Occhio di gatto
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UNA ATWOOD DIVERSA DAL SOLITO
Mi sento in obbligo di dire che essendo una appassionata della scrittura di Margaret Atwood questo romanzo mi ha leggermente deluso e voglio dare un giudizio oggettivo.
Ho pensato : facciamo finta che l'autore sia anonimo e non uno dei miei preferiti, cosa ne penso di questa storia?
Penso che sia lunga, molto lunga.
La vita di Elaine, una pittrice canadese abbastanza affermata che ripercorre la sua infanzia e giovinezza nella sua città natale, Toronto.
Il racconto dal punto di vita stilistico è davvero impeccabile, appunto per questo non mi è sembrata la solita Atwood fredda e quasi spietata. Qui la troviamo quasi delicata, scorrevole e forse un po' prolissa.
Ho faticato a continuare la storia con interesse acceso perché non c'è nulla di avvincente, di misterioso o di particolare, è davvero il racconto di una vita intera di una donna canadese.
Non so se magari c'è un tocco autobiografico ma ci sono molte riflessioni che si possono fare come l'influenza dell'infanzia nella vita adulta di una persona, la paura del giudizio altrui, la presenza del genitore e della famiglia, il rimpianto per non aver amato abbastanza, il rimorso per non aver aiutato delle persone che in ogni caso magari neanche lo meritavano.
Ci sono tanti elementi in questa storia tra cui anche del buon sano femminismo.
Nonostante tutto questo la lettura non mi ha dato molto appagamento e nemmeno il finale.
Non mi sento di consigliarlo.
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Incertezza protratta e ricerca di un senso
Nella vita reale Elaine svolge quello che considera il mestiere di pittrice, con una certa fama raggiunta, e ritorna a Toronto per una retrospettiva organizzata in suo onore, una città maligna, invidiosa, vendicativa, implacabile e che sente di odiare.
Forse un po’ le somiglia, lei che dall’ età di otto anni ha vagato per il Canada con genitori e fratello, vivendo da nomade, desiderosa di amicizie che non ha mai avuto perché non si è mai fermata in un posto. Poi finalmente una casa per una ragazzina che ha trascorso il suo ottavo compleanno in un Motel, anche se somiglia un po’ ad … “ una rovina di guerra in una laguna di fango “...
Un timbro da sempre marchiato sulla pelle, quella sensazione di essere niente e circondata da niente, d’ improvviso si colora della parola amicizia ( in primis per Carol) e di tutti quei desideri finora sottratti.
Anche Cordelia può considerarsi un’ amica, ma da subito assume tratti persecutori, mettendola di continuo alla prova fino ad una sensazione di rottura evidente.
Partenze e ritorni l’ hanno segnata da sempre insieme a tutti i sentimenti contrastanti che ne hanno determinato l’ essenza.
Oggi, ripercorrendo le strade cittadine, i ricordi riemergono in una gelida forma terribilmente confusa, tra suoni artefatti e figure indistinte, echi lontani e rumori silenti.
Elaine pare una sonnambula che attraversa le cose della vita in un viaggio che alterna e confonde passato e presente. Sin da bambina è divenuta una creatura estranea ed apprensiva, con il terrore di sbagliare, di continuo osservata, scrutata, controllata.
La sua famiglia mantiene uno strano controllo, tutto è spiegato in anticipo, lei ha imparato a scrutare, protetta dal potere di un occhio di gatto. In fondo sa di non essere buona, ma vendicativa, avida, subdola ed astuta.
Cordelia è sempre stata lì, ad aspettarla, alternando gentilezza a malignità con qualche pausa di indifferenza ed è stata lei a farle credere di non valere niente. Ma poi, in un inaspettato capovolgimento, la vittima, miracolosamente scampata agli eventi, diviene carnefice chiarendo nel tempo di avere cercato la sola vendetta.
A parti invertite il proprio passato appare bizzarro solo a distanza di anni, non quando lo si vive, e allora ritorna quella scuola dove stava una volta, dove sta ancora e da dove non è mai andata via.
