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Giornate grigie anche in estate
Una non precisata città rumena, ai tempi del regime di Ceausescu e una convocazione, l'ennesima, da parte della polizia politica. Per la protagonista del romanzo, una giovane donna, l'ingresso nel grigio palazzo del potere, “giovedì alle dieci in punto” che potrebbe non avere un'uscita. Un interrogatorio con un infido personaggio del regime che ha in mano il destino della sua vita. Tutto questo fa perdere il sonno, fa aggrapparsi a rituali e a piccole cose che devono portano fortuna, che dovranno far sì che l'interrogatorio vada bene e il viaggio in tram, più di un'ora, per arrivare alla convocazione, aiuta a rivivere tutta la propria vita, dai racconti del nonno sul lager che portò via la nonna, alla scoperta dell'amante del padre, una sua coetanea, al primo matrimonio fallito, al rapporto con Paul, che si divide fra lei e l'alcol, ma fatto anche di sprazzi di felicità, di amore. La sua amica Lilli, uccisa mentre tentava di attraversare illegalmente il confine con l'Ungheria. La fabbrica, con le invidie, le dilazioni, le paure.
Herta Muller, attraverso il viaggio nel tram, che simbolicamente diventa l'intera vita della protagonista, ci offre un ritratto crudo quanto efficace della dittatura di Ceausescu. Un racconto permeato di dolore. Una città, una società, un'esistenza grigie, soffocate dalla dittatura e una voglia opposta di essere comunque felici e di vivere, nel vero senso della parola. Tutto, in questo tram, dal ricordo del passato al presente, ogni personaggio e cosa è simbolo e metafora dell'oppressione. La Muller rende talmente bene il clima che si respirava nella Romania di Ceausescu che durante la lettura del libro, mi sono sembrate grigie anche queste nostre assolate giornate estive.