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C’è una cosa più triste di arrivare a cinquant’anni e accorgersi di non aver realizzato i propri sogni: lamentarsene. E lamentarsi è proprio quello che Fred Moorman fa in continuazione. Quando però una sera, in un cinema di Amsterdam, Fred riconosce Max G. – un vecchio compagno di scuola scapestrato e poco promettente – e lo trova impeccabilmente vestito, sicuro di sé, in compagnia di una donna meravigliosa e scortato da un gorilla armato, non può che lamentarsi, per l’ennesima volta, di aver sbagliato tutto nella vita. Al momento dei saluti, però, inaspettatamente Max invita Fred a passare a trovarlo: può aiutarlo a dare una scossa alla sua noiosa esistenza, se gli va. Fred non ci pensa su due volte.



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Odessa star 2021-02-24 16:40:42 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    24 Febbraio, 2021
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L'erba del vicino è sempre più verde

Una vita del tutto normale quella di Fred, con un lavoro decoroso, una famiglia, l'acquisto di una casa appena concluso. Eppure quest' uomo avverte la mancanza di qualcosa, tanto da far insediare in lui il germe dell'insoddisfazione e dell'invidia profonda verso colui che risulta aver ricevuto un maggior agio dal destino.
Su questo terreno fertile attecchisce rapidamente un'erba velenosa capace di ottenebrare il cuore e la mente del protagonista, pronto a rendersi complice delle azioni più aberranti messe in atto da un “amico” dietro la cui maschera di affabulatore e imprenditore si celano infinite nefandezze.
Un'amicizia di gioventù ritrovata dopo un incontro fortuito diventa una calamita per un animo facilmente deviabile ed una voragine da cui non si potrà riemergere con facilità.

Questo romanzo è un percorso ad ostacoli all'insegna della malvagità umana, tipico frutto della penna di Herman Koch, dove tutto è spinto all'eccesso per raggiungere l'apoteosi della manifestazione del peggior lato oscuro dell'individuo.
Una storia dura, densa di cattiveria e bestialità, blindata all'interno di un costrutto narrativo incalzante che spinge il lettore ad una corsa sfrenata fino all'ultimo rigo, con la speranza che vi sia posto per un minimo di redenzione.

Ennesimo romanzo dell'olandese in cui conferma la sua vena dissacrante e la ricerca di situazioni borderline in cui la rettitudine e la moralità lasciano il passo alle loro antitesi.
Una provocazione audace quella imbastita, destinata a non lasciare indifferente il lettore ma ad avvilupparlo con le spire del male fino alla percezione sulla pelle di un forte sbigottimento.

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Odessa star 2014-06-17 14:42:34 Donnie*Darko
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Donnie*Darko Opinione inserita da Donnie*Darko    17 Giugno, 2014
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Rancori di un insospettabile

Una ragnatela di eventi predisposti a disegnare la mostruosità dell'uomo medio; con questo arguto escamotage Herman Koch ci trascina nell'apatico sopravvivere di Fred Moorman. Quasi cinquantenne gravato da insoddisfazione esposta seguendo tortuosi ragionamenti di raro cinismo, generati dalla grande insofferenza nei confronti di qualsiasi essere umano gli ronzi intorno.
Dietro le scalmane verbali ci sono pensieri inconfessabili, nella sua mente spesso prende forma una violenza inaudita, una ferocia totalitaria ed insensata. Fondamentalmente è un codardo, vive di fantasticherie ed è incapace di farsi rispettare.
Mal sopporta ma accetta rassegnato il bighellonare del cognato, odia l'anziana inquilina del piano terra che regolarmente gli appesta casa con effluvi tutt'altro che gradevoli, ne farebbe di ogni al presentatore televisivo dal sorrisone infingardo. Eppure si limita a gingillarsi con le sue fantasie, almeno fin quando incontra il piacente Max G., suo vecchio compagno di scuola da sempre dedito a traffici poco chiari.
Koch analizza quest'uomo incapace di alimentare la propria vita, lo fa sfruttando salti temporali gestiti con padronanza assoluta del ritmo narrativo per mettere in luce una morale corrotta, una fascinazione per un male che può diventare radicale soluzione all'intolleranza.
Il protagonista è la personificazione del nulla, talmente anonimo da non essere neppure descritto dall'autore. Un uomo comune dentro cui si contorce la rabbia in attesa di essere soddisfatta da mani e menti ignote.
Sembra non accadere niente di clamoroso, ed invece il lettore viene pungolato tramite sospetti e indizi disseminati lungo un percorso di quotidianità fittizia fino al crescendo finale in cui i favori esigeranno la giusta contropartita.
Romanzo amaro ed incalzante, efficace nel descrivere l'orrore dietro l'apparente normalità.

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Odessa star 2014-05-22 08:08:06 gracy
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gracy Opinione inserita da gracy    22 Mag, 2014
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B-side di un uomoperbene

Odessa Star è un libro cattivo, è il libro perfetto per chi vuole farsi del male e per chi ha voglia di conoscere il pensiero di un maniaco che cuce di giorno in giorno il pensiero diabolico di annientare tutto quello che non gli sta bene nella sua vita poco appagata e gratificata.

“Quindi forse un’avvisaglia c’era. Avevo smesso di ridere per primo e poi avevo contagiato mia moglie e mio figlio?”

Fred ritrova Max, un vecchio compagno di scuola che non aveva dimenticato per la cattiveria che sin da ragazzo aveva manifestato per tutto quello che nel suo pensiero rappresentava la mediocrità, subito tra i due scocca la scintilla idilliaca della malvagità che li porterà in una rapida discesa negli inferi, tra omicidi, tradimenti, quiz truccati, insofferenze e subdole sparizioni.

Koch è uno scrittore gentile, pacato, garbato, intelligente e attento ai problemi di natura sociale, l’ho conosciuto diversi anni fa e l’abilità chirurgica con cui ha scritto il suo terzo libro politicamente scorretto lo rende forse poco “credibile” o al contrario è fin troppo bravo quando si tratta di raccontare storie sul tema della morale umana e le sue contraddizioni. E’ disarmante la semplicità che utilizza nel dispiegamento delle sue storie, anche questa volta c’è un uomo con i suoi tormenti e le sue frustrazioni che crede di dare un senso alla propria vita attraverso il riscatto più estremo e indegno.

“Forse significava che al mondo nulla va perduto?, che per ogni cosa che fai ottieni qualcosa in cambio, persino quando sbrogli il filo di uno yo-yo. Per me quello sarebbe stato il momento di dire -va bene, allora vado-“

Non mi piaci? Sei antipatico? Sei ricco e arrogante? Il tuo cane sporca il giardino condominiale e sei un’obbrobrio alla mia visuale dal terrazzo con le tue ciabatte rosa fatiscenti? Ecco, ricordati che presto sarai fuori dai giochi. Agghiacciante lettura scritta in maniera semplice e diretta e voglio pensare che il corsivo utilizzato per certe parole come “uomo gentile” “umiliato” “cancro” sia una forma di salvezza, come tracciare dei solidi punti di ancoraggio per non perdere di vista quel minimo di raziocinio e dare una proporzione adeguata al pensiero della legalità umana. Ma intanto la lettura scorre via velocemente e si assapora inevitabilmente il retrogusto amaro che lascia basiti fino all’ultima parola.

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dello stesso autore e che ha apprezzato il cinismo e l'audacia della sua cattiveria
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