Guarda dentro l’ occhio di gatto e ci vede tutta la propria vita. Perché niente è realmente cambiato ed il tempo si è protratto indistintamente. Ecco quella pelle strappata dalle dita, scivolando da parte, fuori dal proprio corpo, le persone svanite senza avere la forza di guardarle ne’ di ascoltarle, tutto improvvisamente scomparso, come i nomi di coloro che in fondo si conoscevano appena.
Che cosa è reale e che cosa immaginario, possibile verità o verosimiglianza? Sensazioni oniriche e trasparenti contrapposte alla spinosa realtà in un giuoco di specchi, nessuna certezza evidente. Un respiro di caducità e di sofferenza protratta, con la denuncia di palesi ingiustizie ed umana noncuranza.
Un testo tortuoso, di digestione complessa, che riporta al contatto con il mistero del se’ più profondo. Una Atwood un poco diversa, probabilmente non all’ apice del proprio mostrarsi, comunque sempre degna di una attenta lettura.
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Occhio anzi occhio per occhio (di gatto)
Questo romanzo della Atwood è molto diverso dagli altri che ho letto. Niente fantascienza, niente guizzi dell'immaginazione. Una narrazione a sbalzi temporali che alterna passato e presente senza seguire una sequenza cronologica. La narrazione è in prima persona e a raccontare è Elaine, una delle amiche. L' amicizia raccontata è a quattro ma due delle amiche, Grace e Carol sono psicologicamente nulle, per cui l' amicizia si riduce a un rapporto di competizione e di forza tra Elaine e Cordelia con tratti sadomaso versione adolescenziale. Cordelia vuole migliorare l'amica e lo fa punendola, anzi facendola punire dal gruppo compatto delle altre, escludendola, costringendola a umiliazioni e penitenze. Questa parte così lunga e a tratti insolitamente monotona fa pensare a una qualche componente autobiografica che spenga e influenzi la narrazione immettendola nel torrente malinconico della vita vera irrisolta. La relazione tra le ragazze nella sua fase giovanile ha un episodio particolarmente drammatico che non diventa tragico grazie all'intervento miracoloso della Vergine Maria delle Cose Perdute. L'episodio è tra il sogno e la realtà, ma in effetti solo la realtà del fatto giustifica agli occhi del lettore la salvezza della bambina. La Madonna riporta Elaine a casa, l'episodio però lascia il segno e rompe la fase in cui Elaine era disposta a subire qualsiasi cosa e a tacere. Si intuisce che Cordelia è in realtà una bambina con gravi problemi, con enorme senso di inadeguatezza. A fronte di episodi così gravi ci si aspetterebbe una reazione aperta da parte di Elaine o delle scuse dall'altra ma un confronto tra le due non c'è mai. Le amiche si scambiano di ruolo. Elaine diventa la figura forte di un rapporto che definire amicizia sarebbe irrealistico. Mai le amiche si confrontano sinceramente su niente. La mancanza assoluta di dialogo e di slanci e di affetto dell'una per l'altra porta a una monotonia narrativa insolita per l'autrice che mai mi era sembrata noiosa negli altri romanzi. La situazione viene anche analizzata in alcune righe in cui l'io narrante riconosce che il rapporto con Cordelia è sempre stato basato sulla vendetta, una vendetta invisibile e sottile. La vita di Elaine diventa vendetta. Tutta la sua carriera, il suo successo. Infatti è una vita brutta, piatta, morta, senza slanci umani. Il romanzo si riprende nelle pagine finali belle e malinconiche che sfumano la sensazione che al romanzo manchi qualcosa. Un chiarimento, magari. Solo quando Cordelia sconfitta chiede aiuto all'altra (che glielo nega) poi le cose si rovesciano di nuovo e Elaine sembra tornare debole in un'altalena senza senso nè fine. Anche il rapporto di Elaine con gli uomini è poco migliore di quello con l'amica e se è migliore non è certo grazie a lei. La malinconia finale sfuma la sensazione di piattezza e di ossessione e di involuzione che si ha per tutto il romanzo .