a riemergere schiacciata da rapporti familiari controversi con il marito prima ed il figlio dopo. La capacità di scrittura della Strout ti fa entrare così profondamente nel personaggio di Olive che riesci ad immaginare le risposte che darà o i comportamenti che avrà prima di leggerle il che dà estrema soddisfazione perché ti conferma di aver compreso le dinamiche emozionali del personaggio.
Un libro incredibile, delicato che ti offre un reale spaccato sulle debolezze umane e sulle dinamiche della vita , c'è tutto in questo romanzo, l'insoddisfazione di coppia, le crisi familiari, i tabù sociali e la difficoltà di vivere in realtà piccole in cui l'opinione del vicino diviene parte integrante del tuo vivere quotidiano. Magnifico, da leggere assolutamente; non vedo l'ora di leggere altre opere della Strout che non conoscevo prima di Olive.
Unica nota: il mio 4 e non 5 al contenuto è dovuto al fatto che spesso ho trovato i racconti fuorvianti in quanto immaginavo si ricomponessero alla fine in un quadro finale invece in gran parte rimangono fini a se stessi.
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Una donna in controluce
Olive Kitteridge è una donna complicata e con un brutto carattere: apparentemente logica e razionale (è insegnante di matematica), in effetti risulta alquanto umorale, dominata da impulsi emotivi che rendono la vita non sempre facile a chi le vive accanto: il marito e un figlio.
Ovviamente non vengono dati giudizi sul personaggio; infatti lei è consapevole di provare "qualcosa che a volte si gonfia come la testa di una seppia e spara un liquido nero dentro di me. Non ho mai voluto essere così".
Con un tale carattere, lo scotto da pagare, come si dice in un bellissimo film di Bergman, è la solitudine: "Non aveva mai avuto un amico altrettanto leale e gentile di suo marito: Eppure (...) Olive ricordò che inframmezzati a tutto il resto c'erano stati momenti in cui aveva avvertito una solitudine così profonda che una volta (...) il gesto delicato con cui il dentista le aveva voltato il mento (...) era stato per lei una tenera gentilezza di una profondità quasi straziante".
Per fortuna, il marito farmacista pare rimanere incontaminato; "con la sua ostinazione a restare ingenuo", "attraversava senza dolore la giornata" e "nella farmacia regnava la benevolenza nei riguardi del prossimo": la bontà d'animo, dunque, non è solo una virtù sociale, ma pure un balsamo nell'esistenza personale.
Sarà così anche per il figlio ? Olive sembra premunirsi: " Gli psicologi se la prendono sempre con la madre".
Il libro ha una struttura originale: pare un insieme di racconti in una scansione atta a costituire un romanzo: la vicenda individuale e familiare della protagonista è accompagnata da una serie di fatti e personaggi collaterali che in alcuni capitoli diventano essi stessi protagonisti.
Questo può rendere la lettura, in certi momenti, meno fluida e un po' dispersiva; però tali 'divagazioni' , secondo me, hanno la funzione di scandire e dilatare il tempo, perché intanto trascorrono gli anni, i decenni; le situazioni cambiano, si evolvono.
L'analisi psicologica e relazionale è molto pertinente e rimanda spesso a realtà più profonde. C'è particolare attenzione per i dettagli emotivi e per la loro portata nell'orientare i fatti.
La forma rispecchia l'andamento degli stati d'animo: a volte è brusca e respingente; in altri momenti dolce e gentile.
Anche i riferimenti climatici e stagionali percorrono l'intero romanzo, quasi a ricordarci che un libro così, nel panorama culturale americano, non può che provenire dal Nord-atlantico.
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letteratura americana contemporanea
Un libro tenero
Una scrittura assolutamente femminile, fatta di tanti racconti indipendenti cuciti insieme dal personaggio che li attraversa tutti : Olive Kitteridge, la burbera, sgradevole, eccentrica, bisbetica insegnante di matematica dal cuore d'oro, temuta dagli allievi e anche dal figlio.
La struttura del romanzo ricorda molto il romanzo della Egan Il tempo è un bastardo, anche se poi la Egan ha sviluppato l'idea della catena di racconti indipendenti ma collegati in qualche modo, in maniera diversa, forse più interessante. Ma immagino che abbia preso l'ispirazione dalla Strout, vincitrice del Pulitzer un paio di anni prima.
In tutte le storie, la vita dei personaggi è analizzata attraverso particolari, debolezze, paure e soprattutto un comune e diffuso desiderio di tenerezza. Gli innamoramenti del romanzo sono fatti di parole, di gentilezze, di te e biscotti, praticamente di niente, come la vita dei protagonisti è fatta di poche cose, gesti, attenzioni che attraversano abissi di solitudine, deserti di opprimenti ricordi. I personaggi sono guardati dall'autrice con grande tenerezza e misericordia con lo stesso sguardo ingenuo e innocente dei suoi migliori personaggi. Tra i tanti il mio preferito è Henry del primo racconto, un uomo dalla dolcezza femminile, personaggio gentile e indimenticabile. Come bellissima è la sua storia d'amore fatta di niente, di cose non dette, di gentilezza, di affetto quasi astratto.
L'autrice ricorda A. Tyler per la dolcezza con cui vede il mondo anche se è un po' più malinconica, mette un po' di fatica e di solitudine nei rapporti umani ma quasi mai cattiveria o cinismo. E' un libro che tocca le corde dell'anima.
"Oddio, sì, era felice di non avere lasciato Henry. Non aveva mai avuto un amico altrettanto leale e gentile di suo marito. Eppure, ferma dietro al figlio in attesa che scattasse il verde, Olive ricordò che inframmezzati a tutto il resto c'erano stati momenti in cui aveva avvertito una solitudine così profonda che una volta, non molti anni prima, mentre si stava facendo otturare un dente, il gesto delicato con cui il dentista le aveva voltato il mento con le dita morbide era stato per lei una tenera gentilezza di una profondità quasi straziante, e aveva deglutito con un mugolio di desiderio mentre le lacrime le spuntavano dagli occhi. ("Tutto bene signora Kitteridge?", le aveva chiesto il dentista."