Ogni contatto lascia una traccia
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Elanor Dymott è nata a Chingola, in Zambia, nel 1973. Dopo aver trascorso un periodo dell'infanzia nel Sud-est asiatico, ha studiato negli Stati Uniti e in Inghilterra fino al conseguimento della laurea in Giurisprudenza. Oggi vive a Londra, dove si dedica alle sue passioni: il flauto traverso e la scrittura di romanzi. Suoi racconti sono stati pubblicati dalle riviste «Stand», «The Warwick Reviews» e «Algebra». Ogni contatto lascia una traccia è il suo primo romanzo (Einaudi 2013).
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Opinioni inserite: 1
COME LE SABBIE MOBILI
Ho faticato parecchio a terminare questo romanzo, al punto da doverne intervallare la lettura a testi più avvincenti e coinvolgenti.
Indispettita, ho chiuso definitivamente il libro, negativamente stupita, in quanto, mi sono resa conto che questo romanzo non mi ha lasciato nulla, se non una noia mortale.
Eppure parla di una storia d’amore finita in tragedia, Alex e Rachel, sposati da anni, vengono invitati dal loro professore di letteratura inglese, a Oxford, di nuovo nel campus universitario, per una cena estiva di fine corso; al termine della serata si consuma il dramma. Rachel si allontana in una zona solitaria verso il lago, con la scusa di voler fare due passi da sola, ed è l’ultima volta che Alex la vede da viva….. In riva al lago viene uccisa da un’ aggressore sconosciuto, senza una motivazione ipotizzabile.
Da questo punto in avanti viene ripercorsa la storia dell’adolescenza e giovinezza della donna all’interno dell’Università, raccontata dal vecchio professore ad Alex. Il ritratto che pian piano si compone è quello di una persona totalmente diversa da ciò che ha conosciuto il marito, una ragazza capricciosa, sottilmente perfida, che intrattiene una relazione lesbica con una compagna di corso, Cissy, davanti agli occhi di Anthony, un altro “allievo” successivamente allontanato dall’Univesità in maniera definitiva….
Possibile che la tragedia consumatasi, affondi radici nel passato della donna?
Lo stile di scrittura appare noioso, con dialoghi quasi assenti ed un lungo monologo, ripetitivo in alcuni punti, intervallato dai pensieri di Alex sempre sulle stesse vicende.
Vedere le pagine fittamente scritte, senza quasi spazi tra i concetti, mi ha trasmesso una sensazione quasi claustrofobica, come le stesse vicende ripetute e sviscerate fin nei minimi particolari.
Alex vuole cercare risposte nel passato di Rachel a ciò che è accaduto, Alex pian piano ricompone un puzzle, nel quale la moglie aveva deliberatamente lasciato molti spazi vuoti, decisamente troppi…
Alex è sicuro in ogni caso del grande amore corrisposto, che lo ha legato indissolubilmente alla donna.
Come lettrice non ho empatizzato con nessun personaggio, sono rimasta spettatrice quasi indifferente della storia, gli attori sono rimasti nello spazio bidimensionale per tutto il libro, come piatta è la narrazione.
Questo stile di scrittura è stato paragonato dalla critica inglese, a quello di Ishiguro e di McEwan, purtroppo non posso esprimere il mio commento in merito a tale affermazione, in quanto non ho letto nulla degli autori citati. Rimane in ogni caso l’impressione negativa su questo romanzo, del quale lascio la libertà di scelta, se leggerlo o meno, ai miei colleghi lettori…..
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